6. Verso nuovi equilibri di governo
6.2 Il viaggio di De Gasperi negli Stati Unit
Il riconoscimento del ruolo della Dc nel contenimento dell’espansione comunista in Italia, anche in vista dell’imminente prova di forza con il Pci, era uno degli obiettivi che De Gasperi si proponeva di raggiungere con il viaggio negli Stati Uniti, cui è dedicato il servizio del 9 gennaio 1947. Le immagini mostrano il momento della partenza all’aeroporto di Ciampino. Un’ufficiale cerimonia di saluto - con un picchetto di polizia americana “venuto a prestar servizio d’onore con i nostri granatieri ed avieri”326 - accompagna l’imbarco di De Gasperi, della figlia Maria Romana e dei membri della delegazione, tra i quali l’on. Campilli, ministro del Commercio con l’Estero. È presente anche De Nicola, giunto ad “esprimere la solidarietà con cui l’Italia accompagna la
missione”. Intorno allo scopo di questa missione, in chiusura di servizio, il commentatore
afferma: “La pace sarà quella che sarà. Tocca al buon volere vicendevole di correggerne
l’attuazione. È questa la meta verso cui De Gasperi naviga sulle ali del SuperDouglas.”
L’incertezza circa l’esito del viaggio327, che, come vedremo, aveva precisi obiettivi politici ed economici, induce la Incom a spostare l’attenzione dell’opinione pubblica, almeno per il momento, sui problemi relativi al Trattato di pace e alla sua revisione.
È nel numero successivo, del 16 gennaio, che si precisano meglio i termini della questione. Prima di analizzarne il contenuto è indispensabile sottolineare il fatto che i giornalisti e gli operatori della Incom accompagnarono la delegazione italiana per documentare i momenti salienti del viaggio. È un aspetto di non scarso rilievo, che pone nella giusta luce il taglio dato al servizio, di chiaro sapore propagandistico. “Il
SuperDouglas di De Gasperi ha combattuto parecchio con i venti dell’Atlantico. Eccolo posato dopo 58 ore di volo sull’aeroporto di Washington. È mezzogiorno. L’ambasciatore Tarchiani è il primo ad accogliere il Presidente e la figlia Maria Romana. Il nostro rappresentante diplomatico può sinceramente dichiarare che questa visita dell’Italia è considerata dagli americani come un avvenimento di primo ordine.”328
Il cinegiornale esagera l’importanza che l’evento rappresentava per gli Stati Uniti. Prima della definizione ed enunciazione della «dottrina Truman», nel marzo ’47, il governo di Washington aveva verso l’Italia un atteggiamento ancora incerto e faticava a riconoscere nello statista trentino un riferimento politico affidabile. Per contro, De Gasperi aveva un
326 Cfr. “Vita politica. De Gasperi parte per gli Stati Uniti”, La Settimana Incom n. 40, 9 gennaio 1947. 327 Lo stesso De Gasperi, poco prima di partire, disse ad Andreotti: «Solo i Santi potranno fare andar bene il
viaggio», G. Andreotti, De Gasperi e il suo tempo, Mondadori, Milano, 1964, p. 271.
328 Cfr. “Amicizia italo americana. Il viaggio di De Gasperi negli Stati Uniti”, La Settimana Incom n. 41, 16
bisogno vitale del sostegno americano, sia per risanare le finanze del Paese ed evitare che la crisi economica potesse radicalizzare lo scontro sociale a vantaggio dei partiti di sinistra; sia per rafforzare la componente moderata del governo e mettere la Dc nelle condizioni di governare da sola, senza l’alleanza con i comunisti, ma anche senza dover sbilanciare la sua politica in senso troppo conservatore. “Ecco le prime dichiarazioni del
Presidente: «Arrivo in questo momento in Washington dopo un lungo viaggio, ma mi ritrovo tra amici. Penso che questa dimostrazione d’amicizia e di fraternità ispiri anche le discussioni che si faranno fra governi, fra governo e governi, in modo che il viaggio possa dirsi favorevole a una ripresa di amichevoli relazioni e a un consolidamento di esse per la costituzione di un mondo migliore.» La prima impressione del Presidente del
Consiglio italiano fu, in realtà, molto negativa. Non essendo stato ancora informato delle recenti dimissioni di Byrnes, interpretò l’assenza del Segretario di Stato al momento dell’accoglienza della delegazione italiana, come un cattivo segno329: «Ortona, in quel momento primo segretario all’ambasciata di Washington, lo sente dire a Tarchiani: “Se le cose vanno così, questo viaggio, invece di aumentare il mio prestigio in Italia, rischia di distruggerlo”»330. “Hanno inizio giornate folte e significative: De Gasperi sarà ammesso
ad una seduta del Congresso, onore di rado tributato ad uno statista straniero; lo riceverà l’Unione Panamericana, altro onore inconsueto.” Se consideriamo che De
Gasperi arrivò a Washington «nella veste, politica e finanziaria, del richiedente»331, questi appuntamenti, pur caratterizzati da un’accoglienza cordiale e in certi casi deferente332, acquistano una connotazione più sfumata rispetto a quella che il cinegiornale presenta enfaticamente all’opinione pubblica. Anche l’incontro con Byrnes, che dal servizio appare quasi impaziente di intrattenersi a colloquio con De Gasperi («Sono veramente
felice di vedervi!», esclama Byrnes), fu in realtà molto deludente, per la sua brevissima
durata e per l’atteggiamento distratto del Segretario di Stato. I timori della delegazione italiana per la fredda accoglienza americana si sciolsero il giorno successivo, quando fu
329
Dopo le riprese dei saluti e della stretta di mano tra Tarchiani e De Gasperi, subito dopo l’atterraggio dell’aereo, la cinepresa si sofferma alcuni secondi sul leader democristiano, che si guarda attorno con l’espressione di chi cerchi qualcuno. «All’aeroporto non fu ricevuto come il capo di Governo di un paese amico, ma come un semplice uomo politico in visita negli Stati Uniti; infatti nessuna autorità governativa di rilievo venne ad accoglierlo […]», G. Sale, De Gasperi, gli Usa e il Vaticano all’inizio della guerra fredda, Jaka Book, Milano, 2005, p. 54.
330 A. Gambino, op. cit., nota p. 265. 331 A. Gambino, op. cit., p. 263.
332 Quando De Gasperi entrò nell’aula del Congresso, tutti si alzarono in piedi per applaudire; l’Unione
informata delle dimissioni di Byrnes333. All’imminente sostituzione del Segretario di Stato il cinegiornale accenna di seguito, precisando che essa non inficerà la disponibilità promessa dagli Stati Uniti: “Sebbene in procinto di dimettersi egli è in grado di dare
all’Italia garanzie durevoli” Le immagini mostrano la stretta di mano tra De Gasperi e
Byrnes e il loro ingresso nella sala in cui avverrà il colloquio. “Alla conversazione sono
stati ammessi Tarchiani e Dunn, ma non, come vedete, il nostro obiettivo.”
All’inquadratura della porta che viene chiusa per garantire la riservatezza dell’incontro, seguono le immagini del momento in cui De Gasperi riceve un assegno: “Ed ecco subito i
primi sintomi concreti della solidarietà americana: per il febbraio ci giungeranno 225.000 tonnellate di viveri, e per intanto un assegno di 50 milioni di dollari viene consegnato a De Gasperi come seconda rata di rimborso delle spese di occupazione” La
sensazione che si trae da questa successione di immagini è che il colloquio con Byrnes, avvenuto nel secondo giorno di permanenza di De Gasperi negli Usa, abbia prodotto risultati immediati. La realtà dei fatti fu meno lineare. L’assegno di 50 milioni di dollari, come versamento parziale per le «am-lire» usate per pagare le truppe statunitensi in Italia e per i servizi resi all’esercito alleato, fu consegnato a De Gasperi dal Ministro del Tesoro Snyder l’8 gennaio, dopo intense giornate dedicate ad incontri di carattere politico e economico. Si trattava, in ogni caso, di un magro bottino: l’obiettivo di De Gasperi era ottenere quel prestito di 100 milioni di dollari le cui trattative, come abbiamo già visto nel capitolo sulla ricostruzione, erano in corso da tempo334. Egli faticò a lungo prima di ottenerne la concessione335, avendo dovuto vincere le resistenze sia di chi temeva che gli aiuti potessero andare a vantaggio dei partiti di sinistra, sia di chi giudicava troppo debole l’economia italiana e alto il rischio di insolvenza 336. La somma promessa non era sufficiente a risanare il deficit italiano, stimato, per 1947, tra i 300 e i 600 milioni di dollari. Eppure, come affermò Tarchiani di fronte alle perplessità degli altri delegati italiani circa le clausole restrittive poste dalla Export-Import Bank («L’importante è che
333 Nei giorni seguenti Byrnes confidò a De Gasperi che la sua iniziale freddezza era dovuta al fatto che,
mentre era a colloquio con De Gasperi, attendeva di sapere se Truman avesse o meno accettato le sue dimissioni.
334 La somma di 940 milioni di dollari, richiesta a febbraio del 1946, era stata progressivamente
ridimensionata nel corso dei mesi successivi, sino ad attestarsi sulla cifra di 100 milioni. Si ricordi che nel n. 8 del 10 aprile 1946 il cinegiornale faceva riferimento alla richiesta del prestito e alla speranza che questo venisse presto concesso.
335 La decisione a favore della concessione del prestito fu presa solo il 13 gennaio e comunicata a De
Gasperi la mattina del 14, ossia il giorno prima del suo rientro in Italia.
336 Cfr. P. Scoppola, op. cit., pp. 312-313. Tra i primi c’era il capo del partito repubblicano Vanderberg, tra i
ce lo abbiano dato; tutto il resto non conta»337), l’aspetto simbolico del prestito sopravanzava nettamente quello finanziario.
Del prestito di 100 milioni il cinegiornale non parla. La spiegazione più plausibile è che il servizio, uscito il 16 gennaio, sia stato chiuso prima che la decisione della Export- Import Bank venisse comunicata a De Gasperi. Il fatto che la Incom non ne dia notizia neanche nel numero successivo, si spiega invece con la coincidenza tra la conferenza stampa convocata da De Gasperi per comunicare i risultati del viaggio negli Stati Uniti e l’apertura della crisi di governo: “Il Superdouglas che ha portato De Gasperi in America
è tornato a posarsi sul terreno di Ciampino. Dagli Stati Uniti, oltre alle notizie della magnifica accoglienza e delle larghe promesse ottenute, De Gasperi reca altre novità. Dopo due giorni il Presidente, riunita una conferenza stampa, annuncia le dimissioni del governo”338 Alle immagini dell’atterraggio dell’aereo e dei saluti di De Gasperi alla folla che lo accoglie al suo rientro, seguono le inquadrature sulle prime pagine dei giornali – tra cui «Il Tempo», «L’Unità», «L’Umanità» - dedicate alla crisi di governo e sfogliate in rapida successione. Per inseguire la nuova notizia, che appare gravida di conseguenze, la Incom è costretta ad affrettare la chiusura del capitolo sul viaggio e a cambiare repentinamente scenario.