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CAPITOLO III IL DISTRETTO DEL CUOIO E DELLA PELLE DI SANTA CROCE SULL’ARNO

3.3 I FATTORI DI SUCCESSO DEL DISTRETTO

Dopo anni di progressivo aumento produttivo, anche il distretto di Santa Croce sull’Arno ha risentito della particolare situazione congiunturale. Tuttavia, nonostante l’attuale crisi economica e la diminuzione delle performance che si è registrata negli anni passati, il distretto è riuscito a mantenere comunque la propria capacità produttiva, più elevata rispetto ad altri settori e/o filiere produttive, maggiormente colpiti dalla grave crisi.

Certamente questi risultati sono possibili grazie alla struttura del distretto, che è riuscita a mantenere nel tempo una certa elasticità produttiva, favorevole a sostenere

141 La concia è uno dei settori industriali italiani maggiormente internazionalizzato. Infatti le esportazioni di pelli conciate, destinate a 114 Paesi, rappresentano oltre tre quarti del fatturato complessivo (percentuale più che doppia rispetto a 20 anni fa).

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forti accelerazioni e di assecondare con estrema prontezza la variabilità delle richieste del mercato e delle mode.

Alcuni dei fattori di successo del settore possono essere sintetizzati nel seguente modo:

❖ l’esperienza secolare

❖ l’altissima specializzazione produttiva (che costituisce l’intera filiera delle pelli)

❖ l’elasticità produttiva ❖ le capacità imprenditoriali

❖ la concorrenza e le forme di cooperazione tra imprese, che si traducono rispettivamente in un aumento della produttività e nella diffusione del

know how

❖ il capitale umano

❖ il forte legame con il settore della moda (estro e creatività) ❖ il marketing

❖ la sostenibilità ambientale142

❖ la ricerca e l’innovazione (evoluzione tecnologica) ❖ la qualità dei processi e dei prodotti

Per ovviare agli effetti della crisi il distretto ha cercato, dal lato degli approvvigionamenti delle materie prime, di diversificare i mercati di approvvigionamento e di attuare una maggiore selezione dei fornitori. Inoltre, alcune forme di riorganizzazione delle imprese del settore hanno aumentato la possibilità di sfruttare economie di scala nelle fasi dove la concorrenza internazionale è maggiore. Sono stati costituiti, per esempio, dei consorzi per l’acquisto dei fattori della produzione e per l’ottimizzazione dei canali commerciali, della produzione, della ricerca e sviluppo, ecc.

Dal lato della produzione, la competitività del distretto deriva dall’elasticità produttiva che vede nella scomposizione (spaziale e temporale) del ciclo produttivo in

142 Sono stati realizzati gli impianti centralizzati di depurazione che attraverso i sistemi automatizzati di controllo della quantità e qualità delle acque reflue hanno creato sistemi di tariffazione premianti per le aziende meno inquinanti.

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fasi e nella specializzazione dell’esecuzione di ciascuna di queste fasi produttive i propri punti cardine. Questi elementi assicurano alle aziende competitività sui costi, elevati livelli di flessibilità e capacità di innovazione. L’elevata specializzazione permette invece il conseguimento delle economie di scala e di apprendimento, che riducono i costi unitari e favoriscono l’aumento della produttività.

La flessibilità deriva anche dalla distribuzione della capacità produttiva tra le diverse unità appartenenti al distretto. Tale flessibilità va intesa sia in termini di capacità di modificare rapidamente i volumi e la qualità delle produzioni (con costi analoghi - o inferiori - a quelli delle produzioni standardizzate) sia in termini di possibilità di ricercare nel distretto la risposta più opportuna tra le capacità produttive diffuse e disponibili (Ricciardi, 2013, p.27).

Senza dubbio i fattori che hanno maggiormente contraddistinto le performance del settore sono stati: qualità, personalizzazione, elevato contenuto moda, flessibilità produttiva, gamma di prodotti sempre più ampia. Tutto questo è stato possibile grazie agli elevati standard tecnologici delle imprese del settore e alla possibilità di lavorare praticamente qualsiasi tipo di pellame. Il distretto è sempre riuscito ad anticipare le tendenze della moda, sfruttando appunto l’esperienza secolare, la creatività e l’evoluzione tecnologica.

La grande capacità produttiva delle aziende costituisce la base del successo commerciale del distretto conciario. La bravura degli imprenditori nel sapersi adattare ai cambiamenti e nel saper cogliere le opportunità del mercato ha garantito il realizzo di risultati economici eccezionali. Le concerie toscane sono riuscite a trasformarsi da semplici aziende artigianali in complesse industrie creative, in cui lavora personale altamente qualificato e specializzato, stilisti, maestri della chimica, ecc.

Gli imprenditori si affidano giornalmente alle idee dei ricercatori di tendenze e dei designer creativi nella realizzazione delle pelli. La ricerca dei trend e le continue prove tecniche sui materiali rendono questa terra una vera e propria fucina di idee, con continue scoperte e frequenti invenzioni in campo stilistico. Grazie alle moderne tecnologie all’interno del processo produttivo, le imprese garantiscono elevata cura dei dettagli, qualità e creatività.

L’importanza del capitale umano è dato dal fatto che ogni meccanismo del distretto viene guidato e supervisionato dal personale di ogni impresa. La scelta del

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personale risulta attenta e selettiva, per garantire un certo livello di competenza professionale nello svolgimento di ciascuna mansione dell’organizzazione aziendale. Il fatto che nel distretto siano presenti risorse di lavoro specializzate, dotate di un’elevata mobilità interna fra un’impresa e l’altra, consente, per esempio, di intensificare il ricorso alla sub-fornitura. Ciò conferisce dinamicità al distretto industriale nel suo complesso e rappresenta il suo punto di forza nella competizione internazionale143.

La caratteristica peculiare dei distretti, soprattutto dinamici, è la collaborazione tra imprese: si realizzano insieme servizi, si scambiano le conoscenze e si sviluppa insieme l’innovazione tecnologica. Il distretto conciario di Santa Croce è un esempio emblematico di tale forma di cooperazione. Infatti le imprese, con investimenti comuni, hanno realizzato un Centro di ricerca con l’Università di Pisa per ridurre l’emissione di gas inquinanti. Il risultato di questa collaborazione è stata la depurazione del 98% del carico inquinante contro il 70% della media mondiale144.

La prossimità territoriale e produttiva delle aziende favorisce la cooperazione e i processi di creazione e trasmissione della conoscenza e dell’innovazione. Una delle determinanti del successo dei distretti è rappresentata dalla capacità innovativa delle imprese, intesa non tanto come capacità di introdurre innovazioni radicali, mediante investimenti in ricerca e sviluppo, quanto piuttosto come capacità di migliorare i propri prodotti e/o processi e sviluppare la propria tradizione manifatturiera, grazie alla conoscenza del mercato di riferimento, alla padronanza di un materiale o di una tecnica produttiva, alla velocità di circolazione delle informazioni, al contatto interpersonale e all’osservazione diretta, generando processi di apprendimento on the job da parte della manodopera145.

Questo coordinamento è favorito dalla specifica struttura sociale ed economico- produttiva del territorio che influenza le relazioni tra tutti gli attori distrettuali. La divisione sociale del lavoro e i codici comuni di comportamento sviluppano meccanismi di apprendimento collettivo e di riproduzione della conoscenza. Questo modello di organizzazione territoriale della produzione, basato sull’importanza delle relazioni di reciprocità e sulla costruzione di un clima di fiducia, conferisce alle imprese rilevanti

143 RICCIARDI A., I distretti industriali italiani: recenti tendenze evolutive, Sinergie, n. 91, Maggio- Agosto 2013, p. 27.

144 Ivi, p. 22. 145 Ivi, p. 27.

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vantaggi competitivi, che sono incorporati nel territorio e fruibili solo dai soggetti operanti nello spazio locale.

L’atmosfera industriale che si crea determina l’accumulazione di complessi saperi a carattere tecnologico e gestionale su scala locale. Tale stock di know-how costituisce un patrimonio comune dal quale ciascuna impresa può attingere, attraverso le dense reti informative e relazionali, per incorporare le risorse di cui necessita nei suoi processi produttivi (Russo, 2012, p. 197). Questi vantaggi hanno sviluppato nel corso del tempo il cosiddetto “effetto distretto”, che si traduce nel conseguire performance superiori da parte delle aziende localizzate nel distretto rispetto a quelle dello stesso settore ma localizzate fuori distretto146147.

La possibilità per le aziende di svolgere una molteplice attività di ricerca con i vari centri di ricerca del circondario ha permesso di apportare continui rinnovamenti non solo di prodotto (nelle caratteristiche e nella rispondenza alle esigenze dei clienti finali), ma anche di processo, oltreché nella ricerca ambientale. Un ambiente distrettuale favorevole al trasferimento tecnologico ha dato infatti la possibilità di diffondere l’innovazione lungo tutta la filiera del prodotto. I molteplici miglioramenti nel campo dei processi di lavorazione ha permesso non solo la riduzione dei costi e dei tempi di lavorazione ma, soprattutto, sicurezza degli operatori, minor impatto ambientale dei processi produttivi e miglior qualità del prodotto lavorato.

Le nuove esigenze delle concerie e dei loro processi di lavorazione hanno spinto anche i vari fornitori, soprattutto quelli dei macchinari, ad applicare miglioramenti alla propria offerta di prodotti, per adeguarsi non solo alle richieste dei clienti, ma anche alle normative sempre più stringenti in materia di tutela ambientale. A tal proposito sono stati sviluppati anche alcuni progetti presso il Polo Tecnologico, con l’obiettivo di sviluppare dei particolari processi di lavorazione a minor impatto ambientale e quindi a

146 Ibid.

147 In una ricerca, coordinata da A. Ricciardi e realizzata da UniCredit Corporate Banking Progetti Speciali in collaborazione con Federazione dei Distretti Italiani nel 2011, è stato verificato l’impatto dei vantaggi competitivi delle imprese distrettuali del settore meccanico rispetto alle aziende operanti nello stesso settore ma non localizzate in aree distrettuali. Confrontando i dati di bilancio per il periodo 2003- 2007 su un campione di 1.769 imprese di 10 distretti del settore meccanico con quelli di 10.023 imprese operanti su aree non distrettuali, si sono osservati performance di bilancio delle aziende distrettuali molto differenti e sostanzialmente differenti in positivo rispetto a quelle non localizzate in distretti.

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minor emissione di Composti Organici Volatili148 (la normativa prevede specifici valori limite di emissione COV per le diverse sottocategorie di prodotti).

Nonostante le criticità che si trova ad affrontare giornalmente, per la pressante competizione internazionale e per gli effetti negativi della precedente crisi economica, la situazione attuale del distretto di Santa Croce è relativamente stabile. Per rimanere competitive e per continuare a crescere, la maggior parte delle aziende ha scommesso su qualità e servizio al cliente. Inoltre, l’aver assicurato ai brand una produzione su misura e di alto livello ha ripagato positivamente tutte le imprese. Senza dubbio, come accennato precedentemente, a premiare il distretto sono stati anche gli investimenti in sostenibilità, che hanno dato maggior valore aggiunto ai prodotti realizzati internamente. A questo proposito risultano significative le parole dell’AD di una importante conceria di Santa Croce, rilasciate in una recente intervista149: “Le aziende qui investono ogni anno il 2% del fatturato per la protezione dell’ambiente. Gli stessi

brand della moda ci spingono a essere sempre più efficienti da questo punto di vista e il

valore della sostenibilità oggi è riconosciuto dai clienti anche a livello del prezzo pagato alle aziende conciarie”.