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Capitolo III: La chiave di lettura narrativa dell'identità europea L'identità costruita nelle reti di relazioni sociali.

6. Piano della ricerca empirica: obiettivi, selezione del caso di studio e percorso

6.4 La dimensione europea nei programmi educat

L'educazione sull'Europa è considerata dalla Commissione europea un elemento fondamentale per lo sviluppo dell'identità europea, tanto che già il Consiglio dei Ministri della Comunità europea del 1988 propose una risoluzione sulla “dimensione europea dell'educazione” che sosteneva la necessità di “conferire una dimensione europea all'esperienza degli alunni e degli insegnanti nelle scuole elementari e secondarie della Comunità”61. Nel 1989 il Consiglio dei Ministri dell'Educazione della Comunità discute della possibilità di cooperare nel settore dell'educazione fissando cinque obiettivi principali: “un'Europa pluriculturale, un'Europa della mobilità, un'Europa della formazione per tutti, un'Europa delle competenze, un'Europa aperta al mondo” (Campani 2000, p. 37). Il trattato di Maastricht del 1992 dedica tre articoli (il 126, 127 e 128) all'educazione e formazione professionale dei giovani, definendo una politica basata su una migliore conoscenza reciproca tra i sistemi educativi e sullo scambio di insegnanti e studenti. La dimensione europea nell'educazione è dunque un obiettivo da perseguire per il quale l’Ue finanzia numerosi programmi, volti ad aiutare i suoi cittadini a sfruttare al meglio l'opportunità di studiare, seguire una formazione professionale o facendo

60 I programmi settoriali dell'Ue “Comenius” e “Grundvig” riguardano tutto l'arco dell'istruzione scolastica, dalla scuola dell'infanzia fino al termine degli studi secondari superiori ed sono finalizzati a sviluppare la conoscenza e la comprensione della diversità culturale e linguistica europea e del suo valore ed aiutare i giovani ad acquisire le competenze necessarie ai fini dello sviluppo personale, dell'occupazione e della cittadinanza europea attiva. A tale fine si propongono di migliorare la qualità e aumentare il volume della mobilità degli scambi di allievi e personale docente nei vari stati membri, dei partenariati tra istituti scolastici, incoraggiare l'apprendimento delle lingue straniere moderne, promuovere lo sviluppo, nel campo dell'apprendimento permanente, di contenuti, servizi, soluzioni pedagogiche e prassi innovative basati sulle ICT's, migliorare la qualità e la dimensione europea della formazione degli insegnanti e le metodologie pedagogiche. Cfr. Agenzia nazionale LLP: http://www.programmallp.it

61 Si tratta delle risoluzione 88/C 177/02. Cfr. Campani, G. (2000), L'educazione interculturale nei sistemi educativi europei, in Susi, F., (a cura di), Come si è stretto il mondo, Armando editore, Roma.

138 volontariato in un altro paese62, ma la politica in materia di istruzione viene decisa autonomamente dai singoli paesi dell’Ue, ai quali è chiesto di fissare insieme obiettivi comuni, condividere le migliori pratiche e includere negli insegnamenti nazionali una prospettiva europea. Studi sulla dimensione europea e internazionale dei curricula e dei programmi scolastici sottolineano una mancanza di chiarezza nel definire esattamente che cosa significhi e che cosa implichi la “dimensione europea dell'educazione” (Savvides 2008), lacuna che fa si che ancora non esista un approccio unico nell'educazione alla cittadinanza europea nei paesi dell'Ue, né uno sviluppo di insegnamenti comparabili, ma ogni nazione ha incorporato e implementato tale prospettiva nei propri sistemi educativi secondo una propria interpretazione e le proprie priorità riguardo ai contenuti legati alla cittadinanza nazionale, europea e alla dimensione internazionale (Hinderliter Ortloff 2005; Saviddes 2008). Tuttavia, è fondamentale sottolineare che per molte scuole in Europa i programmi europei potrebbero essere l'unica fonte di finanziamento regolare disponibile per investire su attività che permettono loro di essere in contatto con altre scuole europee (Gordon 2001) e di sviluppare delle pratiche “concrete” di scambio con gli altri europei.

Le ricerche sulla percezione dell'Europa e sulla cittadinanza condotte sulle scuole sottolineano l'importanza delle competenze linguistiche, della conoscenza delle culture degli altri paesi e delle diverse prospettive nazionali e il contatto con studenti di più nazionalità, ritenuti i fattori più influenti per lo sviluppo di un atteggiamento tollerante, aperto verso gli altri e verso l'Europa (Saviddes 2008; Osler e Starkey 2005). I programmi europei che facilitano la mobilità e lo scambio di studenti e docenti sono valutati come uno strumento efficace nel contribuire allo sviluppo professionale dei docenti e nell'impatto sulla formazione degli

62 L'Ue ha stanziato quasi 13 miliardi di euro per il periodo 2007-13 da destinare alla formazione permanente e agli scambi internazionali nel campo dell'istruzione. I principali programmi sono Erasmus, relativo alla mobilità degli studenti e dei docenti universitari; Leonardo da Vinci, volto alla formazione professionale attraverso tirocini all'estero; Grundtvig, che sostiene programmi di apprendimento per adulti attraverso partenariati, reti e iniziative di mobilità transnazionali; Comenius, dedicato alla cooperazione tra scuole secondarie per lo scambio di studenti e insegnanti e ai gemellaggi via internet (E-Twinning); Marie Curie, che offre opportunità di formazione professionale e mobilità internazionale per ricercatori a livello postuniversitario. Cfr. Ue. Istruzione, formazione e gioventù: http://europa.eu/pol/educ/index_it.htm

139 studenti (Maiworm et alii 2010) ma vengono messe anche in evidenza le difficoltà dell'insegnamento interculturale davanti a programmi e strumenti didattici che sono stati costruiti secondo il modello mononazionale incentrato sull'immagine di omogeneità culturale (Starkey 2009) e viene sostenuta la prevalenza, negli studenti, del legame identitario con la nazione e la comunità di riferimento (Klonari 2010).

L'Italia è tra i primi paesi europei per la partecipazione ai programmi LLP63 e i dati Eurobarometro mostrano un prolungato e intenso sostegno degli italiani per il processo di integrazione: tutt'oggi, anche nell'Europa “in tempo di crisi” e di fronte alla diffusione di frame quali “è l'Europa che ce lo chiede”, gli italiani continuano a essere tra i popoli più euroentusiasti, sono ancora convinti della bontà del progetto europeo e degli sforzi dell'unificazione e, tra di essi, i giovani sono sistematicamente più favorevoli rispetto agli adulti64. Secondo alcune interpretazioni tale fenomeno sarebbe legato a una carente identità nazionale. Altre argomentazioni, al contrario, mettono in relazione il sostegno all'Ue e l'identità europea degli italiani con l'idea di nazione e di sentimento identitario condivisi dagli italiani. La relazione tra identità nazionale e sostegno per l'integrazione europea non è a somma zero, l'europeismo degli italiani non deriva da uno scarso senso di appartenenza nazionale e locale ma, al contrario, è legato a un duplice processo cognitivo: il primo deriva da un forte orgoglio nazionale e regionale incentrato nella dimensione culturale, dunque una radicata identità culturale che sembra non essere messa in discussione dall'appartenenza all'Europa, né sembra preoccupare un'eventuale diluizione della cultura italiana in una dimensione europea; il secondo è legato a una debole identità civico-politica e a una carente legittimità delle istituzioni nazionali, che si ritiene possa essere rafforzata attraverso il processo di integrazione europea, dunque dall'aspettativa che l'integrazione migliori il rendimento delle istituzioni politiche italiane, secondo un atteggiamento pragmatico

63 Per informazioni e dati statistici si rimanda al sito dell'Agenzia Nazionale LLP. Cfr. http://www.programmallp.it/llp_home.php?id_cnt=1

64 Secondo l'ultima rilevazione Eurobarometro di Maggio 2012, il 69% degli italiani intervistati dichiara di sentirsi europeo contro una media europea del 61%.

140 (Battistelli e Bellucci 2002). Ciò appare evidente per le generazioni più giovani, quelle che più esprimono distacco dalla politica. Lo scetticismo nei confronti delle istituzioni nazionali porta a una maggiore apertura e alla condivisione di istituzioni sovranazionali con gli altri europei. L'adesione all'Europa è, in questa interpretazione, correlata a alcune significative dimensioni valutate anche criticamente dell'identità nazionale e alla percezione dei vantaggi e degli svantaggi per l'Italia associati all'Ue, che sembrano prevalentemente di natura economica - un dato scontato vista l'enfasi sul mercato comune e l'impegno per soddisfare i criteri della convergenza economica europea - e politica, riferita al possibile aumento della stabilità politica italiana (Ibid.).

La dimensione europea dell'educazione e l'articolarsi del sentimento di appartenenza ai differenti livelli del locale, nazionale e transnazionale sono osservati nelle quattro scuole toscane scelte come caso di studio e nelle reti di relazioni sociali individuate per l'indagine all'interno di classi che hanno partecipato a programmi Comenius, Grundtvig e a bandi regionali che prevedono scambi di allievi e personale docente, partenariati e progetti multilaterali.

La scuola è una delle istituzioni centrali della società e svolge un ruolo decisivo sia nella socializzazione e trasmissione di contenuti, valori e competenze da una generazione all'altra, sia nel determinare il percorso personale di ogni individuo, la carriera professionale e lo status sociale. La scuola è l'ambito primario in cui si producono, si trasmettono e si accumulano le varie forme di capitale culturale e simbolico (Bourdieu e Passeron 1971). La relazione tra educazione e stratificazione sociale è un'altra chiave interpretativa che viene tenuta presente in questo studio e che giustifica la scelta delle reti indagate.

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6.5 Reti di relazioni sociali che legano professori-studenti-genitori: la selezione delle