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Un eroe di antica tradizione e uno scudiero esemplare

TRA FRATELLANZA, AMICIZIA ED OMOEROTISMO

3.2 Dal mito greco antico: amicizia ed eroismo

3.2.1.1 Un eroe di antica tradizione e uno scudiero esemplare

Le tradizioni antiche attestano relazioni pederastiche fra Eracle e una serie di personaggi: Euristeo, Abdero, Ila, Admeto…ecc426. Fra queste tradizioni, due sono

particolarmente importanti: le leggende riguardanti Iolao e Diocle operano la congiunzione fra mito e rito, entrambi di tipo iniziatico427.

Nel suo Ἐρωτικός, Plutarco afferma che gli amori omoerotici di Eracle sono stati così numerosi che è impossibile ricordarli tutti; fino alla sua epoca, poiché si pensava che Iolao fosse l’ἐρώμενος di Eracle, gli ἐρασταί si recavano davanti alla sua tomba con i loro

erόmenoi, per compiere un giuramento di fedeltà (Plut. Erot. 761de):

Ἡρακλέους δὲ τοὺς μὲν ἄλλους ἔρωτας ἔργον ἐστὶν εἰπεῖν διὰ πλῆθος: Ἰόλαον δὲ νομίζοντες ἐρώμενον αὐτοῦ γεγονέναι μέχρι νῦν σέβονται καὶ τιμῶσιν, ἔρωτος ὅρκους τε καὶ πίστεις ἐπὶ τοῦ τάφου παρὰ τῶν ἐρωμένων λαμβάνοντες.

Plutarco menziona nuovamente questa pratica rituale nella Vita di Pelopida (facendo riferimento ad Aristotele, fr. 97 Rose) e ne dà una spiegazione con il fatto che Iolao era lo scudiero di Eracle (Plut. Pel. 18.4)428.

Eracle è una figura mitica che, per connotati (forza fisica e tenacia) e per imprese, può essere paragonata a quella di Gilgameš – considerando anche il fatto che le leggende che lo riguardano devono molto al modello orientale429. Infatti, come Gilgameš, Eracle è

assetato di avventura, sperimenta la lealtà e l’amicizia. Si è dunque ipotizzato che il nucleo tematico della leggenda dell’eroe greco fosse un’antica variante dell’epopea paleobabilonese, che giunse in Grecia attraverso la Fenicia430.

426 Le tradizioni sugli erόmenoi di Eracle si localizzano essenzialmente nella Beozia di obbedienza tebana

(così a Tebe e a Tespie) e nella sua periferia (Megara e Calcide), cf. Sergent 1986, pp. 129, 137-51.

427 Cf. Sergent 1986, p. 125.

428 Questa «tomba» di Iolao è menzionata fin dal V secolo da Pindaro, che la localizza nei pressi dello stadio

dei Tebe (Pind. Ol. 9. 80, 98-9). Pausania colloca la tomba dell’eroe a «Sardes» - forma errata nei manoscritti che indica «in Sardegna»; tuttavia, egli descrive a Tebe un santuario eroico consacrato a Iolao davanti alle porte Pretidi, accanto al quale si trovavano il ginnasio detto Iolaos, uno stadio e l’ippodromo (Paus. 8.31.23, 9.23.1).

429 Cf. Powell 2004, p. 351.

430 Il contrasto e l’ostilità fra Natura e Uomo, tematica centrale nell’epopea mesopotamica, è molto presente

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Il compagno inseparabile di Gilgameš è Enkidu mentre per Eracle è Iolao; Gilgameš è rovinato dal suo amore per la dea Išhtar, Eracle da quello per Deianira. Entrambi hanno genitori divini. Entrambi scendono agli Inferi. Entrambi uccidono leoni e sopraffanno tori divini431.

Eracle ha un fratello gemello, Ificle, figlio della stessa madre, Alcmena432. Tuttavia, non v’è attestazione di imprese eroiche compiute da questa coppia, fatta eccezione per l’episodio della lotta contro i Molioni (cf. §§ 3.2.1.4-5). Infatti, il fedele compagno d’armi di Eracle in alcuni episodi mitici è il nipote e discepolo Iolao, figlio di Ificle433.

Nella tradizione letteraria Iolao affianca lo zio in numerose imprese, poche appartenenti al ciclo argivo - in particolare contro l’Idra di Lerna (Hes. Theog. 313-18;

dimostrano, oltre al suo carattere rude, anche le sue armi: arco e frecce (cf. Theoc. Id. 24; Apollod. Bibl. 2.4.9; Tzetze, schol. Licophr. 56 Sch.; Diod. Sic. 4.14), di contro alle armi “più moderne”, generalmente rappresentate da scudo, lancia o spada.

431 Inoltre, vi sono consonanze anche in alcuni episodi specifici: mentre naviga verso le Isole Occidentali,

Eracle, come Gilgameš, usa la propria veste come vela (decima fatica, Apollod. Bibl. 2.5.10; Athen. Pher. 11.39; Serv. Aen. 7.662, 8.300) e trova l’erba magica dell’immortalità, cf. Powell 2004, p. 378. Infatti, esisterebbero almeno due Eracle antichi, uno (quello beotico) derivato dall’altro (quello argivo) ma con profondi rimaneggiamenti (Dumézil 1968 pp. 30-31, 37; 1971, pp. 117-24; 1983, pp. 99-100. L’Eracle argivo, guerriero primordiale, solitario uccisore di mostri, sembrerebbe dipendere dalla figura di Gilgameš attraverso la mediazione del “Signore degli animali” egeo, cf. Demargne 1947, pp. 289-90; Mylonas 1957, pp. 123-25; L’Eracle beotico, capo militare, è invece oriundo di Tebe: a conciliare questa nascita con le tradizioni sul primo Eracle, interviene il racconto dell’esilio di Anfitrione e Tebe (cf. Apollod. Bibl. 2.4.6; Hes. Sc. 77-89). Diodoro Siculo parla di tre eroi chiamati Eracle (1.17, 1.24 e 3.73). Cf. anche Sergent 1986, pp. 127-28.

432 La storia della nascita di Eracle e Ificle è narrata in Hes. Sc.1-56, 78-94 (cf. Hes. fr. 195 M.-W.; Pind.

Pyth.9.84-88, Nem. 1.35f.). Cf. Gantz 1993, pp. 374-78. Nel mito, il concepimento dei gemelli viene

tradizionalmente ricondotto ad un duplice rapporto sessuale, per cui una donna (spesso di nobile stirpe) giace prima con il marito mortale e successivamente con una divinità (cf. i Dioscuri) che ne assume le sembianze e che riesce a possederla con l’inganno. È importante notare che il tema in sé è molto antico e si sviluppa a partire dalla tradizione letteraria religiosa (innografica) egizia in cui si narra che Pharaoh, re d’Egitto, nacque dal dio Amun che, prima di giacere con la regina, aveva assunto le sembianze del marito di lei (allo stesso modo, Zeus assume le sembianze di Anfitrione, cf. Hes. Sc. 1-56; Apollod. Bibl. 2.4.7-8; Hyg. fab. 28; Tzetze, schol. Licophr. 33 e 932; Pind. Isthm. 7.5). Pertanto, stando ad a questi elementi, la storia della nascita di Eracle potrebbe essere, pur cautamente, ricondotta alla tradizione egizia, essendo quest’ultima documentata anche iconograficamente nei rilievi di alcuni templi Egizi in cui viene rappresentata l’unione carnale tra una regina e un dio, cf. Powell 2004, p. 355-56.

433 Ved. New Pauly 2005, vol. 6, s.v. Iόlaos. Il legame che unisce i due eroi è ancora più profondo: Iolao è

anche il genero di Eracle. Quest'ultimo infatti abbandonò la prima moglie, Megàra, e la consegnò a Iolao; secondo Vernant, in questo racconto mitico è possibile individuare un’antica istituzione poiché l’educatore era anche colui che dava la moglie al discepolo. Lo studioso sottolinea come questa prestazione comporti, nella genealogia attestata fin da Esiodo, un contraccambio alla generazione seguente: Iolao dà sua figlia Leipèfile a Fila, nipote di Eracle (cf. Paus. 9.40.5-6 sulla base di Esiodo, fr.252 M.-W.). Cf. Vernant 1976

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Apollod. Bibl. 2.5.2) -, molte afferenti al ciclo della Grecia centrale, nelle quali Eracle affronta altri eroi: lo scontro con Cicno, vicino a Iolco (Hes. Sc. 74-478); la caccia al cinghiale di Calidone (Apollod. Bibl. 1.8.2)434. Tuttavia, la sua funzione di assistente dell’eroe si esplica principalmente negli episodi riguardanti lo scontro con Cicno e l’uccisione dell’Idra di Lerna.

Euripide definisce Iolao l’ausiliario di Eracle, il suo scudiero, ὑπασπιστήρ (ὑπασπίζων, Eur. Heracl. 216)435. Ma Iolao è anche un eccellente auriga, una delle glorie

nazionali di Tebe (Paus. 5.8.3-4, Hyg. fab. 273, Pind. Istm. 1.16-31, dove viene ricordato assieme a Castore; 7.1-2, 7.9; Paus.5.17.11)436.

Eracle era stato il capo dei κοῦροι di Tebe (Diod. Sic. 4.10.2-6). Dopo la sua morte, anche Iolao, in quanto discepolo dell’eroe, diverrà capo di truppe di giovani guerrieri, i Tespiadi437. Il legame tra i due emerge tanto in questo passaggio di testimone

434 Spesso nella documentazione iconografica Iolao figura accanto all’eroe in numerosi episodi come quello

della ricerca del cane Cerbero, contro il gigante Anteo, presso le Esperidi; è al suo a fianco anche sul monte Eta, quando Eracle, in preda alle torture provocate dalla tunica di Nesso, si costruisce un rogo e si immola, cf. Sergent 1986, p. 130. Iolao aveva accompagnato Eracle anche nella ricerca dei buoi di Gerione, ragion per cui, stando a Diodoro, nella cittadina sicula di Agira gli è stato dedicato un recinto sacro nel quale, per volere del maestro, l'eroe riceve un culto annuale (Diod. 4.24.4-6): si tratta di un rituale iniziatico riguardante gli efebi, un doppio culto rivolto ad un eroe, Iolao, e ad un dio, Eracle, che hanno nel mito un rapporto educativo e pederastico (infatti, generalmente il culto di Iolao viene annesso a quello di Eracle, cf. Plut. Mor.942c). Sul duplice culto cf. anche Sergent 1986, pp. 136-37 e 267 note 34 e 35.

435 Con il significato di «assistente», il termine παραστάτης ritorna in Pind. Nem. 3.37, Aesch. Pers.957

(lyr.), Hdt. 6.107 (pl.), Soph. Ant. 671 (ved. LSJ s.v. π., p. 1325); il termine ὑπασπιστήρ è presente anche in Aesch. Supp.182 (ved. LSJ s.v. ὑ., p. 1854). Esisteva a Tebe una corporazione guerriera fondata sull’amicizia virile: lo Ἱερός Λόχος, il «Battaglione Sacro», grazie al quale Epaminonda vinse a Sparta; era formato da coppie di uomini, ma il suo ideatore, Gorgída, l’aveva messo insieme riunendo delle coppie già presenti nell’armata tebana, ma fino ad allora (inizio del IV secolo) disperse in essa (Dinar.1.73, Plut. Alex. 9.2, Pel. 18-19, Erot. 761 c; Polieno, 2.5.1). Un battaglione simile esisteva anche a Cartagine (Diod.16.80.4, 20.10.6).

436 Pindaro (Istm. 7.9) definisce Iolao ἱππόμητις, letteralmente «intelligente nella guida dei cavalli». Sulla

μῆτις nella guida del carro, cf. Detienne-Vernant 1974, pp. 176-200. Pindaro scrive inoltre che a Tebe si celebrano giochi in suo onore (Istm. 5.32-4). Cf. anche Pyth. 11.59-62, Ol. 9.98.9.

437 Nel ciclo beotico, la prima impresa di Eracle è l’uccisione del leone del Citerone; questa montagna

dipendeva da Tespie, ed il re di quest’ultima, il suo eponimo Tespio, volle ricompensare l’eroe concedendogli per una notte le sue cinquanta figlie. Nacquero cinquanta bambini, tutti maschi: i Tespiadi. Sfortunatamente, conosciamo solo versioni piuttosto tarde di questa storia, nelle quali il mito primitivo è reinterpretato alla luce degli avvenimenti dell’avventura coloniale greca. Pausania e Diodoro Siculo narrano che, per ordine di un oracolo, Eracle inviò i Tespiadi a fondare una colonia e dette loro come capo il suo compagno di sempre, Iolao (Paus. 7.2.2, 9.17.7, 9.23.1, 9.27.6; Diod. 4.29, 5.15 cf. anche Aristot. Mir.100, Iperoco, Historia Cumana, in Festo, p. 264 = FHG, Müller, IV, p. 434, fr. 33; Apollod. Bibl. 2.4.9-10, 7.6- 7; Athen.13.556 f; Tzetze, Chil.2.221 ss.; Strab.5.2.7 (225). Cinquanta (o cinquantadue, secondo la tradizione) è la cifra tipica dei gruppi di ragazzi e ragazze impegnati in un preciso processo iniziatico, secondo le leggende greche (cf. ad es. gli Argonauti, i cacciatori del cinghiale di Calidone, i figli di Egitto e le Danaidi, gli Arcadi figli di Licaone ecc. (cf. anche Hom. Od. 8.36). Altri riferimenti e studi di queste serie in Roux 1948, pp. 129, 135; Vian 1963, p. 186; Astour 1965, p. 78. Il mito dei Tespiadi rappresenta

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quanto nel fatto che Iolao, in quanto συγγενής (Eur. Heracl. 30), diventerà il protettore dei figli adolescenti di Eracle (ibid.9-11).438 Anche anziano, egli sarà per eccellenza un capo di ἀγέλαι, un maestro in materia di educazione guerriera, cinegetica e sportiva (Eur.

Heracl. 793 ss., in cui l’eroe svolge nei confronti dei figli di Eracle lo stesso ruolo di

guida che altrove svolge per i cinquanta Tespiadi).439