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8. L’ingerenza americana

8.1 Riflessi internazional

A partire dalla primavera del 1947 il contesto internazionale aveva subito cambiamenti epocali: alla formulazione della dottrina Truman e all’annuncio del piano Marshall era seguita, alla fine di settembre, la costituzione del Cominform. L’ormai netta contrapposizione tra Stati Uniti e Unione Sovietica aveva coinvolto anche l’Italia, imponendo ai referenti politici delle due grandi potenze una maggiore intransigenza in vista delle imminenti elezioni politiche. I riflessi di questi eventi, nei cinegiornali Incom, sono diseguali.

Alla guerra civile in Grecia, che aveva avuto un peso determinante nel far maturare la teoria del contenimento, il cinegiornale dedica tre servizi, la cui analisi rivela un progressivo riposizionamento della Incom riguardo agli schieramenti internazionali: il primo servizio, del 17 aprile 1947, intitolato “Inquieto dopoguerra. Partigiani in Grecia”, mostra le immagini dell’arrivo, presso il quartier generale di Markos, di una delegazione dell’Onu: “Nei paraggi di Salonicco ha sede il quartier generale dei partigiani greci.

Una commissione delle Nazioni Unite percorre su ‘mezzi locali’ [i muli] cento miglia per raggiungerlo. Tra queste bande, dove donne guerriere ricordano che siamo nella classica terra delle Amazzoni, i signori dell’Onu sono venuti a portare una parola di saggezza, a ricordare che questo è il paese dei Sette Savi. I partigiani fanno del loro meglio per accogliere degnamente la commissione, intrecciano figure di danza […] Però il generale

Markos, loro capo, non si mostra: è impegnato in una spedizione contro l’esercito greco. «Balla che ti passa», sembrano dire costoro, in attesa di tornare finalmente alle loro case”407 Il tono del commento è amichevole e i partigiani, ripresi mentre imbracciano le armi ma anche mentre muovono i passi di una danza tradizionale, appaiono sotto una luce benevola. La visita dei rappresentanti dell’Onu si configura quasi come una “tirata d’orecchi”. Nel servizio successivo, otto mesi dopo, lo scenario è completamente cambiato “Grecia. Il nostro obiettivo che sperava ormai di potersi volgere a scene e

spettacoli più consoni, con una meritata pace, con una pace raggiunta a prezzo di tanto dolore e tanto sangue, deve ancora mettere a fuoco sfilate di soldati, rumorosi passaggi di autoblinde con le mitragliere all’erta, faticose marce di fanteria verso le postazioni dell’avversario. L’esercito regolare greco sta dando battaglia ai partigiani, dolorosa scia della guerra, fatta ancora di guerra. Noi vorremmo che questo fosse un brano di film retrospettivo, ma purtroppo invece è un documentario di attualità. In un suolo che è stato bagnato anche di sangue nostro, da una nebbia di cui anni addietro anche i nostri incolpevoli soldati hanno masticato il sapore, si ripetono gli spaventosi [parola non

comprensibile]. Vorremmo gridare «basta!», perché questa scia di guerra è ancora

seminata di vite di figli, di lacrime di madri”408. I partigiani sono usciti dall’obiettivo delle cineprese, che si volgono ora a mostrare le operazioni dell’esercito regolare, in uno scenario di vera e propria guerra. L’imbarazzo provocato dal dover prendere le distanze da una realtà - quella dei partigiani greci - non dissimile da quella italiana, cui il cinegiornale dedica ancora tanto spazio, è risolto con un appello alla pace. Nonostante poi la Incom abbia già palesato, nei servizi sul trattato di pace, una tendenza ad assolvere genericamente l’Italia dalle colpe di una guerra “non voluta”, la digressione sui soldati del Regio esercito morti sul suolo greco rivela un netto cambiamento nel clima del Paese: appena un anno prima il cinegiornale non si sarebbe arrischiato su un terreno minato come quello della difesa - o anche del semplice ricordo commosso - di chi morì per la causa del nazifascismo.

Che i soldati italiani ai quali si riferisce il cinegiornale non siano quelli caduti per mano tedesca a Cefalonia lo chiarisce il terzo servizio: “[…] Ellade, giovinezza del

mondo. Oggi uno solo degli antichi Numi sopravvive su questi luoghi: Ares, il dio della guerra. […] Sono i soldati dell’esercito regolare greco che vanno a combattere ai confini di Albania, sul fronte di Coriza, i seguaci di Markos. Una terra che riconosce le manovre

407 Cfr. “Inquieto dopoguerra. Partigiani in Grecia”, La Settimana Incom n. 54, 17 aprile 1947.

408 Cfr. “Inquieto dopoguerra. Si combatte tra i monti della Grecia”, La Settimana Incom n. 105, 19

di sei anni fa, quando senza scarpe i ragazzi d’Italia si battevano contro la mitraglia, la fame, i congelamenti.”409 Il recupero di un aspetto umano della guerra d’aggressione fascista, che rischia di sottenderne la riabilitazione, si muove nella direzione della pacificazione nazionale: accanto ai martiri della Resistenza, meritano di essere almeno ricordati i “ragazzi d’Italia” della parte avversa. Comincia a farsi sempre più esplicita la tendenza, di matrice cattolica, ad un appiattimento delle posizioni, subordinate ad un superiore principio di appartenenza nazionale, in vista della rimozione di ogni processo di revisione critica sul passato410. In chiusura di servizio, a mitigare la sempre più esplicita presa di distanza dai partigiani greci, ormai solo “seguaci di Markos”, il consueto appello alla concordia, che passa attraverso il riconoscimento della natura fratricida della guerra: “Ma quando la smetteremo di essere così nemici di noi stessi!”.

Per quanto riguarda la dottrina Truman che, come sappiamo, fu formulata nel momento in cui la Gran Bretagna annunciò il suo disimpegno dalla Grecia, la Incom non ne fa mai menzione. L’attenzione riservata invece al Piano Marshall è legata soprattutto all’importanza degli aiuti americani per la ripresa economica italiana: l’aspetto che fa del piano Erp il corollario finanziario della teoria del contenimento non viene mai rimarcato e i servizi dedicati alla Conferenza di Parigi non rilevano, come abbiamo già osservato, né l’abbandono dei lavori da parte della delegazione sovietica, né l’assenza, in seguito, dei rappresentanti dei paesi dell’Europa orientale. Quando la Incom riferisce, con una certa ostilità, la posizione di Gromyko durante l’Assemblea generale dell’Onu, e ad essa contrappone le parole di Marshall, lo fa perché il delegato sovietico, esercitando il diritto di veto, preclude all’Italia l’ingresso nell’organizzazione delle Nazioni Unite, mentre quello americano si oppone a questa decisione e all’abuso del veto411. La nascita del Cominform e il sia pur cauto allineamento del Pci alle direttive sovietiche, dopo la dura

reprimenda subita a Szklarska Poreba, non sono rilevati: l’aumento della conflittualità

sociale, smussata, come abbiamo visto, nei limiti del possibile, non è mai messa in relazione al cambiamento di strategia e di toni del partito comunista, ma presentata come un effetto della difficile situazione economica.

La Incom appare assai più interessata ai provvedimenti - interni e internazionali - che possono contribuire alla stabilità dell’Italia che alle grandi questioni ideologiche e, pur

409

Cfr. “Torbida pace. Bagliori di guerra in Grecia”, La Settimana Incom n. 112, 14 gennaio 1947.

410 Non dimentichiamo che già dall’agosto del 1947 era stato preparato un testo di legge, definitivamente

approvato il 7 febbraio 1948, che poneva fine all’epurazione consentendo la riammissione al lavoro di migliaia di funzionari che erano stati sospesi. Questo provvedimento mirava a ottenere il sostegno elettorale della piccola e media borghesia conservatrice.

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avendo operato già da tempo la sua scelta di campo, si distingue per un atteggiamento apparentemente equidistante. Oltre all’invito ad un’amichevole cooperazione europea - anche con i paesi con i quali il Trattato aveva creato forti tensioni412 – troviamo l’auspicio al mantenimento della pace mondiale413, in virtù del quale il cinegiornale sceglie accuratamente le informazioni da diffondere. Emblematiche in questo senso le notizie sulla Conferenza di Mosca, cui la Incom dedica un solo servizio: “Parigi, partenza della

delegazione francese alla volta di Mosca, per la Conferenza dei Ministri degli Esteri. […] Per Bidault la sistemazione della Germania è il problema numero uno. […] Fregiata della stella sovietica la locomotiva si ferma a Mosca. Qui, monsieur Bidault, si deciderà della sorte del mondo. A capo della delegazione inglese giunge Bevin. […] Marshall arriva in aereo: è questa la prima conferenza a cui prende parte dopo di avere assunto la carica di Segretario di Stato del Nord America. Ecco il Cremlino, ed ecco la Casa dell’Industria Aeronautica dove si terrà la Conferenza. Molotov si è aggiunto ai suoi tre colleghi. Buon lavoro signori quattro! Sulle conversazioni regna un’atmosfera di intesa e di larghezza”414 La Conferenza, che aveva evidenziato la volontà di Stalin di mantenere il fermo controllo sui paesi dell’Europa orientale si era concluso in un fallimento. La strategia sovietica, tesa a prendere tempo e a ritardare la soluzione dei problemi europei e quindi a mantenere l’Occidente in una situazione di precarietà economica e politica, fece maturare in Marshall la decisione di un deciso intervento americano, sul piano economico e politico. Dopo il servizio, impregnato di ottimismo, sull’apertura dei lavori della Conferenza, la Incom non torna più sull’argomento. Alla Conferenza dei ministri degli Esteri, svoltasi a fine novembre a Londra, il cinegiornale accenna brevemente nel n. 107 del 27 dicembre 1947: “[…] Ecco i segretari dei Quattro Grandi: che avverrà dopo la

drammatica separazione di Londra? Se Truman s’incontrerà con Stalin, eh, deve dirlo l’oroscopo del ’48, e noi non facciamo gli indovini. Ma c’è un oroscopo che si leggeva

412 Dopo la ratifica del Trattato, la Incom abbandona le posizioni nazionalistiche e promuove la

normalizzazione dei rapporti con Francia e Jugoslavia: «Una corona invia la Francia per mezzo del suo

ambasciatore al soldato ignoto che giace sotto l’Altare della Patria. È il fratello, il compagno d’armi di quell’altro soldato che giace sotto l’arco di trionfo. Ad altri compagni d’armi della seconda guerra è dedicato il cimitero francese di Monte Mario: 124 ufficiali, 196 sottufficiali, 842 soldati e una donna, caduti nelle vicinanze di Roma nel giugno 1944. Eroici enfants de la Patrie, vi giunga l’omaggio dei fratelli d’Italia”, “Rapporti italo-francesi. Cerimonie a Roma, La Settimana Incom n. 92, 5 novembre 1947;

“Palazzo Chigi. Ricevuta da Sforza giunge la delegazione jugoslava per la firma degli accordi commerciali […] Sforza constata la reciproca buona volontà dei due governi, confermata dalla risposta di Ivekovic: «La

ripresa delle relazioni economiche è fondamento d’intesa anche politica». Lo sa bene Sforza, l’autore nel 1920 del Trattato di Rapallo”, “Vita internazionale. Accordi commerciali”, La Settimana Incom n. 101, 5

dicembre 1947.

413 «L’America intende conservare la pace». Non solo i suoi veterani, Presidente, ma tutti gli uomini sono

pronti ad applaudire questa promessa e ad assecondare questo sforzo”, “U.S.A. Truman commemora lo

sbarco in Normandia”, La Settimana Incom n. 65, 3 luglio 1947.

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nella fraternità delle bandiere confluite a Praga: non è scritto nelle stelle ma nei cuori.”

Alle notizie negative provenienti da Londra415, la Incom contrappone l’auspicio di fraternità tra le nazioni che era venuto dal Festival mondiale della gioventù di Praga416, in cui le delegazioni sovietica e americana avevano sfilato una di seguito all’altra “salutate con lo stesso entusiasmo”. Ignorando gli imminenti eventi, che proprio da Praga porteranno ad un ulteriore irrigidimento delle posizioni, il servizio si abbandona ad un sentimentale auspicio di pace, nella forma di un’allegoria danzata offerta dalla Incom come augurio per il 1948: “ […] Avrete già indovinato che la bianca, eterea figura è la

pace, mentre il mostro che digrigna i denti, d’uno splendore magnetico e tremendo dalla faccia odiosa, quel mostro è la guerra. Ma questa allegoria non significa soltanto che la pace, quando si mostra, sconfigge e annienta la guerra. La pace, soggiunge la nostra allegoria, è tanto bella che perfino la guerra, la spietata guerra dal cuore di pietra, si innamora di lei. La guerra muore d’amore per la pace. «Pace agli uomini di buona volontà», ci ripetono i canti natalizi. Pace, ripete la letizia dei fanciulli che si preparano a vivere nel mondo di domani, e questo mondo i giovani si sentono di reggerlo in pace sulle loro braccia addestrate al lavoro [immagine di un immenso mappamodo gonfiabile

retto dalle mani di decine di ragazzi]” 417.

Come abbiamo già anticipato418, la Incom non fa menzione del colpo di Stato comunista a Praga. Dedica però un servizio alla morte di Jan Masaryk, ministro degli Esteri e unico esponente non socialista del governo guidato da Gottwald, trovato morto nel giardino del Ministero degli Esteri, presso il quale abitava. L’accaduto, che il governo cecoslovacco liquidò come un caso di suicidio, fornì alle forze moderate italiane, già impressionata dalle notizie sul colpo di Stato del mese precedente, nuovi argomenti per sostenere che anche in Italia, in caso di vittoria delle sinistre, le libertà democratiche sarebbero state soppresse: “Pantheon di Praga. Estremo saluto a Masaryk, discorso di

Gottwald. Benes è giunto dalla sua casa di campagna. I familiari dell’estinto assistono a questo addio di un popolo all’uomo che gli aveva dato, e ancora gli prometteva, il suo costruttivo lavoro. I soldati accompagnano il combattente che da Radio Londra aveva offerto in pegno il nome di suo padre per testimoniare la fiducia nella vittoria. […] Il popolo costeggia questo tragitto con lacrime e fiori. Per i connazionali egli era il

415

Per l’impossibilità di trovare un accordo sulla questione tedesca, la quinta Conferenza dei ministri degli Esteri iniziata il 25 novembre 1947 a Londra fu interrotta in anticipo. Il fallimento della Conferenza sancí la crisi definitiva delle alleanze di guerra.

416 Cfr. “Praga. Festival mondiale della gioventù”, La Settimana Incom n. 73, 29 agosto 1947. 417 Cfr. “Numero unico dedicato all’annata trascora”, La Settimana Incom n. 107, 27 dicembre 1947. 418

continuatore dell’opera paterna, uno dei più puri interpreti dei principi democratici. Al cordoglio di Praga per la sua tragica fine si aggiunge il rimpianto nel mondo di quanti ne onorano l’ingegno, l’altezza morale, l’anelito alla libertà, l’amor di patria.”419 La Incom non fa alcun riferimento al “colore” del governo in carica in Cecoslovacchia e non entra nel merito delle circostanze della morte del ministro, ma non si lascia sfuggire l’occasione per celebrare in Masaryk, come nel più celebre padre, un simbolo di libertà420.