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CAPITOLO II I DISTRETTI INDUSTRIALI COME SISTEMI LOCALI DI INNOVAZIONE

2.3 IL TRANSFER KNOWLEDGE TRA LE AZIENDE DISTRETTUALI

2.3.1 Stati della conoscenza e processi di esplicitazione

La conoscenza trasferita da un attore all’altro all’interno del distretto può essere distinta in due tipi82: tacita ed esplicita. Questa idea di distinguere le due tipologie di conoscenza deriva dal fatto che gli individui sono in grado di conoscere più di quanto possano esprimere. Secondo Michael Polanyi83, la conoscenza tacita non è altro che una conoscenza che è difficile esprimere in qualsiasi forma di linguaggio, una conoscenza che è difficile ma non impossibile rendere esplicita. Quindi si possono determinare diversi livelli di difficoltà di esplicitazione che possono essere collocati all’interno di una scala crescente. Volendosi aiutare con una metafora, le conoscenze molto tacite possono essere raffigurate come una sostanza la cui temperatura di fusione è molto alta84.

Pertanto si possono individuare due variabili: lo stato della conoscenza nelle due modalità tacito ed esplicito, e l’esplicitabilità della conoscenza. L’esplicitabilità perfetta è la condizione che permette al possessore di una conoscenza tacita di trasferirla nella sua interezza. Mentre il trasferimento può avvenire secondo strumenti differenti, come la comunicazione verbale o l’osservabilità del comportamento di un individuo, l’esplicitazione richiede uno sforzo aggiuntivo di codificazione85 da parte del possessore della conoscenza tacita.

La trasmissione della conoscenza tacita implica e talvolta coincide con la sua esplicitazione. Precisamente86:

1. nel caso della comunicazione gestuale e in quella verbale, l’esplicitazione è temporanea e coincide con la trasmissione;

2. nel caso della comunicazione scritta o uso della rappresentazione grafica, l’esplicitazione è definitiva ed è separata dalla trasmissione;

82 Il termine “tipo” non fa riferimento a due forme distinte e contrapposte di conoscenza, ma identifica due stati diversi della stessa conoscenza.

83 POLANYI M., The Tacit Dimension, Routledge & Kegan Paul, London, 1996.

84 GRANDINETTI R., “I fondamenti concettuali del knowledge management: un’analisi critica”, Economia e Politica Industriale, n. 118, 2003.

85 In qualche forma l’esplicitazione è una codificazione, perché in questo processo si utilizzano vari tipi di codici, ciascuno dei quali possiede specifiche qualità distintive.

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3. attraverso la registrazione della voce e/o dell’immagine, la prima tipologia viene riassorbita dalla seconda.

L’esplicitazione della conoscenza in forma codificata porta inevitabilmente a una semplificazione delle conoscenze originarie e quindi, molto spesso, ad una perdita di informazioni. Allo stesso tempo consente la trasmissione a basso costo all’interno di un contesto aziendale o tra imprese collegate nel sistema del valore.

Se invece l’esplicitazione avviene mediante l’osservazione dei gesti e dei comportamenti degli attori, allora è una forma di esplicitazione senza codici (l’esplicitazione della conoscenza tacita non passa attraverso la sua codificazione), perché realizzata attraverso il fare87. Solo nel caso in cui l’attore voglia rafforzare la comprensione del proprio comportamento attraverso una dimostrazione88, si può parlare di introduzione dei codici. In questa ottica saranno utilizzati un appropriato linguaggio ed altri supporti formativi per favorire il processo di apprendimento dell’osservatore.

È utile ricordare anche una particolare tipologia di conoscenze esplicite data dalle conoscenze astratte. Con l’astrazione si ricercano dei tratti comuni in un insieme di oggetti o di soggetti, e mediante questo procedimento si può ridurre ulteriormente la complessità della conoscenza. Un esempio di processo cognitivo di questo tipo è la segmentazione del mercato per rappresentare la varietà dei consumatori. Tuttavia, tale riduzione della complessità porta inevitabilmente alla perdita di una certa quantità di informazioni “contenuta” nei consumatori. Si pensi al processo di semplificazione con cui si cerca di distinguere i consumatori sulla base di particolari modalità di acquisto dei prodotti o modalità di percezione della qualità dell’offerta, che porta al raggruppamento dei consumatori nello stesso segmento rappresentativo. Ovviamente tale segmento identifica l’insieme dei consumatori con un consumatore rappresentativo o medio. In questo modo le differenze residue, che comunque potrebbero sussistere all’interno di un segmento, vengono annullate, non dando corretta rappresentazione della realtà.

Come affermato nel capitolo precedente, la conoscenza può essere incorporata (embodied) nelle persone, nelle strategie aziendali o per esempio negli artefatti. Se si

87 L’esempio di un artigiano esperto che viene osservato mentre svolge il proprio lavoro manuale, che inevitabilmente racchiude l’abilità e i “trucchi” del mestiere acquisiti dal soggetto nel corso di una lunga esperienza.

88 Lo scopo è quello di migliorare la visibilità della conoscenza racchiusa nella corretta esecuzione di un’operazione.

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distingue l’esplicitazione dalla codificazione, si potrebbe identificare uno stato della conoscenza intermedio tra quello tacito e quello esplicito, ovvero semiesplicito: lo stato che rappresenta le conoscenze incorporate negli artefatti89 e nelle azioni. Per esempio, l’operatore di una macchina utensile che realizza via learning by doing un dispositivo atto a ridurre la pericolosità delle lavorazioni effettuate alla macchina stessa, incorpora conoscenza tacita in tale artefatto. L’incorporazione di tale conoscenza corrisponde di per sé alla sua esplicitazione senza codici.

Nel processo di sviluppo di un nuovo prodotto all’interno dell’impresa si utilizza (ma anche si genera) una diversa quantità di conoscenze esplicite: negli studi e nelle ricerche fatti sul prodotto, durante le prove svolte nella fase di sperimentazione, nei test di mercato, nelle strategie di vendita e di posizionamento del prodotto sul mercato, ecc. Inoltre, oltre che dalle conoscenze esplicite, l’artefatto è composto da conoscenze tacite o semiesplicite che possono essere rese visibili nel prodotto stesso. Proprio grazie a questa visibilità è possibile l’imitazione del nuovo prodotto da parte dei concorrenti. Ovviamente affinché l’imitazione abbia successo, è necessario che l’osservatore disponga di conoscenze di base e di competenze simili a quelle del gruppo di lavoro che ha realizzato l’innovazione.

Per concludere il framework degli stati della conoscenza e dei processi di esplicitazione, è importante citare il ruolo dei contesti. All’interno dei contesti, intesi come contesti relazionali, le relazioni assumono valenza cognitiva nella produzione endogena di conoscenze e nell’assorbimento dall’esterno di conoscenze90. I contesti più semplici91 includono individui92, artefatti, e tre tipi di relazioni:

• relazioni tra individui, che diffondono e producono conoscenze tacite ed esplicite;

• relazioni tra artefatti, che incorporano le conoscenze semiesplicite;

• relazioni tra individui e artefatti, base per il learning by doing e il learning by

using.

89 L’artefatto può essere un prodotto finito, un prototipo, un componente del prodotto, che racchiude conoscenze sia tacite che esplicite.

90 RULLANI E., “Il valore della conoscenza”, Economia e Politica Industriale, n. 82, 1994.

91 Per esempio le unità organizzative, i gruppi di lavoro interfunzionali, le famiglie in quanto unità di consumo.

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Passando ai livelli superiori di complessità, le organizzazioni sono considerate come contesti composti a loro volta da contesti elementari ed interdipendenti; oppure ad un livello ancora maggiore troviamo i network di imprese e i distretti industriali, caratterizzati da elevata densità di relazioni interorganizzative.

L’utilità derivante dalla presenza di molteplici contesti, spesso legati tra loro, è data dal fatto che una particolare conoscenza potrebbe essere difficilmente compresa e condivisa all’interno del contesto che lo ha originata, ma nello stesso tempo potrebbe essere compresa e sfruttata in un contesto differente. I passaggi di informazioni sono favoriti attualmente dal grado di sviluppo raggiunto dalle tecnologie di informazione e comunicazione, che appunto permettono la diffusione delle cosiddette conoscenze immerse (embedded) nei contesti.

Se ci soffermiamo su questo aspetto, si potrebbe riconoscere che non sono tanto le conoscenze ad essere immerse nei contesti, quanto gli individui, gli artefatti e le relazioni. Le conoscenze diventano disponibili in quanto esplicite oppure risultano incorporate negli elementi che compongono il contesto stesso, e la componente relazionale rende dinamico il contesto sotto il profilo cognitivo. Mediante le relazioni i contesti diventano “macchine” per la produzione e la circolazione interna di nuova conoscenza (Grandinetti, 2003). Proprio questa capacità rende i contesti distrettuali non solo dei semplici “contenitori” di conoscenze, ma sistemi sociali di apprendimento.