7. Il quarto governo De Gasper
7.1 La linea Einaud
Nei mesi successivi alla conclusione della crisi ministeriale, il nuovo governo mise in atto i primi provvedimenti tesi a risanare l’economia del Paese. Figura chiave della politica economica del quarto gabinetto De Gasperi fu Einaudi, nel nuovo ruolo di ministro del Bilancio. Se il punto di partenza furono il progetto del socialista Morandi e il comitato interministeriale costituito il 9 aprile per il controllo sulla politica creditizia, il piano di risanamento367 si spinse molto oltre: l’abolizione graduale del prezzo politico del pane368 fu seguita dall’aumento delle tariffe del gas, dell’elettricità e di alcuni servizi pubblici, come quelli ferroviari e postali; il cambio ufficiale con il dollaro venne portato a 350 lire in agosto e a 575 in novembre, a tutto vantaggio degli esportatori369; furono presi provvedimenti sul «franco valuta», in modo da favorire importazioni di merci attraverso l’utilizzo di valuta occultata all’estero da operatori italiani370; il tasso di sconto fu aumentato dal 4 al 5,5 per cento; fu imposto alle banche l’obbligo di vincolare un’aliquota dei depositi in modo da diminuire la liquidità a loro disposizione371. La pesante stretta creditizia ebbe l’effetto di arrestare l’inflazione, ma determinò anche un netto calo dell’attività produttiva: le piccole e medie imprese, costrette a ridurre gli investimenti, reagirono con massicci licenziamenti, a partire dall’autunno372. La disoccupazione crebbe,
367 L’adozione di rigide misure economiche era richiesta anche dagli americani, come condizione necessaria
all’invio di ulteriori aiuti.
368
Si ricordi il peso attribuito da Einaudi ai provvedimenti in favore dei consumi popolari nel determinare la spinta inflazionistica.
369 A partire da giugno si era verificato un rallentamento delle esportazioni tessili, soprattutto nel comparto
serico. «Nel secondo semestre del 1947 Francia e Regno Unito avevano riconquistato importanti quote di mercato sui mercati tessili mondiali, mettendo in difficoltà i produttori italiani che erano stati la punta di lancia dell’espansione delle esportazioni industriali nell’anno precedente. Altre preoccupazioni nascevano dal fatto che cominciavano a riaffacciarsi negli scambi tessili internazionali la Germania ed anche il Giappone», F. Petrini, Il liberismo a una dimensione, Franco Angeli, Milano, 2005, p. 70.
370 Il ministro per il Commercio con l’estero Marzagora affermò che questo impopolare provvedimento, che
premiava i “disertori”, aveva avuto l’effetto di consentire l’importazione di 60 miliardi di derrate alimentari, contribuendo a calmierare i prezzi e a combattere l’inflazione.
371 «Le banche erano chiamate ad investire in titoli di stato oppure a versare in conto corrente presso il
Tesoro o la Banca d’Italia il 20 per cento dei depositi eccedenti una somma pari a dieci volte l’importo netto del loro capitale, in alternativa al 15 per cento del totale dei loro depositi. Doveva inoltre essere impiegato secondo le stesse modalità il 40 per cento dell’incremento netto dei depositi posteriori al 1° ottobre, sino ad un massimale corrispondente al 25 per cento dei depositi totali», G. Mori, op. cit., p. 195.
372
La manovra economica fu approvata anche dai grandi gruppi industriali che sino a quel momento avevano tratto vantaggio dall’inflazione, perché, a fronte di effetti sociali disastrosi, i vantaggi economici dell’inflazione erano ormai decrescenti. Einaudi dimostrò, all’adunanza generale della Banca d’Italia il 31 marzo 1947, che esiste un momento di svolta dell’inflazione, oltre il quale lo Stato vanifica la propria forza di pagamento e gli speculatori il proprio profitto: «il vantaggio residuo, che i debitori di imposte e di somme fisse di moneta possono trarre dalla prosecuzione dell’inflazione, si riduce in ragione della riduzione subita
superando, l’anno dopo, i 2 milioni di persone; sommata al rincaro dei beni di prima necessità, fece acuire il malcontento sociale, che si manifestò in scioperi e manifestazioni di piazza. La reazione dei partiti di sinistra fu, all’inizio, contenuta: Togliatti sperava ancora che il governo centrista fosse una parentesi temporanea. La pressione della base, che per tre anni aveva atteso con impazienza una radicalizzazione dello scontro politico e che sempre più apertamente si faceva sentire attraverso agitazioni e scioperi, pose i due partiti di sinistra di fronte alla necessità di una mobilitazione pubblica, che si ebbe il 20 settembre, come vedremo, con la grande manifestazione contro il carovita373.
Quanto emerge di questo panorama economico e sociale nei servizi della Settimana
Incom?
Nelle settimane che seguirono la formazione del nuovo governo, le rituali cronache delle Fiere (“De Gasperi alla Fiera di Milano: «Stiamo rientrando nella grande gara
mondiale della produzione»”)374, si alternano a servizi sul ripristino delle linee di comunicazione (“Ricostruire ha significato anche migliorare in tronco!”)375, sulla consegna di case ai senza tetto (“L’on. Andreotti, sottosegretario della Presidenza, è
venuto da Roma con un gruppo di autorità e di rappresentanti dell’Unrra: si consegnano le nuove case alle famiglie che per tre anni sono vissute sotto tetti di fortuna”)376, sulla costruzione di nuovi cavi sottomarini377.
dal valore reale dei debiti per effetto dell’inflazione precedente». Oltretutto, negli ultimi mesi del 1947, alcuni grandi gruppi industriali ricevettero crediti e sovvenzioni statali, attraverso il Tesoro e l’Iri, nonostante la stretta creditizia di Einaudi (cui peraltro le grandi aziende erano in grado di far fronte attraverso l’autofinanziamento): «è curioso constatare che la politica “ortodossa” di Einaudi si è tradotta in realtà in un maggior intervento e controllo statale sulla vita economica italiana» (A. O. Hirschman, riportato da G. Mori, op. cit., p. 196).
373 La manifestazione nasceva anche in risposta all’imponente mobilitazione di piazza dell’Azione
Cattolica, il 7 settembre, in occasione di un convegno degli “Uomini”. La stessa scelta della data, il 20 settembre, che ricordava la fine del potere temporale della Chiesa, ne manifestava l’intenzione polemica.
374 Cfr. “Milano. De Gasperi visita la Fiera”, La Settimana Incom n. 64, 26 giugno 1947. Cfr. anche
“Milano. Si prepara la Fiera”, La Settimana Incom n. 62, 12 giugno 1947, “Ricostruzione. La Fiera di Milano”, La Settimana Incom n. 63, 19 giugno 1947 e “Bari. Fiera del Levante”, La Settimana Incom n. 79, 19 settembre 1947.
375 Cfr. “Ricostruzione. La linea Roma-Pescara”, La Settimana Incom n. 72, 22 agosto 1947.
376 Cfr. “Ricostruzione. Case per i senza tetto”, La Settimana Incom n. 68, 18 luglio 1947. Cfr. sequenza di
fotogrammi alla pagina successiva.
377
Sequenza di fotogrammi tratta da “Ricostruzione. Case per i senza tetto”, La Settimana Incom n. 68, 18 luglio 1947 [Taglio del nastro e consegna delle chiavi delle nuove abitazioni ai senza tetto, alla presenza del Sottosegretario Andreotti]
Un servizio dedicato alla partenza di 800 emigranti per l’Argentina (“800 partono ora,
migliaia seguiranno. L’on. Cappa porta il saluto del governo a questi ambasciatori della nostra volontà di lavorare”)378 è, per il momento, l’unico serio indizio di una situazione di crisi.
Il programma economico di Einaudi non ottiene lo spazio che la Incom aveva riservato al programma di Bertone. Solo nel n. 91 del 31 ottobre troviamo notizia, come vedremo, delle linee seguite dal governo in materia di contenimento dei costi e rivalutazione di stipendi e salari. Il primo servizio in cui si fa esplicito riferimento al carovita è nel n. 76 del 10 settembre, attraverso le parole del segretario generale della Cgil379. Non si tratta della solita intervista condotta da Pallavicini. L’impressione, suggerita dall’incipit “È
venuto a parlarci” piuttosto che il consueto “La Settimana Incom ha posto alcune domande a”, è che Di Vittorio abbia chiesto e ottenuto uno spazio all’interno del
cinegiornale, per rivolgersi alla popolazione sui problemi economici: “È venuto a parlarci
l’onorevole Di Vittorio, segretario della Cgil, uno dei massimi esponenti della lotta impegnata da tutti gli italiani contro la speculazione, l’inflazione, il carovita. «Risanare la vita economica del Paese, salvare la lira e dare un nuovo slancio alla produzione. Tutti possiamo e dobbiamo essere uniti nella lotta contro i grossi speculatori che si arricchiscono sulla crescente miseria del popolo» Grazie onorevole del suo appello e delle sue parole di speranza.”380 Lo spazio dedicato è, invero brevissimo (appena 58 secondi). Parte di questo tempo è speso nel mostrare il backstage del servizio: prima e dopo l’appello del segretario della Cgil, che si rivolge direttamente agli spettatori guardando in camera, una seconda cinepresa inquadra la troupe nell’atto di filmare Di Vittorio. È una modalità insolita - che la Incom utilizzerà d’ora in poi nelle interviste - che esibisce un gran dispiegamento di mezzi per dar voce alla persona intervistata; voce che in questo caso si riduce però a poche e vaghe dichiarazioni, espresse in forma tronca e in una manciata di secondi. Persino il montaggio, con un brusco stacco tra primo piano (PP) e primissimo piano (PPP) di Di Vittorio, risulta mediocre e le immagini sfocate.
378 Cfr. “Emigrazione. Partenza per l’Argentina”, La Settimana Incom n. 62, 12 giugno 1947. 379
La Incom, nel n. 62 del 12 giugno, dedica un servizio al primo Congresso nazionale della Cgil, che pose fine alla conduzione paritetica del sindacato e rivelò la divaricazione tra le correnti comuniste e socialiste da una parte (che ottennero la maggioranza nel voto finale) e quella cristiana dall’altra. Lo scontro si accese in particolare intorno ai limiti dell'azione sindacale in campo politico: “Ecco il presidente del Congresso
Franco Mariani con la deputatessa Teresa Noce. La delegazione sovietica. «Libertà politica» afferma Mariani. Di Vittorio si prepara a ribadire questo concetto. […] Di Vittorio potrà poi riassumere il Congresso come una grande manifestazione di unità dei lavoratori.” Il quadro interno era in realtà
estremamente teso e rivelava una frattura che si consumò con la scissione del 1948.
380 Cfr. “Lotta contro il carivita. Dichiarazione di Di Vittorio”, La Settimana Incom n. 76, 10 settembre
Ben diverse appaiono le interviste a due esponenti del governo, l’on. Tupini e l’on. Brusasca contenute nei numeri 88 e 89. Nel primo servizio, il ministro dei Lavori Pubblici si pronuncia, con toni enfatici, sulla ricostruzione: (“L’Italia sta realizzandosi ora e sta
realizzando un’attività ricostruttiva e costruttiva che, nelle condizioni stremate in cui l’ha lasciata la guerra, ha veramente del prodigioso. Infatti si aprono gallerie, si gettano ponti, si potenziano centrali elettriche, si riparano strade, si alzano case per il popolo, si costruiscono acquedotti e si attuano dovunque servizi primari di civiltà”381); il processo in atto in Italia è definito in contrapposizione a quello tipico delle dittature: (“Ciò sfata la
leggenda che soltanto le dittature abbiano il privilegio e il segreto della ricostruzione. È vero soltanto che le dittature sono solite fare del chiasso intorno alla loro attività di ricostruzione materiale con la distruzione costante del bene estremo della libertà e preparano quasi sempre per automatismo irresistibile le guerre. Le democrazie invece, come quella italiana, difendono sempre la libertà e lavorano per la pace”). Per la prima
volta la Incom ospita una dichiarazione che, per quanto si possa riferire anche alle dittature fascista e nazista, si connota in senso chiaramente anticomunista. Il ministro, piuttosto che affrontare il drammatico problema della disoccupazione, aggravata dai massicci licenziamenti in atto ma anche dal freno posto ai lavori pubblici, sposta l’attenzione sui regimi che sacrificano alle ragioni economiche la difesa della libertà. Il tema della disoccupazione è invece affrontato dal sottosegretario agli Esteri Brusasca nella seconda intervista: “Abbiamo due milioni di disoccupati da assorbire. La nostra
popolazione in età produttiva aumenta di 350.000 unità all’anno, mentre il nostro suolo con le sue scarse possibilità non permette di dare lavoro a tutti.”382 Il ministro rimuove le reali cause della disoccupazione e propone una spiegazione di tipo malthusiano. Conseguentemente, la soluzione è individuata nella sottrazione della forza lavoro in esubero, da inviare all’estero: “Questi dati spiegano la dolorosa ma assoluta necessità
dell’emigrazione, che il governo cura sforzandosi di ottenere, per coloro che sono costretti di recarsi all’estero, le migliori condizioni di vita” A queste affermazioni
seguono le cifre degli emigranti già partiti per la Svizzera, il Belgio, la Francia, la Cecoslovacchia383, l’Inghilterra, la Svezia, l’Argentina, l’Austria, e di quelli che hanno
381 Cfr. “Le nostre interviste. Dichiarazione dell’on. Tupini”, La Settimana Incom n. 88, 22 ottobre 1947. 382 Cfr. “Le nostre interviste. Dichiarazioni dell’on. Brusasca”, La Settimana Incom n. 89 del 24 ottobre
1947.
383 Il colpo di stato a Praga non aveva ancora definitivamente collocato la Cecoslovacchia tra i paesi
dell’area sovietica. Nel n. 73 del 29 agosto la Incom aveva salutato con entusiasmo il Festival mondiale della gioventù tenutosi a Praga: “60 nazioni vi sono rappresentate. Alla delegazione sovietica che sfila
all’ombra delle sue bandiere segue, salutata con pari entusiasmo, quella americana”. Nel numero 107 del
fatto domanda per gli Stati Uniti: “Negli Stati Uniti noi possiamo inviare 5.800 persone
all’anno e le decine di migliaia di domande che sono state presentate hanno esaurite completamente le possibilità fino a tutto il 1948.”
Come abbiamo accennato, nel n. 91 del 31 ottobre il ministro dell’Industria e Commercio Togni espone, in una conferenza stampa convocata al termine di una riunione del Comitato Interministeriale Prezzi, le linee del governo per far fronte al carovita: “Ecco alcune sue dichiarazioni: «Il problema del ribasso dei prezzi e quindi della
rivalutazione dei salari e stipendi dei lavoratori rappresenta una delle nostre più vive preoccupazioni. Oggi i prezzi stanno effettivamente flettendosi”. Come sappiamo, la
manovra economica di Einaudi ebbe l’effetto, seppur secondario, di tutelare i detentori di reddito fisso, in conseguenza della diminuzione dei prezzi. Contadini, impiegati, pensionati e piccoli risparmiatori videro i propri redditi rivalutarsi progressivamente e cominciarono a riacquistare nel governo quella fiducia che avrebbe esercitato il suo peso nelle elezioni del 18 aprile. “È questo un fenomeno transitorio o definitivo? È certo che
nulla trascuriamo e nulla trascureremo affinché cessi la dannosa rincorsa fra prezzi e salari proseguendo opportunamente a manovrare il credito bancario e facendo affluire sul mercato nazionale notevoli quantitativi di prodotti stranieri, sì da determinare la rottura necessaria nel campo della speculazione”. La politica di controllo sul credito
produsse effetti immediati: a partire da settembre i prezzi cominciarono a scendere sensibilmente, e con essi il costo della vita. Anche l’aumento delle importazioni, sia per effetto dei provvedimenti sul «franco valuta», sia grazie ai programmi Ausa e interim aid, immettendo nel mercato italiano grandi quantità di merci, contribuirono ad abbattere i prezzi e a combattere la speculazione, poiché rendevano inutile l’accumulo delle scorte. “Le vendite al minuto non mancheranno di adeguarsi, faremo quanto è a tale scopo
necessario. Ma l’azione più efficace, diretta per affiancare l’opera continua vigile e concreta anche se non eccessivamente appariscente del governo è quella che possono compiere direttamente i consumatori riducendo al minimo i propri acquisti, evitando di dare incremento alla speculazione, eliminando consumi voluttuari e superflui e soprattutto risparmiando il più possibile Il denaro potrà tornare allora più abbondantemente a circolare come linfa vitale nell’economia del nostro Paese”. La
chiave di volta per uscire dalla crisi è “stringere la cinghia”, per le banche come per la popolazione, a conferma del fatto che la spinta inflazionistica che si era originata alla fine
oroscopo che si leggeva nella fraternità delle bandiere confluite a Praga: non è scritto nelle stelle ma nei cuori”. La smentita di questa previsione non tarderà a manifestarsi, ma la Incom, come vedremo, non ne
del 1946 e che crebbe sino all’agosto del 1947 era dovuta ad una scarsità di risparmio, piuttosto che, come nell’immediato dopoguerra, ad una scarsità di beni. Il servizio si conclude con una verifica sul campo delle parole del ministro: “Un’animazione quasi
natalizia ferve per le strade, tutti accorrono a vedere l’incredibile: è come quando comincia a scendere il termometro durante una malattia che metteva in pericolo la nostra vita. Le uova sono discese a quota 30. Che quaglia!”. Mentre i provvedimenti più
impopolari della manovra, come l’abolizione dei prezzi politici e l’aumento delle tariffe dei servizi pubblici, non sono mai menzionati, La Incom amplifica con enfasi i primi successi della linea Einaudi, toccando con mano il rapido calo dei prezzi alimentari384.