Capitolo II: Identità europea, tra dibattito teorico e differenti approcci empirici.
2. L'identità europea nella letteratura sociologica: prospettive teoriche e metodologie di indagine
2.1 L'identità negli studi socio-strutturalisti e storico-comparativi sull'Europa
Secondo il paradigma socio-strutturalista la società europea è un “complesso sociale multidimensionale”. Esso indaga le sue dimensioni economica, culturale e politica guardando alle strutture, alle istituzioni e agli agenti sociali, individuali e collettivi, che “popolano l'arena internazionale” (Roche 2010). Lo studio sociologico delle trasformazioni in atto a livello europeo che si è sviluppato a partire dagli anni Novanta è composto principalmente da analisi di carattere comparato tra i differenti contesti istituzionali nazionali. Si tratta di studi volti a isolare i tratti ritenuti caratterizzanti delle società europee, che evidenziano “fattori generali ed astratti postulando la loro influenza nell’unificare o nel dividere la società europea nel lungo periodo” (Mendras 1999, p. 45). L'esempio più autorevole di questo tipo di studi è il lavoro di Colin Crouch, Social change in Western Europe (1999) nel quale, attraverso la prospettiva del liberalismo sociologico23, mette a confronto i diversi paesi europei su una serie di istituzioni
23 Il liberalismo metodologico deriva dalla tradizione di analisi sul cambiamento sociale basata sulla “istituzionalizzazione del conflitto” e si fondata sul principio dell'autonomia delle istituzioni e della loro capacità di condizionare e regolare i comportamenti individuali, in quanto ne definiscono i valori, le norme,
57 sociali alla ricerca della “specificità europea”24. L'Europa, quadro variegato e composito di strutture nazionali, subnazionali e sovraregionali, con importanti diversità strutturali, è considerata un'area troppo eterogenea per poter svolgere uno studio generalizzato e viene scelto di mantenere gli stati come unità di base25.
Crouch individua alcune specifiche possibilità analitiche per la ricerca sociologica sull'Europa adottando un metodo comparativo che indaga da un lato, tra le diverse realtà sociali interne all'Europa occidentale, distinguendo gli elementi di convergenza tra le tendenze sociali nazionali europee; dall'altro, l'esistenza di una forma specifica di società europea e di una determinata struttura di valori viene affrontato attraverso la comparazione con casi non europei e adottando una prospettiva storica26.
In tale prospettiva lo sviluppo di un'identità europea è considerato come frutto dell'unione delle diversità nazionali, come pluralità di identità, in senso additivo, e come elemento che emerge sia da scenari istituzionali comuni che dall'omogeneità dei tratti culturali, dal modello di civilizzazione europeo che distingue gli europei dai non europei (Crouch 1999, Therborn 1995). L'identità viene studiata attraverso la valutazione degli aspetti che contraddistinguono le società europee, di quegli elementi che esse condividono, in virtù della loro storia e cultura, e che contribuiscono a delineare un'idea di “europeità” e di “elaborare un'Europa sociale accanto a quella economica”. Ne emerge però un concetto di Europa inteso “a geometria variabile”, ovvero che “si estende e si restringe in varie direzioni” per evitare di “sancire le identità. L'approccio del liberalismo sociologico utilizza un “modello di società” in cui non è fatta distinzione tra struttura e cambiamento: “osservare la società significa osservare sempre processi in cambiamento” (Crouch 1999).
24 Al fine di trattare sociologicamente l’Europa, Crouch individua tre possibilità: l’Europa come un costrutto omogeneo, paragonabile agli Stati Uniti d’America, che può essere studiato senza dare rilevanza particolare alle singole unità che lo compongono; l’Europa come somma delle singole unità che la compongono, gli stati nazionali; o, infine, l’Europa come quadro variegato e composito di strutture sub-nazionali, ossia di realtà sociali regionali e locali. Quest’ultimo punto di vista, che secondo Crouch è quello ideale da adottare, risulta complesso e difficile da seguire. La chiave sembra essere la comparazione tra diverse realtà sociali, che è il metodo che adotta nel suo lavoro.
25 La società non è ritenuta coincidente con lo stato nazione ma gli stati sono considerati come istituzioni che hanno avuto un ruolo fondamentale nella formazione delle società. Tale considerazione, più alcune di carattere “pratico”, come la maggiore disponibilità di materiale statistico a livello nazionale, secondo Crouch rendono lo stato nazione la dimensione più adatta per studiare le unità sociali (1999).
26 L'analisi storica aiuta a identificare gli sviluppi delle società europee sul lungo periodo, un classico esempio di questo approccio è la ricostruzione di Max Weber del legame tra l'etica protestante e lo sviluppo del moderno capitalismo nell'Europa occidentale.
58 un'unità europea che non esiste veramente” (2001[1999], p. 499). Crouch individua nel modello sociale europeo l'elemento che maggiormente distingue le società europee dalle altre società avanzate, in quanto questo influisce sul sistema di valori dei cittadini comunitari e nel modo di intendere e affrontare le differenze interne alla società. Ma anche se l'Europa sembra essere più sensibile alla sua differenziazione culturale interna ed ha una forte volontà di difesa di questa eredità, il modello sociale europeo, in realtà costituito dai diversi modelli nazionali, non sembra avere un forte effetto nell'unificare i cittadini europei né nello strutturare e valorizzare la solidarietà transnazionale e “cementarne” l'identità (Trenz 2008).
La “via verso una società europea” viene studiata anche da Henri Mendras (1999) attraverso l’analisi storico-sociologica delle grandi strutture e istituzioni europee: religione e sistema di valori, gerarchie e categorie sociali, famiglia e parentela, stato e capitalismo. Individualismo, stato-nazione, capitalismo e governo della maggioranza sono i quattro elementi che costituiscono, secondo Mendras, il quadro analitico per lo studio comparativo del mutamento sociale nell'Europa occidentale. Questi elementi sono individuati come punti di riferimento per marcare i confini europei, all'interno dei quali, nonostante la “comunanza di origini e di storia” l'autore rileva profonde diversità di costumi, di comportamenti e soprattutto di istituzioni. “Unica per le sue principali caratteristiche comuni, essa è nello stesso tempo tanto diversa che ogni nazione si crede eccezionale, a sé stante” (Mendras 1999, p. 265). Secondo l'interpretazione di Mendras, le società europee muteranno nel tempo “perseverando nella loro identità”, non uniformandosi alle altre ma continuando a mettere in risalto le proprie diversità e la dimensione europea si “aggiungerà” alle dimensioni nazionale e regionale “senza cercare un'impossibile omogeneità”27.
I contorni “indistinti” dell'Europa allargata rendono difficile individuarne la sua specificità,
27 All'inizio del processo di integrazione alcuni intellettuali e studiosi trovavano tratti comuni anche nell'impronta giudaico-cristiana all'interno della Comunità economica europea, formata dai sei stati fondatori. Con l'ingresso di paesi lontani da tale tradizione ed eterogenei tra loro quali, solo per citarne alcuni, la Danimarca, la Grecia, il Regno Unito, e ancora, con l'ultimo allargamento ai paesi baltici e orientali del continente, legati alla cultura slava e a una lunga tradizione di governo comunista, c'è stato un allontanamento da ciò che poteva costituire, in questi termini, un elemento di identità.
59 ma nonostante le marcate differenze interne al continente, l'analisi comparativa mostra l'esistenza di “una sorta di Wahlverwandtschaft spesso ricorrente nella fisionomia dell'identità europea” (Crouch 1999, p.496) descritta come quella tendenza europea per una “differenziazione ordinata, limitata e strutturata” osservata soprattutto nella religione, nella politica e nella struttura di classe, che differenzia le società europee dalle altre, in particolare da quella americana. La struttura politica europea infatti racchiude stati nazionali separati, sovrani e omogenei al loro interno, un'organizzazione religiosa e una composizione etnica moderatamente diversificate e una forte identità di classe, con diseguaglianze limitate tra le classi grazie a modelli di stato sociale e di relazioni industriali strutturati28. Alla luce del processo di globalizzazione, dell'allargamento dei confini europei, sotto la pressione della secolarizzazione e col venir meno del peso delle istituzioni degli ordinamenti sociali europei, del concetto di classe e delle gerarchie sociali, il modello europeo sopra descritto sembra però disgregarsi. Infatti, nonostante un nucleo di “stabilità istituzionale” continui a sopravvivere - buona parte degli europei conserva un'identità religiosa di fondo e le minoranze etniche restano per ora piccole percentuali delle popolazioni - mutano le dinamiche di integrazione ed esclusione sociale legate a fattori religiosi e culturali e il loro peso sul processo di definizione dell'identità europea (Ibid.).
L'analisi del processo formale di integrazione non permette di cogliere il processo di formazione della società e dell'identità europee. La costruzione dell'unione politico- economica infatti non conduce automaticamente all'integrazione sociale e la lentezza e il profondo radicamento dei processi sociali inducono a pensare che solo sul lungo periodo l'Ue, andando a influenzare una vasta gamma di aree della vita sociale quotidiana, possa produrre effetti di integrazione sociale29 (Crouch 1999).
28 Gli Stati Uniti si caratterizzano al contrario per essere un grande stato federale eterogeneo, con un ampio pluralismo nell'organizzazione religiosa e nella composizione etnica ma con una scarsa identificazione di classe accompagnata da ineguaglianze estese e un sistema di assistenza e di relazioni industriali residuali (Crouch 1999).
29 Gli studi sulla nazionalizzazione degli stati hanno mostrato come la costruzione delle società nazionali nel XIX secolo fu sostenuta dalla simultanea espansione a livello nazionale dei mezzi di comunicazione,
60 L'approccio strutturalista descrive lo sviluppo “parallelo” degli stati nazionali del continente mantenendo come unità di analisi la società nazionale e aggregando i dati statistici sulle dimensioni socio-economiche, politiche e culturali. Guardare alle differenze e alle convergenze in Europa in quest'ottica porta a descrivere una pluralità di realtà e solo indirettamente questo tipo di analisi comparata giunge a individuare una unità sovranazionale. Tale approccio risulta molto distante dalla dimensione micro-sociale, dagli attori individuali e collettivi che costituiscono la società europea.
La sociologia storico-comparativa favorisce sia il superamento della visione statica delle strutture sociali, dando una prospettiva di lungo periodo, che la comprensione di traiettorie e modelli di ordine sociale, ma non coglie le dinamiche di mutamento interne al processo di integrazione europea legate alle nuove forme di democrazia, di azione collettiva e di costruzione di inedite forme di identità (Trenz 2008).
2.2 L'identità nelle interpretazioni “post-nazionali” dell'Europa: tre livelli di