• Non ci sono risultati.

Capitolo III: La chiave di lettura narrativa dell'identità europea L'identità costruita nelle reti di relazioni sociali.

6. Piano della ricerca empirica: obiettivi, selezione del caso di studio e percorso

6.2 Risultati attes

Per quanto concerne i risultati attesi, a livello individuale ci sia aspetta una maggiore apertura all'Europa tra coloro che sono maggiormente coinvolti con la dimensione comunitaria, sia perché hanno svolto delle esperienze di mobilità intra o extra europee o hanno vissuto in un altro paese del continente (Recchi e Favell 2009), sia perché esposti allo spazio comunicativo che implica una socializzazione transnazionale prescindendo dalla mobilità fisica. Non si esclude che, in alcuni casi, l'interazione con gli altri europei possa, al contrario, emergere come “confronto con l'altro” e risultare come un elemento che va a rinforzare l'identità nazionale; un ulteriore esito dell'effetto della transnazionalizzazione potrebbe essere infine un atteggiamento cosmopolita nel suo significato più ampio, più che un sentimento di appartenenza al continente (Pichler 2008).

Ci si attende, inoltre, che una comune concezione di Europa emerga all'interno della rete di relazioni sociali. Si ipotizza che significati comuni di Europa siano condivisi tra coloro che fanno parte della stessa rete, e che tali significati siano diversi rispetto a quelli condivisi in altre reti. Tale ipotesi fa leva sulla tesi dell’esistenza di un “gap europeo” tra un' élite maggiormente socializzata nel contesto transnazionale e coloro che condividono una visione più “nazionalizzata” del senso di appartenenza all’Europa (Petithomme 2008). Ci si attende che questo risultato sia legato alla variabile dello status sociale, alla distribuzione di capitale culturale ed economico: un più alto status sociale garantisce maggiori risorse materiali e disponibilità di investire tempo nel “coinvolgimento europeo”, ma anche la maggiore consapevolezza della propria capacità di partecipazione in Europa e di possedere determinati diritti (Della Porta 2009).

Si suppone inoltre che in reti di relazioni transnazionali si condividano discorsi che enfatizzano l’apertura, la mobilità e l'arricchimento dalla differenza, mentre in network

132 tendenzialmente nazionali o locali si enfatizzino significati meno “cosmopoliti” (Eder 2009). Tali ipotesi sono confermate dai risultati di quegli studi sulle “élite europee” (professionisti, studenti e ricercatori “mobili”) che sono stati oggetto di analisi di molte ricerche. Al contrario, ad eccezione dei dati prodotti dalle indagini Eurobarometro o dalle European Surveys, non si hanno ancora risultati e riscontri esaurienti che diano conto dei cittadini comunitari cosiddetti “comuni” (Bruter 2005), coloro che non appartengono alla categoria degli “Eurostars” (Recchi e Favell 2009).

Ci si attende che l'educazione e la scuola svolgano un ruolo significativo nel processo di formazione di significati associati all'Europa. Seguendo l'ipotesi della mobilitazione cognitiva di Inglehart (1970) alcuni studi hanno dimostrato che ad un più elevato livello di istruzione e di maggiore conoscenza della Ue corrisponde un atteggiamento positivo nei confronti dell'Europa (Petithomme 2008).

Ci si aspetta che l'apertura all'Europa possa essere legata anche a degli interessi (Kohli 2000), ad esempio di classe o a benefici pratico-utilitaristici. Per tale motivo si ipotizza che anche la dimensione economica e professionale siano correlati con l'identità europea. Infine, anche l'orientamento politico e l'età sono variabili da cui ci si attende dei risultati: le persone orientate a sinistra e più giovani sono, secondo studi precedenti, più inclini a identificarsi con l'Europa (Citris e Sides 2004; Petithomme 2008).

A livello macrosociale, si sostiene che la costruzione identitaria sia influenzata anche da cambiamenti strutturali e che le istituzioni “socializzino” gli individui e possano influenzare le loro identità collettive e individuali (Checkel 2007). Si assume che le istituzioni, nazionali, regionali, cittadine e quelle scolastiche svolgano un ruolo sulla formazione delle idee di Europa, nella diffusione di informazioni sull'Ue e nel rafforzare sentimenti a suo favore, soprattutto quando il processo di integrazione e di internazionalizzazione sono temi considerati dalle istituzioni politiche e previsti all'interno dei programmi scolastici (Schissler e Soysal 2005; Hinderliter Ortloff 2005).

133 Si ipotizza che anche la presenza e le attività delle stesse istituzioni europee sul territorio, con la diffusione dei loro simboli e narrazioni “istituzionali”, possa portare alla diffusione di sentimenti in favore del progetto comunitario e rafforzare il sentimento identitario europeo (Bruter 2003; Risse 2010). Lo sviluppo di una coscienza comunitaria tra i cittadini è uno degli obiettivi delle politiche dell'Ue e molte delle politiche culturali e dell'educazione mirano a sensibilizzare i cittadini all'importanza del ruolo della Ue e all'appartenenza all'Europa, promuovendo le possibilità di vivere e lavorare in altri paesi europei e stimolando il contatto e il dialogo tra diverse culture nazionali56.

I leader politici locali potrebbero svolgere un ruolo sulla formazione delle opinioni in merito all'Ue, così come, quando temi europei sono presenti nelle agende dei partiti politici nazionali o locali, la posizione di tale partito potrebbe incide sull'opinione pubblica. In generale, il discorso pubblico, l'intervento delle élite intellettuali e le azioni delle organizzazioni della società civile su questioni legate all'Ue e le sue politiche possono avere un peso nella costruzione e negoziazione dell'identità europea (Kaelbe 2009; Risse 2010), come evidenziato dalla letteratura sui movimenti di protesta internazionali (Della Porta 2009), ambientali e per i diritti umani.

Infine, a livello meso-sociale, ci si attende che l'esposizione e l'utilizzo dei media e la partecipazione attiva alla sfera pubblica possano influenzare l'appartenenza all'Europa. In particolare, l'uso dei social network e la partecipazione a comunità on line formate da persone di diverse nazionalità potrebbe essere un modo per condividere e diffondere idee, opinioni e narrazioni relative all'Ue e all'Europa che potrebbero “unire” i cittadini comunitari.

56 L'Ue promuove la sua diversità culturale nel campo della lingua, della letteratura, e in molti altri settori come il teatro, cinema, danza, arte, architettura, artigianato ecc., sostenendo che la cultura, anche quando appare radicata in un dato paese o regione, è un patrimonio comune a tutti i cittadini europei che l'Ue intende preservare e contribuire a rendere accessibile agli altri (Cfr. Promozione del patrimonio culturale europeo: http://europa.eu/pol/cult/index_it.htm ).

134