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1. Le epitomi di Epicuro

1.3. Παράδοσις Il compendio come strumento didattico

1.3.1. I destinatari

Le epitomi di Epicuro, com’è stato opportunamente ribadito anche in tempi recenti,129

consentono, anzi richiedono, livelli differenti di fruizione.130

Nella praefatio dell’Ad He-

rodotum (35) la polivalenza è implicita nella limitativa καθ’ ὅσον ἂν ἐφάπτωνται τῆς περὶ

φύσεως θεωρίας (“a seconda del loro grado di contatto con l’indagine sulla natura”) e confermata poi dalla distinzione tra i προβεβηκότες (35: i “progrediti”, coloro che sono già a un grado avanzato di apprendimento) e i τετελεσιουργηµένοι (36; i “perfezionati”, coloro che hanno ormai condotto a termine il percorso ordinario di formazione). L’epistola si apre, del resto, con un’affermazione di carattere generale: τοῖς µὴ δυναµένοις … ἐξακριβοῦν/διαθρεῖν … ἐπιτοµήν … παρεσκεύασα: per coloro che non hanno la possibilità di studiare con accuratezza gli scritti maggiori, Epicuro dice di aver com- posto un’epitome.131

Mi pare che il µὴ δύνασθαι programmaticamente posto all’inizio dell’epistola debba riferirsi a un impedimento che può dipendere da circostanze di va- ria natura, non necessariamente legate alla mancanza di nozioni o competenze pre- gresse: l’impossibilità di dedicarsi ad una consultazione minuziosa dei trattati potrà essere determinata anche da fattori esterni. In altre parole, non coglie forse nel segno l’interpretazione che individua senz’altro tra questi µὴ δυνάµενοι la cosiddetta ‘prima’ categoria di destinatari, quella di coloro che hanno appena intrapreso il loro cammino educativo e che hanno perciò bisogno di un’adeguata introduzione alla φυσιολογία. Piuttosto, i µὴ δυνάµενοι saranno tutti quelli che, per una ragione qualsiasi, non hanno la possibilità di condurre uno studio assiduo:132

a questa categoria appartiene in teoria ogni potenziale lettore, che attingerà al compendio – nota Epicuro stesso – “a seconda del progresso nell’indagine sulla natura”, sì da avere la possibilità (ἵνα … δύνωνται: la ripetizione del verbo negato all’inizio non è casuale) di soccorrere a se stesso in ogni occasione. L’indicazione καὶ τοὺς προβεβηκότας δέ … δεῖ µνηµονεύειν (35), subito dopo, chiarifica questa dinamica: se è vero che il beneficio che ciascuno trae dall’epitome dipende dal grado e dalla profondità del contatto (ἐφάπτοµαι) con la scienza della na- tura, ne consegue che non soltanto il principiante potrà giovarsene (l’utilità dell’epitome per l’‘iniziato’ resterebbe qui, dunque, un passaggio implicito), ma anche chi è già arrivato a un punto intermedio della propria formazione (καὶ τοὺς προβεβηκότας) o addirittura, si dice più avanti (ἐπεὶ καὶ τῷ τετελεσιουργηµένῳ, 36), l’ha _____________

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I paragrafi 1.3.1, 1.3.2 e 1.3.3 traducono e rielaborano in parte i risultati già pubblicati in Damiani 2015a.

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Mi soffermo qui esclusivamente sulle epistole Ad Herodotum e Ad Pythoclem nella misura in cui queste riportano indicazioni esplicite sulle categorie di destinatari dello scritto. Sui destinatari dell’Epistula ad Menoeceum rimando a Heßler 2011 e 2014, 26-32; in generale sul destinatario nelle opere del Κῆπος vd. De Sanctis 2011 e 2012. Tra i contributi recenti sulla questione vanno segnalati Muñoz Morcillo 2016 e Braicovich 2017a (discussi in Introd., 3.3).

129

Cf. Spinelli 2012a, 160.

130

Sui caratteri strutturali e retorici funzionali a quest’uso vd. Cap. 6, 3.

131

Sull’identificazione di quest’epitome cf. supra, 1.2.1.

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portata a pieno compimento. La stessa bipartizione προβεβηκότες/τετελεσιουργηµένοι si ripropone nella chiusa dell’epistola (83), in cui Epicuro distingue, se è corretta la ri- costruzione di Arrighetti,133

τοὺς κατὰ µέρος ἤδη ἐξακριβοῦντας ἱκανῶς ἢ καὶ τελείως da un lato; ὅσοι δὲ µὴ παντελῶς αὐτῶν τῶν ἀποτελουµένων ἐισίν, dall’altro. Pur volendo identificare nella seconda di queste due categorie gli ‘iniziati’ mancanti nella praefatio, si incorre nella difficoltà di spiegare il senso della precisazione παντελῶς αὐτῶν, che induce invece a pensare a una fascia di destinatari che si discosta soltanto di poco da quella dei τετελεσιουργηµένοι. Non senza ragione, perciò, Mansfeld ha ritenuto plausi- bile che l’epistola sulla φυσιολογία fosse intenzionalmente destinata ad una cerchia di lettori già progrediti, a differenza dell’epistola sui µετέωρα, evidentemente diretta, in- vece, a un pubblico di non specialisti.134

Dal proemio di quest’ultima apprendiamo che, per quanto si sia dedicato con assiduità allo studio degli scritti di maggiore respiro (τὰ ἐν ἄλλοις γεγραµµένα … συνεχῶς βαστάζεις)135

il giovane Pitocle incontra difficoltà nel memorizzarli: per questo motivo chiede al Maestro di inviargli un σύντοµος καὶ εὐπερίγραφος διαλογισµός da imparare più agevolmente. Esso risulterà utile µάλιστα τοῖς νεωστὶ φυσιολογίας γνησίου γευοµένοις (85), a coloro, cioè, che da poco si sono acco- stati alla vera scienza della natura, e inoltre τοῖς εἰς ἀσχολίας βαθυτέρας τῶν ἐγκυκλίων τινὸς ἐµπεπληγµένοις, “a quanti troppo a fondo sono coinvolti nelle occupazioni di ogni giorno”.136

Una definizione chiara dell’intended audience: si tratta di chi, sia che appar- tenga ai cosiddetti ‘iniziati’ sia che appartenga a coloro che non possono dedicarsi allo studio a tempo pieno, ancora necessita di un’esposizione schematica e soprattutto di un testo di semplice memorizzazione. Stile e struttura dell’epistola sono, d’altronde, perfettamente calibrati per adeguarsi a tali requisiti.137

Eppure, nonostante l’identificazione esplicita dei destinatari, Epicuro non rinuncia a precisare: πολλοῖς καὶ ἄλλοις ἐσόµενα χρήσιµα τὰ διαλογίσµατα ταῦτα (85). Lo scritto è quindi utile non soltan- to a chi se ne serve in rapporto alle sue competenze, ma anche a un non specificato gruppo di ‘molti’ che, per motivi diversi e con diversi scopi, ricorrono alla consultazio- ne del compendio (vd. infra, 1.3.2).

La Kompendienliteratur incide dunque a più livelli del percorso formativo. Può fun- gere, secondo i casi:

1) da isagoge per giovani allievi e per chi non pratica quotidianamente l’esercizio fi- losofico (prima fase);

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ὅσοι è congettura di Gassendi: i codici P ed F hanno ὅσα; la sequenza ἀποτελουµένων εἰσίν, ἐκ τούτων κτλ., qui adottata, è frutto di una modifica nella Wortstellung introdotta da Kühn; i codici P ed F hanno ἀποτελουµένων ἐκ τούτων εἰσὶν. Non è da scartare, forse, l’ipotesi di correggere ἀποτελουµένων con una forma al perfetto come ἀποτετελεσµένων o come l’ἀποτετελειωµένων proposto da Schneider 1813, 97. Sui problemi del testo cf. Verde 2010a, 229-230, Bredlow Wenda 2008, 175-176 e da ultimo Dorandi 2013, 781. Mantengono il testo tradito Bollack/Bollack/Wismann 1971, 164-165 e 247-248.

134

Mansfeld 1999, 5.

135

Ai quali dovrà verosimilmente appartenere per il suo carattere anche la µικρὰ ἐπιτοµὴ πρὸς Ἡρόδοτον, menzionata alla fine del § 84 con la raccomandazione di non trascurarne in ogni caso la let- tura.

136

Per una diversa traduzione cf. Boer 1954, 1b.

137

2) da testo di consultazione per richiamare velocemente alla memoria le singole nozioni necessarie (fase intermedia);

3) da schema generale attraverso cui ripercorrere l’interezza del sistema (fase avanzata).

È chiaro che l’una funzione non esclude l’altra e che il raggio di diffusione del com- pendio, dal punto di vista della tipologia dei destinatari, resta pur sempre potenzial- mente illimitato: tant’è che Epicuro invita Pitocle a leggere comunque la µικρὰ ἐπιτοµή indirizzata a Erodoto; per converso, l’Ad Herodotum non esclude altre fasce di pubbli- co: solo si rivolge primariamente, non unicamente, a chi abbia già ottenuto una certa familiarità con gli insegnamenti del Maestro (vd. infra, 1.3.3).