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L’INCIDENZA DELL’IMPRENDITORIALITÀ E MANAGERIALITÀ SULL’INNOVAZIONE

CAPITOLO III IL DISTRETTO DEL CUOIO E DELLA PELLE DI SANTA CROCE SULL’ARNO

3.6 L’INCIDENZA DELL’IMPRENDITORIALITÀ E MANAGERIALITÀ SULL’INNOVAZIONE

Un elemento che ha contraddistinto l’economia dei distretti industriali, ed in particolare del distretto conciario, è stato il mercato del lavoro, le cui caratteristiche hanno fornito alle imprese sia vantaggi di flessibilità, sia condizioni di competitività. All’interno del distretto infatti, è facile per le singole imprese trovare un’offerta di lavoro già qualificata. Allo stesso tempo, il forte legame tra settore e territorio ha permesso l’accumulazione locale di conoscenze tecniche specializzate.

Nel distretto la comunità partecipa al processo produttivo rinnovando saperi e competenze grazie ai processi di condivisione che, molto spesso, hanno natura informale174. Secondo Becattini e Rullani (1993) questi processi di condivisione hanno giocato un ruolo chiave nella competitività del sistema locale: la partecipazione alla vita della comunità ha permesso lo sviluppo di saperi taciti su cui si è fondato il vantaggio competitivo delle imprese.

Il lavoro e l’apprendimento non sono stati il rudimentale rispetto di regole e procedure burocratiche fissate da un ufficio, quanto piuttosto la partecipazione attiva alla costruzione sociale di un sistema economico. Questa partecipazione e la creazione

174 CORÒ G., MICELLI S., I distretti industriali come sistemi locali dell’innovazione: imprese leader e

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di conoscenza utile sono favorite dall’autonomia e dalla motivazione personale degli attori che partecipano ai processi innovativi.

La diffusione di imprenditorialità in un tale sistema diventa un fattore di accelerazione della ricerca di soluzioni innovative, in quanto aumenta la probabilità che chi produce l’innovazione si appropri anche dei suoi benefici.

Il lavoro nel distretto non è più una semplice subordinazione alle norme tecniche, ma si traduce in una capacità di auto-organizzazione e di apprendimento, di miglioramento continuo e di ricerca di soluzioni innovative. Tutte queste capacità si sviluppano maggiormente nelle attività economiche a maggior valore aggiunto – come la progettazione, il design, la ricerca e sviluppo tecnologico, la comunicazione, il marketing, ecc – sulle quali spesso si basa il vantaggio competitivo. Tali attività sviluppano un nuovo atteggiamento nei confronti del lavoro, ovvero un atteggiamento imprenditoriale. La complessità dei mercati richiede una maggiore capacità di adattamento e di risposta immediata, che a sua volta prevede il coinvolgimento personale dell’imprenditore nel lavoro innovativo.

L’imprenditorialità che ha contraddistinto tutti i distretti industriali riflette lo spirito di partecipazione attiva e di coinvolgimento dell’imprenditore in tutte le attività economiche, che ha avuto come conseguenza un atteggiamento di ricerca continua dell’innovazione all’interno del sistema locale e maggiore fiducia nei progetti innovativi rischiosi, frutto spesso delle idee dell’imprenditore stesso. È proprio grazie a questa fiducia dell’imprenditore in tecnologie e progetti innovativi, i quali hanno modificato ed evoluto il modo di lavoro delle varie imprese distrettuali, che si sono sviluppati molteplici macchinari nel settore conciario. L’incertezza all’interno di un contesto distrettuale, molto spesso, può trasformarsi in un’opportunità per quelli che possono contare su una fitta rete di rapporti sociali, economici e professionali: tale rete garantisce forme di protezione in caso di insuccesso175.

Se all’interno del distretto non ci fosse stato lo spirito imprenditoriale tipico delle piccole e medie imprese, molte tecnologie del settore conciario non sarebbero mai state realizzate. Molto spesso, quando nasce una particolare esigenza da parte di un imprenditore, non è possibile dedicare molto tempo alla progettazione e allo sviluppo di un prodotto, come accade nelle grandi imprese manageriali. Non sempre le tempistiche

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permettono la realizzazione dei prototipi, che sono frutto di una lunga ricerca e che andrebbero a garantire una maggiore sicurezza del successo del prodotto non ancora realizzato, e quindi minori rischi di investimento per i futuri investitori.

Paradossalmente le grandi imprese multinazionali, nonostante abbiano maggiori capacità di investimento e quindi risorse, sono più avverse ai rischi. Ecco perché i manager, che guidano solitamente le grandi aziende, sono più propensi ad acquistare prodotti innovativi già realizzati e testati, piuttosto che investire nell’innovazione stessa.

D’altra parte invece il distretto è composto più da piccoli imprenditori che da grandi organizzazioni. Questo favorisce molto l’innovazione ed è per questo che il distretto può essere considerato come un sistema locale di innovazione. Un sistema locale non solo perché l’innovazione per il distretto conciario, per avere successo, deve essere sviluppata vicino al distretto stesso, ma anche perché essa ha luogo proprio grazie al contesto distrettuale e alle sue peculiarità.

Una delle peculiarità, che assume un ruolo chiave nello sviluppo dell’innovazione, è l’organizzazione tipica delle imprese distrettuali. Una piccola impresa solitamente tende a mantenere un’organizzazione più orizzontale, dove il livello di responsabilità di ogni attore è vasto e dove tutti riescono con più facilità a comunicare. Tale organizzazione favorisce anche una maggiore partecipazione dell’imprenditore nella vita aziendale e quindi un suo maggior impegno nell’attività di innovazione.

Se guardiamo invece le imprese multinazionali, possiamo facilmente notare come il continuo aumento della produzione e della dimensione aziendale si traduce in una maggiore articolazione organizzativa e quindi in una crescete verticalizzazione (de- responsabilizzazione). La maggior influenza esercitata dal manager e non dall’imprenditore fa sì che all’interno dell’impresa l’attenzione sia maggiormente rivolta all’efficienza, e quindi all’ottimizzazione degli andamenti aziendali, piuttosto che all’efficacia e all’innovazione.

In conclusione, chi meglio dell’imprenditore sa cosa serve alla propria azienda? E chi meglio di lui può favorire l’emergere delle nuove idee? L’innovazione è una scelta creativa, che non dipende solo dalle possibilità tecniche e commerciali intraviste, ma anche da una visione strategica del futuro e da una assunzione di rischio fatta dall’imprenditore. Senza questo tipo di creatività e fiducia nei nuovi progetti (nonostante spesso siano molto rischiosi) probabilmente molte delle tecniche di

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produzione innovative presenti nel distretto di Santa Croce sull’Arno non avrebbero avuto vita. Tutto questo, inoltre, ci fa credere che anche in futuro l’innovazione manterrà o meglio migliorerà il proprio passo, perché nel distretto non solo sono presenti delle elevate capacità di investimento, la forza produttiva e quella commerciale, ma è anche un comparto in cui tutt’ora gli imprenditori hanno il pregio di amare il proprio lavoro e di credere ancora nel futuro della propria azienda e del proprio prodotto.

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CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

Come enunciato nell’introduzione, lo scopo del presente lavoro è stato quello di analizzare le cause dello sviluppo dei distretti industriali e di comprendere le caratteristiche che li rendono dei sistemi locali di innovazione e che garantiscono il loro grande successo nel sistema produttivo italiano. Inoltre l’attenzione posta sul distretto della pelle di Santa Croce sull’Arno aveva come obiettivo la ricerca dei fattori che hanno permesso in passato e che permettono ancora oggi a questo particolare distretto di registrare performance elevate e di essere competitivo a livello nazionale ed internazionale.

La struttura produttiva italiana risulta alquanto diversa ed originale rispetto a quella rinvenibile nelle altre economie occidentali. La presenza di performance di lungo periodo del sistema produttivo fondato su imprese di piccole dimensioni denota il grande successo dei distretti industriali sul territorio nazionale.

La nascita dei sistemi locali di produzione è stata naturale, dovuta alla concentrazione in pochi chilometri di tutte le funzioni e le competenze richieste da un particolare settore industriale. Questa concentrazione ha consentito un interscambio virtuoso di idee e di esempi, alimentando l’imprenditorialità nascente dal basso e la continua rincorsa alle innovazioni di successo sperimentate da altri. Il sistema economico italiano ha trovato nella piccola e media impresa il giusto compromesso che ha consentito di coniugare gli aspetti culturali, tradizionali e territoriali e di incorporarli all’interno dei prodotti venduti in tutto il mondo, diffondendo il marchio di eccellenza universalmente riconosciuto.

L’analisi dei fattori di successo ha evidenziato come la specializzazione produttiva, la condivisione di alcuni codici di comportamento, la qualità dei flussi informativi (che si possono realizzare solo all’interno di collettività ben definite), lo spirito di iniziativa e le abilità artigianali e manageriali degli imprenditori rendono ancora oggi i distretti i motori dell’economia italiana. L’atteggiamento propositivo e dinamico delle imprese distrettuali ha garantito la sopravvivenza alla crisi di molte

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aziende (anche se per lo più di aziende ben capitalizzate e strutturate)176, sfatando le tesi critiche sul declino dei distretti e del settore manifatturiero italiano.

Le grandi capacità degli imprenditori dei vari distretti come anche quello di Santa Croce, che hanno favorito lo sfruttamento delle opportunità presenti sul territorio italiano e quelle derivanti dai mercati esteri, si traducono in stimoli ed incentivi alla crescita. Inoltre il particolare disegno dei sistemi locali di produzione e le loro peculiarità favoriscono una tale diffusione e trasmissione di informazioni, conoscenze ed innovazioni tecnologiche che inevitabilmente qualificano i distretti industriali come sistemi locali di innovazione.

Dall’analisi effettuata sui distretti industriali come sistemi locali di innovazione si possono trarre alcune considerazione rilevanti: in primis, l’esistenza di una peculiare attività innovativa nei distretti, favorita dalle economie esterne e dalle relazioni inter- personali ed inter-organizzative caratteristiche della struttura distrettuale. La facilità di trasmissione di informazioni, conoscenze e competenze, mediante i molteplici meccanismi di trasferimento, genera continuamente o nuova conoscenza oppure una sua semplice replicazione.

Questo porta alla seconda considerazione, che modifica in parte la visione tradizionale che vedeva i sistemi produttivi distrettuali come dei consumatori piuttosto che dei produttori di innovazione, o al limite degli “innovatori isolati”, nella misura in cui essi non erano in grado di “drenare” risorse necessarie allo sviluppo degli stadi innovativi conseguenti alla innovazione originaria, che assumeva così carattere episodico177.

Lo sviluppo delle innovazioni risulta estremamente importante per ogni azienda in quanto è uno dei principali fattori della competizione tra di esse. La nuova dinamica dei sistemi economici e il processo di globalizzazione misurano la competitività delle imprese sulla base della loro capacità di apprendere e di applicare rapidamente ed efficacemente la nuova conoscenza tecnologica (endogena o esogena al sistema considerato), che si traduce in un’innovazione di prodotto e/o di processo oltre che in una particolare capacità di marketing e quindi la capacità di soddisfare appieno le

176 Dall’intervista raccolta alla IPERFINISH S.r.l. emerge invece, per le piccole aziende conto terziste, una realtà di mutamento delle condizioni di lavoro che non prospetta scenari futuri del tutto ottimistici. 177 GURRIERI A., LORIZIO M., Distretti industriali, Progresso tecnico e Crescita economica, giugno 2002.

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richieste dei clienti. Ecco perché il rapporto tra innovazione e competitività aziendale è molto stretto e perché la durevolezza dei sistemi distrettuali è strettamente legata alla sua capacità di mantenere nel tempo la qualifica di sistema locale di innovazione (dove l’innovazione non è un fenomeno sporadico ma un processo quasi continuo).

Inoltre tutti questi cambiamenti nello scenario competitivo e la creazione di un mercato ormai globale hanno modificato la mentalità e le logiche di funzionamento dei distretti industriali. Anche se in passato i distretti hanno potuto funzionare secondo una logica prevalentemente chiusa, ossia come sistemi comunicanti con l’esterno solo nei punti terminali della catena del valore, oggi questo non è più possibile. Per rimanere competitive le aziende si trovano a dover necessariamente operare appieno con i mercati esteri, sfruttando nuove opportunità strategiche ma rimanendo comunque ancorate al territorio che si intreccia in modo indissolubile con l’innovazione.

Negli ultimi anni il sistema distrettuale si è trovato ad affrontare nuove problematiche determinate dall’aumento del costo del lavoro e dall’ingresso sui mercati internazionali di paesi emergenti. Questo ha richiesto alle imprese sempre maggiore razionalità e flessibilità strategica, oltre alla capacità di anticipare i competitori sui mercati e rafforzare le politiche di penetrazione e consolidamento degli spazi concorrenziali (Lombardi, 1994). Nonostante le fasi alterne e i mutati scenari competitivi, quello che si può rilevare è che la realtà distrettuale è ancora viva e ricca di potenzialità. L’esperienza storica, inoltre, insegna che la sopravvivenza di un sistema locale è legata alla sua capacità di innovazione e quindi alla qualità e alla continua introduzione di nuovi prodotti. E se i nostri distretti sapranno rinnovarsi, innestare settori sui vecchi e articolare la propria attività per fasi sempre più specializzate, riusciranno a mantenere la loro identità come distretti industriali178.

178 PRATTICHIZZO A., SCARCIGLIA A., Sistemi locali negli anni novanta: problemi e prospettive, 1998.

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RINGRAZIAMENTI

Desidero ringraziare il professore Vincenzo Zarone, relatore di questa tesi di laurea, per la professionalità e la disponibilità dimostrata nei miei confronti, e per tutti i preziosi consigli fornitimi durante la stesura del presente lavoro.

Un ringraziamento speciale alla mia famiglia, fonte di sostegno e di coraggio, che mi ha aiutato a concludere questo cammino. In particolar modo ringrazio mio marito, che ha rafforzato la mia passione per lo studio e la voglia di raggiungere questo traguardo, sostenendomi nei momenti difficili.

Desidero inoltre ringraziare Leonardo Serrini della ditta Italprogetti S.p.A, Luca Stefanelli della conceria Mario Stefanelli & Figli S.r.l. e Mario Di Giambattista della rifinizione pellami Iperfinish Sr.l. per la disponibilità, la cortesia e le idee personali che mi sono state d’aiuto nell’apportare maggiore valore aggiunto all’elaborato.

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INDICE DELLE FIGURE

Figura 1. Distretti industriali per tipologia produttiva ... 9

Figura 2. Distretti industriali per specializzazione. Anno 2011, valori assoluti e percentuali .... 11

Figura 3. La rappresentazione grafica delle due diverse tipologie di cluster ... 31

Figura 4. Le percentuali di fabbricazione delle varie tipologie di prodotto ... 40

Figura 5. L’evoluzione del fatturato nautico italiano ... 48

Figura 6. Comparti del fatturato complessivo della nautica ... 49

Figura 7. Area di Silicon Valley ... 52

Figura 8. Trasferimento replicativo della conoscenza tacita ... 67

Figura 9. Adattamento contestuale di conoscenza esplicita ... 69

Figura 10. Il trasferimento della conoscenza tra imprese distrettuali (Camuffo, 2006) ... 72

Figura 11. Fattori influenti sul processo di diffusione della conoscenza ... 74

Figura 12. Trasferimento e combinazione della conoscenza nei contesti distrettuali ... 77

Figura 13. I tre sistemi connettivi che agiscono nella co-produzione di valore nella filiera ... 86

Figura 14. Frammento di corame di Cordova del XV secolo ... 92

Figura 15. I distretti dell’industria conciaria italiana ... 94

Figura 16. La struttura dell’industria conciaria italiana nel 2016 ... 95

Figura 17. L’export dell’industria conciaria italiana (percentuale per aree di destinazione; anno 2016) ... 96

Figura 18. Produzione per settori di destinazione d’uso (2016)... 97

Figura 19. L’import di pelli grezze e semilavorate (anno 2016) ... 100

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INDICE DELLE TABELLE

Tabella 1. Le percentuali di produzione di carta per ondulatori e carta tissue ... 40 Tabella 2. Percentuali di produzione per il mercato estero e per il mercato interno ... 49 Tabella 3. I principali dati del distretto (valori assoluti e percentuali 2013) ... 99

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