1. Le epitomi di Epicuro
1.5. Βοήθεια Il compendio come soccorso
1.5.2. La Kompendienliteratur medica: punti d’intersezione
Ma oltre che in termini funzionali, il ruolo paradigmatico esercitato dal modello me- dico sulle scelte comunicative di Epicuro può essere interpretato anche sotto la specie delle tipologie testuali che furono impiegate, da Ippocrate in poi, nella tradizione delle competenze che hanno per scopo la ὑγίεια del corpo. La letteratura medica antica di età classica ed ellenistica presenta numerosi esempi di scritti ascrivibili alla Kompen-
dienliteratur e destinati ad essere o memorizzati come ausilio alla prima formazione, o
consultati a scopo terapeutico. L’analogia si chiarisce considerando che la βοήθεια as- sume anche qui la forma di una Selbsthilfe (βοηθεῖν αὑτοῖς): come il medico si affida alla percezione dei sensi e al supporto del testo scritto, agile e breve, per calibrare per tempo il trattamento delle malattie e prevederne il decorso o per misurare la legittimi- tà etica del suo agire, così l’individuo che cura se stesso e il suo turbamento interpreta mediante il canone di per sé infallibile dell’αἴσθησις i segni di ciascun fenomeno per comprenderne la causa, placare la ταραχή e dirigere l’azione morale: il testo compen- diario, anche qui, viene in soccorso (cf. Introd., 1).
L’esercizio della τέχνη ἰατρική, come concepita in Grecia già in origine, presuppone un’empiria salda e vasta: il medico deve conoscere e saper riconoscere cause e indivi- duare rimedi, è chiamato a giudicare con mente lucida, a decidere con rapidità e con altrettanta prontezza ad agire per ripristinare l’equilibrio in cui la salute consiste – e, non in ultimo, per procurarsi un buon nome attraverso la stima e la fiducia del pazien- te. Ogni quadro patologico impone, affinché i fenomeni/sintomi diventino segni (σηµεῖα) portatori di senso e quindi utili alla cura, un’immediata ricognizione delle in- formazioni potenzialmente pertinenti a ciascun caso. D’altro canto, quanto più cresce l’ἐµπειρία, tanto più è difficile ritenere a mente, pronte ad essere trasferite ed applica- te, le osservazioni singolari frutto della prassi personale nonché quelle raccolte e tra- _____________
229
Cic. fin. 2,22. Per l’uso del termine narthecium in contesto medico vd. Gal. Comp. med. loc. 12,398 K. (dove Νάρθηξ è il titolo di un’opera del medico cappadoce Heras); Luc. Ind. 29: οἱ ἀµαθέστατοι τῶν ἰατρῶν τὸ αὐτὸ σοὶ ποιοῦσιν, ἐλεφαντίνους νάρθηκας καὶ σικύας ἀργυρᾶς ποιούµενοι. 230 Ep. KD 4: Οὐ χρονίζει τὸ ἀλγοῦν συνεχῶς ἐν τῇ σαρκί, ἀλλὰ τὸ µὲν ἄκρον τὸν ἐλάχιστον χρόνον πάρεστι, τὸ δὲ µόνον ὑπερτεῖνον τὸ ἡδόµενον κατὰ σάρκα οὐ πολλὰς ἡµέρας συµβαίνει· αἱ δὲ πολυχρόνιοι τῶν ἀρρωστιῶν πλεονάζον ἔχουσι τὸ ἡδόµενον ἐν τῇ σαρκὶ ἤπερ τὸ ἀλγοῦν; SV 4: Πᾶσα ἀλγηδὼν εὐκαταφρόνητος· ἡ γὰρ σύντονον ἔχουσα τὸ πονοῦν σύντοµον ἔχει τὸν χρόνον, ἡ δὲ χρονίζουσα περὶ τὴν σάρκα ἀβληχρὸν ἔχει τὸν πόνον. 231 Vd. infra, 2.6.
smesse oralmente da altri medici.232
È comprensibile che una fissazione scritta di de- scrizioni di sintomi, quindi di prognosi, diagnosi e corrispondenti trattamenti, s’imponga parallelamente alla nascita della medicina come τέχνη di proprio diritto.233
L’utilizzo (esclusivo) di testi funzionali alla trasmissione del sapere medico è oggetto di critica cursoria nel decimo libro dell’Etica Nicomachea, in cui, prendendo atto, a quanto sembra, di una tendenza relativamente diffusa nel momento in cui scrive, Ari- stotele testimonia però ad un tempo dell’esistenza di una Fachliteratur a carattere presumibilmente manualistico nella seconda metà del IV a.C.:234
οὐ γὰρ φαίνονται οὐδ’ ἰατρικοὶ ἐκ τῶν συγγραµµάτων γίνεσθαι. καίτοι πειρῶνταί γε λέγειν οὐ µόνον τὰ θεραπεύµατα, ἀλλὰ καὶ ὡς ἰαθεῖεν ἂν καὶ ὡς δεῖ θεραπεύειν ἑκάστους, διελόµενοι τὰς ἕξεις· ταῦτα δὲ τοῖς µὲν ἐµπείροις ὠφέλιµα εἶναι δοκεῖ, τοῖς δ’ ἀνεπιστήµοσιν ἀχρεῖα.
È chiaro che neppure si diventa medici grazie ai manuali. Eppure, tentano di indicare non soltanto i trattamenti, ma anche come si cura e come bisogna trattare ciascun tipo di paziente sulla base di una differenziazione delle disposizioni (corporee). Ma tutto ciò si ritiene in genere utile a chi è esperto, inutile, invece, a chi (ancora) non lo è.
Sulla produzione, tra età classica ed ellenistica, di trattazioni che comprendano la ἰατρική nella sua interezza le fonti offrono, del resto, quasi nulla. Se la tesi di Fuhr- mann sull’assenza di testi manualistici precedenti all’enciclopedia di Celso235
è stata opportunamente ridimensionata dagli studi di Kollesch sugli Ὅροι pseudogalenici (databili al I d.C.),236
che restituiscono pur sempre, soprattutto se si guarda alle possibi- li fonti, l’ossatura di uno Handbuch d’epoca ellenistica,237
la testimonianza più cospi- cua sul ruolo del testo scritto nella formazione e nella prassi medica in età classica ri- siede nei circa sessanta scritti del Corpus Hippocraticum, che datano in parte tra la fine del quinto e la metà del quarto secolo a.C. e appartengono perciò agli esempi più anti- chi di prosa scientifica in lingua greca.238
Diverse le forme che vi sono rappresentate: trattati, compilazioni, compendi e rac- colte di aforismi, appunti a uso personale oltre a materiale di matrice biografica sulla figura di Ippocrate.239
Tra questi, sono gli scritti a carattere compilatorio, ipomnemati- co, compendiario e aforistico240
a ricoprire, con mezzi eterogenei, la funzione di una _____________
232
Vd. Althoff 1993, 220.
233
Cf. Ecca 2016, 1; Meißner 1999, 152; Kollesch 1973, 17; Kollesch 1979, 511; Lonie 1983, in part. p. 147.
234
Arist. EN 10,10 1181b2-6. Cf. Roselli 2002, 43 e n. 28; Kollesch 1991, in part. p. 179; sull’educazione al- la pratica medica quale emerge dagli scritti del Corpus Hippocraticum vd. Horstmanshoff 2010.
235
Fuhrmann 1960, 179-180.
236
Kollesch 1973, 60-66.
237
Kollesch 1966. Testimonia di una manualistica di tarda età ellenistica anche l’Anonimus Londi-
niensis (PBrLibr Inv. 137; ed. Manetti 2011 e Ricciardetto 2016), un papiro, databile al I d.C. (vd. Manetti
2011, ix), che conserva nella forma attuale un’εἰσαγωγή all’eziologia patologica composta di una sezione definitoria, seguita da una rassegna dossografica di matrice aristotelica, e di una sezione di fisiologia; chiari segnali di una precisa e deliberata articolazione interna del testo sia sul piano della prosa sia nella
mise en page ne confermano il carattere didattico (vd. almeno Asper 2007, 293-302; Manetti 2016; Cre-
spo Saumell 2017).
238
Sul corpus vd. Ecca 2015, 171; Nutton 2013, 53-71.
239
Cf. sull’eterogeneità delle forme rappresentate nel CH Jaeger 1973, 534; Kollesch 1991, 77.
240
riduzione/rielaborazione del sapere al servizio sia della prima formazione del medico apprendista, che non sempre ha la possibilità di acquisire i princìpi dell’arte mediante l’osservazione diretta,241
sia della prassi clinica.242
Esempio tipico di come il testo sup- porti la memoria delle informazioni pertinenti al caso peculiare, specie durante gli spostamenti tra diversi centri che contraddistinguono l’attività del medico itineran- te,243
sono i sette libri raccolti nel Corpus – malgrado differenze e di cronologia e di te- nore – sotto il titolo Ἐπιδηµιῶν. Vi si trova, oltre a una descrizione dell’incidenza delle ‘costituzioni’ bioclimatiche (καταστάσεις) e dei mutamenti meteorologici stagionali sulla salute degli abitanti in aree per lo più situate in Grecia settentrionale, una varie- gata casuistica sul decorso patologico di pazienti indicati sovente per nome, decorso riferito e valutato in note veloci talvolta giustapposte senza connessione evidente – alla stregua di un registro/diario clinico personale. In alcuni casi i rilievi individuali sono inframezzati da commenti, ora di stampo aforistico, ora più estesi e dettagliati, su questioni mediche sia specifiche sia generiche. Il materiale, vasto ed eterogeneo, raccolto nelle Epidemie, che devono la loro struttura attuale all’attività compilatoria di diversi medici, consente in parte di gettare uno sguardo dentro la prassi del clinico che osserva e annota i frutti dell’esperienza per tornare a riflettervi in seguito, secondo la necessità, o per metterle a disposizione dei colleghi. Il testo mantiene memoria di ciò che si è esperito (come ὑποµνήµατα definisce Galeno i libri II, IV e VI)244
per renderne possibile, a distanza di tempo, il recupero in funzione della cura.245
All’attività del medico itinerante va ricondotto anche il trattato Περὶ ἀέρων ὑδάτων τόπων (metà/fine V sec.),246
il cui proemio programmatico investe lo scritto, nella sua materialità, della funzione di soccorrere non tanto il paziente bisognoso di cura quan- to proprio chi, da medico, sia chiamato a prestarla a fronte di variabili geografiche, climatiche e demografiche ignote:247
καὶ ἀπὸ τουτέων χρὴ ἐνθυµέεσθαι ἕκαστα. εἰ γὰρ ταῦτα εἰδείη τις καλῶς, µάλιστα µὲν πάντα, εἰ δὲ µὴ, τά γε πλεῖστα, οὐκ ἂν αὐτὸν λανθάνοι ἐς πόλιν ἀφικνεόµενον, ἧς ἂν ἄπειρος ᾖ, οὔτε νουσήµατα ἐπιχώρια, οὔτε τῶν κοινῶν ἡ φύσις ὁκοίη τίς ἐστιν· ὥστε µὴ ἀπορέεσθαι ἐν τῇ θεραπείῃ τῶν νούσων, µηδὲ διαµαρτάνειν, ἃ εἰκός ἐστι γίγνεσθαι, ἢν µή τις ταῦτα πρότερον εἰδὼς προφροντίσῃ.
Sulla base di tali princìpi bisogna che (scil. chi intende approfondire l’arte medica) con- sideri ciascun caso. A chi possiede salda conoscenza di queste dinamiche (scil. posizio- ne del luogo, alternanza delle stagioni, caratteristiche dei venti, proprietà delle acque e del suolo, stile di vita degli abitanti), al meglio di tutte o quantomeno della maggioran- _____________
241
Cf. Kollesch 1973, 14-15. 17.
242
Cf. Craik 2015, xxiii: “And there is indeed evidence of a period of consolidation – perhaps in the mid fourth century – when an industry apparently grew up, as doctor-scholars familiar with the new burgeoning of medical writings set about selecting and compiling or summarising such material as they thought most important, for the benefit of themselves and others”.
243
Cf. Jouanna 2012, 155-156.
244
Gal. Hipp. Prorrh. CMG V 9,2 p. 24,9-16 Diels [= 16,532 K.].
245
Vd. Jaeger 1973, 546; Kollesch 1991, 179.
246
Cf. Meißner 1999, 149.
247
za di esse, non sfuggiranno, all’arrivo in una città ignota, le patologie tipiche del luogo né la natura di quelle comuni. In questo modo si eviterà di rimanere sprovvisti nella cu- ra delle malattie o di incorrere in errori, cosa che facilmente accade se prima non si ri- flette a ragion veduta su questi elementi.
In alcuni scritti del Corpus, la moltitudine dei casi peculiari è sottoposta alla sintesi impersonale in ‘leggi’ condensate, dove all’esaustività informativa sono anteposte im- mediatezza e chiarezza della λέξις.248
Talora il confronto interno con altre opere per- mette di osservare singoli stadi di rielaborazione del materiale: così i particolari, ana- grafici e non, registrati nelle Epidemie – le cui sezioni più antiche risalgono a fine V- inizio IV sec. – si dissolvono, pur nel rispetto del materiale d’origine, in formule assai più generiche negli Ἀφορισµοί (databili intorno al 400 a.C.) o nelle più tarde Κῳακαὶ προγνώσεις; allo stesso modo, il dubbio dell’ipotesi o della domanda vi si muta in af- fermazione.249
L’espressione asciutta, spogliata del dato personale e dell’incerto, vuole adattarsi, nonostante l’ovvio rischio di fraintendimenti e di ipersemplificazioni, a un esercizio professionale che per definizione non ammette indugio. Volto a facilitare l’applicazione immediata al letto del malato è soprattutto il pattern della ‘lista’, strut- tura elementare ma potente di organizzazione del pensiero che accompagna la nascita della prosa scientifica greca e contrassegna, in tutto o in parte, numerosi scritti del
Corpus:250
uno degli scritti più antichi della collezione, corrispondente alla seconda parte (cap. 12-75) del libro 2 Περὶ νούσων e databile intorno alla metà del V a.C. se non qualche decennio prima, consiste in un elenco di quadri patologici in cui ogni capitolo “si apre col nome o con la descrizione della malattia, seguiti da un’enumerazione dei sintomi osservabili”, fornendo al medico, in uno stile rapido ed essenziale, gli elementi per la prima valutazione preliminare all’intervento terapeutico.251
Analoga destinazione, ma con toni più marcatamente didattici, ha il Προγνωστικόν (fine V a.C.), testo retoricamente elaborato rispetto agli appunti veloci del Περὶ νούσων. Una praefatio motiva le ragioni dell’opera definendone i limiti tematici, l’uso e il grup- po dei destinatari: chi esercita la professione medica non può ignorare il significato dei σηµεῖα che preludono a un determinato sviluppo della malattia, e ciò non soltanto per il bene del malato stesso, che riceverà in questo modo il trattamento più appro- priato al decorso previsto, ma anche nel suo proprio interesse, poiché una prognosi corretta lo tutela da accuse in caso di esito infausto e giova alla sua reputazione.252
Do- po alcune considerazioni preliminari su come valutare nel complesso l’aspetto esterio- re (s’inserisce qui [§ 2] la nota descrizione della cosiddetta facies Hippocratica) e la posizione del paziente a letto, il corpo della trattazione procede ordinatamente per κεφάλαια corrispondenti a sezioni conchiuse, ognuna relativa a una determinata sin- tomatologia: per ciascun sintomo/gruppo di sintomi – menzionati in genere subito all’inizio del paragrafo per evidenti esigenze di consultazione – sono indicate le pro- _____________ 248 Cf. Deichgräber 1972, 18. 249 Craik 2015, 89; Magdelaine 2004, 82-84. 88-93. 250 Lonie 1983, 151-152. 251
Vd. Althoff 1993, 219, da cui il testo citato. Cf. anche Craik 2015, 179.
252
gnosi corrispondenti tenendo conto delle variabili possibili (ad es. sintomi fraintendi- bili, sintomi che possono non presentarsi regolarmente o preludere a sviluppi diffe- renti). La sezione di coda si riallaccia alla prefazione ribadendo in rapida ἀνακεφαλαίωσις, con χρή efficacemente ripetuto in anafora, i requisiti metodologici di una prognosi a regola d’arte. Consapevole delle proprie strategie espositive, l’autore del trattato si cautela da critiche mostrando di aver deliberatamente adottato un ta- glio che prescinde dalla determinazione esatta della malattia (sia sul piano terminolo- gico sia sul piano diagnostico: lo stesso impianto descrittivo tipico delle Epidemie) e si concentra piuttosto sulla previsione attraverso i segni, che sono spesso comuni a pato- logie diverse indipendentemente dalla loro eziologia (ὁκόσα ἐν τοῖσι χρόνοισι τοῖσι προειρηµένοισι κρίνεται, γνώσῃ τοῖσιν αὐτοῖσι σηµείοισιν).
Accanto ai testi manualistici di argomento genuinamente medico,253
i trattati di contenuto deontologico trasmessi nel Corpus Hippocraticum (Iusiurandum, Lex, De
medico, Praecepta, De decore), databili all’età ellenistica,254
attestano un vivo interesse verso l’uso di forme di esposizione concisa, pensate per accompagnare e facilitare, a gradi diversi di preparazione, l’esercizio della professione. Non mi soffermo sul Giu-
ramento (Ὄρκος), che meriterebbe una trattazione a parte,255
per concentrarmi su al- cuni testi in cui più evidenti sono i punti di contatto con Kompendienliteratur filosofi- ca in generale ed epicurea in particolare. Il Περὶ εὐσχηµοσύνης (De decore), ad esempio, si presenta come un prontuario di regole di massima riguardanti il carattere e il corret- to comportamento del medico. Il tono è marcatamente didascalico (frequente l’uso di χρή e di forme iussive alla seconda singolare), probabilmente rivolto a un pubblico di studenti,256
utile a rammentare rapidamente i princìpi di adeguata condotta in diverse situazioni ricorrenti (cf. 6: τὸ δὲ κεφαλαιωδέστατον ἔστω ἐς τὴν τούτων εἴδησιν).257
Analo- ga (per quanto lo scritto sia, a quanto pare, destinato a medici già esperti)258
è la ratio del Περὶ ἰητροῦ (De medico), in cui, dopo un capitolo iniziale dedicato anch’esso a un’enumerazione delle qualità del medico ideale, seguono indicazioni minute di tec- nica chirurgica.259
Testi di breve respiro, dunque, di agile consultazione per destinatari sia principianti sia avanzati e che mostrano come l’applicazione di un metodo preciso conduca, nello studio come nella didattica, al fine di ottenere o preservare lo stato na- _____________
253
Alla rassegna precedente possono essere aggiunti, tra i testi del Corpus Hippocraticum, il Μοχλικόν, epitome derivata da Περὶ ἀγµῶν e Περὶ ἄρθρων databile post 400 a.C. (cf. Craik 2015, 166-168; Wittern 1998, 27; Jouanna 1999, 398); il Περὶ ὑγρῶν χρήσιος (cf. Craik 2015, 156-159), un compendio per un uditorio avanzato da un’opera più estesa sull’uso terapeutico dei liquidi o un estratto da un sommario di terapeutica – alcuni caratteri formali (infinito imperativo, δεῖ) lo accomunano alle epitomi di Epicu- ro; il Περὶ ἀνατοµῆς, brevissimo compendio di anatomia; il Περὶ γυναικείης φύσιος, che contiene forse ex-
cerpta a uso pratico dai testi ginecologici De morbis mulierum I e II (cf. Wittern 1998, 26).
254
Vd. Ecca 2018; Leven 2018.
255
Ed. CMG I 1 p. 4-5 Heiberg [= IV p. 628-633 Littré]. Per una revisione aggiornata vd. Leven 2018, 169-177. 256 Cf. Jones 1959, 306-307. 257 Cf. Boudon 1994, 1424. 258
È la tesi sostenuta da Dean-Jones 2015. L’intended audience del Περὶ ἰητροῦ sarebbe costituita non tanto da studenti principianti, quanto piuttosto da medici incaricati della loro istruzione: le indicazioni contenute nello scritto avrebbero, quindi, lo scopo di guidare, attraverso consigli pratici, i supervisori nella scelta e nella formazione dei propri allievi.
259
turale salutare (ὑγίεια). Nei Praecepta, che datano al I d.C.,260
dietro una prosa involuta fino al limite di un’obscuritas esoterica261
si riconosce l’intento di raccogliere in breve, in tono aforistico (non è casuale, nell’incipit, l’allusione al primo degli Ἀφορισµοί), una serie di στοιχεῖα utili a chi si accosti alla pratica della medicina (2,2: κάρτα γάρ µεγάλην ὠφελείην περιποιήσει … τοῖσι … δηµιουργοῖσι).262
L’impianto teorico della ἰατρική presen- tato nella parte iniziale (Praec. 1-2) si appella senza eccezioni all’autoevidenza dell’empiria (ἐναργέως), respingendo come nocivo alla terapia l’uso del solo ragiona- mento senza la guida dei sensi – è questa la sezione che dimostra più evidenti le tracce del pensiero di Epicuro. Fanno seguito indicazioni sul corretto comportamento del medico, dal giusto onorario all’aspetto esteriore, dall’interazione col paziente alla ne- cessità di collaborazione con i colleghi. Rispondono all’intento precettistico le forme imperative con δεῖ, gli aggettivi in -τέον, le esortazioni esplicite (παρακελεύοµαι, 4,1), gli appelli alla seconda singolare (ἄρξαιο, ἐµποιήσεις, 3,1), ma anche i frequenti commenti metadiscorsivi (cf. περὶ τουτέων µὲν οὖν ἅλις ἔστω διειλεγµένα, 1,3). Tra questi, un’interessante riflessione sull’intentio operis, in cui si fa evidente lo scopo di conden- sazione di un vasto insieme di informazioni, è in 2,3:
Οὕτω γὰρ δοκέω τὴν ξύµπασαν τέχνην ἀναδειχθῆναι, διὰ τὸ ἐξ ἑκάστου τὸ τέλος τηρηθῆναι καὶ εἰς ταὐτὸ ξυναλισθῆναι.
Così, infatti, credo di aver esposto (i princìpi del)l’arte tutta intera, avendone osservato il fine in ciascun punto particolare e avendoli raccolti in un discorso unico.
Pur con le necessarie riserve dovute a una ricercata mancanza di σαφήνεια non soltan- to nello stile, ma anche nella struttura, che appare in più punti del tutto disarticolata, i
Praecepta rientrano di diritto nel filone isagogico;263
del resto (soprattutto nei due ca- pitoli iniziali), l’impronta epicurea traspare chiara al punto da indurre a chiedersi se, in aggiunta ad una palese continuità contenutistica e terminologica (specie rispetto all’Ad Herodotum, che l’autore mostra di conoscere direttamente),264
non possa aver avuto un peso, nella scelta della forma di esposizione, la volontà di riutilizzare, accan- to ai princìpi dell’epistemologia,265
proprio la tipologia testuale che assurgerà, anche dopo Epicuro, a marchio inconfondibile, se pure modificato secondo esigenze etero- genee (vd. infra, 2), della letteratura filosofica del Giardino.
_____________ 260 Ecca 2016, 23-25. 261 Cf. Leven 2018, 162. 262 Vd. Ecca 2016, 3-4. 263 Ecca 2016, 2-3. 264 Cf. Ep. Hdt. 75: ἀλλὰ µὴν ὑποληπτέον καὶ τὴν φύσιν πολλὰ καὶ παντοῖα ὑπὸ αὐτῶν τῶν πραγµάτων διδαχθῆναί τε καὶ ἀναγκασθῆναι ~ Praec. 1,2: ὑποληπτέον οὖν τὴν φύσιν ὑπὸ τῶν πολλῶν καὶ παντοίων πρηγµάτων κινηθῆναί τε καὶ διδαχθῆναι, βίης ὑπεούσης. Cf. Dorandi 2015, 43-44. 265 Vd. Ecca 2016, 16-20.