TRA FRATELLANZA, AMICIZIA ED OMOEROTISMO
3.2 Dal mito greco antico: amicizia ed eroismo
3.2.1.2 Lo scontro con l’Idra di Lerna
M. West ha dedicato un’articolo alla figura di Iolao, che gli definisce «sidekick» di Eracle, termine che conosce diversi significati e interpretazioni: «amico», «compagno», «assistente», «secondo»440. L’accezione prevalente è militare; si tratta dunque di uno scudiero, un compagno d’armi che si distingue per determinate doti.
È opinione comune che Iolao rivesta un ruolo ben definito rispetto ad Eracle; così appare la sua figura nella tradizione letteraria, per esempio quando Esiodo descrive l’episodio forse più importante, che vede i due eroi protagonisti nella Seconda Fatica, ovvero nello scontro con l’Idra di Lerna (Theog. 316-18)441:
καὶ τὴν μὲν Διὸς υἱὸς ἐνήρατο νηλέι χαλκῷ Ἀμφιτρυωνιάδης σὺν ἀρηιφίλῳ Ἰολάῳ Ηρακλέης βουλῇσιν Ἀθηναίης ἀγελείης.442
la versione beotica primitiva di un mito del quale gli Argonauti rappresentano la versione tessalica. Cf. Sergent 1986, p. 131-32.
438 [Dice Iolao] νῦν δ᾽, ἐπεὶ κατ᾽ οὐρανὸν | ναίει, τὰ κείνου τέκν᾽ ἔχων ὑπὸ πτεροῖς | σῴζω τάδ᾽ αὐτὸς
δεόμενος σωτηρίας. Trad. it. di Romagnoli: “Ed or ch'egli soggiorna | in cielo, sotto l'ali mie proteggo | i suoi figliuoli; e avrei bisogno io stesso|di chi mi proteggesse”.
439 Cf. Sergent 1986, p. 134-38. Nel suddetto episodio, l’eroe degli Eraclidi si copre di gloria fermando
l’armata micenea di fronte a Tebe e uccidendone il capo, il re Euristeo (cf. Pind. Pyth. 9.79-80 e schol.Pind.ibid.; Eur. Heracl. 796, 843-63, 851 ss.; Strab. 8.6.19; Paus. 1.44.10; Ov. Met. 9.394-401, 630- 31).
440 Cf. West 2009, p. 565.
441 Sull’episodio cf. Eur. HF. 419 ss.; Diod. Sic. 4.11.5ss; Paus.2.37.4, 5.5.10, 5.17.11; Zenob. Cent. 6.26;
QS. 6.212 ss.; Tzetze, Chil. 2.237 ss.; Verg. Aen. 8.299 ss.; Ov. Met. 9.69 ss.; Hyg. fab. 30. Diodoro e Ovidio moltiplicano le teste dell’Idra fino a cento; Pausania (2.37.4) le riduce ad una soltanto. Il racconto di Zenobio è chiaramente basato su quello di Apollodoro (Bibl. 2.5.2), sebbene l’autore non faccia menzione della sua fonte. Nella Teogonia l’Idra di Lerna è la creatura generata da Echidna e Tifaone (Theog. 313-18).
442 Trad. a c. di Cassanmagnago 2009: “E quella il figlio di Zeus uccise con il bronzo che non conosce pietà,
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Una delle fonti principali sull’episodio è Apollodoro (Bibl. 2.5.2), il quale precisa che Eracle va incontro al mostro ἐπιβὰς οὖν ἅρματος, ἡνιοχοῦντος Ἰολάου. Inoltre, dopo aver calpestato e ucciso il granchio gigante inviatogli da Era, l’eroe chiede l’aiuto del compagno che, cauterizzando le cervici mozzate del mostro, riesce ad impedire la ricrescita delle teste:
διὸ τοῦτον ἀποκτείνας ἐπεκαλέσατο καὶ αὐτὸς βοηθὸν τὸν Ἰόλαον, ὃς μέρος τι καταπρήσας τῆς ἐγγὺς ὕλης τοῖς δαλοῖς ἐπικαίων τὰς ἀνατολὰς τῶν κεφαλῶν ἐκώλυεν ἀνιέναι.443
Anche le rappresentazioni artistiche del suddetto episodio testimoniano la prima apparizione di Iolao al fianco di Eracle proprio all’atto dell’uccisione del mostro; da quel momento, Iolao figurerà in numerose altre scene, sempre in veste di compagno di Eracle, a volte guidando il carro dell’eroe, e sarà spesso descritto come un guerriero444.
In Esiodo non v’è menzione del numero di teste del mostro poiché il riferimento è conciso. Tuttavia, una serie di rappresentazioni artistiche riproducono le fattezze della creatura nell’immaginario mitico, confermando questa sua caratteristica essenziale445.
Gantz ne descrive alcune446. In questa sede, interessano particolarmente le raffigurazioni in cui compaiono entrambi gli eroi: su di una fibula ricurva, proveniente da Tebe (Londra, 3205) Eracle è ritratto nell’atto di attaccare con la spada un serpente mentre lo tiene per il collo dal quale fuoriescono sei teste. In basso, un guerriero di dimensioni leggermente ridotte, forse Iolao, attacca alla coda del mostro con un ἅρπη dentellato447. Alla fine del
VII e all’inizio del VΙ secolo a.C. cominciano ad apparire rappresentazioni corinzie in cui figurano Eracle, nell’atto di scagliarsi con la spada (in un caso, con la clava) contro il mostro, e Iolao che lo aiuta a decapitarlo, quasi sempre armato di ἅρπη («falce»)448.
443 Cf. anche Hes. Theog. 316-18: καὶ τὴν μὲν Διὸς υἱὸς ἐνήρατο νηλέι χαλκῷ | Ἀμφιτρυωνιάδης σὺν
ἀρηιφίλῳ Ἰολάῳ | Ηρακλέης βουλῇσιν Ἀθηναίης ἀγελείης.
444 Ved. Papili, in: LIMC 5.1, 686-696 s.v. «Iolaos».
445 Per le testimonianze iconografiche più antiche, si rimanda a Fittschen 1969, pp. 147-50. 446 Cf. Gantz 1993, pp. 384-85.
447Un’altra fibula, risalente allo stesso periodo circa (700 a.C.), a sezione rettangolare (Philadelphia,
University Museum, 75-35-1), mostra Eracle e Iolao in piedi ai lati dell’Idra: di essa rimangono solo due teste, ma molti colli sono afflosciati e una miriade di brandelli schizzano attorno; Iolao affera la sua ἅρπη. Si conserva solo una piccolo parte del piede di un tripode bronzeo (Olimpia B 5800, 620 a.C. circa) in cui si notano le gambe di due guerrieri, la parte inferiore dell’Idra, e l’harpe.
448 Cf. Gantz 1993, p. 385 e p. 82 nota 13. Si tratta di un aryballos perduto e un tempo conservato a Breslavia
(ove si conservano i nomi iscritti dei due eroi); una coppa conservata a Jena (137), un’altro aryballos conservato a Basel (Basel BS 425); una kotyle argiva perduta; uno skyphos (Louvre CA 3004).
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Sull’Arca di Cipselo, Eracle attacca l’Idra con il proprio arco (Paus.5.17.11)449. Ad Atene,
la prima attestazione iconografica conservata è quella su di un timpano in calcare proveniente dall’Acropoli (Acropoli 1), in cui Eracle ancora una volta brandisce la sua clava, ma Iolao rimane dietro di lui, sul carro: sebbene egli stia per scendere, pare che il suo intento sia quello di lasciare tutta la gloria ad Eracle450. In tutte queste rappresentazioni e in altre, le teste dell’Idra vengono mozzate dalla spada di Eracle, colpite con la sua clava o ancora ferite dalle frecce del suo arco; in ogni caso, sembra che queste azioni siano sufficienti a sconfiggere il mostro. Tuttavia, a partire dalla fine del VI secolo a.C., nelle raffigurazioni compaiono elementi riconducibili presumibilmente all’uso del fuoco, da parte dell’eroe (o di Iolao), per cauterizzare le cervici ed impedire il rigenerarsi delle teste451.
Tra gli autori successivi ad Esiodo, si incontra il poeta epico Pisandro di Rodi, al quale Pausania attribuisce l’idea di un’Idra con molte teste per conferire maggior drammaticità al suo racconto (Pis. 2.37.4 = fr.2 PEG)452.
L’Eracle di Euripide offre la prima testimonianza letteraria relativa alla cauterizzazione dei colli dell’Idra (HF. 419-24)453. Falce e torcia ricompaiono in Ion. 191-
200.
Dalla fine del V secolo a.C. le testimonianze di Ellanico (4F103) e di Erodoto (31F23) concordano nell’attribuire ad Era l’invio del granchio gigante, ragion per cui
449 La scena del combattimento costituì parte del Trono di Amicle. Per ulteriori dettagli cf. Paus.3.18.13. 450 Eracle combatte da solo contro l’Idra in una coppa un tempo conservata a Berlino e oggi perduta (Berlino
F1801). La presenza di Eracle e Iolao nell’apparato iconografico di un’anfora romana è verosimilmente sufficiente per confermare che il serpente che si trova in messo a loro, pur avendo una sola testa, rappresenta l’Idra (VG 74989). Cf. Gantz 1993, p. 385.
451 Un’hydra proveniente da Cere (530 a.C. circa) mostra Iolao ancora armato con la sua harpe, ma tra le
sue gambe arde un fuoco (probabilmente pensato come se si trovasse sullo sfondo) (Getty 83.AE.346). Successivamente, verso la fine del secolo, in una pittura attica a figure nere Iolao incendia i colli del mostro con una torcia infuocata (VG 106465; Louvre CA 598) oppure, in una pittura a figure rosse risalente al medesimo periodo, Iolao impugna una torcia per ogni mano (White Levy Coll). Ma non v’è ancora alcuna traccia di una testa immortale ed autorigenerante.
452 In uno scholium alla Teogonia informa che Alceo attribuì all’Idra nove teste (443 LP), e che Simonide
elevò il numero a cinquanta (569 PMG). Già nel Gerione di Stesicoro è contenuto un cenno relativo al fatto che il sangue della creatura era velenoso (15 SLG), e ciò è confermato da Sofocle (Tr. 573-74). Cf. Gantz 1993, p. 385. Si può constatare che l’evidenza artistica del dettaglio delle molteplici teste conferisce allo stesso un tratto di arcaicità; stando a Pausania, tuttavia, questo dettaglio non sembrerebbe così frequente nelle prime fonti letterarie sull’episodio.
453 Più avanti nel testo la creatura è definita con l’espressione τήν τ᾽ ἀμφίκρανον καὶ παλιμβλαστῆ κύνα
(ibid. 1274-75), in cui per la prima volta si allude in ambito letterario alla sua capacità di rigenerare le teste. Cf. Gantz 1993, p. 385-86.
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Eracle avrebbe avuto bisogno dell’aiuto di Iolao.454 Scrittori successivi, tra cui Diodoro
(che parla di cento teste per l’Idra, 4.11.5-6), Ovidio (Met. 9.69-76), Apollodoro (Apollod. Bibl. 2.5.2) e Igino (fab. 30) confermano la maggior parte degli elementi sopra citati. Tuttavia, per la prima volta e solo in Apollodoro si afferma che una delle nove teste era immortale e quindi capace di autorigenerarsi.
Apollodoro aveva (2.4.12) parlato di dieci, non dodici, fatiche prescritte dall’oracolo di Delfi: egli spiega quella variazione di numero con il fatto che Euristeo si era rifiutato di comprendere questa fatica (l’uccisione dell’Idra di Lerna, appunto) in quanto Eracle era stato aiutato da Iolao.455