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CAPITOLO II I DISTRETTI INDUSTRIALI COME SISTEMI LOCALI DI INNOVAZIONE

2.6 IL MOTORE DELLA CO-PRODUZIONE DEL VALORE

I distretti stanno cambiando, per adattare i modelli di business delle imprese e le filiere locali alla logica della nuova divisione del lavoro su scala globale. In particolare le imprese stanno creando delle relazioni sempre più rilevanti con l’esterno, sia su scala nazionale che internazionale. La co-produzione è la logica con cui le imprese distrettuali hanno operato per anni e adesso utilizzano non solo a livello locale ma anche nell’economia globale. Per migliorare le performance, i sistemi produttivi locali da una parte continuano a dividere il lavoro tra imprese locali, ma dall’altra optano per un’apertura verso l’esterno, nella ricerca di nuove risorse e competenze disponibili nel mercato estero.

Questo processo di apertura a nuovi territori e a nuovi attori modifica in parte il processo di co-produzione facendo emergere anche problemi (di competitività, di investimento, di cultura) per coloro che rimangono ancorati ai modelli di business e mentalità derivanti dal passato. Il processo di allargamento dei sistemi produttivi fa sì che l’unità di riferimento della produzione competitiva di valore non sia la singola impresa, ma il sistema a cui appartiene. Imprese a conduzione familiare specializzate in

120 CAMUFFO A., GRANDINETTI R., I distretti industriali come sistemi locali di innovazione cit., p. 55.

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una produzione di nicchia possono trovare nello spazio globale la possibilità di crescere, diventando medie aziende e costruendo filiere o sistemi di collaborazione sia su scala locale che internazionale (Coltorti, 2013).

All’interno dei distretti le imprese creano relazioni che nella maggior parte dei casi vanno oltre il rapporto di puro mercato, perché o costruiscono catene di fornitura, alleanze e processi di collaborazione, oppure rimangono collegate involontariamente tra loro per l’uso sistematico dell’imitazione applicata alle innovazioni di successo. Possiamo senza dubbio affermare che le tante imprese specializzate che intervengono nella ideazione, lavorazione e vendita dei prodotti sono legate tra loro da un rapporto di co-produzione del valore. Un rapporto basato su un complesso sistema di relazioni e di impegni contrattuali. La “lezione” dei distretti è proprio questa: dagli anni settanta in poi, la co-produzione del valore, che mette insieme molte imprese complementari, non è più un’anomalia, rispetto ai puri rapporti di mercato, ma è diventata una regola di valenza generale (Becattini, 1997).

La co-produzione di valore condiviso ha bisogno di forme organizzative efficienti anche se coinvolge imprese che, nella loro interdipendenza funzionale, restano giuridicamente autonome. Questa interdipendenza viene gestita attraverso una organizzazione complessa che viene costruita da ogni impresa e che si sviluppa attraverso sistemi connettivi di relazioni organizzative a tre livelli121:

1. nuclei di ideazione e sperimentazione del nuovo inseriti all’interno di cluster creativi localizzati, che concentrano persone e conoscenze e che favoriscono l’interazione intellettuale e sperimentale;

2. nodi di comunicazione e selezione delle conoscenze esterne facilmente trasferibili e riproducibili, inseriti in reti cognitive estese;

3. funzioni di filiere operative che assemblano le attività e le competenze necessarie per dare valore al prodotto finito e venderlo al consumatore finale.

121 Tratto da Idee, esperienze e progetti per rafforzare o ricostruire la competitività dei territori, dell’Osservatorio nazionale distretti italiani, 2014.

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Figura 13. I tre sistemi connettivi che agiscono nella co-produzione di valore nella filiera122

I tre sistemi di relazione sono proiettati verso interlocutori e luoghi diversi e l’efficienza della soluzione individuata da ciascuna impresa dipende dal modo con cui questa diversità viene gestita senza intralciare le specifiche funzioni di ciascun sistema.

L’intelligenza generativa dell’azienda è concentrata nel nucleo creativo che a sua volta si trova all’interno di un cluster creativo (di prossimità). La prossimità fisica permette la diffusione di rapporti interpersonali fluidi e senza barriere tra attori che frequentano lo stesso ambiente (attori che fanno parte di team delle varie aziende). Il cluster creativo è composto dagli imprenditori che introducono l’innovazione, dai manager che organizzano lo sfruttamento industriale delle innovazioni e da tutti quei soggetti che propongono nuove idee e portano avanti visioni del mondo originali e spesso differenti. Si tratta di un nucleo che ha preso forma spontaneamente e che alimenta l’apprendimento. L’apprendimento combina basi di conoscenza di provenienza e codificazione diverse, grazie alla frequentazione attiva del contesto locale da parte dei vari attori, alla cooperazione, all’imitazione e la comunicazione a corto raggio.

Dati i cambiamenti subiti dal mercato, oggi questo nucleo attraversa una fase di crisi. Il cluster creativo è fondamentale per la competitività delle imprese locali ma la

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sua permanenza non è sempre garantita. Ecco perché risulta estremamente rilevante la consapevolezza delle imprese, che si aprono al mercato globale con le proprie reti cognitive e le proprie filiere, di dover investire e stipulare continue alleanze perché il cluster non deperisca. Una volta che l’impresa crea dei saldi legami con i cluster creativi può combinare le conoscenze reperite all’esterno con quelle che si generano all’interno del sistema locale, sfruttando così sia i vantaggi dell’appartenenza ad una comunità distrettuale sia la possibilità di essere competitivi sul mercato internazionale.

Con la rete cognitiva si fa riferimento all’insieme di competenze e abilità sedimentate nel capitale umano interno al circuito aziendale e integrate da professionisti esterni con cui l’impresa condivide una serie di linguaggi formali (tecnologici, di certificazione, ecc.) e di meccanismi collaudati (brevetti, marchi, ecc.). Oltre ai partner, la rete cognitiva abbraccia tutti i centri che vendono conoscenze trasferibili utili all’azienda: centri di ricerca, università, social network, data base digitali, poli tecnologici e molti altri. Inoltre, questa rete intercetta e assorbe le conoscenze codificate che vengono rese disponibili nel sistema mondiale. Le conoscenze possono essere copiate, acquistate, imitate o riprodotte attraverso adeguati canali di comunicazione e linguaggi formali condivisi.

L’estensione della rete cognitiva spesso è più ampia rispetto a quella delle filiera operativa, perché le conoscenze necessarie provengono spesso da settori e luoghi in cui non si hanno localizzazioni operative123. Utilizzando la rete cognitiva e combinando le conoscenze generate dal team aziendale con quelle esterne, le idee emergenti possono essere tradotte efficacemente in una specifica innovazione. L’innovazione traduce le idee riprese dal cluster creativo e le informazioni messe a disposizione dalla rete cognitiva in un modello replicabile di prodotto o servizio (Osservatorio nazionale, 2014). L’innovazione messa a punto dall’imprenditore viene tradotta poi in una serie di operazioni, svolte in parte internamente e in parte all’esterno, nella filiera.

La filiera, a sua volta, può addensarsi in prossimità delle imprese locali oppure essere distribuita in luoghi diversi, in modo da sfruttare le differenze di costo e di capacità. Nel passato e quindi nel modello classico distrettuale, la filiera era concentrata in un raggio di pochi chilometri. Oggi, vista la maggiore trasferibilità delle conoscenze,

123 Sono conoscenze che in un dato momento non sono direttamente utili ai processi operativi ma hanno una valenza informativa rilevanti ad altri scopi oppure saranno rilevati tra qualche tempo.

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essa sta diventando geograficamente mobile e distribuisce le fasi e le funzioni operative nei luoghi di volta in volta più convenienti.

Il motore della co-produzione del valore, che si alimenta con l’uso di cluster, reti e filiere come sistemi complementari, favorisce il massimo aumento del flusso di innovazioni e la generazione di valore per la filiera nel suo insieme, un surplus di valore che viene in seguito distribuito tra i suoi diversi partecipanti.

Ogni impresa co-produce valore con le altre in modo efficace solo se costruisce e presidia tutti e tre questi sistemi di relazioni (filiera operativa, rete cognitiva, cluster creativo), anche se essi sono localizzati in luoghi diversi e magari distanti tra loro. Ma i modi con cui questa complementarità nella co-produzione viene realizzata sono mutati e mutano in modo sostanziale nel corso degli ultimi venti anni124.

2.7 L’INNOVAZIONE TECNOLOGICA COME FONTE DEL VANTAGGIO