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Età ellenistica (III/II a.C.)

1. Praefationes di testi compendiari

1.1. Età ellenistica (III/II a.C.)

La sezione introduttiva dell’epistola di aritmo-onomatomantica (presentata come κανόνιον, una ‘presentazione in forma diagrammatica’) inviata dal sacerdote Petosiris al re Nechepso e il proemio programmatico di una periegesi geografica d’incerta pa- ternità dedicata al re Nicomede di Bitinia, testi entrambi databili alla metà del II a.C. circa, presentano interessanti affinità lessicali con i proemi delle epistole Ad Herodo-

tum e Ad Pythoclem. Se Epicuro possa o meno aver esercitato un influsso, quale che

sia, sui due testi, non è certo. Gli elementi topici riscontrabili sia nell’Epistula Petosiri-

dis che nella Periegesis testimoniano ad ogni modo dell’esistenza di direttive di mas-

sima, tacitamente rispettate, per la scrittura di testi compendiari; direttive che po- trebbero ben provenire (possiamo supporre) da una o più teorizzazioni ritenute _____________

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Il τύπος è, per Epicuro, sia l’εἴδωλον come ‘matrice’ che, dall’oggetto solido da cui si diparte, giunge agli organi di percezione, sia l’‘impronta’ del singolo στοιχεῖον da tener fermo nella memoria.

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Dubischar 2010, 44 n. 17. Vd. per un’analisi di sezioni prefatorie sotto la specie della ‘coscienza di genere’ anche Sluiter 2000, 199-202.

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Secondo Asper 2007, 239, la persistenza di caratteri salienti fino all’epoca tardoantica ben esempli- fica la “hohe Toleranz von (formaler) Stereotypie” dal punto di vista dell’orizzonte di attesa del pubbli- co. Asper applica il concetto in primo luogo alla letteratura isagogica; tuttavia, proprio alla luce dello studio delle praefationes, si potrà dire lo stesso della letteratura compendiaria in generale, tanto più che i confini interni tra generi affini sono – va ribadito – estremamente fluidi.

esemplari, raccolte forse in forma di τέχνη o enunciate, come nel caso di Epicuro, in margine a un testo e successivamente assurte a norme di riferimento.

1.1.1. Il κανόνιον di Petosiris a Nechepso (fr. 38 Riess) [= Nech]

Rimane tuttora incerta l’identità delle figure conosciute come Nechepso e Petosiris, rispettivamente un faraone della XXVI dinastia (VII a.C.) e un sacerdote egiziano indi- cati, nelle testimonianze di cui si dispone, come co-autori di un grande trattato a ca- rattere manualistico di astrologia e iatromatematica o come autori di singole opere sull’argomento. Vi si scorge in genere il lavoro di una personalità unica, attiva intorno alla metà del II sec. a.C., che si sarebbe servita dei due nomi per conferire al proprio scritto l’autorità di una sapienza antica.10

Del sistema sviluppato da Nechep- so/Petosiris, che funse probabilmente da base per la maggior parte delle trattazioni astrologiche successive,11

facevano parte dottrine diverse, comprendenti campi d’indagine come il calcolo dell’ampiezza dell’orbita dei pianeti (fr. 2 Riess), la defini- zione degli ὅρια (cioè di sezioni dello Zodiaco, fr. 3 Riess)12

e del sorgere dei segni, lo studio degli influssi delle eclissi (fr. 6-8 Riess) e l’osservazione delle comete (fr. 9-11 Riess). La iatromatematica, dottrina astrologica applicata alla pratica medica e in par- ticolare alla previsione del decorso patologico, non soltanto era presumibilmente af- frontata nel libro 14 del trattato maggiore13

ma è anche l’oggetto specifico di un testo tradito in differenti versioni in più manoscritti, il cosiddetto Κύκλος Πετοσίρεως (o Ὄργανον ἀστρονοµικὸν Πετοσίρεως πρὸς Νεχεψὼ βασιλέα Ἀσσυρίων), di cui fa parte la stessa lettera di Petosiris a Nechepso indicata come fr. 38 nell’edizione di Riess.14

Se- condo Gundel, il trattato

mag wohl den Anfang gebildet haben für die Anthologien, in denen ganz heterogene Prinzipien, Systematiken und Techniken zu einem bald kanonische Bedeutung erlan- genden Handbuch von einem unbekannten Gelehrten des 3. oder 2. Jahrhunderts v. Chr. unter dem Namen dieser beiden gefeierten Archegeten der Astrologie zusammen- gestellt wurden.15

Due riproduzioni grafiche del κύκλος, da intendere come uno strumento di calcolo (ὄργανον) che consente mediante un algoritmo, previa commutazione dei nomi in numeri corrispondenti (cf. fr. 38,17-19 Riess), di effettuare previsioni sul decorso di una malattia o su un qualsiasi altro caso che richieda un pronostico (nel testo di Riess si trova l’esempio dello scontro tra Achille ed Ettore), sono riportate da Bouché- Leclercq.16

La parte di questo scritto che maggiormente ci riguarda, la breve sezione _____________

10

Cf. Gundel/Gundel 1966, 28 e n. 1; Tolles 1982; Keyser 1994, 642 e n. 70. Un breve accenno è in Liuz- zi 2010, 151. 11 Darmstadt 1916, 7-8; Kroll 1935, 2161. 12 Cf. Gundel/Gundel 1966, 345. 13 Kroll 1935, 2162. 14

Kroll 1935, 2163. Edizioni del Κύκλος in Riess 1891-1893, fr. 37-42; Zuretti 1932, 152-167.

15

Gundel/Gundel 1966, 33-34.

16

dedicatoria introduttiva, non è tradita omogeneamente in tutte le versioni. Nella for- ma in cui il testo è riportato nel fr. 38 Riess, Petosiris si rivolge a Nechepso con la for- mula di saluto epistolare Πετώσιρις Νεχεψὼ τῷ τιµιωτάτῳ βασιλεῖ χαίρειν, identica alle formule di saluto delle tre epistole laerziane di Epicuro; indica poi l’occasione per cui ha composto l’opera: a causa della difficoltà di trarre, attraverso l’osservazione dei mo- ti astrali, dei pronostici per il futuro – la materia, infatti, è sfaccettata (πολυσχιδής) e di non facile comprensione (δυσκατάληπτος) – Nechepso stesso ha chiesto al sacerdote di comporre un σύντοµον κανόνιον su ciascuna delle scoperte da lui effettuate nel campo di ciò che è utile alla vita degli uomini. La richiesta è stata accolta e soddisfatta da Pe- tosiris senza indugio (διαπέµψασθαί σοι οὐκ ὤκνησα), con la raccomandazione di un impegno costante nello studio degli altri scritti da lui composti (ἐνέργει τοῖς ὑπ’ ἐµοῦ συγγραφοµένοις). Gli elementi di similarità, soprattutto con il proemio dell’Ad Pytho-

clem, risaltano con immediatezza.17

1.1.2. La periegesi anonima ad Nicomedem regem [= PsScym]

La cosiddetta Periegesis ad Nicomedem regem è un compendio geografico che offre una descrizione, in senso orario, delle coste del Mediterraneo e del Mar Nero, con la sporadica aggiunta di elementi corografici. Composto in trimetri, il periplo si rapporta al genere della poesia didascalica in metro giambico inaugurato da Apollodoro di Ate- ne con i suoi Chronica, verosimilmente modello diretto della Periegesis.18

La subscriptio originale con il nome dell’autore è andata perduta con la parte finale del testo: ci si riferisce in genere a un Anonimo, allo Pseudo-Scimno di Chio o ancora allo Pseudo-Marciano di Eraclea.19

Alcuni studi hanno suggerito un’attribuzione a Pau- sania di Damasco,20

allo stesso Apollodoro di Atene (nel qual caso il riferimento ai

Chronica nel proemio costituirebbe nient’altro che un artificio letterario)21

o a Semos di Delo/Elide.22

Parimenti incerta è l’identità del destinatario Νικοµήδης menzionato al v. 2 (Nicomede II Evergete o – più verosimilmente – Nicomede III Epifane?).23

Termini

post quos per la datazione dell’opera potrebbero essere il 126/125 a.C., anno

dell’insediamento dell’Epifane, o il 133, quando si estinse, con la morte di Attalo III, la dinastia attalide (v. 16-18: τοῖς ἐν Περγάµῳ / βασιλεῦσιν, ὧν ἠ δόξα καὶ τεθνηκότων / παρὰ πᾶσιν ἡµῖν ζῶσα διὰ παντὸς µένει); terminus ante quem il 120/119 o il 110/109, in cui cade la pubblicazione del quarto libro dei Chronica di Apollodoro, di cui l’Anonimo mostra di non tener conto quando colloca (v. 24) la presa di Troia 1040 anni prima: posto che l’Anonimo leggesse l’intera opera, in base alla datazione di riferimento della ἅλωσις fissata da Eratostene (1184/1183) la composizione dei Chronica risulterebbe conclusa al _____________

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Boer 1954, 1b sembra l’unica ad aver preso finora in considerazione l’interessante parallelo.

18

Per una contestualizzazione dell’opera nel panorama della letteratura geografica cf. Podossinov 2003, 97-98; Roller 2018.

19

Korenjak 2003, 11.

20

Diller 1952, 177; dubitanter Korenjak 2003, 11-12; Dueck 2008.

21 Marcotte 2000, 35-46. 22 Boshnakov 2004. Cf. FGrHist 396. 23 Korenjak 2003, 12.

145/144; ma il quarto libro dell’opera doveva coprire un arco di tempo in ogni caso suc- cessivo al 144/143.24

I versi 1-138, corrispondenti al proemio, sono così strutturati: 1-10: presentazione dell’opera, giustificazione della scelta del metro giambico, utilità del compendio; 11-16: introduzione alla praefatio epitomatoris, riferimento alla brevitas; 16-49: indicazione della fonte/modello primario, in cui si riconoscono i Chronica di Apollodoro, e sua de- scrizione (contenuto, metro, carattere compendiario inteso per una facile memorizza- zione, dedicatario); 50-64: motivazioni della dedica a Nicomede, menzione di Apollo Didimeo come σύµβουλος dell’opera intrapresa; 65-74: metodo di trattazione (com- pendio; menzione ἐπὶ κεφαλαίου degli elementi chiari, maggiore approfondimento di quelli meno noti), scopo dell’opera (agile e ben definita descrizione sinottica dell’ecumene); 75-91: elencazione degli argomenti principali; 92-102: utilità dell’opera (unisce τερπνόν e ὠφελές, risparmia peregrinazioni come quelle di Odisseo); 103-108: diffusione della fama del sovrano Nicomede attraverso la Periegesis; 109-127: altre fonti (Eratostene, Eforo, Dionisio di Calcide, Demetrio di Callatis, Cleone Siciliano, Timo- stene, Callistene, Timeo di Tauromenio, Erodoto); 128-136: apporto personale alla trat- tazione con riferimento all’αὐτοψία dei luoghi descritti, passaggio alla prima parte del periplo.

Alcune di queste sezioni (v. 1-15, 32-45 e 69-74) meritano speciale attenzione. Se- condo l’anonimo autore, lo stile della κωµῳδία da un lato unisce la brevità alla chiarez- za (τὸ καὶ βραχέως ἕκαστα καὶ φράζειν σαφῶς, v. 3), dall’altro è capace di ψυχαγωγεῖν πάντα τὸν ὑγιὴν κριτήν (v. 4), cioè di catturare l’attenzione e il favore di ogni lettore che sia in grado di giudicare con imparzialità; l’esposizione mima il tono di un dialogo (διαλεγῆναι βραχέα, v. 7). La specificità formale della periegesi non si limita, tuttavia, all’impiego del metro giambico nel solco del modello apollodoreo; l’ὠφέλιµον σύνταγµα è συνηγµένον εὐπεριγράφως (v. 7-9):25

alla chiarezza e alla forza psicagogica del ritmo si uniscono utilità e ‘ben delimitata concisione’. L’utilità dello scritto è ribadita subito dopo (v. 9-10): volontà dell’autore è offrire un paradigma che rechi vantaggio ad un gruppo di lettori ben al di là del diretto destinatario, costituito da quanti siano positi- vamente disposti a dedicarsi allo studio della materia (τοῖς θέλουσι φιλοµαθεῖν, v. 10). Allo stesso modo, secondo uno schema che, come vedremo, ricorre con relativa rego- larità soprattutto nella parte conclusiva della praefatio epitomatoris, viene ripresa la professione di brevità: ἐµοὶ γὰρ κρίνεται λακονικῶς / περὶ µεγάλων ἐλάχιστα πραγµάτων λέγειν (v. 14-15). I v. 32-35 chiudono l’excursus sull’opera di Apollodoro, il cui lavoro sa- rebbe consistito, così l’Anonimo, in un’ἐπιτοµή πάντων τῶν χύδην εἰρηµένων (v. 32). L’insistenza sulla raccolta d’informazioni disperse, difficili da reperire e quindi da memorizzare come corpo unico di conoscenze vantaggiose, è un’altra delle costanti per mezzo delle quali l’epitomator conferisce senso e opportunità al proprio contribu- _____________

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Marcotte 2000, 9.

25

Accettano ἐυπεριγράφως Meineke 1846 (p. 4: “verbis σύνταγµα εὐπεριγράφως συνηγµένον commode indicatur quod dicere voluit poeta, scriptio ad modicum ambitum composita, nisi quod subdubitari po- test, an participio, εὖ περιγράφων, scriptor usus sit et postremo versu praestet παρέξον”), Müller 1855, Ko- renjak 2003. ἐκ περιγράφως è lezione di D, onde l‘emendazione ἐκπεριγράφως di Marcotte 2000 (ma cf. Ep. Pyth. 85: σύντοµον καὶ εὐπερίγραφον διαλογισµόν).

to.26

Lo statuto di modello dei Chronica rispetto alla periegesi conferisce alle osserva- zioni sul metodo seguito da Apollodoro valore programmatico anche per l’opera che da quelli trae ispirazione. Apollodoro (e dunque lo Pseudo-Scimno) sceglie il trimetro non solo in vista della σαφήνεια, ma anche – l’elemento della µνήµη viene ora nomina- to espressamente – εὐµνηµόνευτον ἐσοµένην οὕτως ὁρῶν (v. 35). Il tutto è illustrato da una similitudine (v. 36-44): come è più facile trasportare dei pezzi di legno legati in- sieme piuttosto che sparsi senz’ordine, così la λέξις µέτρῳ περιειληµµένη può essere ri- tenuta (κατασχεῖν) con esattezza (εὐσκόπως) e certezza (πιστικῶς),27

oltre a rivelarsi godibile dal punto di vista estetico (ἔχει ἐπιτρέχουσαν ἐν ἑαυτῇ χάριν). Il procedimento concreto in cui consiste il metodo di epitomazione seguito nella Periegesis emerge dai v. 69-74: le informazioni che non necessitano di essere ulteriormente illustrate e in gran parte note al lettore saranno riassunte in breve (ἐπὶ κεφαλαίου συντεµών), mentre quelle che ancora non sono state adeguatamente recepite saranno oggetto di un di- scorso più approfondito (ὁ κατὰ µέρος ἐξακριβώσει λόγος): il risultato cui l’autore mira è fornire un περιορισµὸς ἐπιτετµηµένος delle terre abitate.28