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TRA FRATELLANZA, AMICIZIA ED OMOEROTISMO

3.2 Dal mito greco antico: amicizia ed eroismo

3.2.1.3 Lo scontro con Cicno

Altra grande impresa che vede protagonisti zio e nipote, l’uno a fianco all’altro è quella relativa allo scontro contro il figlio di Ares, Cicno. Nello Scudo di Esiodo, Iolao funge da auriga (ἀρήιος ἡνίοχος, Sc.66) e principale interlocutore di Eracle (Hes. Sc.57- 138, 318-480;Diod. Sic. 4.37.4; Hyg. fab. 31)456. Nel prologo degli Eraclidi di Euripide, Iolao parla con l’orgoglio e la fierezza di chi, come lui, ha scelto di assistere l’eroe durante molte sue imprese (Eur. Heracl. 6-8)457:

ἐγὼ γὰρ αἰδοῖ καὶ τὸ συγγενὲς σέβων, ἐξὸν κατ᾽ Ἄργος ἡσύχως ναίειν, πόνων πλείστων μετέσχον εἷς ἀνὴρ Ἡρακλέει458

L’ ἐξὸν al v. 7 quasi sottolinea la volontà, da parte dell’eroe, di seguire Eracle e di condividerne le imprese; d’altro canto, altrove Iolao è descritto come guerriero bellicoso (ἀρηιφίλος, Hes. Theog.317) e in questa sua affermazione, oltre alla esplicita

454 Per il servigio reso alla dea Era, il granchio gigante fu da essa trasformato nell’omonima costellazione.

Ved. anche Eratosth. Katast. 11 (che cita gli Herakleia di Paniassi); Hyg. Poet. Astr. 2.23.

455 L’altra Fatica è quella che prevedeva la pulizia delle Stalle di Augia; Euristeo la esclude dal conteggio

sulla base del fatto che Eracle si era offerto di farlo, dietro ricompensa. Cf. Gantz 1993, p. 386. Sulle fatiche di Ercole cf. anche Soph. Trach. 1091ss.; Eur. HF. 359ss., 1270ss.; Diod. 4.10ss.; Paus. 5.10.9, 5.26.7; QS. 6.208ss.; Tzetzes, Chil. 229ss.; Verg. Aen. 8.287ss.; Ov. Met. 9.182ss.; Hyg. fab. 30.

456 Sull’episodio del combattimento fra Eracle e Cicno si veda anche Pind.Ol.2.82(147), con lo schol. Pind.

Ol. 10.15(19); Eur. HF. 391 ss.; Plut. Thes. 11; Apollod. Bibl. 2.7.7; Paus. 1.27.6; Tzetzes, Chil. 2.467.

457 Cf. Anche Paus. 1.19.3, 8.14.9, 45.6.

458 Trad. ac. di Musso 1980: “Io, per onorare col rispetto la parentela, | mentre potevo vivere tranquillamente

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dimostrazione di fedeltà e di ossequio nei confronti dei legami di sangue, si potrebbe intravedere anche una conferma della sua indole guerriera.

Il racconto esiodeo appare come una celebrazione di questa coppia eroica, a partire dalla genealogia (vv.1-54, il cui racconto viene rinnovato nelle parole che Eracle rivolge al nipote, vv.78-94). Ificle rappresenta l’anello di giunzione tra i due eroi che, uniti, sono in grado di affrontare persino il figlio del dio della guerra459. Nel dialogo che precede lo

scontro, tra i due v’è uno scambio di parole di coraggio e rispetto (vv. 78-114). Eracle definisce Iolao βροτῶν πολὺ φίλτατος πάντων (v.78, cf. φίλος al v. 95) e lo sprona a prendere le redini del carro460. A sua volta, rivolgendosi ad Eracle, Iolao usa il termine

ἠθεῖος («leale, fidato», v.103), che viene generalmente utilizzato in espressioni di riverenza e di riconoscimento di superiorità; Paride apostrofa il fratello maggiore, Ettore, allo stesso modo (Hom. Il. 6.518)461; Eracle invoca nuovamente Iolao, chiedendo il suo

aiuto per l’impresa (vv.118-21):

ἥρως ὦ Ἰόλαε, διοτρεφές, οὐκέτι τηλοῦ ὑσμίνη τρηχεῖα·σὺ δ᾽ ὡς πάρος ἦσθα δαΐφρων, ὣς καὶ νῦν μέγαν ἵππον Ἀρίονα κυανοχαίτην πάντη ἀναστρωφᾶν καὶ ἀρηγέμεν, ὥς κε δύνηαι.

È interessante notare come alcuni epiteti riferiti a Iolao sembrino sottolineare il fatto che, in quanto nipote di Eracle, anche egli sia un discendente di Zeus. Al v. 118, infatti, per bocca di Eracle, Esiodo lo definisce διοτρεφής («divino, nutrito da Zeus»)462. Dopo l’ekphrasis dello scudo, Eracle e Iolao che si preparano a muovere l’attacco a Cicno (vv.320-24): τὸ μὲν Διὸς ἄλκιμος υἱὸς πάλλεν ἐπικρατέως· ἐπὶ δ᾽ ἱππείου θόρε δίφρου, εἴκελος ἀστεροπῇ πατρὸς Διὸς αἰγιόχοιο, κοῦφα βιβάς· τῷ δ᾽ ἡνίοχος κρατερὸς Ἰόλαος 459 Hes. Sc. 72-4: τίς κεν ἐκείνου | ἔτλη θνητὸς ἐὼν κατεναντίον ὁρμηθῆναι | πλήν γ᾽ Ἡρακλῆος καὶ κυδαλίμου Ἰολάου; 460 Hes. Sc. 96-99: ἀλλὰ σὺ θᾶσσον ἔχ᾽ ἡνία φοινικόεντα | ἵππων ὠκυπόδων· μέγα δὲ φρεσὶ θάρσος ἀέξων | ἰθὺς ἔχειν θοὸν ἅρμα καὶ ὠκυπόδων σθένος ἵππων, | μηδὲν ὑποδδείσας κτύπον Ἄρεος ἀνδροφόνοιο (…). 461Hes. Sc. 108-14: ἀλλ᾽ ἄγε δύσεο τεύχε᾽ ἀρήια, ὄφρα τάχιστα | δίφρους ἐμπελάσαντες Ἄρηός θ᾽ ἡμέτερόν τε | μαρνώμεσθ᾽, ἐπεὶ οὔ τοι ἀτάρβητον Διὸς υἱὸν | οὐδ᾽ Ἰφικλεΐδην δειδίξεται, ἀλλά μιν οἴω | φεύξεσθαι δύο παῖδας ἀμύμονος Ἀλκεΐδαο, | οἳ δή σφι σχεδόν εἰσι, λιλαιόμενοι πολέμοιο | φυλόπιδα στῆσαι, τά σφιν πολὺ φίλτερα θοίνης. Ved. LSJ, s.v. ἠ. Cf. Hom. Il. 6.518, 23.94; Od. 14.147; Pind. Isthm.2.48.

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δίφρου ἐπεμβεβαὼς ἰθύνετο καμπύλον ἅρμα.

Poco più avanti, nel ribadire il ruolo di Iolao come auriga (vv.340-41), è lo stesso Esiodo ad apostrofare l’eroe in modo ancora più esplicito, con il termine διόγνητος (forma contratta di διογένητος), «discendente di Zeus»463. Queste espressioni sembrerebbero dunque confermare il legame che unisce i due eroi.

Altrove, nel racconto, tra gli altri epiteti attribuiti a Iolao (che ne ricordano il valore in battaglia) v’è quello di ἀμώμητος («senza macchia, irreprensibile», v. 102) che viene utilizzato anche negli epitafi464.

Si potrebbe anche supporre che in origine - come afferma West - Iolao fosse un eroe indipendente che avrebbe compiuto, per proprio conto, imprese degne di nota. Stando a questa ipotesi, egli avrebbe condiviso alcune delle caratteristiche proprie di Eracle; tuttavia, quando la fama ed il culto di quest'ultimo cominciarono a diffondersi, la figura di Iolao sarebbe stata ridimensionata e subordinata a quella del primo eroe e, conseguentemente, assorbita e riconfigurata all’interno del panorama mitologico erculeo465.

Ma Iolao non è solo l’auriga o il compagno d’armi di Eracle; come s’è detto, egli è anche il nipote dell’eroe, il figlio del suo gemello Ificle. Quest’ultimo, come s’è detto, non compie alcuna impresa degna di nota, e Wilamowitz lo riteneva una figura vuota e di ripiego, che funge soltanto al ruolo di padre di Iolao466. West ha sostenuto l’ipotesi secondo la quale un tempo anche Ificle avrebbe vissuto di luce propria e non riflessa: probabilmente una sorta di «old doublet of Herakles himself»467. I due diversi nomi - Eracle e Ificle - potrebbero pertanto essere riconciliati pensando ai due eroi come figli gemelli (κασιγνήτω, Ηes. Sc. 49-50) di Alcmena468; il primo si distinse nell’immaginario collettivo per la superiorità della propria natura, essendo figlio di Zeus mentre il secondo

463 Ved. LSJ, s.v. δ. Cf. Il. 10.340; Eur. Med.1258. 464 Ved. LSJ s.v. ἀ. Cf. Il. 12.109; Hes. fr.185.13 (

ISEG 37.908); negli epitafi: IGVI 284.1 (II-IIIp), CIG4642

(Palestina), IG14.1937 (Ravenna).

465 Ved.Wilamowitz (1895)2 vol. I, 50 n. 85; (1922) 47 apud West 1986, p. 565.

466 Cf. n. 57. Si veda inoltre Robert (1920-1926), p. 616 s. Egli tuttavia viene tributato di un culto da eroe

presso la città di Feneo, in Arcadia (Paus. 8.14.9 s.).

467 Cf. West 2009, p. 566.

468 Hes. Sc. 49-50: Θήβῃ ἐν ἑπταπύλῳ διδυμάονε γείνατο παῖδε, | οὐ καθ᾽ ὁμὰ φρονέοντε: κασιγνήτω γε

μὲν ἤστην (per l’impiego di κασιγνήτω, cf. Eur. Hel. 1664 (riferito ai Dioscuri), Phoen. 1267 (riferito a Castore e Polluce)).

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rimase semplicemente il fratello mortale, figlio di Anfitrione, fatto che gli costò una minore considerazione, quasi adombrandone la figura. Esiodo racconta inoltre che i due gemelli non erano affatto simili (καθ᾽ ὁμὰ φρονέοντε, v. 50; cf. τὼ δ᾽ ἀμφὶς φρονέοντε δύω Κρόνου υἷε κραταιὼ, Il.13.345, riferito a Zeus e Poseidone). La diversità tra Eracle e Ificle riguarda il φρονεῖν ovvero quella forma di “concordia” di pensiero e azione che caratterizza generalmente coppie di eroi che condividono imprese469.

Ciò nondimeno, il personaggio di Ificle rappresenta per Iolao un solido elemento di ancoraggio alla famiglia di Eracle.470

A tutti gli effetti, a partire dal Tardo Geometrico e dall’età arcaica la figura di Ificle si adombra. Anche Iolao, nonostante il proprio spessore eroico, resta pur sempre un

numero due, menzionato insieme ad Ercole e quindi indissolubilmente legato alla sua

figura al punto da non essere ricordato per alcuna particolare impresa unicamente da lui compiuta (le fonti stesse scarseggiano al riguardo)471. Basti pensare ai giochi funebri indetti per Pelia, ove Iolao ha la meglio nella corsa con i carri, ma Eracle vince il pancrazio472.

Dopo la morte di Eracle, Iolao irrompe – sebbene per poco – nel vuoto lasciato dall’eroe: difende gli Eraclidi contro Euristeo e uccide il tiranno473. Ma per adempiere ad

469 Infatti, nell’Iliade l’espressione idiomatica μέγα φρονέοντε ricorre per coppie di eroi paragonati ad

animali selvatici (buoi, leoni…), quasi ad indicare un’ istintività dell’agire che, per gli eroi, si traduce in una concordia spontanea, dettata dal comune senso di fierezza (cf. 11.325 ove il nesso si riferisce ad Odisseo e Diomede, paragonati a due verri; 16.758 riferito ad Ettore e Patroclo, paragonati a due leoni). Il confronto con la succitata espressione (presente nelle similitudini omeriche) e l’impiego di φρονέοντε per Eracle ed Ificle evidenzia una differenza: mentre gli eroi possono essere μέγα φρονέοντε sono in casi eccezionali, per lo più nell’impeto dell’assalto, alcuni gemelli (ma anche fratelli, es. gli Atridi, cf. Aeschyl. Ag. 109-115) sono distinti in modo permanente dall’indole opposta, cf. inoltre Schnapp-Gourbeillon 1981, pp. 26-27 (sul φρονεῖν negli eroi omerici, cf. anche Clarke 1999, pp. 83-84). Opposizione ed indentificazione reciproca contraddistinguono coppie di gemelli, a prescindere dalla natura divina o umana: Eracle ed Ificle, pur essendo fratelli (κασιγνήτω), non hanno quell’indole comune che caratterizza per esempio Castore e Polluce, esemplari per la concordia costante, veri fratelli (αὐτοκασιγνήτω), cf. Sforza 2007, p. 138.

470 Secondo Schweitzer 1922, p. 227 Eracle ed Ificle costituirono in origine un tipico esempio di coppia di

eroi gemelli, che egli definisce «die ‘Dioskuren’ del dorischen Argiver». Teodosio e Cherobosco (Gramm.

Gr. 4.1, 9.1, 9; 190.24) riportano forme del nome Eracle usate in senso duale, forse puramente teorizzate;

ma nel caso in cui esse fossero realmente esistite, avrebbero potuto essere utilizzate per riferirsi alla «coppia Eracle», ovvero quella formata da Eracle e da suo fratello, conformemente all’antico uso discusso da Wackernagel 1877. Cf. anche West 2009, p. 566.

471 Cf. West 2009, p. 566.

472 Cf. Ibico (Stesich.?) PMGF S 176; Paus. 5.17.11 (l’Arca di Cipselo); Hyg. fab. 273.10f. Stando a

Pausania (5.8.3) egli vinse in maniera simile durante i giochi che Eracle istituì dopo aver sconfitto Augia.

473 In Eur. Heracl. argum. si dice infatti che “Iolao…in gioventù fu commilitone di quello [di Eracle], in

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un simile compito, Iolao avrebbe dovuto prima risuscitare da morte o subire una sorta di ringiovanimento, il che suggerisce come questo suo ingresso nella scena costituisse uno sviluppo relativamente tardo della saga, che non si adattò facilmente alle tradizioni esistenti474.

Certamente Iolao è ricordato per essere un valido compagno d’armi e guerriero. Numerosi luoghi, tra cui Tebe, la Sicilia e la Sardegna, gli tributarono un culto eroico475.

Pindaro menziona la figura di Iolao in non meno di otto occasioni476. L’aspetto

più interessante sta nel fatto che in nessuna di queste Eracle compare esplicitamente affianco al nipote. È chiaro che la connessione tra i due eroi è presupposta: nel fr. 169a.44- 49 Eracle si reca a far visita ad Euristeo da solo mentre Iolao viene ritratto a Tebe, nell’atto di allestire la sepoltura per Anfitrione. In Pyth. 9.79-83 si apprende che Iolao, dopo aver ucciso Euristeo, viene arso sulla medesima pira del nonno, Anfitrione. Già a partire da questi brevi esempi, si evince come il poeta cerchi costantemente di evitare l’associazione tra Eracle e Iolao in termini di subordinazione del secondo rispetto al primo477. Anche in un’altra occasione, - osserva West - egli narra le imprese di Eracle (fr. 169a.6-36) senza coinvolgere la figura di Iolao.

Riferendosi a Iolao, Pindaro dipinge dunque l’immagine di un eroe a pieno titolo, vivente di propria luce e non di quella riflessa da Eracle, come sopra; in Nem. 3.36-39 v’è un esempio calzante: nel passo - che si riferisce alle gloriose gesta degli Aiaci - viene citato il Telamonio come compagno d’armi (parastates) di Iolao nello scontro con Laomedonte. Il duello contro Laomedonte è sempre stato considerato tra le imprese

custodendoli andò ad Atene e là rifugiandosi nell’aiuto divino trovò salvezza, essendo signore dello stato Demofonte” (trad. ac. di Musso 1980).

474 In particolare, cf. Pind. Pyth. 9.80 s. Con lo scolio 137a, c; Eur. Heracl. 851-58.

475 Si vedano Kroll 1916; Farnell 1921, pp. 139, 411 n. 80; Schachter (1981-1994) vol. 1, 30f.; vol. 2, 25-

27; 64-65. Pindaro menziona il culto di Iolao in numerosi passaggi (si veda anche Fehr 1936, pp. 21-23; Bernardini 1990).

476 Pind. Ol. 9.98; Pyth. 9.79, 11.60; Isthm. 1.16; fr. 169. 47: σύνδικος δ᾽ αὐτῷ Ἰολάου τύμβος, sui giochi

in onore di Iolao ed Eracle e Tebe; Ol. 9.98: ἔγνον ποτὲ καὶ Ἰόλαον οὐκ” “ἀτιμάσαντά νιν” (= “καιρὸν”) “ἑπτάπυλοι Θῆβαι· τόν, Εὐρυσθῆος ἐπεὶ κεφαλὰν ἔπραθε φασγάνου ἀκμᾷ, κρύψαν ἔνερθ᾽ ὑπὸ γᾶν διφρηλάτα Ἀμφιτρύωνος σάματι, πατροπάτωρ ἔνθα οἱ Σπαρτῶν ξένος κεῖτο; Pyth. 9.79: τὸν Ἰφικλείδαν — Ἰόλαον, ὑμνητὸν ἐόντα; Pyth. 11.60: Λαομέδοντα δ᾽ εὐρυσθενὴς Τελαμὼν Ἰόλᾳ παραστάτας ἐὼν ἔπερσεν (Σ, Tricl.: Ἰόλα codd.); Nem. 3.37: ἐθέλω ἢ Καστορείῳ ἢ Ἰολάοἰ ἐναρμόξαι μιν ὕμνῳ (Mommsen: “Ἰολάου” codd.); Istm. 1.16: ἐν δὲ Θήβαις ἱπποσόας Ἰόλαος γέρας ἔχει; Isthm. 5.32: ἀμφ᾽ Ἰόλαον ἱππόμητιν; Istm. 7.9: καὶ Ἰολαο[ς ἐ]ν ἑπταπύλοισι μένω[ν” x “Θήβαις Ἀμ]φιτρύωνί τε σᾶμα χέω[ν (supp. Lobel) fr. 169. 47. Cf. Slater 1969.

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compiute da Eracle, tanto in Pindaro quanto nelle fonti letterarie antecedenti478. Ma nella terza Nemea Eracle, il quale - come è stato notato479 - era già stato elogiato in un precedente passaggio (vv. 21-26), viene sostituito da Iolao. Oltretutto, il fatto che il Telamonio venga definito παραστάτης di Iolao implica una considerazione di quest’ultimo come il più forte tra i due guerrieri, ovvero come l’eroe principale della coppia.

Ancora, nella Istmica 7, Iolao emerge come figura autonoma, separata da Eracle, come una delle glorie passate di Tebe480. Il suo epiteto hippometis in quel passaggio richiama la sua fama di auriga. In Isthm. 1.17 egli è elogiato come come il più valente tra gli aurighi tebani, e in Isthm. 5.32 egli è chiamato ἱπποσόας, «dai velocissimi cavalli»: l’eroe tebano scelto per celebrare la vittoria nel pancrazio non è Eracle - a dispetto del suo successo ottenuto in questo tipo di competizione atletica durante i Giochi funebri per Pelia - bensì Iolao481.Stando all’interpretazione proposta da West, ciò sarebbe dovuto al fatto che Eracle, sebbene fosse nato a Tebe, ove erano stati sepolti membri della sua famiglia e gli veniva tributato un culto, agli occhi di Pindaro non risultava essere un eroe non tanto tebano quanto panellenico, mentre Iolao era un eroe propriamente rappresentativo della città482.

478 Hom. Il. 5.638-642, 648-651, cf. anche 20.145-48; [Hes.] Cat. 43 (a).63 f., 165.9-13; Per Eracle contro

Telamone si veda anche Pisandro, fr. 10 West; lo scolio PMG 899; Pind. Nem. 4.25, Isthm. 5.36 f., 6.27-31 (cf. fr. 140a.66).

479 Cf. West 2009, p. 568. 480 Cf. West 2009, p. 568.

481 Quest’ultima ode è dedicata ad un egineta risultato vincitore in una gara di pancrazio, il quale viene

celebrato attraverso la menzione di valorosi eroi e, tra questi, viene citato anche Iolao (cf. vv. 26-35). Questi eroi sono tutti descritti come πολεμισταί, «guerrieri». Cf. Ibid. sopra. In veste di eroe che presiede alle competizioni atletiche, Iolao era suscettibile di essere visto come un modello per i giovani uomini che vi partecipavano. Non vi sono fonti mitiche che attestino le competenze atletiche di Iolao, fatta eccezione per quelle relative alla sua pratica nel guidare il carro. Nell’ Istmica 5 di Pindaro l’immagine dell’eroe viene evocata nonostante il contesto si riferisca ad una pratica, quella del pancrazio, che propriamente non lo riguarda. Nell’Istmica 1 Iolao è nuovamente equiparato a Castore ma il suo inserimento in questo contesto si fa ancora più problematico: il vincitore è un certo Erodoto di Tebe e Pindaro afferma di volerlo celebrare in un componimento pensato per Castore o per Iolao (vv. 17-31); quest’ultimi vengono inizialmente citati in veste di aurighi ma nel corso del componimento Pindaro li trasforma in campioni a tutto tondo ovvero in paradigmi atletici per tutti i partecipanti alle competizioni, tebani o spartani che siano. Cf. West 2009, pp. 569-71.

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A conferma del fatto che Iolao fosse celebrato nei canti, interviene un ulteriore passaggio nel quale egli è affiancato ai Dioscuri (Pind. Pyth. 11.58-62)483.

Come afferma West, l’immagine di un eroe è solo parzialmente ricostruibile a partire dalle testimonianze iconografiche poiché essa muta in base agli ideali e alle aspirazioni della cultura nella quale l’eroe gioca un ruolo di modello di comportamento. In Pindaro, come s’è visto, il contesto è principalmente quello agonistico. Citando ancora una volta l’Istmica 5, le controparti dell’eroe del pancrazio non sono altri atleti bensì guerrieri viventi, πολεμισταί. Si tratta di arti ed esercizi militari, il che rende plausibile l’ipotesi che Iolao rappresentasse per la gioventù tebana non tanto un paradigma in ambito atletico quanto in ambito bellico, relativamente alle virtù e prodezze guerriere484. In

qualunque situazione Eracle abbia chiesto l’assistenza del nipote, quest'ultimo non ha mai mancato di dimostrare il proprio valore. Iolao rappresenta il paradigma del giovane uomo che si schiera al fianco del suo compagno più anziano, offrendogli supporto in ogni modo.

Molto spesso - come conferma anche West - quel legame che unisce i due guerrieri può prendere la forma di un rapporto omoerotico485. Quando Iolao viene definito come

eromenos di Eracle, tale espressione riflette una realtà sociale. Infatti, com’è stato

precedentemente osservato, si attesta che nel IV secolo a.C. le coppie di amanti usavano fare giuramento di fedeltà sulla tomba di Iolao486.

Viene attribuita ad Archiloco la composizione di un inno cultuale nel quale compaiono citati insieme Eracle e Iolao (= Archil. fr. spur. 324 West)487. Il componimento

483 West afferma che non è chiaro se Pindaro si riferisce a componimenti poetici relativi ad episodi nei quali

Iolao giocò un ruolo importante (episodi che potrebbero essere contenuti nelle imprese di Eracle) o se questi versi della Pitica XI sono maggiormente legati ad una forma di culto eroico. In effetti, a Iolao era tributato un culto eroico; l’eroe condivideva la tomba con Anfitrione (Pind.Ol.9.81), situata, come s’è detto, al di fuori delle Porte Pretidi a nord est della città (cf. anche Arr. Anab. 1.7.7; Paus.9.23.1). Il complesso architettonico detto Iolaeion: era teatro di festività annuali durante le quali giovani uomini prendevano parte a competizioni atletiche (cfr. Pind. Ol. 9.98 f. con lo scolio 148d, l, Nem. 4.20 con lo scolio (21c, 32),

Nem.5.32, Pyth.9.79). Gli scholia a Pindaro riferiscono frequentemente di giochi detti Iolaeia, pur

affermando che erano chiamati anche «Eracleia» (schol.Pind.Ol.7.53). A Didimo sono noti solo con quest’ultima designazione (Schol. Pind. Nem. 4.32), ed è solo come «Eracleia» che essi appaiono nelle dediche e nelle iscrizioni dei vincitori, a partire dalla seconda metà del IV secolo a.C.; presumibilmente - sostiene West - «Iolaeia» era il nome originale di questi giochi, poi sostituito con «Eracleia» in quanto Eracle era noto come il più importante fra i due eroi. Cf. West, ibid. sopra.

484 Cf. West 2009, p. 571. 485 Cf. ibid. nota sopra.

486 Cf. Aristot. fr. 97. Cfr. Plut. Pel. 18.5, de frat. amore 492c, am. 761d. 487 Cf. West 2009, pp. 571-74.

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è conservato negli scolii a Pindaro e ad Aristofane (schol. Pind. Ol. 9.1a, c, f, k; schol. Aristoph. Ach. 1230, Av. 1764; Suda τ518; West (2 1989-1992) vol. 1, pp. 104-106).

Eratostene, probabilmente in un suo lavoro sulla commedia, afferma che quanto segue era ciò cui Pindaro stava riferendosi in Ol.9.1 (Schol.Pind.Ol. 9.1a, c, f, k)488.

τήνελλα καλλίνικε

χαῖρε ἄναξ Ἡράκλεις (o Ἡράκλεες)

αὐτός τε καὶ Ἰόλαος, αἰχματὰ (o -μετά) δύω.489

Un aspetto molto interessante è dato dal fatto che Eracle e Iolao vengano ivi acclamati come αἰχματά, «lancieri». Tale espressione non riflette tanto le loro imprese mitiche quanto il ruolo paradigmatico in quanto patroni dei giovani guerrieri della città di Agira, la cui tipica arma da guerra era la lancia.

West offre pertanto un contributo importante nel ridefinire l’immagine di Iolao in termini non solo di caratteristiche e ruolo ma anche di statuto autonomo rispetto alla figura di Eracle. Ne emerge un ritratto più denso e articolato. Iolao infatti risulta essere un eroe importante senza dubbio a Tebe e in Sicilia, ma probabilmente anche in Attica: un giovane guerriero che, sebbene non possa ambire a diventare l’eroe principale della coppa formata con Eracle, gioca un ruolo di compagno d’armi (molto più di un semplice scudiero).