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1. Praefationes di testi compendiari

1.2. Età imperiale e tardoantica

1.2.1. Testi greci

Nello Ἁρµονικὸν ἐγχειρίδιον del matematico Nicomaco di Gerasa [da qui in avanti Ni-

cEnch] (inizio II d.C.),29

a una recusatio iniziale sui limiti di chiarezza del compendio, composto senza poter disporre della tranquillità e del tempo necessario, fa seguito la lode della destinataria, ἀρίστη καὶ σεµνοτάτη γυναικῶν, per la quale Nicomaco afferma di aver intrapreso, nonostante le difficoltà, il tentativo di offrire una trattazione limita- ta ai punti principali (κεφάλαια) e priva di orpelli (vd. Cap. 2, 2).30

Il piccolo manuale servirà come supporto alla memorizzazione degli elementi della teoria armonica (ἵνα … ὑποµιµνήσκῃ) in attesa di una più dettagliata εἰσαγωγή che l’autore si propone di comporre in un prossimo futuro.

_____________

26

Tuttavia, la reductio ad unum di insegnamenti sparsi tra diverse fonti in un’unica trattazione non è caratteristica esclusiva della letteratura compendiaria ma riguarda la wissensvermittelnde Literatur in generale. Cf. su questo punto Fögen 2009, 27.

27

La riflessione sulla migliore memorizzabilità del testo strutturato si trova già in Arist. Rh. 3,7 1408b21-28: τὸ δὲ σχῆµα τῆς λέξεως δεῖ µήτε ἔµµετρον εἶναι µήτε ἄρρυθµον· τὸ µὲν γὰρ ἀπίθανον (πεπλάσθαι γὰρ δοκεῖ), καὶ ἅµα καὶ ἐξίστησι· προσέχειν γὰρ ποιεῖ τῷ ὁµοίῳ, πότε πάλιν ἥξει· ὥσπερ οὖν τῶν κηρύκων προλαµβάνουσι τὰ παιδία τὸ “τίνα αἱρεῖται ἐπίτροπον ὁ ἀπελευθερούµενος;” “Κλέωνα”· τὸ δὲ ἄρρυθµον ἀπέραντον, δεῖ δὲ πεπεράνθαι µέν, µὴ µέτρῳ δέ· ἀηδὲς γὰρ καὶ ἄγνωστον τὸ ἄπειρον.

28

L’accostamento dell’immagine geografica della descrizione delle terre, attraverso una mappa che ne renda immediatamente perspicua la fisionomia, con quella dello scritto che ben riassume una mol- teplicità di informazioni difficili da ritenere in un unico sguardo è anche in Flor. epit. praef.: tamen quia

ipsa sibi obstat magnitudo rerumque diversitas aciem intentionis abrumpit, faciam quod solent, qui terra- rum situs pingunt: in brevi quasi tabella totam eius imaginem amplectar.

29

Cf. Asper 2007, 262-264 per una contestualizzazione dell’ἐγχειρίδιον nel panorama della Einfüh-

rungsliteratur.

30

Il proemio al secondo libro dei Maccabei, un’epitome dall’opera storica in cinque libri di Giasone di Cirene [= Mach] (II sec. a.C.)31

riassume nel lungo periodo iniziale la materia dell’opera: la rivolta guidata da Giuda Maccabeo contro Antioco IV Epifane, la riconquista di Gerusalemme con la riconsacrazione del tempio, l’opposizione al figlio di Antioco IV, Antioco V Eupatore; seguono la menzione della fonte con l’indicazione del numero di libri; una distinzione dell’intended audience (tre gruppi di destinatari) con un paragone tra l’epitomator e chi istituisce un banchetto (difficoltà di soddisfare contemporaneamente le attese di ogni fascia di pubblico); la descrizione del compito specifico dell’epitomator e della sua posizione nei confronti del συγγραφεύς, ancora una volta rappresentato tramite una similitudine tra il lavoro dell’ἀρχιτέκτων (lo stori- co), che è chiamato ad occuparsi della ὅλη καταβολή della nuova casa in costruzione, e il lavoro dello ζωγράφος, che deve invece badare all’aspetto ornamentale ed estetico (l’epitomator);32

il proemio termina con una notazione di carattere sentenzioso, un au- toammonimento alla brevitas non infrequente anche presso altri epitomatori (εὔηθες γὰρ τὸ µὲν πρὸ τῆς ἱστορίας πλεονάζειν, τὴν δὲ ἱστορίαν ἐπιτεµεῖν).

Nel suo De libris propriis, databile attorno al 193 d.C.,33

Galeno afferma (8,5 p. 159 Boudon [= 19,33 K.]): γέγονε δ’ οὖν µοι καὶ ἄλλο τι βιβλίον ἕν, ἐν ᾧ τὴν σύνοψιν ἐποιησάµην τῶν ἑκκαίδεκα βιβλίων.34

Il riferimento è alla Synopsis de pulsibus [= GalSP], epitome in un solo libro della πραγµατεία sui polsi (in 16 libri) composta, come si è già visto (vd.

Introd., 1; Cap. 2, 1.1), per contrastare il diffondersi incontrollato di compendi mal fatti

a partire dalle sue opere.35

Molti – accusa Galeno nella praefatio – esitano a dedicarsi all’apprendimento delle dimostrazioni (ἀποδείξεις) riparando sulla lettura di opere ab- breviate: ma questo impedisce loro, in mancanza dei necessari dettagli, di argomentare adeguatamente. I compendi, quindi, o convengono alla fase iniziale dell’apprendimento, per essere poi sostituiti dallo studio completo della dottrina, o si adattano alla ramme- morazione di singoli dettagli. Senz’altro utili sono le epitomi che ciascuno appronta da sé, secondo le proprie esigenze e il proprio metodo di lavoro.36

Ancora di Galeno, ben- ché assente nel De libris propriis (al quale dunque, probabilmente, è posteriore),37

è la

Synopsis de methodo medendi, ricavata dai 14 libri della Θεραπευτικὴ µέθοδος [= Gal-

SMM]. Una traduzione araba di questo compendio – forse la parte finale del libro 1 e

l’intero libro 2 – è parzialmente contenuta, come hanno mostrato le ricerche di Garo- falo,38

nei ff. 108r-156v del ms. Princeton Garrett 1075. Particolarità di tale testo è la pre- _____________

31

Vd. Domazakis 2018, 67; Habicht 1976, 174.

32

Cf. von Dobbeler 1997, 176: “Das herangezogene Beispiel in v. 29 zur Erläuterung seiner Tätigkeit hinkt jedoch. Als Geschichtsschreiber gleicht Jason dem Architekten, der ein Haus baut, der Epitomator sieht sich selbst als Künstler. Doch schmückt er nicht das Haus aus, wie der Vergleich nahelegt, sondern baut mit den Steinen des alten ein neues, kleineres (= die Epitome)”.

33

Garofalo 1999, 13; Boudon 2007, 8-10.

34

Cf. Gal. Ars med. 37,11 p. 391 Boudon [= 1,410 K.].

35

Cf. van der Eijk 2010, 524.

36

Cf. Baltes 2005b, 157-158; 163; un esempio di epitomi ad uso privato sono quelle d’argomento stori- co confezionate da Marco Giunio Bruto (Cic. Att. 13,8; Plu. Brut. 4,8); cf. Klotz 1913, 545 n. 1.

37

È possibile che in questa direzione vada anche la precisazione di Galeno alla fine della praefatio alla Synopsis de pulsibus: καὶ πρώτην γε πασῶν τὴν περὶ σφυγµῶν πραγµατείαν εἰς σύνοψιν ἤγαγον.

38

senza di ripetute indicazioni “su utilità e limiti delle sinossi”:39

il compendio serve co- me promemoria o come protrettico (sinossi del libro 10, 128v19-21) ma non può pre- scindere né dallo studio dei testi primari (sinossi del libro 9, ff. 126r2-7) né dall’applicazione pratica sotto la supervisione e la guida del maestro (sinossi del libro 9, ff. 127r4-15); esistono, inoltre, casi in cui l’epitomazione si rende affatto impossibile, giacché nuocerebbe altrimenti alla chiarezza e alla completezza dell’argomentazione (sinossi del libro 12, 131r3-131v2).

Tra il 234 e il 235 d.C.40

si colloca la pubblicazione del Chronicon di Ippolito [=

HipChr], la cui praefatio, oltre a un sommario della materia, informa sulla finalità e

sulla natura dell’opera: Ippolito si prefigge di ποιήσασθαι λόγους ἐν συντόµῳ ἐκ τῶν ἁγίων γραφῶν allo scopo di offrire, a beneficio della φιλοµαθία del destinatario, delle ἐπίτοµοι ἀποδείξεις che contengano in breve (ἐν ὀλίγῳ) i risultati delle sue ricerche. Fi- ne ultimo dell’opera è dimostrare infondate, attraverso un accurato calcolo cronologi- co, le attese escatologiche che andavano a quell’epoca diffondendosi tra i fedeli.41

Al medico Oribasio (ca. 320-400 d.C.)42

si devono una Synopsis ad Eusthatium, au- toepitome dal trattato enciclopedico in settanta o settantadue libri (se ne conservano 25) delle Ἰατρικαὶ συναγωγαί (Colletiones medicae; cf. Cap. 1, 1.1), e una raccolta di ex-

cerpta da Galeno su cui informa Fozio.43

La Synopsis ad Eustathium [= OrE] viene composta su richiesta del destinatario (ἐπειδὴ νῦν ἐβουλήθης … σύνοψιν αὐτῶν γενέσθαι), il quale, tuttavia, non sarà il solo a trarne utilità (οὐ σοὶ µόνον χρησιµώτατον): la sinossi sarà d’aiuto a chiunque pratichi l’arte medica, mettendo a disposizione un agile stru- mento di consultazione sul corretto modo d’intervenire a seconda delle circostanze (πρὸς εὐκολίαν τῆς ἀναλήψεως τῶν πρακτέων).44

Della silloge di excerpta galenici [=

OrG] è conservato invece soltanto il proemio, che distingue due gruppi di destinatari:

richiedendo un’applicazione meno prolungata e ciononostante senza difettare in chiarezza (τῷ τὴν συναίρεσιν εἰς βραχυλογίαν οὐκ ἀσαφῆ γενήσεσθαι), l’epitome sarà utile (1) a coloro che, pur volendo dedicarsi alla medicina, non posseggono la disposizione naturale o l’età adeguata a tali studi o che ancora non hanno appreso i fondamenti; (2) a quanti, ricevuta un’educazione di base, si serviranno della sinossi come rapido sup- porto alla memoria.

Attribuita al grammatico Arcadio o a Teodosio è infine l’epitome tradita, secondo i manoscritti, con i titoli Περὶ τόνων, Ἀρκαδίου γραµµατική, Κανόνες τῆς καθολικῆς προσῳδίας, una breviatio della Καθολικὴ προσῳδία composta da Erodiano nella seconda _____________ 39 Garofalo 1999, 13. 40 Cf. Bauer/Helm 1955, ix. 41

Cf. Bauer/Helm 1955, ix; Scholten 1991, 508.

42

Vd. Buzzi 2018, 5-7.

43

Phot. Bibl. cod. 216, 173b. Sulle compilazioni di Oribasio – di cui fanno parte anche i Libri ad Eu-

napium, corrispondenti probabilmente ad un successivo stadio di abbreviazione (vd. Dubischar 2015,

432 e infra, 1.2.3) – vd. van der Eijk 2010, 525-532; Buzzi 2016, 192-193; Buzzi 2018, 10-17.

44

Cf. Paul. Aeg. praef. CMG IX 1 p. 4 Heiberg: ἡ δὲ ταύτης ἐπιτοµὴ πρὸς Εὐστάθιον τὸν υἱὸν αὐτοῦ γραφεῖσα πολλῶν εἰς τὸ παντελὲς λειποµένη νοσηµάτων ἀτελῆ τὴν τῶν λοιπῶν περιέχει θεωρίαν πῆ µὲν αἰτιῶν πῆ δὲ διαγνώσεων ἐνίοτε δὲ καὶ τῆς αὐτάρκους ἐστερηµένη θεραπείας, ὥσπερ οὖν ἑτέρων εἰς µνήµην µόνον ἐληλυθότων. Buzzi 2018, 13-14.

metà del II d.C. [= ArcKP].45

Lo scritto si rivolge a chi, pur desideroso di apprendere la materia trattata da Erodiano, se ne ritrae a causa della sua mole (πρὸς τὸ µῆκος); inten- de offrire una trattazione breve (εἰς συντοµίαν) e allo stesso tempo chiara (εἰς σαφήνειαν), facile da apprendere in virtù di una riduzione a elementi singoli e distinti dell’insieme delle definizioni che nel modello sono invece esposte in un discorso uni- co. Per brevità l’epitomator tralascia la valutazione delle diverse posizioni assunte su determinate questioni, preferendo τῷ κρατοῦντι λόγῳ πείθεσθαι.46

L’aggiunta e il com- mento degli esempi rimane incombenza del συγγραφεύς. Il proemio, per parte sua, ha il compito di indicare τὸ µέγεθος τῆς πραγµατείας e di dare conto del τῶν πρότερον γεγραφότων ἐνδεές: sarà il lettore a giudicare se l’impresa di abbreviazione, nel rispetto della chiarezza espositiva, sia riuscita o meno (αὐτὸς ἐπικρινεῖς).

1.2.2. Testi latini

Interessanti rilievi di metodo contiene il proemio dell’autoepitome di Lattanzio (data- ta post 315 d.C.)47

dalle sue Divinae institutiones [= LactEpit] (cf. Cap. 1, 1.1; Cap. 2, 3.2).48

L’atteggiamento dell’autore dinanzi alla possibilità di comprimere in breve uno scritto di notevole ampiezza senza perdere in chiarezza ed esaustività d’informazione è so- stanzialmente scettico e ricorda in parte i dubbi già sollevati da Galeno nella Synopsis

de methodo medendi: l’epitomazione comporta, secondo Lattanzio, un risultato minus plenum e minus clarum, giacché chi abbrevia è inevitabilmente costretto ad espungere

sia gli argumenta (in GalSP si parla, analogamente, di ἀποδείξεις) sia gli exempla (cf.

ArcKP: τὸ πολὺ πλῆθος τῶν παραδειγµάτων … καταλέλειπται τῷ συγγραφεῖ), in cui consi-

ste il lumen probationum. La composizione è sollecitata anche qui dal destinatario, al quale premerebbe, così Lattanzio, comparire come dedicatario di una delle sue ope- re.49

Nonostante la ritrosia, Lattanzio si ripromette di diffusa substringere e prolixa bre-

viare, senza smarrire, tuttavia, l’istanza di chiarezza necessaria al messaggio di verità

(in lucem veritas protrahenda est) di cui intende essere portatore.

Al IV d.C., o poco prima, si data generalmente la cosiddetta Medicina Plinii [=

MedPl], un agile manuale, edito col titolo Plinii Secundi iunioris de medicina libri tres,50

che raccoglie in forma di breviarium una serie di valetudinis auxilia atti a prevenire, nell’interesse del malato, eventuali frodi da parte di medici avidi di guadagno e/o in- competenti nell’esercizio della professione.51

Fonte del testo, che può essere quindi considerata una epitoma auctoris da testo unico piuttosto che un’epitoma rei tractatae (cf. Cap. 1, 1.1),52

sono i libri 20-32 della Naturalis historia pliniana.53

_____________

45

Vd. Roussou 2018.

46

Sull’abitudine di tralasciare le dispute di scuola in scritti introduttivi e compendiari vd. Most 1989, 2032.

47

Perrin 1987, 16.

48

Vd. Heck/Schickler 2001; Mülke 2010, 85. Per un’analisi comparata dei due testi vd. Inglebert 2010.

49

Ma si tratta, piuttosto, di un motivo retorico: cf. Perrin 1987, 55 n. 5.

50 Rose 1874 e 1875; Önnerfors 1964. 51 Cf. Segoloni 1990; Doody 2009. 52 Bott 1920, 7. 53 Cf. Rose 1874.

Alla stessa altezza cronologica (la datazione si basa su elementi linguistici)54

è atti- vo, come sembra, anche Ianuario Nepoziano, epitomatore di Valerio Massimo insieme a Giulio Paride [= IanNep].55

La praefatio è rivolta a un giovane che richiede all’autore la composizione di un compendio dei Facta et dicta memorabilia. La scarsa diffusione dell’opera, suppone Nepoziano, è dovuta proprio alla mora che il racconto di Valerio Massimo opporrebbe alla legentium aviditas. L’epitomazione ha luogo per sottrazione del superfluo e addizione di ciò che eventualmente manca (recidam … eius redundan-

tia … nonnulla praetermissa adnectam); nient’altro dovrà cercarvi il lettore se non la brevitas (cave hic aliud quam brevitatem requiras, quam solam poposcisti). La colloca-

zione cronologica di Giulio Paride [= IulPar] è invece incerta;56

la sua praefatio è indi- rizzata a un certo Licinio Ciriaco, al quale l’epitome viene presentata come una raccol- ta di exempla di facile reperimento e consultazione (ut … facilius invenires) da utilizza- re principalmente a fini retorici (ut … apta semper materiis exempla subiungeres).

Un Liber artis architectonicae fu composto da M. Cezio Faventino forse verso l’inizio del IV d.C. [= CetFav]:57

si tratta, in sostanza, di una versione abbreviata dell’opera di Vitruvio,58

per quanto nel proemio compaiano dei non meglio specificati

alii auctores. La praefatio chiarisce lo scopo dell’epitome, ossia evitare che lo stile diffi-

cile e la lunghezza dei testi tecnici (longa … disertaque facundia) dissuada dallo studio dell’architettura chi non dispone delle competenze adeguate a una lettura di quei trat- tati (humilioribus ingeniis), per poi fornire un sommario degli argomenti affrontati. Lo stile è improntato dichiaratamente a un mediocris sermo, pensato per un uso privato del manuale.

Nel 369 d.C.59

Eutropio scrisse il suo Breviarium ab urbe condita [= EutrBrev].60

La dedica all’imperatore Valente presenta l’oggetto dell’opera: un breve riepilogo crono- logico di fatti importanti dal punto di vista bellico e nella vita civile così come dei principali eventi che caratterizzarono la vita dei singoli imperatori. Alla narrazione è attribuito il valore di un exemplum, ma Eutropio sembra capovolgere, con abile artifi- cio retorico, la destinazione del testo dall’utilità per il futuro alla laetatio rivolta al pas- sato: la lettura confermerà al destinatario di aver vissuto, sia pure senza averne consa- pevolezza, nel solco degli esempi più illustri. Lo stesso stilema si ritrova nel proemio dell’Epitoma rei militaris di Vegezio (383-450 d.C. [= VegEpit]):61

non quo tibi, Impera-

tor invicte, ista videantur incognita, sed ut, quae sponte pro rei publicae salute disponis, agnoscas olim custodisse Romani imperii conditores. Il dedicatario, mai esplicitamente

nominato, potrebbe essere identificato in Teodosio I, Onorio, Valentiniano III o Teo- dosio II.62

L’epitomatore sostiene di seguire il mos antico di offrire il risultato delle _____________ 54 Buecheler 1930, 331-335. 55 Vd. Banchich 2007, 306-307; Mülke 2010, 75. 56 Kappelmacher 1918, 686. 57 Plommer 1973, 32-33. 58 Bott 1920, 6-7; Dammig 1957, 23. 59 Hellegouarc’h 2002, xi. 60 Vd. Banchich 2007, 309; Horster/Reitz 2018, 435. 61

Per la datazione cf. Reeve 2004, v. Cf. anche Banchich 2007, 307-308.

62

proprie ricerche ai principes, il cui favore si aggiunge a quello divino; costoro in modo particolare possono trarre utilità dai bona studia, facendo sì che i frutti di quell’esercizio si ripercuotano sul loro buon governo. Dopo la formula di modestia, non infrequente in contesto prefatorio, l’autore illustra il suo lavoro: non un’opera d’ingegno né una creazione d’alto livello stilistico (nec verborum concinnitas … nec

acumen ingenii), bensì un compendio ottenuto raccogliendo con impegno di precisio-

ne e di chiarezza informazioni sparse in diverse fonti, pro utilitate Romana.63

Contemporaneo di Eutropio fu Rufio Festo, autore anch’egli di un breviario di sto- ria romana [= Rfest], completato probabilmente intorno al 370 d.C.64

La praefatio dà conto della commissione dell’opera da parte dell’imperatore Valente65

con la richiesta di una trattazione breve (brevem fieri clementia tua praecepit), richiesta alla quale l’autore afferma di attenersi, aggiungendo il τόπος di modestia (quippe cui desit facul-

tas latius eloquendi); la sua sarà una semplice enumerazione per accenni, alla maniera

dei maestri d’aritmetica (calculones) che usano indicare con delle abbreviazioni cifre particolarmente alte.

L’epitomatore Iordanes, prima notarius presso Gunthigis e in seguito, dopo la con- versione al cristianesimo e a un regime di vita monastico, vescovo di Crotone,66

scrisse nell’autunno del 551 d.C.67

un libello De origine actibusque Getarum [= IorGet], tratto dalla Historia Gothorum di Cassiodoro (in 12 libri).68

L’occasione di composizione è da- ta dalla sollecitazione del destinatario Castalio, che costringe in tal modo Iordanes ad una metaforica ‘navigazione’ in alto mare (in altum … laxare vela compellis), laddove egli, al contrario, si era riproposto di minutos de priscorum … stagnis pisciculos legere: un’ardua impresa d’ingegno, imposta senza tener conto della sua portata in propor- zione alle forze intellettuali dell’epitomator (nec illud aspicis, quod tenuis mihi est spiri-

tus) e della difficoltà di disporre dell’opera di Cassiodoro per un tempo sufficiente a

trarne un compendio. Questa prima parte della prefazione, con la metafora marinara, la recusatio e il riferimento alla difficoltà di accesso al modello, costituisce una ripresa

verbatim dal proemio della traduzione/epitome latina di Rufino dai Commentari di

Origene alla Ad Romanos di S. Paolo.69

Iordanes dice di essersi dedicato alla lettura per tre giorni (ad triduanam lectionem),70

di aver fatto qualche aggiunta ex nonnullis histo-

riis Graecis ac Latinis e di aver inserito alcune parti di proprio pugno, all’inizio e alla

fine del testo (initium finemque) così come nel corso della trattazione. Conclude la

praefatio la formula augurale (suscipe libens, libentissime lege) con l’invito al destinata-

rio, in quanto vicino al popolo dei Goti, a rettificare eventuali imprecisioni o ad ag- giungere informazioni mancanti.

_____________

63

Cf. anche Veg. mulomed. praef.,4.

64

Eadie 1967, 2. Vd. inoltre Banchich 2007, 309-310.

65

Sulla possibilità di una doppia dedica cf. ancora Eadie 1967, 3-4.

66

Giunta/Grillone, 1991, xxx-xxxi.

67

Giunta/Grillone 1991, xxxii; cf. anche Devillers 1995, xvi.

68

Vd. Suski 2017, 29-30; Banchich 2007, 310.

69

Devillers 1995, 123, dove tuttavia non è indicato esplicitamente il titolo dell’opera di Rufino.

70

1.2.3. Altre praefationes

Si aggiungono qui, quale sussidio di ricerche ulteriori e senza insistervi oltre – alcune di esse o sono state citate nei capitoli precedenti o saranno occasionalmente addotte a termini di confronto nella sezione che segue –, un elenco di altre prefazioni di opere, tutte riconducibili al filone didattico-compendiario, di altrettanto interesse dal punto di vista della ricostruzione delle ‘norme di genere’.

In lingua greca: Aristophanes Byzantinus, Historiae Animalium Epitome (1,1);71

Pseudo-Galenus, Περὶ φιλοσόφου ἱστορίας (1,224-225 K. [= Diels 1879, 598]);72

Pseudo- Galenus, Definitiones medicae (19,346-348 K.);73

Galenus, De constitutione artis medicae

ad Patrophilum (CMG V 1,3 p. 54-56 Fortuna [= 1,224-304 K.]); Galenus, In Hippocratis

Aphorismos (17b,345-356 K.);74

Porphyrius, Eisagoge, (CAG 4 p. 1 Busse);75

Oribasius,

Libri ad Eunapium (CMG VI 3 p. 317-318 Raeder);76

Hephaestio Astrologus, Apotelesma-

tica (prefazioni ai libri 1 [I p. 1-3 Pingree], 2 [I p. 81 Pingree], 3 [I p. 227 Pingree]); Pau-

lus Aegineta, Συναγωγαὶ ἰατρικαί (CMG IX 1 p. 3-5 Heiberg).77

In lingua latina: Valerius Maximus, Facta et dicta memorabilia, praef.;78

Augustinus,

Enchiridion ad Laurentium de fide et spe et caritate (1,1 CCSL XLVI p. 49 Evans); Sulpi-

cius Victor, Institutiones oratoriae (p. 313 Halm); Ambrosius, De Tobia (CSEL XXXII 2 p. 519 Schenkl).

2. Patterns ricorrenti

Molte delle prefazioni fin qui considerate presentano analogie chiare con le sezioni prefatorie delle lettere di Epicuro sulla φυσιολογία. Al fine di illustrare sinotticamente tali punti di contatto saranno qui discussi alcuni dei caratteri principali ricavabili da un confronto sistematico del materiale.79

Si cercherà, sia pure per grandi linee, di ri- comporre un’immagine per quanto possibile coerente della gamma di τόποι e di strut- ture ricorrenti che definiscono, quantomeno in termini programmatici, il profilo for- male della Kompendienliteratur nell’ampio arco temporale che va tra il II a.C. e il VI d.C. ca. e di stabilire in quale misura le sezioni liminari delle epitomi di Epicuro costi- tuiscano un caso esemplare di riflessione sui caratteri ‘di genere’ dei testi compendiari come mezzi di trasmissione del sapere. Si procederà tenendo conto delle costanti in- dividuabili, in base a valutazioni frequenziali, come distintive della sede prefatoria: la delimitazione dei destinatari, l’occasione di composizione, la chiarificazione della

_____________

71

Cf. Hellmann 2010, 566.

72

Vd. Asper 2007, 302-304; Diels 1879, 233-258; Mekler 1902; Mansfeld/Runia 1997, 141-152; Jas 2018.

73 Cf. Asper 2007, 76-80. 74 Vd. Cap. 2, 1.2. 75 Vd. Cap. 2, 3.2; Cap. 4, 1.3. 76 Cf. Cap. 6, 3.1.2. 77

Cf. van der Eijk 2010, 534; Cap. 2, n. 111.

78

Vd. Cap. 1, n. 4.

79

funzione e degli scopi del testo e del compito dell’epitomator, l’esposizione del metodo di epitomazione e le raccomandazioni su come servirsi (o non servirsi) dell’epitome.

2.1. Categorie di destinatari

Nel Cap. 3 si è cercato di chiarire in che modo Epicuro determini la fisionomia del suo pubblico e i modi di ricezione del suo messaggio. La definizione del destinatario o dei destinatari possibili del compendio è un elemento che l’epitomatore, nella prefazione al proprio lavoro, di norma non sottace.

In Mach le categorie di lettori sono tre, di cui l’ultima massimamente inclusiva: οἱ βουλόµενοι ἀναγιγνώσκειν, οἱ φιλοφρονοῦντες εἰς τὸ διὰ µνήµης ἀναλαβεῖν, πάντες οἱ ἐντυγχάνοντες; GalSP ammette di aver intrapreso la composizione della sinossi per ar- ginare i danni che esposizioni riassuntive malamente strutturate avrebbero potuto ar- recare ai τὰς διεξόδους ἀναγιγνώσκειν ὀκνοῦντες (cioè a quanti indugiano ad accostarsi alle trattazioni complesse), laddove il miglior destinatario possibile per un’epitome è soltanto colui che la compone per se stesso (βέλτιον ἡγούµενος εἶναι τοὺς τὰς διεξόδους ἀκριβῶς ἀναλεξαµένους ἑαυτοῖς ἐπιτέµνεσθαι);80

OrE si rivolge, oltre che al suo diretto lettore, a οἱ ἄλλοι οἱ µὴ παρέργως τὴν ἰατρικὴν ἐκµαθόντες; similmente, in OrG i due gruppi di fruitori sono, da un lato, οἱ … µετιέναι τὴν τέχνην … προαιρούµενοι … οὔτε δὲ φύσεως ἐπιτηδείως οὔθ’ ἡλικίας ἁρµοζούσης τετυχηκότες, πολλάκις δὲ οὐδὲ τῶν πρώτων µαθηµάτων ἀρξάµενοι, dall’altro οἱ … ἐν προπαιδείᾳ γεγενηµένοι: la bipartizione è presso- ché identica a quella descritta in GalSMM:81

Infatti le sinossi, come ti ho spesso detto, non insegnano nulla ma rammentano a colui che ha visto nelle esposizioni ampie ciò che ha imparato e guidano gli altri a quel che devono imparare e li stimolano a studiare le esposizioni ampie.

ArcKP afferma, all’inizio della prefazione, che il suo lavoro è indirizzato ai ποθοῦντες

τὸ ἐφίκεσθαι τῆς ἐν προσῳδίαις καθολικῆς ἀναλογίας e precisa, poco più avanti, che chi, al contrario, abbia intenzione di approfondire lo studio della materia trattata nel com- pendio dovrà piuttosto dedicarsi alla lettura diretta del testo di Erodiano; in NicEnch l’εὐχρηστία dell’opera è pensata per πάντες … οἱ θέλοντες φιλοµαθεῖν. Sul versante latino,

IulPar riflette sull’utilità della exemplorum conquisitio sia per i disputantes sia per i de-

clamantes, il che lo spinge a epitomare i libri di Valerio Massimo, mentre CetFav indi-

rizza il suo liber agli humiliora ingenia, suggerendo un uso privato dello scritto. I diversi profili di destinatari possono essere ricapitolati come segue:

(a) I lettori desiderosi di imparare (οἱ φιλοµαθοῦντες): (a.1) Chi intende dedicarsi a una lettura analitica (οἱ βουλόµενοι ἀναγιγνώσκειν); (a.2) Chi mira all’apprendimento mnemonico.

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Si potrebbe considerare questo il caso estremo del presupposto che realizza, per Epicuro, la per- sonalizzazione efficace del messaggio, ossia la profonda conoscenza dell’allievo e del suo profilo intel- lettuale.

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(b) Chi esita ad accostarsi direttamente ai trattati più ampi. (c) I principianti assoluti.

(d) I progrediti o coloro i quali, avendo completato la propria formazione, ne- cessitino di uno strumento di consultazione.

(e) Chi non possiede doti o inclinazioni sufficienti ad uno studio completo. (f) Chi mira ad acquisire un sapere utile (sia esso rivolto all’azione o alla teoria). (g) Chiunque, per un qualsivoglia motivo, si imbatta nella lettura del compendio (οἱ ἐντυγχάνοντες).

Non è raro l’ampliamento dello spettro di diffusione del messaggio dal destinatario singolo a una o più categorie diverse; inoltre, la differenziazione dei livelli pare ricalca- re, laddove presente, quella che Epicuro traccia tra principianti e (con le dovute sotto- distinzioni) progrediti. Alcune volte, tuttavia, l’istanza isagogica è preminente (ArcKP,

CetFav). In un caso (Mach) la polivalenza comunicativa del compendio è fissata in