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1.4. Storia della trasmissione del testo: le tre redazioni della Collatio

1.5.4. L’Epistola Alexandri ad Aristotelem

Nel numero dei cosiddetti “trattati indiani” viene inserita anche una lettera apocrifa indirizzata da Alessandro al suo maestro Aristotele, al quale il discepolo descrive le tappe della sua spedizione in India e le meraviglie incontrate in quella terra lontana e favolosa147. La storia della tradizione di questa epistola è molto complessa148. La prima redazione di essa sarebbe costituita da un originale greco perduto, risalente secondo l’ipotesi di L. Lloyd Gunderson agli anni compresi tra il 316 a. C. e il 308 a. C.149; in seguito una versione compendiata sarebbe finita nella recensio vetusta, cioè α, del Romanzo di Alessandro, di cui si ha traccia nel capitolo III 17 (ed. Müller). Nella traduzione latina del romanzo greco, compilata da Giulio Valerio a partire da un manoscritto della recensione α, presumibilmente più antico dell’unico testimone che ci è pervenuto di essa, si trova un’altra redazione di questa lettera150, che contiene alcuni episodi assenti nel testo dello Pseudo-Callistene151. In ogni caso, secondo l’ipotesi di molti studiosi152, si tratterebbe di uno scritto completamente autonomo fin dall’origine e successivamente sarebbe stato interpolato nel corpo del Romanzo. In seguito, l’epistola circolò ancora come testo indipendente, in una ulteriore versione latina, molto più lunga e ricca di dettagli rispetto a quelle dello Pseudo- Callistene e di Giulio Valerio. Essa sarebbe derivata dallo stesso originale greco153. Questa è quella che comunemente viene indicata con il titolo Epistola Alexandri ad Aristotelem, magistrum suum, de itinere suo et de situ Indiae, pubblicata da B. Kübler nel 1888154 e designata come Epistola I già da F. P. Magoun155, poi da G. Cary e dagli

147 L’edizione più recente dell’Epistola è di W. Walter Boer, Epistola Alexandri ad Aristotelem de

miraculis Indiae, cit. in n. 45.

148 Per comprendere la storia della trasmissione di questo testo è di fondamentale importanza leggere il

saggio di G. Zaganelli, Alessandro Magno in India: storia di un’epistola e di un’immagine del mondo, in Medioevo romanzo e orientale. Oralità, scrittura, modelli narrativi (a cura di A. Pioletti e F. Rizzo Nervo), Rubettino, Soveria Mannelli 1995, pp. 139-153.

149 L. Lloyd Gunderson, Alexander’s Letter to Aristotle about India, A. Hain, Meisenhaim am Glan

1980, p. 119.

150 Essa è riportata in Iul. Val. III 14-27 nell’edizione di Kübler. 151 Questa è l’opinione di Cary, The Medieval Alexander, cit., p. 14.

152 D. J. A. Ross, Alexander historiatus. A guide to medieval illustrated Alexander literature, The

Warburg Institute, London 1963, p. 28.

153 Gunderson , Alexander’s Letter to Aristotle about India, cit., pp.34-35. 154 Kübler, Juli Valeri Alexandri Polemi res gestae Alexandri Macedonis, cit.

155 F. P. Magoun F. P., The Gests of King Alexander of Macedon, Harvard University Press, Cambridge

53 studiosi successivi allo stesso modo. La datazione del documento è ancora incerta: secondo qualche specialista risalirebbe al IV-V sec. d. C.156, secondo altri è da attribuire ad un’epoca precedente al VII secolo157. In generale, questa lettera ad Aristotele ebbe numerosi rifacimenti e traduzioni durante il Medioevo: secondo quanto riporta G. Cary158, fu tradotta in medio inglese, in medio irlandese, in islandese, in francese, e in tedesco. Essa fu utilizzata anche nella Lettera del prete Gianni159. Una versione rivista e compendiata si trova nell’unico manoscritto di Bamberga Hist. 3 (precedentemente H. III. 14), dove si leggono anche il Commonitorium Palladii e la Collatio II, e per questo viene indicata come Epistola II160.

Infine esiste una terza redazione interpolata della lettera nelle tre recensioni J1, J2 e J3 dell’Historia de preliis di Leone Arciprete. Di recente M. Steinmann ha proposto di designarla come Epistola III161. Questi tre riadattamenti presentano i contenuti dell’epistola come un’interpolazione frammentata e variamente distribuita nell’opera: essa non costituisce un testo unitario, come invece era avvenuto per le Res Gestae Alexandri Macedonis di Giulio Valerio e neppure così come era stata inserita in forma sintetica in quella che viene considerata la recensio vetusta dell’opera di Leone. Infatti, nella riformulazione della struttura del libro dell’Historia de preliis – contenuta in J1, J2 e J3 – la narrazione degli episodi che riguardano la spedizione di Alessandro in India è riportata in terza persona, e la loro estensione è notevolmente più ampia rispetto alle versioni precedenti.

Tra le altre notizie utili, è da ricordare che questa lettera fu utilizzata come modello dagli scrittori che descrissero le meraviglie dell’Oriente, occupandosi di storia, di filosofia, o di geografia, tra i quali si devono menzionare Giacomo di Vitry, Marco Polo, Fulcherio di Chartres e Alberto Magno162.

156 Cracco Ruggini L., Sulla cristianizzazione della cultura pagana, cit., pp. 17-18.

157 Walther Boer (ed.), Epistola Alexandri ad Aristotelem de miraculis Indiae, cit., pensa che la

datazione è precedente al VII secolo. Anche C. Bologna (ed.), Liber Monstrorum de diversis generibus, Bompiani, Milano 1977, p. 204, indica come data di composizione poco prima del VII secolo.

158 Cary, The Medieval Alexander, cit., p. 15.

159 Di cui si veda l’edizione con il testo a fronte in italiano di G. Zaganelli G., La lettera del Prete

Gianni, Carocci, Roma 2000.

160 Di essa si è già fatto cenno nel paragrafo 1.4.2. 161 Steinmann, Alexander der Grosse, cit., p. 23. 162 Queste informazioni sono fornite da Cary, cit., p. 15.

54 Un’ultima questione riguarda il fatto che già nella recensione β dello Pseudo- Callistene, all’interno del secondo libro, compare una lettera di Alessandro indirizzata alla madre Olimpia e ad Aristotele, in cui egli descrive il suo viaggio verso l’Oriente e le creature mostruose che ha incontrato (II 23; 32-33; 36-4)163: essa presenta indubbiamente elementi narrativi simili al testo latino dell’Epistola I e ai capp. III 14- 27 (ed. Kübler) delle Res Gestae Alexandri Magni di Giulio Valerio, dal momento che si raccontano i combattimenti dei Macedoni con bestie feroci, creature mostruose e uomini selvaggi, anch’essi connotati da eccezionali anomalie fisiche164. Le sezioni del secondo libro della recensione β costituiscono la cosiddetta “Lettera delle Meraviglie”, come l’ha definita M. Centanni165, in cui sono compresi gli episodi della profezia che svela il funesto significato del nome di Ἀλέξανδρος, la discesa in fondo al mare, la ricerca dell’acqua della vita, il volo con i grifoni. Altre analogie con la stessa versione latina dell’Epistola I presentano i capitoli II 23-44 della recensione γ dello Pseudo- Callistene166, in particolare tra questi sono da segnalare i passi in cui si parla dei cinocefali (II 37) e delle donne che vivono in un lago, emettendo canti melodiosi (II 42)167. Inoltre nel capitolo II 31 viene riportato l’episodio della statua di Sesonchosis in maniera simile al passo contenuto in III 17 (ed. Rosellini) dell’opera di Giulio Valerio. Va notato, inoltre, che nella redazione γ del libro II del Romanzo, compaiono due lettere, la prima indirizzata alla madre Olimpia, a cui il figlio riferisce la sconfitta di Dario (II 23); la seconda alla stessa e ad Aristotele, ai quali racconta la morte del re persiano, la spedizione verso l’Egitto, e la marcia verso le terre fantastiche poste ai margini del mondo abitato (II 43). Tra queste due epistole, è compresa una narrazione in terza persona, contenente altri episodi del viaggio verso Oriente, tra i quali l’incontro con le terribili gigantesse antropofaghe (II 29), l’esplorazione dell’abisso marino (II 38), l’arrivo alla terra dei Beati (II 39), la scoperta della perdita dell’acqua

163 Il testo del libro II della recensione β del Romanzo di Alessandro è stato pubblicato di recente

nell’edizione di R. Stoneman e T. Gargiulo, Il romanzo di Alessandro, vol. 2, Fondazione Lorenzo Valla, Milano 2012, pp. 76-139.

164 Vi sono diverse somiglianze tra gli episodi narrati in questa sezione del II libro della recensione β e

l’Epistola I, ma soprattutto ve ne sono molte con la lettera riportata da Giulio Valerio nel libro III. Tutte quante meriterebbero di essere analizzate e studiate attentamente.

165 Il romanzo di Alessandro (a cura di M. Centanni), Einaudi, Torino 1991, p. LXVI.

166 Il testo del II libro della recensione γ del Romanzo di Alessandro è stato pubblicato nell’edizione di

R. Stoneman e T. Gargiulo, cit., vol. 2, alle pagine 140-299. La stessa recensione γ, insieme ad altri manoscritti, è quella utilizzata da Müller nella sua nota editio princeps, Arriani Anabasis et Indica, cit.

167 I Cinocefali si ritrovano nell’Epistola a p. 33 dell’edizione di Walther Boer, cit., e le donne-ninfe

55 dell’eternità (II 41), il colloquio con gli uccelli dalle fattezze umane (II 41), e lo scontro con i centauri (II 42).

Volendo formulare un’ipotesi a proposito di questi ultimi dati osservati, in relazione alle varianti strutturali del II libro del Romanzo, è possibile dedurne che un testo scritto in prima persona, indirizzato da Alessandro ad Aristotele, o anche al maestro e alla madre, il cui contenuto descrive in sostanza una spedizione del sovrano verso Oriente, contrassegnata da numerosi incontri con creature fantastiche e popoli favolosi, sia stato in varia misura, e ripetutamente, inserito nelle numerose redazioni dello Pseudo-Callistene, e non solo nel libro III, come tutti gli studiosi fanno notare. Per ciò che concerne il resoconto del viaggio di Alessandro, l’Epistola Alexandri ad Aristotelem traccia l’immagine di un’India che si estende ad est fino al fiume Oceano168, il limite estremo della terra per il mondo classico. In questo spazio viene compresa anche l’Etiopia169, altro territorio “mitico”, di cui non esisteva nei resoconti geografici sia greci sia latini una collocazione ben precisa. Sulle rive del fiume Gange viene sconfitto Dario e da lì inizia l’itinerario del sovrano Macedone e del suo esercito. In seguito, viene sottomesso il re indiano Poro, del cui tesoro si impadroniscono i soldati. Dopo aver perlustrato la sua reggia, Alessandro e i suoi si incamminano verso altre regioni orientali e la loro marcia è costellata di incontri con feroci razze di animali, quali enormi serpenti, granchi, scorpioni, immensi ippopotami, leoni, cinghiali, pipistrelli, branchi di elefanti, e con creature mostruose, come il dentityrannus170. Durante il percorso si imbattono anche in alcune popolazioni favolose, come i Fauni171, i Cinocefali172 e le donne-ninfe173. Sembrerebbe quasi trasparire un compiacimento del narratore nella dettagliata descrizione di tali esseri straordinari, tanto che essa occupa un ampio spazio nell’intera Epistola. Nell’episodio centrale della lettera, Alessandro si reca presso l’oracolo degli alberi del Sole e della Luna, e ne riceve la profezia, secondo la quale egli sarà il signore del mondo, ma non

168 Epist., pp. 27-28 (ed. Boer): Pergebam ad mare tamen volens, si possem, orbi terrarum circumfluum

navigare oceanum.

169 Epist., p. 36 (ed. Boer): Nam et edita caelo promumtoria ad oceanum in Aethiopia vidimus. 170 Epist., p. 20: Una paeterea novi generis bestia maior elephanto affuit, tribus armata in fronte

cornibus, quam Indi appellare dentityrannum soliti sunt, equo simile caput gerens atri coloris.

171 Epist, p. 32: mulieres virosque pilosos in modum ferarum toto corpore vidimus, pedum altos novem.

Hos Indi faunos appellant.

172 Epist., p. 33: Cynocephalis ingentibus deinde plena invenimus nemora.

173 Epist., p. 57: Quarum nos duas tantummodo cepimus colore niveo, similes nymphis, diffusis per terga

56 tornerà vivo in patria174. L’ultima tappa del viaggio è costituita dall’arrivo presso gli altari di Hercules e Liber, al di là dei quali il re decide di far innalzare cinque trofei d’oro per celebrare le sue imprese.

È evidente che tutto il materiale “mitico” raccolto dall’Epistola, nelle sue varie redazioni, a partire dallo Pseudo-Callistene, ha contribuito a plasmare l’immagine di un sovrano la cui dimensione esce fuori dalla storia, ed è inevitabilmente legata a quella di un Oriente fantastico, di un altrove geografico straordinario e caotico. La funzione fondante che viene attribuita ad Alessandro, da questa congerie di racconti favolosi sotto forma di lettera, è quella di “domare”, controllare e ordinare una realtà che viene descritta come selvaggia, disumana e non civilizzata175.

La connotazione principale che il Romanzo di Alessandro ha assunto, e insieme con esso tutti i testi “minori” che vi sono stati interpolati nel corso dei secoli in cui è venuto a formarsi, tramite un processo di stratificazione multiplo, è stata proprio quella di riuscire a raccogliere e inglobare un insieme eterogeneo di notizie, informazioni, documenti che hanno contribuito a creare l’icona di un personaggio per molti versi emblematico agli occhi della cultura occidentale, non solo del mondo classico, ma anche delle epoche successive.

174 Epist., p. 46: unus eris orbis terrarium dominus, sed vivus in patriam non reverteris amplius. 175 Naturalmente il discorso su questa questione è molto più ampio e complesso; cfr. al riguardo quanto

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CAPITOLO 2

Una chiave di lettura: l’immagine dei Bramani dall’antichità classica al mondo cristiano