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3. Verso la Repubblica

4.1. I primi aiuti american

“Noi stimiamo che dal luglio 1943 sono stati portati in Italia dall’Acc per la

popolazione civile circa sei milioni di tonnellate di rifornimenti per un valore di oltre 700 milioni di dollari. (…) Sono sicuro che il popolo italiano ha capito che il nostro proposito è di aiutare l’Italia ad aiutarsi da sé.”155 Rispondendo alle domande postegli dal direttore della Settimana Incom, l’Ammiraglio Stone, capo della Commissione alleata di controllo156, quantifica l’entità del sostegno alleato all’Italia ed esplicita il progetto americano di promuovere nel Paese l’esercizio dell’autodeterminazione157. Il servizio è contenuto nel già menzionato numero 1 della Settimana Incom del 15 febbraio 1946. Il 14 febbraio il governo De Gasperi, consapevole dell’importanza degli aiuti americani per l’avvio della ripresa, aveva richiesto alla Export-Import Bank un prestito di 940 milioni di dollari. «Tra Roma e Washington si sviluppava quindi per tutto il 1946 un travagliato negoziato su un credito il cui ammontare veniva gradualmente ridotto e la cui concessione era subordinata alla definizione del Trattato di pace»158. Dal n. 8 della Settimana Incom si evince l’impaziente e fiduciosa attesa, da parte italiana, di una risposta favorevole: “Il

motore Sphinx ha iniziato il servizio New York – Roma. Col volo inaugurale è giunto in Italia l’ambasciatore Alberto Tarchiani. Egli porta buone notizie circa il prestito richiesto dall’Italia e l’accoglimento della nostra tesi su Trieste”159

Nei primi mesi del 1946 l’alleanza di guerra tra Stati Uniti e Unione Sovietica volgeva al termine160, per lasciare il posto a relazioni improntate ad una reciproca e crescente diffidenza. La strategia del contenimento e il programma di aiuti economici all’Europa

calabresi di Aspromonte oggi sono placati. L’italia è una e repubblicana come essi la volevano”, “Grandi

italiani. Anniversario d’Aspromonte”, La Settimana Incom n. 23, 13 settembre 1946 ; “[…] Presidente della

Repubblica e figlio del Mezzogiorno, De Nicola può affermare a nome di tutti gli italiani che l’unitaria e democratica concezione di Mazzini sta finalmente attuandosi nella storia”, “Vita del Presidente. De Nicola

a Genova”, La Settimana Incom n. 31, 8 novembre 1946.

155 Cfr. “A colloquio con l’ammiraglio Stone”, La Settimana Incom n. 1, 15 febbraio 1946.

156 Il 31 dicembre 1945 l’AMG (Allied Military Government) cessava le sue funzioni e veniva trasferita al

governo italiano la giurisdizione delle provincie settentrionali, le ultime rimaste sotto il controllo alleato, con l’eccezione delle zone controverse nella regione della Venezia Giulia (Trieste e Gorizia). Rimaneva, tuttavia, fino alla firma del Trattato di pace, una Commissione di controllo, con a capo l’ammiraglio americano Stone, con l’incarico di sorvegliare l’attuazione delle clausole armistiziali.

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Per i britannici, invece, il controllo indiretto sull’Italia attraverso la Commissione alleata di controllo avrebbe dovuto garantire la continuità dello stato monarchico e del dominio dei ceti conservatori.

158 Federico Romero, Gli Stati Uniti in Italia, in Storia dell’Italia repubblicana, op. cit., p. 242. 159 Cfr. “Linee aeree. New York – Roma”, La Settimana Incom n. 8, 10 aprile 1946.

160 Il noto discorso di Stalin contro il sistema capitalistico fu pronunciato il 9 febbraio e quello con cui

(Piano Marshall) saranno formulati e avviati solo nel 1947, ma già all’indomani della Liberazione in molti temevano – e tra questi certamente Stone e l’ambasciata italiana a Washington – che la drammatica situazione economica e sociale dell’Italia avrebbe alla lunga favorito le sinistre e rischiato di portare il paese sotto l’influenza sovietica. L’avvio di un sistema politico democratico e il ridimensionamento del peso dei comunisti dipendevano strettamente, secondo questi ambienti, dal supporto economico che l’America sarebbe stata in grado di offrire.

Il servizio successivo all’intervista a Stone, all’interno dello stesso numero, è dedicato all’accordo fra l’Unrra e il governo italiano per “fornire all’Italia, entro il 1946,

assistenza per un importo totale di almeno 450 milioni di dollari”. Le immagini mostrano

il momento in cui De Gasperi e Spurgeon Keeny firmano l’accordo nella sala delle riunioni del Viminale. Vale la pena ricordare che Keeny, capo della missione Unrra in Italia, era un democratico del New Deal favorevole a programmi di spesa di tipo keynesiano per espandere i consumi interni e gli investimenti. La sua linea di cauta pianificazione era avversata sia dal sottosegretario di Stato per gli affari economici William Clayton, che pose termine all’Unrra alla fine del 1946, sia dai liberisti italiani, primo fra tutti il Ministro del Tesoro Epicarmo Corbino161. A prevalere, come vedremo, sarà l’indirizzo liberistico e privatistico, che informerà di sé l’intero processo ricostruttivo italiano. La missione Unrra, «il [cui] approccio riformatore non godeva di forti appoggi ufficiali a Washington, […] rappresent[ò] un significativo contributo ai consumi primari del paese e alla sua bilancia dei pagamenti, ma non influenz[ò] l’indirizzo politico della ricostruzione né, tantomeno, riuscì ad arginare l’inflazione»162.

Nei servizi che recano per titolo “Solidarietà umana”, “Amicizia italo-americana” o “Aiuti all’Italia”, la Settimana Incom mostra agli italiani la generosità degli Stati Uniti d’America, anche al di fuori della missione Unrra. Nel n. 13 del 24 maggio il dono di trenta autoambulanze, da parte di enti e privati americani e italo-americani, riceve la benedizione di Monsignor Cavalerleone e il ringraziamento del Principe Doria. Nel n. 18 del 27 luglio, alla presenza del Presidente De Gasperi, Mr. McKey, l’incaricato di affari

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Basti pensare alla contrapposizione Unrra-Corbino sull’uso del Fondo-lire - che per il ministro era uno strumento deflazionistico e di stabilizzazione monetaria, mentre per l’Unrra avrebbe dovuto sostenere gli investimenti produttivi e l’assistenza sociale - o alla battaglia della Missione, sostenuta da Morandi, affinchè il cotone Unrra fosse destinato a coprire il fabbisogno interno a basso prezzo, anziché rivolgersi al mercato estero con maggiore profitto per i magnati tessili. Cfr. John L. Harper, L’America e la ricostruzione

dell’Italia (1945-1948), Il Mulino, Bologna, 1987, pp. 187-195. Nella Settimana Incom n. 74 del 3

settembre 1947, un servizio è dedicato all’Unrra-Tessile e spiega le modalità di gestione del cotone Unrra e dei prodotti finiti a vantaggio dei consumi popolari (2/3 venduti a prezzi agevolati e 1/3 concessi gratuitamente).

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degli Stati Uniti a Roma, apre il primo pacco C.A.R.E.163, dono del Presidente Truman (“Possa l’esempio del primo cittadino degli Stati Uniti – ha detto McKey – venire seguito

da molti privati americani. Ogni pacco C.A.R.E. aiuta ad abbassare il costo della vita: pesa 22 chili, contiene scatole di carne, spezzatino, biscotti, salsicce, avena, budino dolce, cioccolato, burro, marmellata, cacao, latte e sigarette”)164. Nel n. 20 del 22 agosto è salutato con riconoscenza lo sbarco, nel porto di Napoli, di decine di mucche di razza pregiata inviate dall’America (“Se anche si danno delle arie, se anche per il loro sbarco

si richiedono maggiori riguardi che per lo sbarco dei più schizzinosi passeggeri della classe di lusso, siano egualmente le benvenute: ce le manda l’America! […] Non ritroveranno le immense praterie del Nuovo Mondo, ma riceveranno comunque una degna e ottima accoglienza in questa Italia volenterosa di ricostruirsi.”)165 Del settembre 1946 è la firma dell’accordo tra il ministro Corbino e la delegazione americana sui residuati di guerra, che prevedeva la cessione di questi ad un prezzo di 160 milioni di dollari pagabili in 25 anni, contro un valore complessivo stimato in 568 milioni di dollari. “I rappresentanti degli Stati Uniti sono lieti di un accordo che ci aiuterà nella ripresa

economica. […] Grazie, leali amici d’oltreatlantico!”166 La Settimana Incom non perde occasione per amplificare la retorica ufficiale della gratitudine per gli aiuti, contribuendo a promuovere in Italia l’immagine di un capitalismo americano possente, «pronto ad inaugurare una nuova era di progresso economico e sociale»167.

Accanto alla funzione politica e propagandistica, sia gli aiuti Unrra sia, più tardi, quelli Erp, «obbedivano ad un imperativo dello sviluppo economico statunitense che, stimolato potentemente durante la guerra, aveva raggiunto limiti tali da richiedere la costruzione di una prospettiva internazionale di riorganizzazione del capitalismo, in modo da superare le barriere che avevano portato alla crisi del 1929»168. Se con gli aiuti gratuiti Unrra gli Stati Uniti smaltirono le eccedenze industriali e agricole, con i prestiti del piano Marshall, di

163 C.A.R.E. (Cooperative for American Remittance to Europe) riuniva 22 organizzazioni americane

impegnate nell’invio di pacchi dono in Europa. I primi 20.000 pacchi C.A.R.E. giunsero l’11 maggio 1946 nel martoriato porto di Le Havre in Francia. I cittadini europei in difficoltà potevano richiedere il pacco dono inviando una cartolina alla sede nazionale dell’organizzazione: si trattava di una richiesta personalizzata a cittadini americani che avevano dato la loro disponibilità. Furono migliaia gli americani che contribuirono all’iniziativa, inviando i pacchi dono a parenti e amici, ma anche a sconosciuti e a particolari categorie di persone in condizione di disagio.

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Cfr. “Amicizia italo-americana.Il pacco C.A.R.E.”, La Settimana Incom n. 18, 27 luglio 1946.

165 Cfr. “Aiuti all’Italia. Per il patrimonio zootecnico”, La Settimana Incom n. 20, 22 agosto 1946.

166 Cfr. “Aiuti all’Italia. Accordi per i residuati di guerra”, La Settimana Incom n. 23, 13 settembre 1946.

L’accordo sul trasferimento al governo italiano dei materiali bellici si inserisce all’interno di una serie di richieste di De Gasperi agli Stati Uniti per il rafforzamento dell’esercito e della polizia, allo scopo di contenere i disordini sociali provocati, come vedremo in seguito, dal programma economico di Corbino. Cfr. John L. Harper, op. cit., p. 199.

167 Massimo L. Salvadori, Storia dell’età contemporanea, Loescher, Torino, 1976, p. 998 168

cui parleremo diffusamente più avanti, fornirono all’Europa le risorse economiche per avviare la ricostruzione e mantenere alta la richiesta di prodotti statunitensi: «L’UNRRA […] era virtualmente controllata dall’unico paese che fosse in grado di fornire buona parte degli aiuti necessari e che, anzi, con la fornitura di tali aiuti (soprattutto di generi alimentari e di «surplus» accumulati nell’ultimo periodo bellico) «aiutasse» indirettamente anche se stesso, evitando un ingorgo del proprio mercato interno»169. Nel n. 28 della Settimana Incom, dedicato alla Fiera del Mediterraneo a Palermo, ne troviamo una piccola conferma: “Tre anni sono passati da quando un piccolo villaggio dell’Isola,

Adano, chiedeva agli americani appena sbarcati una campana, per chiamare a raccolta i vivi, per onorare i morti, una campana per Adano. Oggi l’America manda in Sicilia ben altro che una campana! Manda il meglio dei suoi prodotti ad una gara internazionale dell’industria e del commercio”170.