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La forma epistolare e la comunità epicurea

1. Le epitomi di Epicuro

1.3. Παράδοσις Il compendio come strumento didattico

1.3.2. La forma epistolare e la comunità epicurea

Nella forma che conosciamo, le epitomi di Epicuro sono accomunate da un tratto che tradisce senz’altro il senso del messaggio che egli intese imprimervi: si tratta di episto- le. Il valore peculiare della comunicazione per litteras nella comunità epicurea è stato da tempo riconosciuto da studi numerosi e confermato sul piano della tradizione da importanti acquisizioni papiracee.138

La lettera ricompone, a distanza e nonostante la distanza, la συνουσία che nutre ed ispira la comune ricerca filosofica dei membri della scuola. Per questa ragione l’epitome-epistola assomma in sé, per il singolo individuo, la doppia funzionalità, da un lato, di mezzo attraverso cui garantire all’allievo o agli allievi lontani la vicinanza della voce del Maestro; dall’altro, di testo sul quale – insie-

me al quale, si potrebbe dire – praticare quell’esercizio spirituale, quella µελέτη che

promette la liberazione da vani timori. S’impone il confronto con le parole del Περὶ ἑρµηνείας dello Pseudo-Demetrio (Eloc. 223-235):139

Ἀρτέµων µὲν οὖν ὁ τὰς Ἀριστοτέλους ἀναγράψας ἐπιστολάς φησιν, ὅτι δεῖ ἐν τῷ αὐτῷ τρόπῳ διάλογόν τε γράφειν καὶ ἐπιστολάς· εἶναι γὰρ τὴν ἐπιστολὴν οἷον τὸ ἕτερον µέρος τοῦ διαλόγου.

Artemone, che curò la trascrizione delle epistole di Aristotele, afferma che epistola e dialogo devono essere composti allo stesso modo, giacché l’epistola è come un dialogo dimezzato.

Il giudizio di Artemone, editore delle lettere di Aristotele altrimenti ignoto, descrive un tipo di scrittura epistolare che ben corrisponde alle intenzioni di Epicuro: la lettera è continuazione e reiterazione di un dialogo quotidiano, di uno scambio tra allievo e maestro, nella misura in cui il maestro rivolge le sue parole all’allievo e l’allievo ‘dialo- ga’ costantemente con il testo che ha di fronte.140

La denominazione programmatica dell’epistola come διαλογισµός, in Pyth. 84, assume in tale contesto un peso notevole (cf. supra, 1.2.2.1).

_____________

138

Cf. Angeli 1993a; Schorn, Obbink 2011; Erbì 2015.

139

[Dem.] Eloc. 223 [= Arist. fr. 665 Rose]. Cf. Eckstein 2004, 19, 40.

140

Sebbene Epicuro si rivolga, nelle sue epistole, nominalmente al singolo (Erodoto, Pitocle, Meneceo), resta indiscutibile la portata universale del messaggio: lo spettro ideale dei destinatari si presume, al di là della destinazione immediata dello scritto, illimitato, senza distinzione tra destinatari diretti e una più ampia cerchia di lettori o tra allievi principianti ed allievi avanzati.141

Una duplicità funzionale non casuale che ricorre, nella corrispondenza di Epicuro, anche in missive non prettamente dottrina- rie,142

segnate da toni più personali ma comunque intese per una larga diffusione in forza del loro valore esemplare. Lo testimonia la già menzionata Epistula supremorum

dierum (vd. supra, 1.2.2.1).143

Un caso ulteriore, qui con un’allocuzione rivolta al singolo discepolo e a più allievi contemporaneamente, è il fr. 1 col. 1 di POxy. 76 5077, che ri- porta, com’è probabile, un passo di una lettera di Epicuro alla comunità di Samo in cui lo Scolarca richiede l’invio di ἀντίγραφα di un’opera filosofica e annuncia un suo viag- gio imminente verso l’isola.144

L’alternanza ripetuta tra la seconda singolare e la secon- da plurale è lì segno concreto di una destinazione polivalente.145

La disseminazione della scuola in diversi centri tra il Κῆπος di Atene146

e le coste dell’Asia Minore147

pone Epicuro dinanzi alla necessità di elaborare uno strumento di- dattico che neutralizzi per quanto possibile l’ostacolo della distanza geografica. Un problema che si presenta sia sul piano della comunicazione sia sul piano istituzionale in termini d’identità e di coesione interpersonale e dottrinale tra il caposcuola e i suoi discepoli. La forma che questo tipo di comunicazione assume è il Gemeindebrief, la let- tera rivolta all’intera comunità, che oscilla tra pubblico e privato e il cui esempio rac- coglierà l’epistolografia paolina.148

È possibile che proprio queste lettere, il cui scopo primario era fondare e rafforzare il senso d’identità e appartenenza della Scuola, pos- sano aver contribuito alla concezione della forma comunicativa del compendio. La lettera diviene, da documento che accompagna – per lo più in forma di dedicatoria – il _____________

141

Vd. da ultimo De Sanctis 2012 con ulteriori riferimenti; utili le considerazoni di metodo in van der Eijk 1997, 88-89; cf. inoltre Hadot 1968, 52-53; Boter 2017, 183 per un possibile parallelo nell’Encheiridion

Epicteti. Si veda anche, per una consapevole ripresa del principio ‘ecumenico’, Diog. Oen. fr. 29 col. 3 +

NF 207 col. 2-3 (Hammerstaedt/Smith 2014, 183-186). In questa prospettiva, l’epitome di Epicuro rientre- rebbe solo parzialmente nella tipologia di riduzione che Raible descrive come testo ad usum delphini (Raible 1995, 58-59).

142

Cf. sui diversi caratteri delle lettere di Epicuro fr. 40 Arr.2

143

Fr. 52 Arr.2 [= fr. 138 Us.]; Cic. fin. 2,96 [= fr. 122 Us.] (in cui come destinatario – a riprova del carat-

tere non necessariamente individuale dell’epistola – è indicato Ermarco); cf. Arrighetti 1973, 672 e fr. 259 Arr.2 [= fr. 191 Us.]; Erler 1994, 106; Erler 2014, 408. Il riferimento personale alla “buona disposizione”

di Idomeneo verso la filosofia e il Maestro trova corrispondenza quasi letterale nell’affermazione di Epi- curo nel proemio della lettera Ad Pythoclem: (fr. 52 Arr.2) σὺ δὲ ἀξίως τῆς ἐκ µειρακίου παραστάσεως πρὸς

ἐµὲ καὶ φιλοσοφίαν …; (Ep. Pyth. 84) φιλοφρονούµενός τε περὶ ἡµᾶς διετέλεις ἀξίως τῆς ἡµετέρας περὶ σεαυτὸν σπουδῆς.

144

Vd. Obbink/Schorn 2011; Angeli 2013. Vd. infra, 2.6.1.3 per una discussione del passo.

145

Il che vale anche per il fr. 52 Arr.2 (ἐγράφοµεν ὑµῖν/σὺ δέ). Nel frammento di lettera di PHerc. 176,

fr. 59,3 Arr.2, la distinzione tra destinatario singolo e destinatari molteplici è sottolineata esplicitamente:

κ[αὶ κ]οινῆ[ι κ]αὶ ἰδ[ί]αι γ[έγ]ρα|φα; cf. Berger 1984, 1342.

146

Sul Κῆπος come istituzione vd. Dorandi 1999; per un’ipotesi di localizzazione della scuola sulla base delle testimonianze letterarie ed archeologiche vd. ora Caruso 2016.

147

Vd. De Witt 1954b, 62; Angeli 1988a, 218.

148

Vd. Introd., n. 87. Sulle diverse forme e funzioni della comunicazione epistolare nel Κῆπος vd. Angeli 1988b e 1993; Eckstein 2004; Tepedino 2010; Spinelli 2012a, 152-163; Erbì 2015. Cf. inoltre, sul valo- re comunitario del genere epistolare, Cambron-Goulet 2016, 10-11.

testo giustificandone le ragioni,149

essa stessa veicolo di contenuti didattici.150

Con i

Gemeindebriefe il corpus delle lettere dottrinarie condivide la funzione identitaria. Ciò

si concretizza principalmente nell’invito a prender parte alla meditazione filosofica che conduce all’εὐδαιµονία, o anche nella fissazione di dottrine canoniche proprio at- traverso la loro esposizione condensata, valida per tutti i membri della comunità.151

Ma non solo: se si guarda alle ripetute (e in genere anonime) allusioni polemiche, fre- quenti soprattutto nella lettera Ad Pythoclem, si comprende anche la loro ‘funzione precauzionale’. Epicuro affronta i suoi potenziali rivali in un rapporto di concorrenza e riconosce la necessità di premunire i discepoli dinanzi al pericolo di aderire a un fal- so credo:152

µανικὸν καὶ οὐ καθηκόντως πραττόµενον µαταίαν ὑπὸ τῶν τὴν µαταίαν ἀστρολογίαν ἐζηλωκότων (Ep. Pyth. 113). Lo stesso atteggiamento è documentato da un passaggio del Περὶ παρρησίας filodemeo (fr. 6 Olivieri [= fr. 69 Arr.2

]), in cui Epicuro ammonisce Pitocle a non abbracciare visioni teologiche eterodosse (secondo alcuni interpreti si tratta della scuola rivale di Eudosso a Cizico) e di diffonderla tra i condi- scepoli.153

Oltre alla polemica, costituisce una strategia di costruzione dell’identità anche il tentativo di distinguere con precisione tra linee di pensiero concorrenti.154

La polivalenza della funzione comunicativa (destinatario unico/lettori molteplici, lettori principianti/lettori avanzati) è evidente anche da un’altra considerazione. Se il giovane Pitocle ha già tentato il confronto con le opere maggiori del Maestro155

e se lo stesso Epicuro lo invita a non trascurare la lettura dell’Ad Herodotum,156

ciò significa che il contatto con le opere maggiori avviene per gli allievi, quale primo passo verso la conoscenza della γνήσιος φυσιολογία (Pyth. 85), in maniera immediata.157

Ciò è reso possibile dal presupposto della Sprachtheorie epicurea secondo cui i termini stessi so- no più chiari delle definizioni in quanto si riferiscono direttamente a τὰ ὑποτεταγµένα (i concetti ‘sottostanti’ alle parole, Hdt. 37).158

Si può pensare che il compendio si svi- luppi come tipologia di scritto filosofico in maniera non rigida, ad esempio quale base testuale istituzionalizzata e propria della sola fase introduttiva come le isagogi di me- dicina159

o della tradizione scolastica medioplatonica,160

ma versatile secondo la situa- zione didattica, quale companion allo studio delle opere principali (Περὶ φύσεως e sin-

_____________

149

Cf. Phld. Mem. Epic. col. 29,7-16 Militello e Militello 1997, 270. Cf., inoltre, Damiani 2019b.

150

Cf. Taub 2017, 50-71 (in part. 52-55 sulle lettere di Epicuro).

151

Vd. Raible 1995, 70.

152

Sui rapporti di concorrenza soprattutto nella letteratura medica vd. Asper 2007, 36.

153

Cf. Arrighetti 1973, 674; Sedley 1976a, 1976b; Piergiacomi 2017, 139-141.

154

Vd. Damiani 2016, 266-268.

155

Ep. Pyth. 84: συνεχῶς αὐτὰ (scil. τὰ ἐν ἄλλοις γεγραµµένα) βαστάζεις.

156

Ep. Pyth. 85.

157

Su questa specifica funzione dei testi canonici vd. Raible 1995, 56.

158

Si potrebbe dire che Epicuro intende fare del proprio linguaggio filosofico una ‘Fachsprache mo- noreferenziale’ nel senso inteso da Fögen 2009, 15. In una sezione dello scritto anepigrafo tramandato dal PHerc. 1012 (col. 59-69 Puglia), Demetrio Lacone si propone di illustrare e difendere da ingiustificate obiezioni proprio questa peculiarità della prosa del Maestro: vd. a proposito Puglia 1988, 91-100.

159

Cf. Asper 2007, 306-307.

160

goli scritti monografici) che restano pur sempre imprescindibile premessa della for- mazione filosofica.