• Non ci sono risultati.

L'Europa nella “vita quotidiana”: esperienza soggettiva e condizionamenti strutturali nella costruzione del senso condiviso

Capitolo III: La chiave di lettura narrativa dell'identità europea L'identità costruita nelle reti di relazioni sociali.

3. L'Europa nella “vita quotidiana”: esperienza soggettiva e condizionamenti strutturali nella costruzione del senso condiviso

Il problema sociologico di questa ricerca, la comprensione di come si formano i significati attribuiti all'Europa e un legame identitario con essa, viene affrontato guardando all'ambito della vita quotidiana e alle pratiche di reciprocità che di tale “mondo della vita” sono espressione. Assumendo alcuni principi della sociologia della vita quotidiana, e in particolare l'importanza attribuita all'esperienza e all'intersoggettività come elementi di costruzione della quotidianità, questo studio si fonda sul presupposto che i vissuti giornalieri incidono sulla costruzione dell'identità individuale e collettiva (Ghisleni 2004), anche nella sua configurazione europea.

Il mondo della vita quotidiana47, concetto introdotto dal pensiero fenomenologico e che acquista attenzione nella riflessione sociologica dagli anni Settanta, è concepito come quella realtà “data” ai membri di una società, i quali, attraverso il processo di socializzazione e l'interiorizzazione di norme, acquisiscono il patrimonio culturale della propria società (Montesperelli 2001). Definito anche come “mappa di significato”, un principio organizzativo e selettivo della realtà (Sciolla 1983a) si può identificare come il “senso condiviso” che rende naturale ciò che ci circonda. La quotidianità è il vissuto giornaliero degli individui, costruita e resa “scontata” attraverso i processi di tipizzazione e reificazione48. Il mondo della vita è fatto di interdipendenza, condivisione e condizionamento, ad opera sia degli altri soggetti

47 L'espressione traduce il termine Lebenswelt usato da Husserl e viene tradotto anche come “mondo vitale” o “mondo della vita”. Secondo alcuni autori la concettualizzazione del mondo della vita quotidiana è un portato dell'affermarsi delle classi medie e dell'idea di medietà, ovvero della vita condotta dal cittadino medio. Di fronte ai processi di pluralizzazione e di differenziazione sarebbe forse preferibile l'espressione “mondi della vita quotidiana” o addirittura “mondi delle vite quotidiane” (Montesperelli 2001, p. 49).

48 Il processo di tipizzazione è un'astrazione che permette di interpretare e prevedere l'azione altrui. La reificazione è definita come la percezione dei prodotti dell'attività umana come se fossero un fatto naturale. Questi processi permettono di “collocare le esperienze in categorie generali, comprenderle, renderle prevedibili e agire in virtù di rappresentazioni tipiche di ruoli, situazioni e atteggiamenti” (Montesperelli 2001, p. 57). Attraverso tali processi si forma la “cultura di senso comune”, quel sapere pratico-morale attraverso cui si percepisce la realtà e che consente di relazionarsi al mondo circostante attraverso l'adozione di pratiche sociali dotate di senso (Berger e Luckman 1969).

118 individuali e collettivi che delle strutture e delle istituzioni.

Il quotidiano circoscrive lo spazio dei vissuti individuali e collettivi nella società, intesa essa stessa come “entità intersoggettiva” (Ghisleni 2004). Lo studio del mondo della vita si concentra sulla micro dimensione dei rapporti interpersonali, sulla realtà sociale costituita dalle regole, credenze, valori, atteggiamenti e conoscenze di una data società, parte della quotidianità che spesso è sottovalutata – forse a causa della sua apparente banalità - ma che è invece determinante per la riproduzione sociale, poiché la routinizzazione e i rituali sociali sono fonti di senso di sicurezza e i principali meccanismi di riproduzione della fiducia (Bagnasco 2002). Allo stesso tempo, lo studio del mondo della vita non trascura i condizionamenti macro-strutturali e istituzionali, economici e politici e i conflitti sociali a cui la vita sociale individuale e collettiva è vincolata. La “naturalità” e i vissuti giornalieri influiscono e sono influenzati dalle proprietà strutturali della vita sociale49. L'esistenza si svolge dentro una quotidianità socialmente strutturata e attraverso la condivisione di uno spazio sociale, un “habitus”, ovvero un sistema di disposizioni interiorizzate e di schemi di pensiero e di azione che mediano sia il rapporto tra gli individui che gli ambiti dello spazio sociale, i “campi”50. Questi concetti, coniati da Bourdieu, sono strumenti per mettere in relazione dialettica gli aspetti soggettivi e oggettivi dello “spazio sociale”51. Secondo

49 Gli orientamenti teorici a cui si fa riferimento in merito allo studio del mondo della vita quotidiana sono due: il primo è lo strutturalismo costruttuvista di Bourdieu, in base al quale la costruzione della realtà è svolta da soggetti agenti confinati da “strutture oggettive” o “campi istituzionali” dove gli attori lottano per accumulare capitale materiale e simbolico (Kauppi 2003); il secondo è quello della fenomenologia strutturazionista, in base alla quale le società sono realtà dinamiche che emergono dall'intreccio tra la soggettività individuale e l'oggettività collettiva. Per studiare i processi sociali è necessario allora “decostruire le naturalità dei vissuti giornalieri e riportare i significati di ciò che gli individui fanno tanto al piano personale quanto a quello collettivo; si tratta di descrivere e comprendere come le esperienze strutturino il quotidiano nel continuo fluire della realtà sociale” (Ghisleni 2004, p. 10).

50 Il concetto di habitus mostra implicazioni rispetto all’agire degli individui: esso ha un carattere generativo rispetto alle pratiche. In virtù delle disposizioni interiorizzate, l’habitus consente una conoscenza pratica (senso pratico) del mondo sociale (nello specifico, del campo). Si tratta di una conoscenza immediata, non riflessiva che è resa possibile a partire dall’incorporazione di schemi di percezione e di valutazione (Bourdieu e Wacquant 1992).

51 Nelle sue opere Bourdieu ricorre raramente al termine società privilegiando il concetto di spazio sociale (Marsiglia 2002). La concettualizzazione della realtà sociale, rimandando ad una dimensione spaziale, viene a configurarsi come connotata da due caratteristiche fondamentali: è relazionale, poiché la posizione di ciascun gruppo e di ciascun individuo è definita in relazione alle altre; la seconda caratteristica è quella dell’agonalità, poiché lo spazio sociale complessivo è costituito da spazi specifici, ambiti di relazioni definiti “campi”, ovvero reti o configurazioni di relazioni tra posizioni (Bourdieu e Wacquant 1992).

119 l'approccio “relazionale” di Bourdieu i comportamenti e i significati non dipendono esclusivamente dall'esperienza soggettiva, ma sono determinati anche dalle relazioni esteriori con la realtà. Tali relazioni con le strutture sociali sono indipendenti dalle volontà individuali e dipendenti dal contesto storico-sociale. In questa prospettiva, i significati dei “fatti individuali” possono essere colti nei legami reciproci e i “fatti sociali” devono essere ricostruiti in modelli di insiemi di relazioni possibili (Ghisleni e Privitera 2009).

Il mondo della vita quotidiana fa da cornice e da sfondo a questo studio, rappresentando quelle precondizioni condivise a livello sociale che consentono di interagire con gli altri, permettono il mutuo riconoscimento e alimentano il senso di appartenenza. Uno dei quesiti con cui questo studio si confronta è se l'Europa stia divenendo la quotidianità degli europei, se un processo di europeizzazione del mondo della vita si sta verificando.

L'Europa è lo spazio dove prendono vita “interazioni quotidiane senza frontiere” (Favell et alii, 2011), come dimostrano le opportunità di cui gli europei si avvalgono non solo grazie alla globalizzazione e all'internazionalizzazione, ma in particolare grazie al processo di integrazione: viaggiare nel continente con estrema facilità, mantenere rapporti a distanza con amici e colleghi di altre nazionalità, lavorare e formarsi in altri paesi europei, avvalersi dei media internazionali, votare i rappresentanti del parlamento europeo e del governo locale nel paese di residenza, avere diritti giuridici e protezione sanitaria in tutta Europa, intraprendere in un paese diverso dal proprio attività economiche con gli stessi diritti dei cittadini nazionali, ecc. Tali diritti acquisiti dai cittadini comunitari facilitano le possibilità di interazione tra gli europei e lo sviluppo di comunicazioni, reciprocità e pratiche comuni. L'Europa è divenuta parte delle routine della nostra vita quotidiana? Questa nuova condizione socio-politica, economica e culturale e il coinvolgimento sociale sovranazionale riescono ad “accendere” l'interesse degli europei e a portare allo sviluppo di un significato e di un sentimento identitiario comune? O ancora dobbiamo confermare l'esistenza di una “frattura” tra “le intenzioni e le realtà dell'Europa”? (Dahrendorf 1997, p. 8).

120 Un ulteriore quesito sul quale si cercherà di dare un contributo attraverso questa ricerca, per quanto possibile con l'impiego di risultati di un'analisi empirica circoscritta e specifica che non pretende di essere esaustiva in merito all'argomento, riguarda il processo di europeizzazione strutturale della società europea, nei termini di nuove strutture di classe, di modelli di mobilità sociale, di reti transnazionali e identità in Europa (Favell e Guiraudon 2011). Attingendo alla prospettiva sociologica di Bourdieu e alla sua definizione di società conflittuale, dove hanno luogo contrapposizioni e competizioni e dove albergano le differenze, le quali sono al centro dell'esistenza sociale, si utilizza il concetto di “capitale” - le risorse che “strutturano” i campi52 - distinto nei tipi principali di capitale economico, sociale, culturale e simbolico, al fine di osservare se e in che modo queste diverse forme di capitale incidono sui significati attribuiti all'Europa e se è possibile individuare un legame tra la distribuzione di tali risorse - economiche, relazionali, cognitive, e simboliche - e la formazione dell'identità europea53. Questo approccio permetterà di ricondurre strutture di significato – le narrazioni associate all'Europa – sia all'habitus, elemento di riproduzione sociale e culturale in quanto capace di generare comportamenti regolari e coerenti con il gruppo e la classe di appartenenza, sia alle trasformazioni macro-sociali legate alla formazione del nuovo “campo” transnazionale europeo (Kauppi 2003).

Come già riportato, alcuni studi che hanno indagato il sentimento di appartenenza all'Europa presso categorie sociali avvantaggiate dal punto di vista culturale ed economico, postulano

52 Ciascun campo viene a connotarsi, nella sociologia di Bourdieu, come un campo di lotta, luogo del conflitto tra agenti sociali situati in posizioni diverse che lottano per conservare o stravolgere la struttura delle posizioni e la correlativa distribuzione di proprietà pertinenti. Le posizioni del campo sono oggettive e determinate fondamentalmente dalla distribuzione di un capitale che è proprio del campo. La distribuzione diseguale di tale proprietà pertinente rispetto al campo determina così la posizione di dominio o viceversa di subordinazione degli agenti stessi (Bourdieu e Wacquant 1992).

53 Il capitale si configura come una proprietà pertinente rispetto al campo e contribuisce a determinare la struttura del campo stesso. Ne deriva che è possibile identificare diverse forme del capitale corrispondenti ai diversi campi sociali. Si tratta di capitali specifici definiti da Bourdieu come «proprietà attive» o «caratteristiche efficienti» che legittimano il diritto dell’agente ad entrare nel gioco che si svolge all’interno del campo relativo (Bourdieu e Wacquant 1992, p. 77). Delle quattro forme fondamentali di capitale che Bourdieu individua, il capitale simbolico – che consiste nell’autorità o nel credito di cui gode un agente in virtù del riconoscimento della legittimità del possesso di qualche forma di capitale - si distingue come una sorta di meta-capitale, di “capitale dei capitali, dal momento che tutte le forme di capitale tendono a manifestarsi in maniera simbolica, quindi a diventare capitale simbolico” (Marsiglia 2002, p. 86).

121 l'esistenza di una “élite” europea che si distingue per le posizioni di potere trans-nazionali e relazioni privilegiate (capitale sociale), per la formazione educativa e la carriera internazionali (capitale culturale) e per lo sviluppo di attitudini, stili di vita e identità cosmopolite (capitale simbolico). Alla luce di tale ipotesi di redistribuzione di capitale interna alla cornice europea e alla distinzioni di nuove classi e disuguaglianze (Trenz 2008), questo studio intende verificare tale assunto presso i cittadini europei scelti per il caso di studio.

4. Le reti di relazioni sociali e la dimensione locale in cui circolano le narrazioni