NEL MITO GRECO
2.3 Custodi della sorella
2.3.1 Il salvataggio di Elena
Il ruolo dei Dioscuri quali soccorritori della sorella risulta evidente nel primo rapimento subito da Elena, quello perpetrato da Teseo; una situazione analoga è rappresentata dal mito del rapimento di Europa, sulle cui tracce si mossero i fratelli (Apollod. Bibl. 3. 1. 1).
Secondo Ellanico (FGrHist 4F168a = 323aF18) - a sua volta in accordo con la testimonianza plutarchea (Thes. 32. 1) – all’epoca Teseo avrebbe avuto cinquanta anni. Stando a Pausania, si apprende che la vicenda mitica fu narrata da Alcmane, Stesicoro e Pindaro; restano tuttavia scarsamente noti i dettagli relativi a queste fonti217. Alcmane racconta chiaramente le conseguenze dell’azione: mentre Teseo era assente, Castore e Polluce giungono ad Atene (o ad Afidne), conquistano la città e riportano indietro non solo Elena ma anche Etra, la madre di Teseo (PMGF 21)218. Stando a Pausania (2. 22. 5- 7), Stesicoro raccontò anche che Elena, unendosi a Teseo, dette alla luce una figlia, Ifigenia (PMGF 191 = fr. 191 Davies), la quale in seguito fu portata ad Argo nella reggia di Agamennone e affidata a Clitemnestra. Pindaro completa il quadro delle fonti arcaiche riferendo che la ragione del rapimento di Elena da parte di Teseo è da ricercarsi nel desiderio, da parte di quest’ultimo, di imparentarsi con i Dioscuri sposandone la sorella (fr. 258 S.-M.).
A giudicare dagli scholia all’Iliade, i poemi del Ciclo troiano narravano in parte la medesima vicenda narrata da Alcmane, aggiungendo il dettaglio che Castore resta ferito durante il combattimento contro Afidno, re locale (sebbene questo particolare si trovi anche in Alcmane, schol. A Il. 3. 242).
217 In Omero non si fa menzione dell’episodio, sebbene in Il. 3. 143-44 si dica che Elena è accompagnata
dalla serva Etra, figlia di Pitteo e madre di Teseo. Etra diviene schiava dopo essere stata fatta prigioniera dai Dioscuri. cf. Gantz 1993, p. 289.
218 Cf. Cyrpia fr. 13 B. = 12 D.; Paus. 3. 18. 5 (Trono di Amicle) e 5. 19. 3 (Arca di Cipselo). Cf. ibid., nota
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Considerando nuovamente la testimonianza offerta da Ellanico, Teseo e Piritoo condividevano il desiderio di sposare le figlie di Zeus (4F134). Per questa ragione, essi rapirono Elena quand’era ancora molto giovane – sette anni (4F168b) – e la lasciarono nel villaggio di Afidna (a Nord-Est dell’Attica) assieme alla madre di Teseo, Etra; essi intanto si sarebbero recati nell’Ade per rapire la regina Persefone. Approfittando della loro assenza, i Dioscuri giunsero ad Afidna e, dal momento che la sorella non veniva loro restituita, saccheggiarono l’Attica e fecero prigioniera Etra219.
Ancora una volta, il primo resoconto completo della vicenda è offerto da Diodoro (Diod. Sic. Bibl. 4. 63. 1-3)220. Egli narra che Piritoo, rimasto da poco vedovo, giunse ad
Atene ove scoprì che anche Teseo non aveva moglie. Pertanto, come soluzione, propose all’amico di rapire Elena (che all’epoca aveva dieci anni). Essi decisero di tirare a sorte per stabilire chi dei due avrebbe sposato la fanciulla, con l’accordo che il vincitore avrebbe poi aiutato il compagno a impossessarsi di un’altra donna, a sua scelta. Teseo vinse il sorteggio e allora Piritoo scelse Persefone. Dopo aver tentato invano di dissuadere l’amico dall’intraprendere una simile impresa, Teseo decise di seguirlo negli Inferi e a tal proposito lasciò Elena ad Afidna assieme alla madre Etra. Approfittando della loro assenza, intervennero i Dioscuri che saccheggiarono la città di Afidna, salvarono Elena (ancora vergine) e, dopo aver reso prigioniera e schiava Etra, le condussero entrambe a Sparta221.
219 Anche Erodoto racconta la spedizione dei Dioscuri in Attica per recuperare la sorella e aggiunge che
essi furono scortati ad Afidna dagli abitanti del demo attico di Decelea (9. 73. 2). Un breve accenno all’episodio è riscontrabile in Isocrate (Helen. 10. 18-19). Furono i due figli di Teseo, Acamante e Demofonte, a liberare la nonna Etra dalla prigionia a Troia e a riportarla in patria (cf. Il. Parv. F 20 B. = 23 D.; argum. Iliou Pers. p. 89, 21 B. = 62, 33 D.; Apollod. Bibl. 3. 10. 7; Epit. 5. 22; Plut. Thes. 31-4; Dio. Cris. 11. 44).
220 Canfora 1988, p. 231.
221 Plutarco riporta in gran parte la stessa versione del mito, incluso il motivo dell’assegnazione di lotti di
terra a sorte (tra Teseo e Piritoo), oltre a molti altri materiali di carattere eziologico relativi alla ricezione delle figure dei Dioscuri ad Atene (Thes 31-34). Nella fattispecie, egli narra – come versione più verisimile – che Teseo e Piritoo giunsero a Sparta dopo aver rapito Elena dal tempio di Artemide Orthia; solo dopo aver attraversato il Peloponneso, i due fecero il patto stabilendo che chi fosse stato sorteggiato avrebbe avuto Elena in moglie e avrebbe aiutato l’amico a trovare un’altra sposa. Tuttavia si sa che Plutarco era a conoscenza di alcune varianti più importanti che egli stesso supponeva fossero state formulate e designate allo scopo di “scagionare” Teseo: in una di queste il re ateniese riceveva Elena (presumibilmente in custodia) da Ida e Linceo, quindi da un’altra coppia di rapitori, che sarebbero stati gli unici responsabili del rapimento (Plut. Thes. 31. 1); anche in questo caso dunque v’è una coppia di rapitori. Secondo un’altra versione Tindareo stesso avrebbe nascosto la figlia, con l’aiuto di Teseo, per proteggerla dai figli di Ippocoonte che volevano prenderla con la forza, pur essendo ella ancora una bambina; Istro riferisce che fu Ettore a portare Etra a Troia, dopo un’incursione a Trozea (334F7); Apollodoro fornisce solo i dettagli
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Pausania informa di alcune testimonianze iconografiche relative all’episodio del rapimento di Elena. Egli afferma di aver visto la rappresentazione del racconto sul Trono
di Amicle e sull’ Arca di Cipselo; ad Amicle è raffigurata la scena del rapimento, con
Teseo, Piritoo ed Elena (Paus. 3. 18. 15). Sull'Arca di Cipselo, nel tempio di Era in Olimpia (Paus. 5. 19. 2-3) vi è invece la rappresentazione del salvataggio di Elena, con i Dioscuri (uno dei due imberbe), la fanciulla tra di loro, ed Etra prostrata a terra, ai suoi piedi (5. 19. 2-3).
Una fonte iconografica ancor più interessante e utile a ricostruire la dinamica della vicenda – sebbene non sia del tutto certo che debba riferirsi al ratto di Elena – è rappresentata da un arỳballos protocorinzio (conservato al Louvre, CA617) in cui si vede una fanciulla, sulla sinistra, con le braccia alzate; dietro di lei un guerriero armato di lancia la afferra per un polso mentre un altro guerriero dietro di lui brandisce una spada. Sulla sinistra due uomini a cavallo – molto probabilmente i Dioscuri – si dirigono verso la fanciulla per salvarla. Una scena simile è quella rappresentata su una corazza di bronzo proveniente da Olimpia (670 a.C. circa, M 397): due guerrieri sulla sinistra e altri due sulla destra; al centro un’elegante figura femminile con indosso un mantello. I due guerrieri che le sono più vicini la trattengono per le mani o per i polsi, ma ella guarda in direzione di quelli sulla sinistra, sicché è stato ipotizzato si tratti dei Dioscuri.