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Funzione ‘isagogica’ e funzione ‘rammemorativa’

1. Galeno

1.2. Funzione ‘isagogica’ e funzione ‘rammemorativa’

Malgrado le sovrapposizioni semantiche, la praefatio alla Σύνοψις delinea con suffi- ciente chiarezza una partizione degli scritti compendiari – quantomeno di quelli inte- si ad una Wissensvermittlung di tipo pratico o teorico16

– in due ambiti funzionali: da una parte l’introduzione a contenuti che il lettore ancora non possiede; dall’altra, la rammemorazione di quanto è stato già appreso. Lo denota la stessa struttura sintattica dell’elenco, composto di due κῶλα introdotti rispettivamente da οἱ µέν e οἱ δέ: nel pri- mo rientrano εἰσαγωγή, ὑπογραφή, ὑποτύπωσις; nel secondo ἐπιτοµή, σύνοψις, ἐπιδροµή. Poco più avanti, ὑποτύπωσις e σύνοψις sono connesse allo scopo di “introdurre” alla materia (προεισάγεσθαι). All’ambiguità semantica di σύνοψις si è accennato (supra, 1.1; vd. anche infra, 4). Se ora confrontiamo con tale differenziazione i dati ricavabili dal Περὶ τῶν ἰδίων βιβλίων, si delinea un quadro di relativa coerenza: la titolatura collettiva τοῖς εἰσαγοµένοις riguarda lì tutti i termini che anche nella Σύνοψις sono ricondotti alla funzione isagogica, quindi ὑποτύπωσις, ὑπογραφή, εἰσαγωγή, σύνοψις, con l’aggiunta di ὑφήγησις.17

La demarcazione funzionale tra isagoge (primo κῶλον) ed epitome (secondo κῶλον) è, per Galeno, parte integrante di un programma pedagogico in cui la lettura _____________

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Cf. Gal. Ars med. 37,6 p. 388 Boudon [= 1,407 K.].

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Cf. von Staden 1998, 73 e n. 33.

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Restano sostanzialmente esclusi da queste considerazioni, ad esempio, i compendi storici e da opere storiche, su cui vd. Fornara 1983, 191-192.

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Secondo Dubischar (Dubischar 2010, 64), la categorizzazione della Σύνοψις rimanda a una distin- zione riconducibile a quella, già vista (3.1), tra epitoma rei tractatae ed epitoma auctoris: da un lato, dun- que, le forme di condensazione di un corpo di dottrine, dall’altro le forme di condensazione di un testo determinato. L’ipotesi è plausibile e non contrasta, in linea di principio, con la dicotomia tra funzione introduttiva e funzione rammemorativa; tuttavia vale anche qui la riserva, come Dubischar stesso non omette di rilevare, sulla possibilità di contaminazione tra diversi tipi di fonti, scritte e orali, nel processo di condensazione; vd. Dammig 1957, 27; cf. n. 8.

dell’isagoge (nel caso della dottrina dei polsi, il Περὶ σφυγµῶν τοῖς εἰσαγοµένοις [De pul-

sibus ad tirones])18

è precedente a quella della Sinossi: proprio qui, al cap. 11, Galeno di- stingue, come in un diagramma, un formato introduttivo in cui si trasmettono i πρῶτα καὶ ἀναγκαιώτατα, uno mediano rappresentato dalla Sinossi stessa ed un terzo, la διέξοδος τελεωτάτη, che riporta senza omissioni tutti i dettagli e prende forma nella µεγάλη πραγµατεία:19 ἔµαθες δὲ περὶ τούτων ἐν τῷ γεγραµµένῳ βιβλίῳ τοῖς εἰσαγοµένοις περὶ σφυγµῶν, ὃ καὶ αὐτὸ βέλτιόν ἐστι προανεγνῶσθαι τοῦδε. λεχθήσεται δὲ καὶ νῦν τὰ κατ’ αὐτὸ χάριν τοῦ µηδὲν ἐλλείπειν τῶν ἀναγκαίων τῇ νῦν ἐνεστώσῃ πραγµατείᾳ, ἀλλ’ ἔχειν τοὺς φιλοπονεῖν βουλοµένους ἐν ἐλαχίστῳ µὲν τὰ πρῶτα καὶ ἀναγκαιότατα κατὰ τὴν εἰσαγωγὴν, ἐν διεξόδῳ δὲ τελεωτάτῃ τὰ κατὰ τὴν µεγάλην πραγµατείαν, ἐν τῷ µέσῳ δ’ ἀµφοῖν τὰ νῦν λεγόµενα. Ma su questi argomenti (scil. la misurazione delle grandezze medie relative alle diverse tipologie di pulsazione in diverse condizioni individuali e ambientali, al fine di ricono- scere eventuali quadri abnormi) sei già stato istruito nel libro sulle pulsazioni che ho scritto per gli allievi principianti (isagumeni), libro che è meglio leggere prima di que- sto. Cionondimeno, ripeterò qui alcuni punti già trattati in quella sede, per non trala- sciare, nella presente trattazione, nulla di essenziale, anzi per mettere a disposizione del lettore industrioso, nell’isagoge, gli elementi più basilari ed essenziali esposti nella maniera più concisa; nel trattato maggiore, (la dottrina intera) esposta nel modo più dettagliato e completo; in questa sinossi, invece, una versione intermedia tra l’una e l’altro.

Non meno interessante a proposito dei diversi campi d’uso della Kompendienliteratur individuati nella Σύνοψις e indicativo di come certi testi possano assolvere, nello stesso tempo, a entrambi gli scopi di introdurre e rammemorare – com’è il caso, lo vedremo, dei compendi di Epicuro –, è il commento di Galeno al primo degli Ἀφορισµοί di tradi- zione ippocratica.20

La silloge si apre notoriamente con un’enumerazione degli ostaco- li che l’esercizio della medicina comporta: l’insufficienza della vita umana, nella sua brevità, alla perfezione dell’arte (è la proverbiale contrapposizione tra βίος βραχύς e τέχνη µακρή), la fuggevolezza dell’occasione propizia all’azione (ὁ δὲ καιρὸς ὀξύς), il pe- ricolo e l’incertezza dell’esperimento (ἡ δὲ πεῖρα σφαλερή), la difficoltà del giudizio (ἡ δὲ κρίσις χαλεπή). Se il carattere proemiale della sentenza è per Galeno dato indiscus- so, uno dei punti di maggiore disaccordo tra i precedenti commentatori resta la sua ragione comunicativa. Perché Ippocrate (o chi per lui) apre così gli Aforismi? Galeno discute in dettaglio lo status quaestionis. Secondo alcuni interpreti la premessa avreb- be funzione protrettica, mentre altri sostengono la funzione contraria e altri ancora vi scorgono un tentativo di mettere alla prova l’idoneità alla τέχνη; parimenti discordi i pareri sulla forma espositiva di cui Ippocrate intenderebbe dar conto (composizione di συγγράµµατα o scrittura aforistica?) e sulla specificità dell’arte che l’aforisma adom- bra (procedimento stocastico o esercizio ad alto rischio di errore?). Ma iniziare un _____________

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8,453-492 K.

19

Gal. Syn. puls. 9,463 K.

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trattato ponendo in evidenza la non scientificità dell’arte e la possibilità, pur ineludi- bile, di mancarne il fine proprio è per Galeno un’ingenuità indegna di un medico come Ippocrate. Contrasterebbe d’altronde con l’intento di lasciare ai posteri qualcosa di utile (χρήσιµον) un incipit volto a distogliere (ἀποτρέπειν) chi legge dallo studio non soltanto di quanto scritto in quel trattato particolare, ma ‒ più assurdo ancora – della medicina nel suo complesso. Né sfugge a fraintendimenti l’esegesi, pur non peregrina, di chi vede nel primo aforisma un protrettico ἐπὶ ἰατρικήν o uno strumento docimasti- co cui sottoporre l’aspirante medico. Indubbiamente necessaria per ogni arte che pre- veda un apprendistato lungo e complesso, l’ἀπόπειρα preliminare non si addice al for- mato scelto qui da Ippocrate, ma piuttosto al confronto diretto tra maestro e allievo (συνουσία): se così fosse, il proemio verrebbe meno al suo compito – annunciare forma e contenuto di quanto verrà detto. Secondo Galeno, il senso del primo aforisma è un altro:

ὅσοι τοίνυν ἢ τοῦ τρόπου τῆς διδασκαλίας ἢ ὅλως τῆς χρείας τῶν συγγραµµάτων αἰτίαν ἀποδίδοσθαι κατὰ τὸ προοίµιόν φασιν, οὗτοί µοι δοκοῦσιν ἄµεινόν τι τῶν ἄλλων γινώσκειν. Quanti allora affermano di fornire, in sede proemiale, la ragione che sottende alla for- ma dell’esposizione didattica o, più in generale, all’uso degli scritti, mi sembrano cono- scere qualcosa di meglio rispetto agli altri.

Ippocrate avrebbe quindi inteso, in sede di proemio, da un lato giustificare la scelta della forma della Wissensvermittlung (ὁ τρόπος τῆς διδασκαλίας), dall’altro chiarire il corretto uso dello scritto (ἡ χρεία τῶν συγγραµµάτων).21

Dire che l’arte non è commen- surabile al tempo che un uomo può dedicarle nell’arco di una vita equivale a motivare il senso di un’esposizione condensata in forma gnomica (τὸ ἀφοριστικὸν εἶδος τῆς διδασκαλίας). Dopo un excursus sulla difficoltà della κρίσις razionale e sull’instabilità dell’esperienza come motivo principale di divergenza tra le diverse αἱρέσεις, Galeno conclude la sua argomentazione:

ἡ µὲν τέχνη µακρὰ γίνεται, ἑνὸς ἀνθρώπου παραµετρουµένη βίῳ. χρήσιµον δὲ τὸ καταλιπεῖν συγγράµµατα καὶ µάλιστα τὰ σύντοµά τε καὶ ἀφοριστικά· εἴς τε γὰρ αὐτὴν τὴν πρώτην µάθησιν καὶ εἰς τὴν ὧν ἔµαθέ τις ὠφεληθῆναι µνήµην καὶ εἰς τὴν ὧν ἐπελάθετό τις µετὰ ταῦτα ἀνάµνησιν ὁ τοιοῦτος τρόπος τῆς διδασκαλίας ἐπιτήδειος.

Diventa lunga l’arte, se la si commisura alla vita di un uomo solo. È dunque utile lascia- re degli scritti, e soprattutto quelli brevi e di taglio aforistico: questa forma d’esposizione didattica è adatta sia per l’apprendimento iniziale, sia per ritenere a men- te ciò di cui si è imparata l’utilità, sia per richiamare alla memoria, in un secondo mo- mento, ciò che si è dimenticato.

Utili all’apprendimento della µακρὰ τέχνη sono i συγγράµµατα in generale, in cui è rac- chiuso un sapere altrimenti impossibile da trasmettere integralmente in forma orale, e soprattutto τὰ σύντοµά τε καὶ ἀφοριστικά, forme di scrittura appartenenti a quella fino- ra definita come Kompendienliteratur. Esse si addicono (e la similarità col proemio della _____________

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Σύνοψις è evidente) secondo la forma specifica sia alla πρώτη µάθησις (~ εἰσαγωγή) sia alla successiva memorizzazione (µνήµη)/rammemorazione (ἀνάµνησις).22

Ancora a metà del IX sec. la stessa ambivalenza funzionale è rievocata in termini assai simili da Fozio (da notare l’uso, anche qui, della coppia µνήµη/ἀνάµνησις) nella prefazione alla sua Biblioteca:23

χρησιµεύσει δέ σοι δηλονότι τὰ ἐκδεδοµένα εἴς τε κεφαλαιώδη µνήµην καὶ ἀνάµνησιν τῶν εἴτε κατὰ σεαυτὸν ἀναλεξάµενος ἐπῆλθες, καὶ εἰς ἕτοιµον εὕρεσιν τῶν ἐν αὐτοῖς ἐπιζητουµένων, οὐ µὴν ἀλλὰ καὶ εἰς εὐχερεστέραν ἀνάληψιν τῶν οὔπω τὴν ἀνάγνωσιν τῆς σῆς συνέσεως ὑπελθόντων.

Certo, lo scritto ti è utile sia a ricordare e rammemorare per sommi capi le opere che leggendo hai percorso per conto tuo, sia a ritrovare prontamente ciò che in esse ricer- chi, e ad ogni modo anche ad apprendere più facilmente ciò che non ancora hai letto e compreso.

Le note di lettura approntate dal patriarca ad uso del fratello Tarasio, sintetici reso- conti di opere della letteratura greca classica e bizantina, sono intese non soltanto come supporto alla memorizzazione sommaria (κεφαλαιώδη µνήµην), alla rammemo- razione (ἀνάµνησιν) e alla veloce consultazione (εἰς ἕτοιµον εὕρεσιν) di libri che il desti- natario ha già letto per proprio conto, ma anche – a scopo introduttivo – quale stru- mento per una più agevole comprensione (εἰς εὐχερεστέραν ἀνάληψιν) di testi non an- cora noti.