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NEL MITO GRECO

2.3 Custodi della sorella

2.3.2 I tutori della sposa

I Dioscuri non figurano tra gli eroi achei nella pianura di Troia (Il., vv. 243-44) e a giustificazione della loro mancata partecipazione alla guerra, oltre al coinvolgimento nello scontro con i figli di Afareo, si è ritenuto possibile addurre una motivazione più profonda. Dalle parole che Elena rivolge a Priamo si può inferire come ella si aspettasse di vedere Castore e Polluce nella piana di Troia, “poiché quello dei fratelli destinati ad

basilari (Bibl. 3. 10. 7: Teseo rapisce Elena e la porta ad Afidna. Mentre l’eroe si trova nell’Ade, Polluce e Castore marciano sulla città, la conquistano, riprendono Elena e conducono via, come schiava, anche la madre di Teseo, Etra); Igino narra che Zeus, meravigliandosi dell’audacia dimostrata da Teseo e Piritoo, apparve loro in sogno ordinandogli di rapire Persefone (Hyg. Fab. 79: la motivazione di tale impresa risulta qui poco chiara). Igino racconta inoltre che i Dioscuri, durante la loro incursione, non si limitarono a rapire Etra ma presero anche una sorella di Piritoo, di nome Fisadie o Tisadie, che pure si recava a Troia (Hyg.

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aiutare la propria sorella in difficoltà era un motivo tipico caratterizzante le figure dei gemelli divini, ampiamente attestato nella tradizione indoeuropea”222.

All’interno del suo Catalogo delle donne, Esiodo inserisce anche un breve elenco dei pretendenti di Elena (frr. 196-204), una sorta di “catalogo nel catalogo”, com’è stato osservato223. L’aspetto interessante di questo “secondo catalogo” sta nel fatto che in esso compare la tipica figura del “tutore della sposa”, pur con alcune differenze rispetto al modello tradizionale224; infatti, ad adempiere alla funzione di “tutori della sposa” sono

Castore e Polluce, mentre altrove, generalmente, tale ruolo è rivestito dalla figura paterna225.

Nel Catalogo dei pretendenti i Dioscuri assumono dunque un ruolo preminente nel trattare con ciascun pretendente alla mano della sorella, per quanto l’ultima decisione spetti a Tindareo226. Essi infatti non solo «l’avrebbero reso loro cognato» (fr. 197. 4,

γαμβρòν ποιήσαντο), ma sono i destinatari dei doni nuziali (frr. 198. 7-8 e 199. 0-1) e in ogni caso sembra che abbiano il compito di vigilare affinché nessuno agisca in maniera scorretta durante il corteggiamento della fanciulla (fr. 198. 1). Al contrario, altre testimonianze letterarie non riferiscono nulla riguardo il ruolo dei Dioscuri e attribuiscono a Tindareo (quando non alla stessa Elena) la scelta del marito227.

Nella tradizione epica il ruolo chiave svolto dai Dioscuri nei confronti della sorella emerge nel riassunto di Proclo ai Cypria in cui si narra che ad ospitare Paride dopo il suo arrivo nel Peloponneso furono per primi i Dioscuri e solo in un secondo momento Menelao. Nella versione di Dione Crisostomo (11.47-53) Paride, presentatosi come pretendente alla mano di Elena, ha un colloquio non solo con Tindareo, ma anche con

222 Cf. Cingano 2011, p. 16. 223 Cf. Cingano 2005, pp. 118-24.

224 Cf. Cingano 2005, pp. 133-35 e Cassanmagnago 2009, pp. 377-87 = Hes. fr. 154 a, b, c, d, e = frr. 196-

204 M. –W.

225 Il padre è infatti colui che indice e organizza la competizione tra i pretendenti alla mano della figlia; a

lui spetta la selezione degli eroi che fungeranno da soccorritori/tutori della figlia nonché la decisione finale ovvero la consegna della fanciulla al vincitore. Tra i celebri esempi di siffatta procedura: Neleo, padre di Pero (Hom. Od. 11.288-91), Danao, padre delle Danaidi e Anteo (Pind. Pyth. 9.113-18, 106-20).

226 Tindareo ha infatti indetto ed esatto il giuramento da parte dei pretendenti. Se si accetta la possibilità

che anche in Omero il giuramento dei pretendenti di Elena – di cui non si fa alcuna menzione nei poemi – fosse la ragione della presenza degli eroi achei a Troia, l’assenza dei Dioscuri acquista un’altra motivazione poiché a Troia avrebbero dovuto recarsi solo coloro che erano stati pretendenti della fanciulla e che, in quanto tali, erano legati al giuramento di Tindareo (Hes. Fr. 204, 77-85 M.–W.).

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Castore e Polluce; inoltre lo stesso Tindareo gli concede la mano di Elena solo dopo essersi consultato con i due figli.

Anche altre fonti letterarie relative a contesti matrimoniali testimoniano l’autorità attribuita alle figure dei fratelli e la responsabilità che essi condividono con il padre nei preparativi per le nozze della sorella228.

Ma la preminenza dei Dioscuri durante le fasi del corteggiamento di Elena può essere ricondotta al fatto che Tindareo era il padre putativo della fanciulla, mentre quello effettivo era Zeus229.

Per quanto concerne la guerra di Troia, in questo mito il ruolo dei Dioscuri quali aiutanti della sorella appare esautorato in quanto la loro presenza non sarebbe stata necessaria o motivata, anche a prescindere dal fatto che fossero impegnati nel fatale scontro con gli Afaretidi230. Di fatto, all’atto del rapimento attuato da Paride, nella

tradizione iliadica il ruolo di soccorritori e tutori della fanciulla è assunto da un’altra coppia di fratelli, gli Atridi, poiché “con il matrimonio la tutela di Elena passa dai Dioscuri, che integravano la figura paterna (Tindareo), ad Agamennone e Menelao”231. Infatti, i due Atridi partecipano alla spedizione di Troia in veste di principali tutori di Elena, essendo stati gli unici pretendenti a coronare la loro aspirazione: Agamennone l’aveva corteggiata per il fratello Menelao (Hes. fr. 197. 1-5 M.-W.), che l’aveva poi sposata232.

Con il matrimonio la tutela di Elena passa dai Dioscuri, che integravano la figura paterna (Tindareo), agli Atridi. Pertanto, dal momento che Castore e Polluce non possono più svolgere il loro ruolo di tutori-soccorritori della sorella, o quello di suoi pretendenti, nel mito della guerra di Troia la loro funzione cessa di esistere.

228 Cf. Hom. Od. 15. 16-7 («Il padre e i fratelli (πατήρ τε κασίγνητοί) le dicono [a Penelope] ormai | di

sposare Eurimaco...»), Apollod. Bibl. 2. 6. 1 in cui si narra che Eurito e i suoi figli negano ad Eracle le nozze con Iole (cf. anche Ferecide, FGrHist 3 F 82b).

229 Cf. Hom. Od. 4. 569: Menelao è infatti genero del dio. 230 Cf. Cingano 2011, p. 17.

231 Ibid. nota sopra. Una conferma della transazione di Elena dalla tutela dei Dioscuri a quella degli Atridi

– e in particolare alla piena autorità del consorte Menelao – è offerta nella tradizione epica di Cypria. Nel riassunto di Proclo infatti si dice che, al suo arrivo nel Peloponneso, Paride venne accolto e intrattenuto come ξένος dai Dioscuri; al suo arrivo a Sparta, egli fu invece accolto e ospitato da Menelao (argum. Cypria 12-13 Bernabé).

232 Cf. Cingano 2011, p. 17. Sul ruolo di Agamennone come pretendente di Elena nel Catalogo delle donne

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La transizione di tutela trova un riscontro anche nei Cypria in cui si narra che, al suo arrivo nel Peloponneso, Paride fu inizialmente accolto e intrattenuto come xenos dai Dioscuri; in un secondo momento, al suo arrivo a Sparta, venne accolto e ospitato da Menelao (argum. Cypria 12-13 Bernabé).

Alla luce di queste considerazioni, risulta chiaro, come afferma Cingano, che “non è dunque tanto Omero a porre un confine tra le due “abduction stories” di Teseo e Paride: è piuttosto la non pertinenza dei Dioscuri nella vicenda troiana sul piano delle coordinate mitico-folkloriche a causarne l’assenza da Troia, dal quadro temporale e geografico dell’Iliade”233.

Un tratto comune che collega le due abduction stories di Elena è costituito dal fatto che, come osserva Cingano, l’eroina viene costantemente messa in rapporto con una coppia di figure maschili234. Nella prima vicenda i rapitori sono due, Teseo e Piritoo, e la

loro vicenda verrà vanificata dai due fratelli della fanciulla, Castore e Polluce. Inoltre, secondo la già citata versione più tarda riportata da Plutarco, a rapire Elena sarebbe stata un’altra coppia, gli Afaretidi, che l’avrebbero poi consegnata a Teseo (Thes. 31.1). Altrettanto significativi risultano i parallelismi con la seconda vicenda (il rapimento da parte di Paride): essa inizia infatti con il corteggiamento da parte di un’altra coppia di fratelli, gli Atridi, i quali, con un’azione combinata, ottengono la mano di Elena per Menelao (fr. Hes. fr. 197.1-5 M.-W.). Ma anche il secondo rapimento è opera di una coppia: infatti, secondo il volere di Afrodite, quando Paride salpò da Troia per andare a prendere la fanciulla era scortato da Enea (argum. Cypria 10-11 Bernabé). Sebbene nelle altre fonti storico-letterarie questo viaggio di Enea nel Peloponneso per accompagnare Paride non sia altrimenti attestato, a partire dalla seconda metà del VI secolo a.C. le testimonianze iconografiche confermano la notizia dei Cypria, articolandosi in due scene: l’incontro tra Elena, Paride ed Enea e il rapimento ad opera di Paride ed Enea235.

In ultima analisi, ritengo utile citare alcune osservazioni di Cingano in merito alle corrispondenze tra il taboo mitologico che inibisce l’arrivo a Troia di Castore e Polluce e

233 Cf. Cingano 2011, p. 18. 234 Cf. nota sopra.

235 Cf. Cingano 2011, p. 19-20. Per la documentazione iconografica di VI-IV secolo a.C. rinvio a op. cit. p.

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quello che impedisce a Teseo la sua presenza nella medesima città236. Infatti, l’assenza dell’eroe ateniese Teseo era imputabile, ancor prima che alla sua appartenenza da una fase cronologicamente anteriore alla guerra troiana, dal fatto che in un altro ciclo narrativo indipendente da quello troiano l’eroe era stato protagonista del rapimento di Elena, ragion per cui non poteva figurare tra gli eroi greci che si recarono a Troia per soccorrere la fanciulla. Al suo posto, a capo del contingente ateniese a Troia la tradizione epica poneva Menelao. Tuttavia, l’esclusione di Teseo dalle vicende troiane veniva compensata – in parte con un paradosso cronologico – dalla presenza dell’anziana madre Etra, che si trovava a Troia in veste di ancella di Elena (Il. 3.144). Nemmeno i Teseidi, Acamante e Demofonte, potevano figurare tra i pretendenti-soccorritori di Elena a Troia, in quanto figli del primo rapitore; tuttavia, la propaganda ateniese costruì la loro partecipazione alla fase finale della guerra con una motivazione diversa ovvero attingendo al nucleo tematico principale dell’Iliade, che originava dal rapimento di Elena, ma inserendo “una forte anomalia nella tipologia eroica di quel tema”237: nella versione riportata dalla Piccola

Iliade e dall’Iliupersis, Acamante e Demofonte partivano da Troia con l’unico obiettivo

di recuperare la nonna Etra, trascurando qualsiasi iniziativa legata ad Elena, “conferendo alla loro impresa una sfumatura quasi caricaturale che non è estranea…allo spirito della

Telegonia”238.

2.3.3 La funzione della figura femminile nelle storie di gemelli

La presenza di una figura femminile nella storia di due eroi costituisce un elemento ricorrente in alcuni racconti mitici (cf. Oreste e Pilade, Teseo e Piritoo).

Particolarmente interessante risulta proprio il caso in cui l’elemento maschile della triade sia costituito da una coppia di fratelli, come nel caso dei Dioscuri. Come si è detto, la coppia greca dei gemelli divini figli di Zeus condivide una serie di caratteristiche con la coppia indiana dei gemelli Asvìni e, da ultimo, anche la figura di Elena consente di individuare ulteriori analogie sul tema.

236 Cf. Cingano 2011, p. 21. Sulle vicende che riguardano Teseo e i Teseidi si veda anche Cingano 2007. 237 Cf. Cingano 2011, p. 21.