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Fronte democratico popolare e Democrazia cristiana

9. La campagna elettorale

9.3 Fronte democratico popolare e Democrazia cristiana

A metà febbraio 1948 ebbe inizio la campagna elettorale vera e propria. Il Fronte democratico popolare, costituito il 28 dicembre su proposta di Nenni495, riuniva in un unico schieramento il Pci, il Psi, la Democrazia del Lavoro, l’Alleanza repubblicana popolare e il Movimento cristiano della Pace. Se per il leader socialista l’alleanza elettorale con il Pci poteva mascherare gli effetti della scissione dei socialdemocratici, per Togliatti, che vi aderì con scarso entusiasmo496, avrebbe consentito di venire incontro alle richieste di maggiore intransigenza provenienti dalla base, oltre che da Mosca, e di cementare ulteriormente il legame con i socialisti. La prima assemblea nazionale si svolse a Roma il 1° febbraio, seguita da altre assemblee in tutte le province. Nel n. 121 della Settimana Incom troviamo la cronaca del Congresso provinciale di Milano: “Con le

fiamme verdi di “Giustizia e libertà”, partigiani e decorati della liberazione si mescolano al pubblico. Molè motiva l’adesione della Democrazia del lavoro. Gli scrittori Titta Rosa e Bernari rappresentano gli intellettuali. L’on. Pajetta ha terminato ora il suo intervento.

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Cfr. “Vita della Repubblica. La Costituzione entra in vigore”, La Settimana Incom n. 111, 9 gennaio 1948.

495 La sessione del comitato centrale socialista del 22 novembre si era conclusa con la proposta di dar vita al

Fronte democratico per la pace, la libertà, il lavoro con l’obiettivo di un allargamento del «fronte unitario già operato nel suo nucleo centrale in virtù del patto di unità d’azione tra il PSI e il PCI, fino a comprendere tutte le formazioni politiche e sociali interessate alla difesa della Repubblica e della democrazia e alla salvezza economica del paese». Cfr. G. Cacciatore, La sinistra socialista nel dopoguerra, Dedalo Libri, Bari, 1979, p. 216.

496 Togliatti aveva sempre evitato, da Salerno in poi, quello scontro frontale con la Dc che il Fronte

Anche l’ex prefetto Troilo ha pronunciato calorose parole. Nenni ha detto: «Il Fronte ha in programma una politica di unità e collaborazione all’interno, una politica estera di pace». Con Nenni, Basso ha portato l’adesione del partito socialista italiano.”497 Spicca, tra i partecipanti, il nome di Troilo, che il cinegiornale rileva sapendo di evocare il ricordo della recente occupazione della Prefettura di Milano, evento interpretato da molti come una dimostrazione delle potenzialità eversive dei comunisti.

Tra le svariate “anime” della sinistra, compaiono in questo servizio gli intellettuali, il cui coinvolgimento fu una delle più fruttuose attività pre-elettorali del Fronte democratico popolare. Nel numero 125 la Incom dedica un intero servizio all’«Alleanza per la difesa della cultura», nata il 19 febbario all’ombra del Fronte, ma formalmente aperta a tutti gli uomini di cultura498. Le adesioni all'Alleanza furono numerose e significative, facilitate dal tono generico dell'appello che puntava il dito sulle «drammatiche condizioni in cui versano, in Italia, la cultura, l'arte e la ricerca scientifica»499. “Si è costituita in Italia

un’Alleanza per la cultura. I maggiori intellettuali d’ogni fede e tendenza hanno aderito, sono più di trecento. [articoli di giornale sull’iniziativa, tra cui spicca il titolo: «La prima

riunione del Fronte della cultura»]”500 Il servizio dà spazio alle dichiarazioni di alcuni intellettuali tra i più rappresentativi: il critico teatrale Silvio D’Amico (“«L’Alleanza per

la cultura è nata tra intellettuali di tutte le fedi e al di fuori di qualunque movente politico, per rivendicare dinanzi al Paese i diritti della cultura italiana, oggi minacciati dalla assoluta deficienza di mezzi in tutti i campi, di scuole e università, biblioteche e gabinetti scientifici, arte e spettacolo.»”), lo storico dell’economia Emilio Sereni (“«La nostra prima attività è la preparazione di un grande congresso nazionale dal quale le forze della cultura possono far risuonare la loro voce da tutto il Paese, in difesa dei valori permanenti della civiltà italiana.»”), lo storico della filosofia Guido De Ruggero

497

Cfr. “Milano. Costituzione del Fronte democratico popolare”, La Settimana Incom n. 121, 12 febbraio 1948.

498 Benedetto Croce, in risposta all’«Alleanza per la difesa della cultura», si fece promotore di uno

schieramento d’ispirazione liberale (che si raccolse attorno al manifesto «Europa, cultura e libertà»), che si caratterizzava per la difesa della libertà contro ogni forma di totalitarismo e per il rifiuto della strumentalizzazione politica della cultura.

499 «L’Appello costitutivo […] auspica una solidarietà diffusa per la conquista di una forte autorevolezza e

di un grande prestigio della cultura nazionale, precondizione questa indispensabile per consentire la possibilità di un confronto incisivo con le espressioni delle altre culture nazionali. Si rigetta, perciò, ogni invadenza ed esclusivismo delle produzioni straniere. Si auspica inoltre il pieno ripristino della libertà della cultura e la sua democratizzazione contro ogni tentativo di prevaricazione e condizionamento burocratico. Il testo, così concepito, vide fioccare le adesioni. […] Di Sereni è, essenzialmente, l’operazione di regia per il compattamento di tutte le forze disponibili. Vengono impegnati allo scopo militanti e vaste aree di simpatizzanti e fiancheggiatori: registi, pittori, scrittori, uomini di scienza, poeti, uniti per la difesa della libertà della cultura contro ogni arretramento oscurantista.», Piero Lucia, Intellettuali italiani nel secondo

dopoguerra: impegno, crisi, speranza, Guida, Napoli, 2003, p. 140.

500 Cfr. “Difesa della cultura italiana. Alleanza degli intellettuali”, La Settimana Incom n. 125, 27 febbraio

(“«Questa iniziativa ha anche una grande importanza internazionale, perché v’è molto

interesse all’estero per la cultura italiana e si tratta per noi di rimuovere gli ostacoli che ne impediscono la libera circolazione.»”) e infine Alberto Savinio (“ «L’Alleanza si propone anche di aggiornare la cultura italiana, di modernizzarla, indirizzandola agli elementi vivi della cultura di oggi e liberandola da ogni sopravvivenza scolastica, questi pesi morti che la ingombrano, la ritardano, la fermano.»”). Tra i primi firmatari c’era

anche Giacomo Debenedetti, che non è citato nel servizio. L’adesione del saggista e critico letterario che scriveva i testi della Settimana Incom può forse spiegare, al di là del dovere di cronaca, lo spazio riservato all’iniziativa; questa, però, assume nel servizio connotati molto sfumati, non solo a causa della genericità in sè dell’appello, che mirava, nelle intenzioni dei promotori, a raccogliere il maggior numero di adesioni “eccellenti”, ma anche per il prevalere, sulle pur illustri personalità che lavoravano all’interno della redazione, della linea editoriale del cinegiornale, che non aveva alcun interesse a promuovere l’”arruolamento” elettoralistico degli intellettuali di sinistra. Questo aspetto sembra confermato dalla reticenza con la quale sono presentati gli intellettuali intervistati: Emilio Sereni, che a fine gennaio era stato messo alla guida della Commissione Culturale del Pci con il compito di coinvolgere e orientare il mondo della cultura e dell’arte, e che in questo ruolo seppe farsi interprete della linea fissata a Mosca dopo la costituzione del Cominform, allineandosi alle rigide posizioni di Zdanov, è presentato dalla Incom semplicemente come un economista. Assistiamo insomma ad una temporanea e casuale convergenza tra la volontà del Fronte di mettere in ombra la connotazione politica dell’Alleanza e le resistenze della Incom ad offrire alla sinistra, all’interno del cinegiornale, un ulteriore palco elettorale.

Nel numero del 18 febbraio entra in scena la Dc: il servizio è relativo al discorso pronunciato da De Gasperi alla Basilica di Massenzio il 15 febbraio501, che segnò l’apertura della campagna elettorale del partito di De Gasperi. Mentre le immagini mostrano un’imponente folla raccolta attorno al palco, la voce fuori campo esordisce con un’approssimativa conta dei presenti: “Roma. Varie migliaia di giovani sono convenuti da

ogni parte del Lazio alla Basilica di Massenzio per il Convegno giovanile regionale della Democrazia cristiana.”502 Diversamente dai servizi dedicati al Fronte democratico

501 In quello stesso giorno si erano svolte le elezioni amministrative a Pescara, che si erano concluse con

una clamorosa vittoria del Blocco del Popolo, e avevano fatto intravvedere una possibile vittoria delle sinistre alle elezioni politiche.

502 Cfr. “Vita politica. De Gasperi al comizio della Democrazia cristiana”, La Settimana Incom n. 122, 18

popolare503, quelli inerenti alla campagna elettorale democristiana sottolineano, e quasi sempre quantificano, l’imponenza della folla: “Le aeree vetrate di Porta Nuova dicono

che siamo a Torino, e i nomi delle città del Piemonte dicono la provenienza di questa folla […]”504; “[…] Una grande processione precede il discorso di padre Lombardi, che

sarà ascoltato da più di 50.000 persone […]”505; “Catanzaro. Tutta la sua provincia si è

raccolta oggi nella piazza per il discorso che De Gasperi pronuncerà […]”506; “Siracusa.

Il ministro Scelba giunge al Teatro Greco per tenervi l’atteso discorso. Le immense gradinate sono gremite. Si calcola che più di 35.000 siano i presenti […]”507. La Incom tenta in questo modo di neutralizzare uno dei maggiori punti di forza del Fronte, rappresentato dalla potenza spettacolare delle folle che si raccoglievano attorno ai palchi o nelle manifestazioni di piazza, e con la quale la Dc, nonostante l’azione dei Comitati civici, non poteva competere.

Nei servizi della Incom, gli attori protagonisti della campagna elettorale, a parte una breve comparsata del Blocco nazionale508, sono la Democrazia cristiana, il Fronte democratico popolare, gli americani e qualche supporter secondario. I Comitati civici di Luigi Gedda, che pure ebbero un ruolo di primo piano nella propaganda a favore della Dc, sono assenti. Non compaiono né il Pontefice, né il Vaticano. Come abbiamo già avuto modo di notare, la Incom centellina nei suoi servizi la presenza di Pio XII e dei suoi “bracci secolari”, rivelando in questa scelta una sintomatica convergenza con la volontà di De Gasperi di tenersi per quanto possibile autonomo rispetto alle pressioni delle gerarchie ecclesiastiche. Anche nel caso della campagna elettorale, sebbene l’Ac e i Comitati di Gedda svolgessero una funzione essenziale nella mobilitazione dell’elettorato cattolico, il leader democristiano ne temeva la concorrenza e il possibile ruolo di strumento di condizionamento politico della Dc nelle mani del Papa. La partecipazione della Chiesa alla campagna elettorale è esemplificata, nei cinegiornali Incom, da due soli servizi: uno su padre Lombardi e uno sulle Acli.

503

Solo nel n. 132, dedicato alla manifestazione delle donne, viene riferito il numero delle partecipanti: “[…] Convenute 30.000 donne da ogni parte d’Italia […]” (“Fronte democratico popolare. Manifestazione a Roma”, La Settimana Incom n. 132, 19 marzo 1948). In linea di massima, nei servizi dedicati al Fronte, le immagini dei manifestanti o del pubblico presente non sono commentate.

504

Cfr. “Democrazia cristiana. De Gasperi parla a Torino”, La Settimana Incom n. 129, 11 marzo 1948.

505 Cfr. “Sesto S. Giovanni. Parla Padre Lombardi”, La Settimana Incom n. 132, 19 marzo 1948. 506 Cfr. “Democrazia cristiana. De Gasperi in Calabria”, La Settimana Incom n. 133, 20 marzo 1948. 507

Cfr. “Siracusa. Scelba parla al Teatro greco”, La Settimana Incom n. 136, 27 marzo 1948.

508 “Roma, Teatro Adriano. Il segretario del partito liberare on. Roberto Lucifero sostituisce l’on. Nitti

colpito da grave sciagura. Il discorso, pronunciato nella fase d’inizio della campagna elettorale e del Blocco nazionale è un appello per l’indipendenza e la libertà. «Italiani unitevi per affermare l’idea della patria» conclude l’on. Lucifero, «poi tornerete a discutere tra di voi, ma non prima di aver creato un’Italia libera e indipendente.»”, La Settimana Incom n. 125, 27 febbraio 1948.

Padre Riccardo Lombardi era un gesuita dalle straordinarie capacità oratorie, un abile e moderno comunicatore, soprannominato “microfono di Dio” per le trasmissioni radiofoniche da lui curate. Il suo impegno a favore della causa democristiana, in vista delle elezioni del 18 aprile, si caratterizzò per un notevole attivismo: in ogni piazza d’Italia il gesuita raccoglieva moltitudini di fedeli che assistevano ai suoi discorsi galvanizzati dall’eloquenza irruenta con la quale ammoniva, lanciava anatemi e criminalizzava i comunisti “senza Dio”509. Nel n. 132 la Incom mostra le immagini di uno dei suoi comizi: “Autocarri affluiscono verso Sesto S. Giovanni, dove una grande

processione precede il discorso di padre Lombardi, che sarà ascoltato da più di 50.000 persone. Padre Lombardi dice: «Poiché attraverso me è Cristo che vi parla510, il quale disprezza gli applausi così come non teme le disapprovazioni, prima di parlarvi dei vostri diritti incitandovi all’odio, come fanno i nostri avversari, vi ricorderò i vostri doveri esortandovi all’amore.”511 Mentre la stampa cattolica e moderata, «L’Osservatore Romano» ma anche «Il Tempo» e il «Corriere della Sera», davano ampio risalto alle iniziative di Padre Lombardi - dalle trasmissioni radiofoniche alla «Crociata della Bontà»512 - la Incom si limita a dedicargli quest’unico servizio. Il discorso del gesuita viene depurato dai contenuti più dichiaratamente anticomunisti e si presenta come un’esortazione all’amore, che solo tra le righe, in virtù del riferimento ai “nostri

avversari”, rivela il suo obiettivo elettoralistico.

Il servizio sulle Acli è ancora più sfumato: “Vicenza. Il Santuario di Monte Berico

sorge sul luogo dove due volte apparve la Vergine. Traggono oggi al santuario le Acli, Associazioni cristiane lavoratori. Giunto da Roma a salutare questi lavoratori che celebrano la festa annuale, l’on. De Gasperi. Sulla piazza sono raccolte le rappresentanze della provincia, di cui molte nei caratteristici costumi. I lavoratori ascoltano la messa. Officia il vescovo di Vicenza. Nel silenzio ancora più intenso, il raccoglimento di questi uomini e donne delle vallate alpine, dinanzi al santuario consacrato al ricordo dei caduti di tutte le nostre guerre d’indipendenza. Ancora una

509 «[…] Nell’ora più grave che volge e dinanzi ai prossimi eventi ancora più gravi, il Papa ha lanciato una

formula «o con Cristo o contro Cristo» […] Guai a chi nella scelta non si pronuncia con Cristo. Egli è contro Cristo e Cristo lo atterrerà», R. Lombardi, Dalla mano tesa al pugno chiuso, «Civilità Cattolica», 1948, I, pp. 248-249.

510 Padre Lombardi esordiva sempre con l’incipit “Gesù mi ha detto”, che era di forte impatto sui fedeli e

rivelava il talento e la spregiudicatezza dell’abile comunicatore di massa.

511 “Sesto S. Giovanni. Parla Padre Lombardi”, La Settimana Incom n. 132, 19 febbraio 1948.

512 Si trattava di una serie di predicazioni in cui l’amore e la riconciliazione erano posti come premesse a

una riconquista cattolica della società; un’iniziativa tesa a promuovere una «restaurazione morale» e una maggiore incisività del cattolicesimo contro il dilagare del comunismo. Cfr. R. Sani, «La Civiltà Cattolica»

volta ai lavoratori è affidata la difesa della Patria e della libertà”513. Questo servizio è seguito, nei numeri 141 e 142, dalle interviste a Vanni Montana e Giorgio Baldanzi, che abbiamo esaminato nel capitolo precedente. La presenza del sindacato americano e della componente cristiana514 della Cgil nei servizi pre-elettorali, aveva la funzione di veicolare una parte del voto operaio verso la Democrazia cristiana, mostrando la possibilità di coniugare difesa dei lavoratori e moderatismo. È interessante notare che la frase con la quale si chiude il servizio (“Ancora una volta ai lavoratori è affidata la difesa della

Patria e della libertà”), che invita implicitamente a votare per la Dc, non è “virgolettata”,

ossia non è attribuita a nessuno dei personaggi mostrati dalle immagini: appare dunque come un commento della Incom. Più che una svista del commentatore o una palese presa di posizione, sembrerebbe trattarsi di un espediente retorico che consente alla voce fuori campo (che si è sempre presentata come super partes) di rendere obiettivo, facendolo proprio, il punto di vista di uno degli schieramenti in campo.