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I Dioscuri nell’Italia meridionale

NEL MITO GRECO

2.5 I Dioscuri nell’Italia meridionale

Il culto dei «gemelli a cavallo» venne importato in Italia dalla Grecia, dapprima nelle colonie greche del Meridione (VI secolo a.C.) e in seguito presso le popolazioni limitrofe parlanti lingua osca. Nel nord Italia Etruschi e Latini iniziarono a venerare i Dioscuri a partire dalla fine del VI secolo a.C., dopo averli assimilati a divinità locali353. All’inizio del V secolo a.C. i Romani li inserirono tra gli dèi del Pantheon latino. Il culto dei gemelli divini esercitò notevole influenza sulle popolazioni italiche, in particolare sugli Etruschi e sui Latini. Secondo il mito, Castore e Polluce, partiti da Sparta, approdarono sulle coste dell’Italia meridionale intorno alla metà del VI secolo a.C. e la prima città in cui trovarono ospitalità e dimora fu, non a caso, una colonia greca, quella di Lokroi Epizephurioi (Locri Epizefiri, odierna Locri). In quel tempo la città era

essere confusi nella funzione di protettori dei naviganti. Tuttavia, se in età classica le loro rappresentazioni sono meno frequenti, si incontrano spesso nei vasi attici di V e IV secolo a.C. In età ellenistica si determinano nel tipo iconografico che poi resta comune all’ambiente romano, ovvero nudi e ricoperti solo da una clamide agitata dal vento, con il pìlos e spesso armati e a cavallo. Anche le loro attribuzioni sono cambiate: come protettori dei naviganti (Diod. Sic. 4. 43. 2) sono completamente confusi con i Cabiri; ma proteggono anche l'ospitalità (già in Pindaro, Nem. 10. 38; 10. 66-73), la musica, la danza, la poesia (Teocr.

Id. 22. 24). In Etruria compaiono ben presto coi nomi più usuali di Kastur e Pultuc, specialmente in

connessione con i Cabiri: ma spesso sono rappresentati anche isolatamente, ora vestiti, ora nudi, ora col

pileus, ora col petasos, a volte barbati, spesso in numero di tre ed insieme ad una donna. A Roma, dove

sono introdotti nel III sec. a.C., costituiscono un tema ricorrente nella decorazione dei sarcofagi. Tra le sculture più famose sono i Dioscuri di Monte Cavallo nella piazza del Quirinale, copie romane di sculture greche del V sec. a.C., quelli del Campidoglio, di tarda età imperiale, e i Dioscuri da Locri al Museo Nazionale di Napoli. Nel Foro romano si trovava il tempio di Castore e Polluce, costruito nel 484 a.C., ricostruito nel 117 a.C. e successivamente sotto Adriano: di esso rimangono solo le tre colonne corinzie.

352 Onorati nel mondo greco, in particolare a Sparta e nell’Argolide, come divinità protettrici della

giovinezza e delle gare ginniche, il loro culto fu in seguito adottato dagli Etruschi e, dal V secolo a.C., anche a Roma. Si credeva che essi presenziassero alle grandi battaglie (Maratona, Lago Regillo).

353 Non è chiaro se il culto sia stato importato dalle colonie della Magna Grecia o direttamente dalla Grecia.

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coinvolta in un conflitto con la potente colonia vicina, Krōton (Crotone). Gli abitanti di Locri inviarono messaggeri in patria per chiedere rinforzi, ma ciò che ottennero fu un mero supporto di carattere morale e religioso. Gli abitanti di Lokris Opountia inviarono in soccorso l’eroe Aiace figlio di Oileo; gli Spartani, lacerati dal conflitto con Argo per il possesso di Tegea, inviarono soltanto i Dioscuri che salparono presto per l’Italia. Grazie all’aiuto di quest’ultimi l’esercito di Locri Epizefiri riuscì a riportare una grande vittoria su quello di Crotone durante la battaglia presso il fiume Sagra (prima metà del VI secolo a.C.).

Le colonie di Taras (Taranto) e di Locri erano infatti minacciate dall’espandersi della Lega Achea (con le colonie Crotone, Sibari e Metaponto) che era arrivata a dominare il Golfo di Taranto. Ma a seguito della battaglia della Sagra l’espansione verso ovest subì una battuta d’arresto; in segno di riconoscenza per la vittoria loro garantita, i Locresi innalzarono altari in onore dei Dioscuri sulle sponde del fiume354. L’intervento salvifico ebbe notevoli conseguenze anche sul piano cultuale poiché, fatta eccezione per l’Etruria, nell’immaginario comune italico ai Dioscuri venne sempre attribuita una forte connotazione militare.

In conformità con il loro ruolo di soccorritori nelle avversità, i Dioscuri prestarono il loro aiuto anche ad alcuni generali che erano stati sconfitti. Mentre il generale Formione (Phōrmion) stava celebrando la theoxenia in loro onore a Sparta, essi gli apparvero e lo avvisarono di fuggire in Nord Africa anziché far ritorno nella sua patria di Crotone, pur essendo egli di fatto il responsabile del disastro nella città. Formione seguì il consiglio, marciò verso la Libia e si stanziò nella città greca di Cirene.Anche Leonumo (Leōnumos), un altro generale sconfitto di Crotone, ricevette il loro aiuto355.

L’episodio della Battaglia della Sagra dimostra chiaramente come i Dioscuri fossero ben noti alle popolazioni dell’Italia meridionale nella metà del VI secolo a.C.356

354 Cf. Strab. 6.1.10. Inoltre, nei templi di Locri risalenti al V secolo a.C., vennero rinvenute numerose

statue votive dei Dioscuri.

355 FGrH 115 (Theopompos) F 392.

356 Probabilmente, tranne nel caso di Locri, il loro culto avvenne inizialmente in forma privata e solo

secondariamente in forma pubblica. Per esempio non prima del IV secolo a.C. sulle monete d’oro usate nella colonia spartana di Taranto – per retribuire l’esercito – inizia a comparire l’effige dei Dioscuri. La nuova importanza attribuita alla cavalleria nelle battaglie tra colonie greche e popolazioni italiche può spiegarsi con un rinnovato interesse che la divina coppia a cavallo suscitò presso i governi delle città greche nel Sud Italia nel corso del IV secolo a.C. La Battaglia della Sagra contribuì a diffondere il culto dei

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Nella cultura romana i gemelli godettero di notevole considerazione a partire dall’inizio del V secolo a.C., dopo che nel 496 a.C., nella battaglia presso il lago Regillo, due misteriosi cavalieri portarono alla vittoria le truppe romane (Cic. Nat. D. 2.6; 3.11; Dion. Hal. Ant. Rom. 6.4-13). Poco dopo ai due cavalieri, identificati con Castore e Polluce, fu consacrato un tempio nel Foro. La celere introduzione del loro culto dalla Magna Grecia fu dovuta all’aristocrazia che, costituendo il ceto dei cavalieri, aveva in quell’occasione ottenuto una supremazia in battaglia. I Dioscuri erano infatti considerati suoi patroni.

Il loro culto si diffuse lungo l’Italia centrale nel corso del III secolo a.C., durante il dominio romano. Essi venivano definiti «i Figli di Giove» (Ioviois Puclois, Ioveis

Pucles), un titolo che mai ricevettero in latino. Infatti, pur essendo state assoggettate

all’impero di Roma, le popolazioni del centro Italia devono aver importato il culto dei Dioscuri dalla Magna Grecia e non dai dominatori romani.