1. Le epitomi di Epicuro
1.4. Μνήµη Il compendio e la memoria
1.4.2. Memoria e reminiscenza
Leggere i compendi di Epicuro come casi esemplari di scrittura pro memoria apre la strada a un’ipotesi sui presupposti teorici delle due principali funzioni di cui sono in- vestiti (introduttiva, per allievi principianti, e di ‘ausilio alla rammemorazione’ per al- lievi avanzati): presupposti che credo riconducibili alla partizione platonico- aristotelica delle facoltà mnestiche in ‘memoria’ (detta propriamente) e ‘rammemora- zione’.199
La demarcazione semantica tra µνήµη (“memoria”) e ἀνάµνησις (“reminiscen- _____________
191
Cf. D.L. 10,31: “πᾶσα γάρ,” φησίν, “αἴσθησις ἄλογός ἐστι καὶ µνήµης οὐδεµιᾶς δεκτική”.
192
D.L. 10,33 (trad. Gigante). Cf. Diano 1974, 161-168.; Tsouna 2016 (in generale sulla πρόληψις); Muñoz Morcillo 2018, 152; Spinelli 2019, 280.
193 Cf. Verde 2016a, 82-86. 194 Vd. Masi 2014, 124. 195 Fr. 213 Us. 196
Tra cui cf., ad esempio, il Filista di Carneisco, di cui il PHerc. 1027 conserva il secondo libro (ed. Capasso 1988a). Cf. Introd., 3.2.
197
Vd. supra, 1.2.2.1 e n. 114; 1.3.2 e n. 143.
198
Per un’enunciazione del principio vd. fr. 397 (p. 272,6-12) e fr. 439 Us. Critiche in Cic. Tusc. 5,88 e in Plu. Non posse 1099d: Εἰ τοίνυν, ὥσπερ λέγουσι, τὸ µεµνῆσθαι τῶν προτέρων ἀγαθῶν µέγιστόν ἐστι πρὸς τὸ ἡδέως ζῆν, Ἐπικούρῳ µὲν οὐδ’ ἂν εἷς ἡµῶν πιστεύσειεν ὅτι ταῖς µεγίσταις ἀλγηδόσι καὶ νόσοις ἐναποθνήσκων ἀντιπαρεπέµπετο τῇ µνήµῃ τῶν ἀπολελαυσµένων πρότερον ἡδονῶν (cf. anche 1095a).
199
za”) tracciata da Platone nel Filebo è strumentale alla definizione del genere di piaceri pertinenti all’anima. Poiché questi sembrano originare unicamente dalla memoria (διὰ µνήµης πᾶν ἐστι γεγονός, 33c6), sorge la necessità di chiarire cosa esattamente il termi- ne ‘memoria’ voglia significare. Socrate contrappone, quindi, la µνήµη come ‘conserva- zione (σωτηρία) di sensazioni passate’ all’ἀνάµνησις, che è invece ‘recupero di sensa- zioni o conoscenze che ha luogo all’interno dell’anima stessa’ (αὐτὴ ἐν ἑαυτῇ):200
ΣΩ. — Σωτηρίαν τοίνυν αἰσθήσεως τὴν µνήµην λέγων ὀρθῶς ἄν τις λέγοι κατά γε τὴν ἐµὴν δόξαν. ΠΡΩ. — Ὀρθῶς γὰρ οὖν. ΣΩ. — Μνήµης δὲ ἀνάµνησιν ἆρ’ οὐ διαφέρουσαν λέγοµεν; ΠΡΩ. — Ἴσως. ΣΩ. — Ἆρ’ οὖν οὐ τόδε; ΠΡΩ. — Τὸ ποῖον; ΣΩ. — Ὅταν ἃ µετὰ τοῦ σώµατος ἔπασχέν ποθ’ ἡ ψυχή, ταῦτ’ ἄνευ τοῦ σώµατος αὐτὴ ἐν ἑαυτῇ ὅτι µάλιστα ἀναλαµβάνῃ, τότε ἀναµιµνῄσκεσθαί που λέγοµεν. ἦ γάρ; ΠΡΩ. — Πάνυ µὲν οὖν. ΣΩ. — Καὶ µὴν καὶ ὅταν ἀπολέσασα µνήµην εἴτ’ αἰσθήσεως εἴτ’ αὖ µαθήµατος αὖθις ταύτην ἀναπολήσῃ πάλιν αὐτὴ ἐν ἑαυτῇ, καὶ ταῦτα σύµπαντα ἀναµνήσεις που λέγοµεν. ΠΡΩ. — Ὀρθῶς λέγεις.
Socr. — Dunque dicendo la memoria conservazione di sensazione, si direbbe corretta-
mente, a mio avviso almeno. Prot. — Correttamente, certo. Socr. — Ma non diciamo che la reminiscenza è differente dalla memoria? Prot. — Forse. Socr. — Non è forse in questo? PROT. — In che cosa? Socr. — Quando l’anima da sola in se stessa senza il cor- po riafferra il più possibile quelle affezioni che un tempo ha subito in compagnia del corpo, noi diciamo che allora essa ha reminiscenza, mi pare, Non è così? Prot. — Certo.
Socr. — Ed anche quando, successivamente alla perdita di un ricordo sia di una sensa-
zione, sia di una nozione, rigira nuovamente da sola in se stessa questo ricordo, anche questi casi li diciamo tutti, mi pare, reminiscenze. Prot. — È esatto ciò che dici (trad. Cambiano).
La stessa dicotomia tra una memoria concepita quale facoltà sostanzialmente statica e passiva (µνήµη ~ ‘ritentiva’) e una memoria che si attiva mediante un moto volontario (ἀνάµνησις ~ ‘ricordo’) da cui dipende il recupero di ciò che non è immediatamente presente alla mente, sta alla base degli argomenti sviluppati nel già citato Περὶ µνήµης aristotelico. Il breve trattato sviluppa considerazioni ben più estese e dettagliate ri- spetto alle battute del Filebo.201
Aristotele assimila la µνήµη a un’impronta (τύπος) che si produce nell’anima attraverso la percezione (450a30-32: ἡ γὰρ γιγνοµένη κίνησις ἐνσηµαίνεται οἷον τύπον τινὰ τοῦ αἰσθήµατος), mentre il processo rammemorativo è un movimento (κίνησις) che consiste nel passaggio da un’immagine mentale a quella suc- cessiva: a partire da un’ἀρχή determinata, il pensiero si sposta per associazioni lungo una serie (τὸ ἐφεξῆς) di elementi interconnessi fino a giungere all’oggetto ricercato:202
ὅταν οὖν ἀναµιµνησκώµεθα, κινούµεθα τῶν προτέρων τινὰ κινήσεων, ἕως ἂν κινηθῶµεν µεθ’ ἣν ἐκείνη εἴωθεν. διὸ καὶ τὸ ἐφεξῆς θηρεύοµεν νοήσαντες ἀπὸ τοῦ νῦν ἢ ἄλλου τινός, καὶ ἀφ’ ὁµοίου ἢ ἐναντίου ἢ τοῦ σύνεγγυς. διὰ τοῦτο γίγνεται ἡ ἀνάµνησις.
_____________
200
Pl. Phlb. 34b2-c3. Sul passo vd. Cambiano 2007, 21. La definizione qui proposta da Socrate non ha la stessa rilevanza teorica della dottrina dell’ἀνάµνησις che pure è parte essenziale dell’epistemologia esposta nel Menone (85d) e nel Fedone (73-74): vd. Sayre 1983, 193; sulla Anamnesislehre in generale vd. Erler 2007, 365-366.
201
Vd. Sassi 2007b, 27-28.
202
Quando dunque operiamo il richiamo alla memoria, noi siamo sollecitati secondo uno dei precedenti impulsi fino a che non si arriva ad essere sollecitati secondo l’impulso che è d’abitudine seguito da quello che ricerchiamo (trad. Lanza).
L’ordine di successione dei singoli elementi della serie dipende da una disposizione abi- tuale (451b28-29: τῷ γὰρ ἔθει ἀκολουθοῦσιν αἱ κινήσεις ἀλλήλαις), e in presenza di un ordi- ne preciso (come nel caso dei teoremi matematici o di testi in metro),203
memorizzazio- ne e rammemorazione sono notevolmente agevolate (542a2-4: καὶ ἔστιν εὐµνηµόνευτα ὅσα τάξιν τινὰ ἔχει, ὥσπερ τὰ µαθήµατα· τὰ δὲ φαύλως καὶ χαλεπῶς). Propria dei soli esseri umani in quanto comporta l’impiego di facoltà razionali, l’anamnesi può essere conside- rata come una sorta di deduzione (453a10: τὸ ἀναµιµνήσκεσθαί ἐστιν οἷον συλλογισµός τις). Al funzionamento della memoria in termini sia fisico-atomici sia psicologici Epicuro riserva a sua volta, nelle colonne del libro 25 del Περὶ φύσεως, riflessioni tutt’altro che cursorie, ma la cui articolazione non sempre si ricostruisce senza il persistere di dubbi anche gravi.204
Epicuro pare riconoscervi due tipi di µνήµη: una ‘congenita’ e una ‘ac- cresciuta’ (αὕτη δ’ αὖ πάλιν ἡ | τούτου µνήµ̣η̣ ἢ ἀνάλογος µνή|µηι κίνησις τὰ µὲν συνεγεγέν|[νη]το εὐθὺς, τὰ δ’ ηὔξητο).205
Per ricondurre la bipartizione al binomio µνήµη/ἀνάµνησις206
bisognerebbe identificare la µνήµη συγγεγεννηµένη con la facoltà innata di preservare nella memoria determinati contenuti, quella ηὐξηµένη, invece, con lo sforzo volontario di recuperarli in un momento dato; ma altrettanto plausibile sembra un accostamento alla distinzione operata generalmente in contesti retorici tra
memoria naturalis e memoria artificiosa, dove la seconda è sviluppo ed espansione del-
la prima.207
Benché la distinzione ravvisabile nel libro 25 non confermi con sufficiente certezza una ripresa diretta della classificazione platonico-aristotelica, credo che quest’ultima rappresenti pur sempre, per Epicuro, un orizzonte implicito di riferimen- to che da un lato spiega le operazioni mentali proprie di fasi differenti del progresso filosofico,208
dall’altro giustifica sul piano teoretico l’uso di quei ‘dispositivi letterari’ che le rendono possibili (vd. Cap. 6, 3.1.3). Se la memoria come ταµιεῖον (“deposito”), per usare le parole dello Pseudo-Plutarco,209
o come σωτηρία, per dirla con Platone, è destinata ad accogliere il τύπος dei princìpi di dottrina ai quali sono introdotti gli allie- vi all’inizio del curriculum,210
l’anamnesi è una facoltà esercitata in maniera puntuale ogniqualvolta sia necessario dissipare le cause di turbamento immediatamente ri- chiamando i κεφαλαιωδέστατα oppure, attraverso di essi, per via di deduzione, i detta- _____________
203
Cf. Arist. Rh. 1408b21-28.
204
Il passo (vd. n. 180), non privo di punti controversi, è ampiamente discusso in Masi 2006, 169-174 e ora in Németh 2017, 48-51 e Masi/Verde 2019, 251-254.
205
Εp. Nat. 25 PHerc. 1056 p. 16 Laursen 1997 [= fr. 34,20 Arr.2]. Cf. Cap. 6, 1.2.11.
206
Se di una ripresa si può parlare, questa prescinderà in ogni caso dall’uso terminologico concreto, giacché il termine ἀνάµνησις non sembra far parte del lessico filosofico di Epicuro.
207
Cf. Rhet. Her. 3,28: Sunt igitur duae memoriae: una naturalis, altera artificiosa. naturalis est ea,
quae nostris animis insita est et simul cum cogitatione nata; artificiosa est ea, quam confirmat inductio quaedam et ratio praeceptionis.
208
Cf. Cic. Tusc. 5,88: inventorum suorum memoria et recordatione.
209
[Plu.] Lib. Educ. 9e.
210
gli (τὰ κατὰ µέρος): in ciò si concretizza il soccorso terapeutico (βοήθεια) che è proprio della φυσιολογία.211
Nelle intenzioni di Epicuro, chiare soprattutto dalle sezioni prefato- rie e conclusive delle epistole sulla fisica e sulla cosmologia, ricorrono all’anamnesi – intesa non tanto come facoltà genericamente propria degli esseri razionali, ma nel si- gnificato specifico che essa assume entro i confini del βίος epicureo – tanto gli allievi principianti quanto i progrediti. Ma i primi hanno ‘depositato’ nella memoria, almeno per il momento (si noti l’uso del futuro ποιήσει in Pyth. 116), soltanto i κυριώτατα (le dottrine principali): κατέχω,212
‘ritenere saldamente’ è il verbo che designa il possesso sicuro dei princìpi; l’espressione icastica ἐν µνήµῃ τιθέµενα è altrettanto indicativa di una funzione ‘conservativa’, quale può essere, in concreto (ritorna l’immagine del ‘de- posito’ come luogo di archiviazione), quella di una θήκη; la metafora del τύπος (cf. Hdt. 35: τὸν τύπον τῆς ὅλης πραγµατείας; 36: τῶν ὁλοσχερωτάτων τύπων εὖ περιειληµµένων), che occorre significativamente anche nel primo capitolo del De memoria aristotelico, esemplifica l’imprimersi degli insegnamenti nella mente di chi sia pronto ad acco- glierne la forza salvifica. Ma gli stessi principianti possono e devono rammemorarsi di quegli stessi princìpi, con un atto di applicazione volontaria (ἐπίβληψις, ἐπιβολή)213
e con il sostegno della riflessione sul significato corrente di ciascun termine,214
per veni- re in soccorso a se stessi (Hdt. 35: ἵνα παρ’ ἑκάστους τῶν καιρῶν ἐν τοῖς κυριωτάτοις βοηθεῖν ἑαυτοῖς δύνωνται; Pyth. 85: διὰ µνήµης ἔχων περιόδευε). Ai progrediti, che hanno alle spalle lo studio compiuto dei trattati maggiori, è invece richiesta la funzione più propriamente ‘sillogistica’ dell’anamnesi. Liberi ormai dalla necessità, cui sottostanno i neofiti, di ritornare di continuo alla lettera dei testi,215
partendo dai soli princìpi – le ἀρχαί poste da Aristotele all’inizio della catena associativa (451b9) – costoro sono in grado di pervenire nuovamente per via deduttiva, ‘dentro se stessi’ (ἐν αὑτῷ, Hdt. 37), ai dettagli di dottrina.216 _____________ 211 Cf. fr. 447,12-15 Us. e infra, 1.5. 212 Hdt. 83. 213 Hdt. 35. 214
Cf. Hdt. 37: τὰ ὑποτεταγµένα τοῖς φθόγγοις. L’uso delle denominazioni linguistiche abituali consen- te di richiamare alla memoria gli argomenti correlati a un determinato concetto, essendo le sue proprie- tà implicite nel nome stesso, cf. Hdt 70: κατὰ τὴν πλείστην φορὰν τούτῳ τῷ ὀνόµατι χρώµενοι φανερὰ ποιοῦµεν; ne è un esempio la definizione del tempo (Hdt. 72-73), che va concepito secondo l’uso comune del termine, non secondo terminologie artificiali (οὔτε διαλέκτους … µεταληπτέον). Se si presta attenzio- ne agli usi comuni del linguaggio (αἱ ὑπάρχουσαι διάλεκτοι), non vi sarà bisogno di dimostrazioni (ἀποδείξεις), ma del solo ragionamento (ἐπιλογισµός).
215
Cf. Sen. ep. 33,8: Meminisse est rem commissam memoriae custodire: at contra scire est sua facere
quaeque nec ad exemplar pendere et totiens respicere ad magistrum.
216