• Non ci sono risultati.

8. L’ingerenza americana

8.4 Onnipresenza statunitense

A pochi giorni dall’appuntamento con le urne, i servizi “americani” si moltiplicano. Nel n. 137 Tarchiani è ricevuto a Washington da Truman per la firma del decreto con il quale si restituiscono all’Italia 29 navi mercantili, che “con le 15 liberty fanno

complessivamente 270.000 tonnellate di naviglio regalatoci o ricuperato ultimamente.

[…] Tarchiani: “Ho assicurato il presidente che il popolo d’Italia intende ed apprezza il

valore reale di questo e di molti altri gesti americani. L’Italia democratica è e sarà un’amica sicura per gli Stati Uniti, cooperante nel mutuo interesse al servizio della comune civiltà.”464 All’interno del n. 141 del 9 aprile troviamo due servizi465: il primo è dedicato alla consegna, dalle mani dell’onnipresente Dunn466 a quelle del ministro del Tesoro, di un assegno di 4.300.000 “per pagare le prestazioni dei prigionieri di guerra. […] I reduci intervenuti beneficiano immediatamente del pagamento e nei prossimi giorni

il beneficio si estenderà a più di 50.000 famiglie di ex prigionieri che hanno messo il loro braccio al servizio della causa comune.”467 Dopo la riammissione alla carriera amministrativa dei funzionari che erano stati epurati, il rimborso agli ex prigionieri assicura alla Dc un ulteriore bacino di voti. Il secondo servizio appare come un’incursione nel campo dell’avversario, al quale lo schieramento che la Incom promuove in maniera sempre più evidente sembra voler contendere una parte dell’elettorato, mostrando e magnificando la natura del sindacato americano468: “Parla Vanni Montana, capo ufficio

stampa del Consiglio italo-americano del lavoro: «[…] la sede centrale del sindacato è in Broadway, la famosa Broadway sfavillante di luci. Il palazzo apparteneva a Ford, il re delle automobili e gli operai se lo sono regolarmente comperato. In questo popolo di liberi lavoratori gli italiani hanno un loro consiglio italo-americano del lavoro che si distingue per le sue grandiose manifestazioni di solidarietà per l’Italia. Il sindacato dispone di posti di villeggiatura, di scuole e di ben sei stazioni radio. Questa è una banca,

464 Cfr. “Dal nostro inviato speciale in America. Cerimonia alla Casa Bianca”, La Settimana Incom n. 137, 1

aprile 1948.

465 A partire da questa data sino al giorno delle elezioni i servizi “americani” all’interno di uno stesso

numero diventano due.

466

«[…] Dunn non limita i propri interventi alla cerimonia portuale. La costruzione di ponti, case, ospedali, al cui finanziamento ha contribuito in tutto o in parte denaro pubblico o privato americano, gli fornisce altrettante occasioni per percorrere la penisola e incontrare gruppi più omeno grandi di futuri elettori. L’ambasciata americana in via Veneto diventa […] un centro di attività instancabile […]», A Gambino, op. cit., p. 447.

467 Cfr. “Per le prestazioni dei prigionieri italiani. 4.300.000 dollari versati dagli Usa”, La Settimana Incom

n. 141, 9 aprile 1948.

468 «Il Dipartimento di Stato e la principale federazione sindacale americana, l’American Federation of

Labor (Afl), erano impegnati a far precipitare un riallineamento del sindacalismo europeo che isolasse i comunisti limitandone l’influenza nel mondo del lavoro», F. Romero, op. cit., p. 258.

sapete a chi appartiene? Ad un sindacato operaio che la gestisce direttamente. I nostri sindacati sono liberi e indipendenti da ogni dominazione politica, governativa o padronale.”469 L’Italian-American Labor Council470 si era sempre dichiarato a favore di un sindacato italiano autonomo dai partiti politici e aveva supportato, anche finanziariamente, la corrente saragattiana che aveva dato vita al Psli471. Il sostegno offerto in occasione della campagna elettorale è una diretta conseguenza dell’inclusione del Psli nel governo472, ed esplicita l’importanza che gli americani attribuivano, nell’ambito della politica di conquista del consenso, all’appoggio della sinistra democratica e alla rappresentanza delle classi lavoratrici. La Incom batte ancora questo tasto nel numero successivo, con l’intervista a Giorgio Baldanzi, segretario del Cio, Congress of Industrial Organizations, l’organizzazione sindacale statunitense più progressista: “Giornalista:

«Quanti sono gli operai iscritti al Cio?», Baldanzi: «Sei milioni, di cui varie centinaia di migliaia italo-americani», giornalista: «Qual è l’opinione di questi sei milioni di lavoratori circa il Piano Marshall?», Baldanzi: «Nettamente favorevole. Primo, perché il mondo oggi è essenzialmente una singola unità e quindi il malessere, il caos, la confusione di ogni paese porterebbero gli stessi mali e quindi la guerra in tutto il mondo, cioè anche agli Stati Uniti. Noi americani siamo a favore del Piano Marshall perché siamo a favore della pace», giornalista: «Il secondo punto?», Baldanzi: «Perché durante la guerra gli Stati Uniti promisero ai popoli che combattevano per liberarsi dalla dittatura che li avrebbero poi aiutati a ricostruire la loro economia, la loro produzione e

469 Cfr. “Nostre interviste oltre oceano. Vanni Montana del Cosiglio italo-americano del lavoro”, ivi. 470 L’Italian-American Labor Council, fondato nel 1941 da Luigi Antonini, sindacalista e antifascista

italiano emigrato negli Usa nel 1908, negli anni di guerra aveva assistito finanziariamente e moralmente il movimento socialista, azionista e sindacale italiano impegnato nella Resistenza. «Dopo la liberazione di Roma, Antonini viene in missione in Italia con una delegazione dell’American Federation of Labor assieme a G. Baldanzi e S. Romualdi (raggiunti successivamente da V.B. Montana) e si prodiga perché nel Patto di Roma del 1944, con il quale si costituisce la Cgil unitaria, vi sia inserita la dichiarazione sulla apoliticità, indipendenza e democraticità del sindacato. […] Negli anni successivi, Antonini e l’IALC esercitano una funzione di supporto e stimolo sulle correnti autonomiste del socialismo e del sindacato e danno un contributo alla nascita del Psli, della Lcgil e del Fil.», Pier Carlo Masini, Stefano Merli (a cura di), Il

socialismo al bivio. L’archivio di Giuseppe Faravelli, 1945-1950, Feltrinelli, Milano, 1990, nota 1 p. 46.

471

«Caro Faravelli, […] il giorno 8 o 9 gennaio, tutta la stampa americana e anche l’Ansa, annunciavano che la scissione era già avvenuta, e quindi mi precipitai, sulla base di quella notizia, a farvi giungere un messaggio di solidarietà. […] Qui cercai di mobilitare il maggior numero di consensi. […] Utilizzai anche la venuta di De Gasperi per darvi un po’ di aiuto. Lo feci accogliere, in una sua visita ad una nostra fabbrica unionista, da grida di “Viva Saragat!”, la quale cosa fece una certa impressione sui corrispondenti dei giornali italiani che lo accompagnavano. […] Su proposta di Antonini, la commissione esecutiva del Consiglio italo-americano del lavoro ha deciso ha deciso di dare soltanto a voi il suo appoggio. Credo che già avrai avuto al riguardo qualche prova tangibile.», lettera di Montana a Faravelli, 11 febbraio 1947, ivi, pp. 211-212.

472 Il 13 aprile Antonini organizzò una conferenza stampa a New York per dichiararsi certo che i lavoratori

italiani respingeranno "ogni tentativo totalitario che sarebbe causa di miseria, morte e rovina" e per esibire la matrice di un assegno da 50 mila dollari inviato lo stesso giorno a Giuseppe Saragat "perché combatta non solo i comunisti ma anche i neofascisti".

il loro benessere. Il Piano Marshall è un altro passo sulla via del mantenimento di questa promessa, che il popolo americano ha fatto e vuole mantenere.»”473

Le ultime battute sono affidate a tre numeri consecutivi: nel primo474 viene celebrata la potenza industriale (e militare) americana attraverso le immagini della fabbricazione di aerei475; il secondo476 contiene due interviste a cittadini italo-americani che hanno lavorato e scelto di vivere negli Stati Uniti; il terzo477, del 16 aprile, gioca la carta internazionale, uno degli assi nella manica della propaganda a favore della Dc, con la dichiarazione della disponibilità degli Stati Uniti ad ammettere l’Italia tra le Nazioni Unite478: “[…]Il senatore Austin, rappresentante permanente degli Stati Uniti nel

Consiglio di Sicurezza, deplora il terzo veto russo all’ammissione dell’Italia tra le Nazioni Unite. Egli dice che insistere nel considerare l’Italia tra gli stati ex nemici non è leale né realistico. Rispondendo all’interlocutore,il sen. Austin afferma che i “quattro grandi” a Potsdam avevano già riconosciuto i particolari diritti dell’Italia come cobelligerante dal ’43 al ’45. L’ambasciatore Austin ha affermato or ora che l’Italia è una nazione amante della pace, una nazione che con i fatti ha già dimostrato di essere degna di partecipare al consesso delle nazioni che fanno capo alle Nazioni Unite e anche di essere contraria a ogni forma di guerra […]”. In questo modo, e senza mai dileggiare

l’avversario, la Incom mostra chi sta dalla parte dell’Italia e chi persevera nel danneggiarla, chi è proteso verso il futuro e chi resta legato alle contrapposizioni del passato, chi promuove la collaborazione tra i popoli e chi tende ad ostacolarla.

L’ultima parola, prima di far parlare le urne, è lasciata a Mr. Pearson, nel n. 145 del 16 aprile: “[immagini di una cerimonia pubblica] Gi italiani ricordano questa giornata sul

Campidoglio. Era arrivato dagli Stati Uniti il treno dell’amicizia, il suo ideatore, Drew Pearson distribuì i primi doni. Oggi Pearson, sollecito delle sorti della democrazia, ha posto la seguente domanda: “Che cosa si deve fare per preservare la pace e per far vivere la democrazia?” [un cartello reca la scritta “Democracy Can Die!” ed è

accompagnato da una fotografia del palazzo del Congresso americano, cancellata da segni di vernice; segue una fotografia di Palazzo Montecitorio, che viene anch’essa cancellata

473 Cfr. “Nostre interviste oltre oceano. Giorgio Baldanzi della Unione dei lavoratori tessili”, La Settimana

Incom n. 142, 10 aprile 1948.

474

Cfr. “Potenza industriale degli Stati Uniti. Aerei di pace e di guerra”, La Settimana Incom n. 143, 14 aprile 1948.

475 «A pochi giorni dal voto gli Usa pensarono addirittura a una dimostrazione di forza aeronavale intorno

alle coste italiane ma ne furono dissuasi dallo stesso De Gasperi», F. Romero, op. cit., p. 257.

476 Cfr. “Nostre interviste oltre oceano. Cosa pensano gli italiani d’America”, La Settimana Incom n. 144,

15 aprile 1948.

477 Cfr. “L’Italia e l’Onu. Dichiarazioni del sen. Austin”, La Settimana Incom n. 145, 16 aprile 1948. 478 La questione relativa a Trieste e alla disponibilità di Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia a riconoscerne

con due colpi di pennello] Rispondendo, gli italiani concorreranno a numerosi premi, tra

cui un trattore agricolo, 250 orologi da polso, 100 apparecchi radio. [prima pagina di

«Cronaca di Roma» in cui è riportata l’iniziativa di Pearson] Impostare le lettere non

oltre il 31 maggio, indirizzando a Drew Pearson, New York e indicando nome e indirizzo del mittente. La domanda è vitale, ognuno può e sa trovare una risposta.”479 La domanda, data la fonte da cui proviene, è a dir poco “suggestiva” - intendendo con questa espressione l’accezione data in ambito legale - in quanto contiene già un’opinione che cerca di confermare influenzando la risposta, quindi afferma più di quanto non chieda. La mano che cancella la sede del Parlamento, immagine simbolica dei pericoli connessi ad un voto sbagliato, è solo una parte della risposta: l’altra parte, l’invito a votare per lo schieramento legato ai treni dell’amicizia, non è esplicitata ma risulta, con grande efficacia, dalla costruzione del servizio. Che il concorso sia poi l’ennesima operazione propagandistica, rivolta ai fini immediati delle elezioni politiche, è confermato dal fatto che nei cinegiornali Incom non se ne fa più menzione, avendo già raggiunto il suo scopo a metà aprile con il trionfo democristiano.

Il ruolo esercitato dagli organi d’informazione filogovernativi durante la campagna elettorale fu centrale e determinante: senza la quotidiana amplificazione delle attività americane a sostegno dell’Italia480, la Democrazia cristiana avrebbe perso uno dei più efficaci argomenti propagandistici: la promessa del benessere. La Incom si colloca tra i questi media giocando quasi esclusivamente la carta americana e lasciando ad altri l’arma dell’aperta polemica.