TRA FRATELLANZA, AMICIZIA ED OMOEROTISMO
3.2 Dal mito greco antico: amicizia ed eroismo
3.2.1.4 Lo scontro con i Molioni Attorion
Dopo aver compiuto tutte e dodici le Fatiche, Eracle raduna intorno a sé un esercito di Tirinzi e di Arcadi e, grazie all’appoggio di volontari appartenenti alle più nobili famiglie greche, si appresta a far guerra al re dell’Elide, Augia, per vendicarsi della quinta fatica490. Quest’ultimo, prevedendo l’attacco, chiama in proprio soccorso i nipoti Eurito e Cteato, i Molioni (o Attorioni)491. Essi annientano le truppe dell’eroe e uccidono
488 Sull’attribuzione del componimento ad Archiloco, da parte di Pindaro cf. West 2009, p. 572, n. 18 e 19;
ved. anche von Sybel (1871) 201; Wilamowitz (1921) 286 n. 4.
489 Sulle formule vocative, comuni a testi greci e vedici cf. West 2009, p. 572. Si veda inoltre West 2007,
p. 306s.
490 Sulla spedizione di Eracle contro Augia cf. Diod. Sic. 4.33.1; Paus. 5.1.10ff.; Paus. 5.2.1; Paus. 6.20.16;
schol. Pind. Ol. 9.31 (40).
491 Coppia di eroi elei e specificamente epei, gemelli siamesi (τερατώδεις «contro natura», ma anche
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suo fratello Ificle. In seguito, tuttavia, Eracle riesce a tendere loro un agguato, sconfiggendoli492.
Vi sono almeno tre versioni sull’origine dei Molioni: una discendenza divina (da Poseidone), una umana (da Attore, fratello di Augia, Eust. Il. 303.5) e una madre di stirpe regale, proveniente dall’Etolia493.
I frammenti di Esiodo (fr. 18 M.-W.) e di Ibico (PMGF 285 Davies494) lasciano
intendere che si tratti di una coppia di gemelli siamesi (συμφυεῖς li definisce Apollodoro,
Bibl. 2.7.2)495, dato che tuttavia non è necessariamente deducibile dall’Iliade496. D’altro
canto, vi sono numerose attestazioni dei Molioni come modelli figurativi nell’arte del Tardo Geometrico497.
Rivolgendo nuovamente l’attenzione allo scontro, l’episodio precedente in cui Eracle aveva pulito le Stalle di Augia in Elide – a prescindere dal fatto che possa o meno essere considerato una delle fatiche, come sostiene Gantz – sembra richiamare, fin dall’inizio, l’attenzione su un caso di pay withheld ovvero su una ricompensa richiesta dall’eroe e negatagli dal sovrano498. Nella versione pindarica (Ol.10.26-34), la speranza
Moline, figlia di Molo. Erano detti anche Attornioni o Attoridi. Le due teste, gli arti raddoppiati e i due corpi fusi insieme, oltre a renderli mustruosi, gli conferivano una forza straordinaria (Hes. fr. 17; 18). Secondo alcuni, essi erano formati da due corpi uniti in uno (schol. Il. 13.638, 639). Secondo altri essi avevano ciascuno due teste, quattro piedi e quattro mani ma un unico corpo (schol. Il. 11.709). Cf. Eust. Il. 11.749; ved. Athen.2.50. Nell’Iliade, Nestore si vanta affermando che sarebbe riuscito a sconfiggerli se il loro padre (in questo caso Poseidone) non li avesse aiutati (Il. 11.750-52); in un’altra occasione, essi sconfiggono Ettore in una corsa con i carri (Il. 23.638); anche A. Gostoli (in Cerri 2006, p. 79), commentando Il. 2.620-21, conferma la notizia secondo la quale i due gemelli erano guerrieri fortissimi, abili soprattutto nella guida di carri. I figli dei Molioni, Anfimaco e Talpio, si unirono a Nestore contro i Troiani (Il. 2.620).
492 Ercole tende loro un agguato mentre sono in visita ai Giochi Istmici e li uccide nei pressi di Cleone, dal
momento che non era riuscito ad avere soddisfazione di loro in battaglia (essendo essi aiutati da Augia) e a vendicare così il torto subito dal re che non gli aveva riconosciuto la ricompensa dovuta alla sua fatica (cf. Pind. Ol. 10.26-34; Pher. FGrH 3 F 79a; Apollod. Bibl. 2.139 ss., 2.7.2; Diod. Sic. 4.33; Paus. 2.15.1, 5.1.10-2, 2). Compiuto ciò, Eracle uccide Augia e consegna il trono dell’Elide a Fileo, cf. Tetamo 1997, p. 345-46.
493 Si veda Matthes, s.v. A., LFE 1.444 s. Cf. anche New Pauly2002, vol. 1, s.v. «Aktoriones».
494 Scrive Ibico: τούς τε λευκίππους κόρους | τέκνα Μολιόνας κτάνον, | ἅλικας ἰσοκεφάλους ἑνιγυίους |
ἀμφοτέρους γεγαῶτας ἐν ὠέωι|ἀργυρέωι. «Uccisi i giovani dai bianchi cavalli|i figli di Molione: | gemelli cui il capo spuntava | da un unico corpo, | nati da un uovo d’argento». Guidorizzi 2007.
495 Scrive Apollodoro: Αὐγείας δὲ τὸν ἀφ᾽ Ἡρακλέους πόλεμον ἀκούων κατέστησεν Ἠλείων στρατηγοὺς
Εὔρυτον καὶ Κτέατον συμφυεῖς, οἳ δυνάμει τοὺς τότε ἀνθρώπους ὑπερέβαλλον, παῖδες δὲ ἦσαν Μολιόνης καὶ Ἄκτορος, ἐλέγοντο δὲ Ποσειδῶνος: Ἄκτωρ δὲ ἀδελφὸς ἦν Αὐγείου. Cf. LSJ s.v. συμφυεῖς: τοῖς σώμασιν Epicur. fr.30, cf. Ep.1p.14U.
496 Sulla loro caratterizzazione nell’Iliade ved. n. 92, sotto. 497 Ved. Schweitzer 1922, pp. 17-129; Fittschen 1969, pp. 68-75. 498 Cf. Gantz 1993, p. 424.
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di riuscire ad ottenere ciò che gli spetta di diritto diventa per Eracle il movente reale dell’agguato teso ai Molioni (che, in questo caso, parrebbero figli di Poseidone), nei pressi di Cleone, i quali, peraltro, avevano annientato le sue truppe di Tirinzi nell’Elide499:
ἐπεὶ Ποσειδάνιον πέφνε Κτέατον ἀμύμονα, πέφνε δ᾽ Εὔρυτον, ὡς Αὐγέαν λάτριον ἀέκονθ᾽ ἑκὼν μισθὸν ὑπέρβιον πράσσοιτο, λόχμαισι δὲ δοκεύσαις ὑπὸ Κλεωνᾶν δάμασε καὶ κείνους Ἡρακλέης ἐφ᾽ ὁδῷ, ὅτι πρόσθε ποτὲ Τιρύνθιον ἔπερσαν αὐτῷ στρατὸν μυχοῖς ἥμενον Ἄλιδος Μολίονες ὑπερφίαλοι.
Anche Ferecide concorda con Pindaro nel ritenere quello della sconfitta dei Molioni l’episodio chiave della vendetta di Eracle nei confronti di Augia (3F79b)500.
Autori più tardi offrono testimonianze utili a completare il quadro. Apollodoro, che certamente conferma, senza approfondire, l’unione fisica dei due gemelli, racconta che Eracle, durante la marcia verso l’Elide, si ammala e i Molioni, avvantaggiati dall’assenza dell’eroe, annientano la sua armata (Bibl. 2.7.2)501. Ritiratosi a seguito della
sconfitta iniziale, Eracle prepara dunque l’attacco successivo e, in occasione dei Giochi Istmici, riesce ad uccidere Cteato ed Eurito che erano giunti in rappresentanza della loro
499 È probabile che la notizia della sconfitta di una parte dell’armata di Eracle, durante le prime fasi dello
scontro, fosse riportata anche da Ferecide, cf. Gantz 1993, p. 424.
500 L’Iliade non riporta l’episodio del dissidio tra Eracle e Augia e del conseguente scontro. Ciò che si
apprende dal testo omerico è che i due gemelli mostruosi erano chiamati col patronimico di “Attorioni” (Ἀκτορίωνε), «figli di Attore», e che quello di “Molioni” (Μολίονε) era presumibilmente un matronimico derivante dalla loro madre Molione (o Moline: sulla forma del nome si veda anche West 1993, p. 304 n. 750). Cf. Il. 2.620-21 (il patronimico “Attorioni” viene qui esteso anche ai loro figli, Anfimaco e Talpio), 11.706-10 (Μολίονε…παῖδ᾽ ἔτ᾽ ἐόντ᾽), 11.750-2 (Ἀκτορίωνε Μολίονε παῖδ᾽), 23.638-40 (οἴοισίν μ᾽ ἵπποισι παρήλασαν Ἀκτορίωνε). Cf. anche Paus. 5.1.10ss., 5.2.1ss., 5.2.5ss. Tuttavia, stando alle parole di Nestore nel passo già citato (Il. 11.750-52), i Molioni furono salvati sul campo di battaglia da loro padre Poseidone, ragion per cui si potrebbe dedurre quanto segue: Attore, legittimo sposo di Molione, sarebbe il padre putativo e umano dei gemelli, nati in realtà dall’unione tra la stessa e Poseidone, cf. Gantz 1993, p. 424. A. Gostoli (in Cerri 2006, pp. 79 e 267) commenta i suddetti versi dell’Iliade affermando altresì che l’appellativo “Molioni” deriverebbe in realtà loro dal nonno paterno Molo; la studiosa conferma dunque l’alternanza tra i due appellativi, e afferma inoltre che lo schema padre umano e putativo vs padre divino e reale ricorre in molte altre leggende eroiche, come quella dello stesso Eracle (padre umano Anfitrione, padre divino Zeus), di Menestio (padre umano Boro, padre divino Sprecheo, Il. 16.173-78) o degli stessi Castore e Polluce (padre umano Tindareo, padre divino Zeus).
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città502. Pausania aggiunge un elemento importante nella vicenda, dal quale si evince la presenza di Ificle al fianco del fratello: durante il primo scontro tra Eracle ed Augia, Ificle cade per mano dei figli di Attore, di cui viene esplicitato anche il matronimico «Molioni» (cf. ibid. 8.14.9)503. Diversamente, nel racconto fatto da Diodoro Siculo i Molioni non vengono nemmeno menzionati: dopo aver subito una prima sconfitta a causa degli Elei, Eracle sbaraglia e uccide Eurito – che viene detto figlio di Augia – nei pressi di Cleone, assicurandosi in questo modo la conquista dell’Elide (Diod. Sic. 4.33.1-4).
Passando dalle testimonianze letterarie a quelle iconografiche, Gantz (1993) informa circa una serie di rappresentazioni antiche che, a suo avviso, potrebbero essere assunte quale utile riferimento per ricostruire l’episodio del combattimento tra Eracle e questa coppia di gemelli504. Le testimonianze più antiche sono costituite da due recipienti risalenti al Tardo Geometrico (rispettivamente un cratere proveniente dal Ceramico (Louvre A519) e un’oinochoe rinvenuta nell’Agorà ateniese (Agorà P4885))505. Del
cratere resta un frammento: sul bordo sinistro, nella fascia inferiore, è possibile distinguere una figura avente quattro gambe e due braccia sinistre; sfortunatamente, le due teste e le braccia destre sono andate perdute. Questa figura ambigua appare coinvolta in uno scontro contro un guerriero dalle fattezze normali, collocato sulla destra. Tuttavia, afferma Gantz (op. cit., p. 425), la gran parte delle figure rappresentate sul cratere sembrano appartenere a scene di guerra, pertanto il suddetto duello potrebbe non ritrarre necessariamente lo scontro tra Eracle e i Molioni. Al di sotto del beccuccio dell’oinochoe v’è una scena coi carri, che potrebbe riferirsi ad una gara o uno scontro. Dalla parte opposta, sotto il manico, un guerriero armato di spada avanza contro due figure astanti vicino ad un carro. Una di queste, sulla sinistra, brandisce una spada contro il loro nemico mentre l’altra, sulla destra, tiene la frusta e le redini ed ha già messo un piede sul carro. Dalla vita alle spalle, i corpi di queste due figure sono nascosti da due scudi rettangolari
502 Qui il loro padre adottivo, Attore, viene indicato come fratello di Augia; in Pausania egli è figlio di
Forba, figlio di Lapito, e di Hyrmine, figlia di Epeio (Apolod. Bibl. 5.1.11), cf. Gantz 1993, p. 425.
503 Paus. 8014.9: Ἰόλαον μὲν δὴ τὰ πολλὰ Ἡρακλεῖ συγκάμνειν λέγουσιν Ἕλληνες· Ἰφικλῆς δὲ ὁ Ἰολάου
πατήρ, ἡνίκα ἐμαχέσατο Ἡρακλῆς πρὸς Ἠλείους τε καὶ Αὐγέαν τὴν προτέραν μάχην, τότε ὑπὸ τῶν παίδων ἐτρώθη τῶν Ἄκτορος, καλουμένων δὲ ἀπὸ Μολίνης τῆς μητρός.
504 Per le fonti iconografiche più antiche, in particolare per il Cratere attico risalente al Tardo Geometrico
e conservato a New York (NY 14.130.15) cf. Gantz 1993 (p. 86 nota 77) che rimanda a Fittschen 1969, pp. 68-75.
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“a scacchiera” («checkerboard») che si uniscono a formare un quadrato. Lo studioso afferma che questa apparente fusione tra le due figure potrebbe dunque essere un’illusione (dovuta, appunto, alla vicinanza degli scudi), ma che lo strano accostamento dei due guerrieri, pur essendo le loro gambe evidentemente separate e le due teste rivolte in direzioni opposte, induce a pensare che si tratti di un unico busto e, dunque, di gemelli Siamesi (ibid.). In un periodo più recente (verso il 700 a.C. c.a.) si colloca una fibula cretese di bronzo (Atene 11765): qui il modulo della coppia di gemelli siamesi appare chiaro e definito (ibid.) Un guerriero armato di spada ne attacca un altro che è formato da un unico corpo con due teste e gli arti raddoppiati (agli effetti, nella parte inferiore i corpi sono separati, la giunzione avviene all’altezza della vita). Le due mani sinistre impugnano ciascuna una spada mentre quelle di destra brandiscono la stessa spada, per un totale di tre spade dirette contro l’avversario. Secondo Gantz, da una raffigurazione del genere è possibile dedurre come la fenomenologia dei gemelli siamesi fosse conosciuta e ben rappresentata a quell’epoca; pertanto, è verosimile l’ipotesi che i Molioni fossero noti già anticamente, anche per il loro particolare aspetto (ibid.). Tuttavia, per quanto concerne il guerriero antagonista, risulta difficile comprendere chiaramente se si tratta di Eracle o di Nestore (o di un altro guerriero). Con l’inizio del VII secolo a.C. si assiste alla pressoché definitiva scomparsa, nell’ambito della documentazione iconografica greca conservata, di questo genere di coppia di gemelli siamesi, così rappresentata (ibid.).
Considerando nuovamente la genealogia del Molioni e, in particolare, soffermandosi sul Catalogo delle donne esiodeo, tra le testimonianze che confermano la tradizione secondo la quale Molione era la madre, Attore il padre putativo e Poseidone il padre naturale, vi sono un frammento esiodeo (Hes. fr. 17 M.-W.) e gli scholia a Il. 11 e 23. Gantz informa inoltre che nel papiro sta scritto – evidenziato da spaziature – che v’era qualcosa di straordinario nel numero di piedi, mani e teste, sicché si deduce (il papiro qui si interrompe) come nella rappresentazione mitica l’aspetto fisico dei Molioni fosse considerato singolare506. Gli scholia al racconto di Nestore (Il. 23.638-42) citano
Aristarco che, a sua volta, aveva fatto riferimento ad Esiodo in sostegno alla propria ipotesi, secondo la quale il termine δίδυμοι al v. 641 aveva un significato ambiguo e
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complesso, probabilmente non essendo attribuito a dei semplici gemelli507. Il resto dello
scholium è confuso, tuttavia pare che Aristarco (operando una congettura del passo
omerico) volesse dire che i Molioni, a dispetto dei Dioscuri, erano uniti nel corpo. Tuttavia, per quanto concerne il Catalogo esiodeo, egli deve aver certamente visionato un testo più completo rispetto a quello di cui dispongono i moderni. Ibico, in un frammento citato da Ateneo, deve aver avuto la medesima intuizione, sebbene formulata in modo poco chiaro: Eracle (si suppone) si vanta di aver ucciso «i giovani dai bianchi cavalli, i figli di Molione, coetanei, che condividono gli arti ma non la testa, nati entrambi da un uovo d’argento» (285 PMG). L’uovo e i cavalli bianchi richiamano rispettivamente la nascita di Elena e i Dioscuri. Pur tralasciando questa coincidenza, i frammenti delineano una creatura pensata come formata da due uomini (due infatti sono le teste) che condividono lo stesso corpo o, quantomeno, il torace. Lo scholium all’Iliade, che riporta e commenta la notizia dell’agguato ai due gemelli presente in Ferecide, riferisce già che essi erano una creatura biforme, avente due teste, quattro mani e quattro piedi, ma un solo corpo; una creatura dotata di una forza straordinaria, tale da riuscire a sconfiggere tanto i nemici quanto gli avversari nelle competizioni atletiche (ΣA Il. 11.709). Un’interpretazione letterale dello scholium potrebbe altresì indurre a ritenere che ciascuno dei due gemelli avesse due teste e gli arti raddoppiati; ma le testimonianze finora addotte scoraggiano una simile conclusione508. Verosimilmente lo scoliasta non disponeva delle risorse linguistiche atte a descrivere con chiarezza una fenomenologia tanto particolare; probabilmente egli intendeva dire che ciascun gemello aveva una testa, due braccia e due gambe ma condivideva il corpo con l’altro, sicché, nel complesso, la creatura appariva con due teste, quattro braccia e quattro gambe.
Tornando alle testimonianze letterarie sull’episodio mitico, emergono altri particolari. Per quanto è dato sapere, non vi sono fonti che forniscano maggiori informazioni riguardo al combattimento tra Eracle e i Molioni, eccezion fatta per la
507 Cf. LSJ s.v. δίδυμος, p. 422: con il significato di «doppio, duplice» il termine compare in Pind. Pyth.
4.209, Eur. HF. 656; Pl. Criti. 113e; Od. 19.227; διδύμαιν χειροῖν Soph. El. 206; χερὶ διδύμᾳ, Pind. Pyth. 2.9; δ. ἅλς, Soph. Ant. 967. In particolare, con il significato di «gemello»: δ. κασίγνητος Pind. Nem.1.36; δ. τέκνων ἄριστα Soph. OC. 1693; δ. τέκεα Eur.Hel.220; come «gemelli»: oltre a Il. 23.641, anche Hdt. 5.41; riferito alla Costellazione di Gemelli, Eudox. Fragmenta ap. Hipparch. 1.2.8, Arat. 147, IG 14.1307; also δίδυμα, τά, Hdt. 6.52; δύο διδύμω Eur. Or. 1401.
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notizia (riportata concordemente dai testi) relativa alla morte dei due gemelli avvenuta a seguito di un’imboscata organizzata da Eracle509. Rimosso l’ostacolo rappresentato da
Cteato ed Eurito, l’eroe può marciare contro l’Elide, mettere in sacco la città di Elis e vendicarsi così nei confronti di Augia. Pindaro accenna all’episodio scrivendo che «il re degli Epei, ingannatore di ospiti» assiste impotente alla distruzione della sua città messa a ferro e fuoco (cf. Ferecide, 3F79)510. Apollodoro aggiunge che Eracle uccise Augia e i
suoi figli, salvò dall’esilio Fileo, che era stato bandito assieme a lui, e lo pose sul trono (Apollod. Bibl. 2.7.2).
Altro avversario dei Molioni è Nestore. Sebbene in una prima fase dello scontro l’eroe non riesca a sconfiggerli, in virtù dell’aiuto loro garantito da Poseidone (Il. 11.750- 52), la sua successiva vittoria sui gemelli in occasione della battaglia tra Pili ed Epei si spiega in parte con l’assunto che Cteato ed Eurito all’epoca dei fatti erano molto giovani e, di conseguenza, non ancora pienamente addestrati alla guerra (παῖδ᾽ ἔτ᾽ ἐόντ᾽, οὔ πω μάλα εἰδότε θούριδος ἀλκῆς, Il.11.710)511. Certamente Nestore ottiene scarso successo
contro di loro nella corsa coi carri, durante i giochi funebri per l’epeo Amarinceo, come egli stesso afferma.512 Ai versi Il. 23.639 e 641, quasi a giustificarsi per la sconfitta subita, Nestore afferma e ribadisce che i Molioni erano in maggioranza (πλήθει πρόσθε βαλόντες) in quanto gemelli (δίδυμοι). L’eroe infatti primeggia in tutte le competizioni, eccetto nella gara dei carri dove viene superato dai Molioni poiché essi si spartiscono le funzioni: uno tiene le redini di cavalli, l’altro gli incita con la frusta. Certamente, a rendere invincibili i Molioni è il fatto che entrambi, pur con ruoli diversi, agiscono sempre insieme e per un comune obiettivo (come nel modulo a due miceneo); tuttavia, né in questo passo né altrove viene chiarito – almeno da parte di Nestore – se questo agire
509 Cf. Ibid. nota sopra.
510 Pind. Ol. 10.34-38: Μολίονες ὑπερφίαλοι. καὶ μὰν ξεναπάτας | Ἐπειῶν βασιλεὺς ὄπιθεν|οὐ πολλὸν ἴδε
πατρίδα πολυκτέανον ὑπὸ στερεῷ πυρὶ | πλαγαῖς τε σιδάρου βαθὺν εἰς ὀχετὸν ἄτας | ἵζοισαν ἑὰν πόλιν. Anche Pausania menziona appena l’episodio, e racconta che gli Epei, in collera per l’agguato teso in occasione dei Giochi Istmici, da quel momento iniziarono a boicottare gli stessi (Paus. 5.2.1-2). Tanto Pindaro (ibid.) quanto Apollodoro (loc.cit.) attribuiscono ad Eracle la fondazione dei Giochi Olimpici.
511 Cf. Gantz 1993, p. 424.
512 Hom. Il. 23.638-42: οἴοισίν μ᾽ ἵπποισι παρήλασαν Ἀκτορίωνε | πλήθει πρόσθε βαλόντες, ἀγασσάμενοι
περὶ νίκης, | οὕνεκα δὴ τὰ μέγιστα παρ᾽ αὐτόθι λείπετ᾽ ἄεθλα. | οἳ δ᾽ ἄρ᾽ ἔσαν δίδυμοι· ὃ μὲν ἔμπεδον ἡνιόχευεν, | ἔμπεδον ἡνιόχευ᾽, ὃ δ᾽ ἄρα μάστιγι κέλευεν. Trad.: “Soltanto con i cavalli mi vinsero gli Attorioni,| superiori per numero, infatuati della vittoria,|poiché restavano i premi più belli per quella gara.|Erano due gemelli: uno sempre alle redini, | sempre alle redini, l’altro spronava con la frusta”.
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simultaneo di Cteato ed Eurito sia dovuto all’impossibilità stessa, per i due, di agire in piena autonomia, in quanto gemelli Siamesi e quindi costretti sin dalla nascita a condividere se non gli arti, quanto meno il corpo. Nelle parole di Nestore emerge la semplice, per quanto amara per lui, constatazione che si tratta di due gemelli, uniti nell’agire come del resto ci si aspetterebbe (si considerino i Dioscuri). Tuttavia, se si assumesse l’idea che fossero siamesi, indubbiamente una simile peculiarità potrebbe spiegare la ragione per cui, nell’ambito dei giochi, fosse stato concesso a due uomini di competere contro uno solo: infatti non avrebbero potuto gareggiare separatamente.