NEL MITO GRECO
2.3 Custodi della sorella
2.3.3 La funzione della figura femminile nelle storie di gemell
quello che impedisce a Teseo la sua presenza nella medesima città236. Infatti, l’assenza dell’eroe ateniese Teseo era imputabile, ancor prima che alla sua appartenenza da una fase cronologicamente anteriore alla guerra troiana, dal fatto che in un altro ciclo narrativo indipendente da quello troiano l’eroe era stato protagonista del rapimento di Elena, ragion per cui non poteva figurare tra gli eroi greci che si recarono a Troia per soccorrere la fanciulla. Al suo posto, a capo del contingente ateniese a Troia la tradizione epica poneva Menelao. Tuttavia, l’esclusione di Teseo dalle vicende troiane veniva compensata – in parte con un paradosso cronologico – dalla presenza dell’anziana madre Etra, che si trovava a Troia in veste di ancella di Elena (Il. 3.144). Nemmeno i Teseidi, Acamante e Demofonte, potevano figurare tra i pretendenti-soccorritori di Elena a Troia, in quanto figli del primo rapitore; tuttavia, la propaganda ateniese costruì la loro partecipazione alla fase finale della guerra con una motivazione diversa ovvero attingendo al nucleo tematico principale dell’Iliade, che originava dal rapimento di Elena, ma inserendo “una forte anomalia nella tipologia eroica di quel tema”237: nella versione riportata dalla Piccola
Iliade e dall’Iliupersis, Acamante e Demofonte partivano da Troia con l’unico obiettivo
di recuperare la nonna Etra, trascurando qualsiasi iniziativa legata ad Elena, “conferendo alla loro impresa una sfumatura quasi caricaturale che non è estranea…allo spirito della
Telegonia”238.
2.3.3 La funzione della figura femminile nelle storie di gemelli
La presenza di una figura femminile nella storia di due eroi costituisce un elemento ricorrente in alcuni racconti mitici (cf. Oreste e Pilade, Teseo e Piritoo).
Particolarmente interessante risulta proprio il caso in cui l’elemento maschile della triade sia costituito da una coppia di fratelli, come nel caso dei Dioscuri. Come si è detto, la coppia greca dei gemelli divini figli di Zeus condivide una serie di caratteristiche con la coppia indiana dei gemelli Asvìni e, da ultimo, anche la figura di Elena consente di individuare ulteriori analogie sul tema.
236 Cf. Cingano 2011, p. 21. Sulle vicende che riguardano Teseo e i Teseidi si veda anche Cingano 2007. 237 Cf. Cingano 2011, p. 21.
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Nel Grande libro degli Dèi (il Bṛhaddevatā) della mitologia indiana si narra la storia della nascita degli Aśvins. Come s’è visto (cfr. par. 2.1.1), la divina Saraṇyū, dopo aver generato due figli gemelli mortali, abbandonò loro e il marito per far ritorno tra i suoi consimili gravida di un’altra coppia di gemelli, gli Aśvins239. La storia di Saraṇyū
risulta quindi interessante perché nell’elemento della sostituzione e della metamorfosi trova una certa consonanza con il mito di Elena. Entrambe infatti, già sposate a due uomini, generano con essi dei figli ma, disamorate dei mariti, fuggono, dopo aver lasciato un sostituto al loro posto240.
Ma nel mito degli Aśvins è presente un’altra figura femminile che condivide anch’essa alcune caratteristiche con la sorella dei Dioscuri. Si tratta di Sūryā, la Figlia del Sole, moglie di entrambi i gemelli indiani e con la quale i due condividono il carro (a tre ruote) durante i loro viaggi (RV 8: 29, 8). Il motivo della triade (di due uomini e una donna) è molto importante nel mito degli Aśvins (il numero “tre” nella mitologia indiana ha un significato mistico), ma situazioni analoghe si verificano anche in ambito greco per cui coppie di eroi sono legate ad una figura femminile, sia essa sorella, moglie o madre241. Secondo una versione del mito indiano – che per certi aspetti ricorda l’episodio del ratto delle Leucippidi - i fratelli Asvini, a bordo di un carro a tre ruote, si recarono alle nozze di Sūryā e Soma in veste di amici dello sposo (RV 10: 85, 14). Probabilmente essi tramavano in segreto di intromettersi per infrangere l’unione coniugale tra i due e fuggire con Sūryā per sposarla242. Secondo un’altra versione del mito, i due gemelli avrebbero
239 Ved. nota 11. Secondo un’altra versione del mito (Bṛhaddevatā, 7: 1) l’abbandono dei figli e del marito
avviene per volontà stessa della donna che, stanca di vivere tra i mortali, decide di agire in tal senso e di creare un’altra donna, di condizione mortale, cui affidare i propri primogeniti. Cf. Walker 2015, p. 163.
240 Per quanto concerne lo storia dell’eidōlon di Elena cfr. Hes. fr. 358 MW = 298 Most; Stesic. fr. 190,
192 e 193 Davies; Eur. Hel. 31-55. Cf. Walker 2015, pp. 164-67. Nella prima Palinodia, Stesicoro racconta infatti che Elena avrebbe viaggiato con Paride fino in Egitto dove sarebbe stata sottratta con l’inganno dal re locale, Proteo; pertanto a Troia sarebbe giunta solo un’immagine (εἴδωλον, una sorta di «fantasma») della donna, creata ad uopo da un dio, probabilmente da Ermes.
241 Altre fonti letterarie relative a rapimenti di fanciulle: il mito di Medea cercata dal fratello Apsirto (Ap.
Rhod. Argon. 4. 224-5, 303-481); il mito di Europa, cercata dai fratelli (Apollod. Bibl. 3.1.1). In entrambi i casi sono i padri ad ordinare ai figli di cercare le sorelle. Altro esempio si riscontra nel mito di Arsinoe (cf. Apollod. Bibl. 3. 7. 5). Anche il carro è un elemento non nuovo nel mito greco e spesso associato a rapimenti o trasporti di fanciulle.
242 In qualità di amici dello sposo Soma, i due fratelli avrebbero dovuto sostenerlo nella gara tra i pretendenti
alla mano della fanciulla, che in ogni caso gli era già stata promessa in sposa dal padre di lei. Tuttavia, secondo le parole dell’inno, è probabile che i due avessero già deciso di rapirla. Cf. Walker 2015, pp. 50- 58. Per le relazioni tra gli Aśvins e la Figlia del Sole si vedano i seguenti contributi: Bloomfield 1893, p.
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agito come pretendenti alla mano della fanciulla che, avendoli scelti entrambi come mariti ma non potendo esercitare la bigamia, decise di non sposarli e di fuggire con loro (RV 1: 184, 3a).
La figura di Elena – in particolare nel mito dei Dioscuri – consente dunque di rintracciare dei parallelismi con altre figure femminili della mitologia indoeuropea e, nello specifico, della mitologia indiana. Le somiglianze tra Elena, Saraṇyū e Sūryā – rispettivamente sorella dei Dioscuri e madre e moglie degli Aśvins –, sono utili non solo a stabilire un confronto tra le due coppie di gemelli divini, ma anche, in parte, a comprendere il rapporto triadico che spesso si genera tra due figure maschili e una femminile243.
In ambito greco le varie testimonianze letterarie risultano infatti concordi nel mostrare “come i rapimenti di Elena (Teseo e Piritoo; Paride ed Enea), il corteggiamento risolto nel matrimonio (gli Atridi), l’accoglienza di ospiti (Paride ed Enea accolti dai Dioscuri) e i suoi recuperi dopo i rapimenti (i Dioscuri; gli Atridi) siano stati effettuati da coppie di eroi, a volte legati da stretti rapporti di parentela”244. L’allusione alla morte dei Dioscuri nell’Iliade rimarca la non pertinenza di quest’ultimi rispetto all’orizzonte spazio-temporale della saga iliadica e quindi dell’impresa troiana. Notevole il fatto che nell’ultimo episodio conosciuto della loro biografia mitica - successivo al matrimonio di Elena con Menelao e al conseguente rapimento attuato da Paride – “il ruolo dei Dioscuri subisca un cambiamento, da tutori della sorella a ladri di bestiame e rapitori di fanciulle”245.
181; Geldner 1951, vol. l pp. 264, 476, vol. ll pp. 150, 166 vol. lll p. 268; Jaminson 2000, pp. 304-09; Macdonell 1898-2002, p. 35.
243 Per quanto concerne Elena, ci riferisce qui non tanto alla figura di Elena di Troia quanto a quella di
Elena quale divinità onorata ad Atene e a Sparta, come evidenziato precedentemente. Probabilmente il mito relativo al suo rapimento e trasporto a Troia è stato modellato su storie locali relative a sue sparizioni dall’Attica e dalla Laconia. Cf. Walker 2015, pp. 167-73.
244 Cf. Cingano 2011, p. 19-20. 245 Ibid. nota sopra.
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