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L’INNOVAZIONE TECNOLOGICA COME FONTE DEL VANTAGGIO COMPETITIVO

CAPITOLO II I DISTRETTI INDUSTRIALI COME SISTEMI LOCALI DI INNOVAZIONE

2.7 L’INNOVAZIONE TECNOLOGICA COME FONTE DEL VANTAGGIO COMPETITIVO

Lo sviluppo dei processi di innovazione tecnologica non dipende soltanto dalle risorse investite nell’attività di Ricerca e Sviluppo, ma anche dall’attitudine a livello di impresa, di industria e di sistema economico nazionale, di apprendere e di applicare rapidamente ed efficacemente la nuova conoscenza tecnologica, sia essa “endogena” o “esogena” al sistema considerato125.

La dinamica dei sistemi economici nei Paesi più industrializzati presenta con sempre maggiore frequenza la nascita di nuove imprese o di nuovi business, aventi l’obiettivo di sfruttare sul piano produttivo e commerciale nuove conoscenze tecnologiche. I soggetti che diventano imprenditori innovativi provengono non soltanto dal mondo delle imprese, ma anche dai centri di ricerca, dalle società di consulenza e dalle Università (Rullani e Vaccà, 1987, p.34).

124 Tratto da Idee, esperienze e progetti per rafforzare o ricostruire la competitività dei territori, dell’Osservatorio nazionale distretti italiani, 2014.

125 SILVESTRELLI S., L’innovazione nei settori industriali: implicazioni di mercato e nuove logiche

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Come ci ricorda anche Schumpeter, l’innovazione è uno dei principali fattori della competizione fra le imprese. L’innovazione tecnologica, sia essa di prodotto o di processo, costituisce una fonte del vantaggio competitivo dell’impresa, perché oltre a ridurre il costo del prodotto (vantaggio di costo) comporta una differenziazione dell’offerta aziendale e il miglioramento qualitativo dei beni. Il fenomeno dell’innovazione non assume un unico connotato, in quanto si differenza da impresa a impresa o da settore a settore e in quanto dipende da numerosi fattori interni ed esterni all’azienda. Solitamente l’innovazione comporta la sostituzione della tecnologia vecchia con la tecnologia nuova, che quindi diventano in competizione tra loro. Ogni azienda che genera una specifica innovazione ha convenienza a mantenerla al suo interno per prolungare il tempo di godimento dei vantaggi economici che ne derivano.

Analizzando il rapporto tra innovazione e competitività dell’impresa è necessario porre attenzione ad alcuni aspetti specifici. Tra questi, il primo è la complessità dell’innovazione, che può riguardare l’organizzazione delle attività interne, la gestione dei rapporti con l’ambiente esterno, ecc. La competitività non viene influenzata soltanto dai nuovi processi e/o prodotti, ma anche dalle scelte organizzative o dai nuovi processi informativi-decisionali. Inoltre, l’impresa innovativa è capace di instaurare solide ed utili relazioni con l’ambiente socio-economico esterno, composto da fornitori, clienti, concorrenti e molti altri. Ovviamente, l’efficacia di queste relazioni e la corretta gestione della complessità dell’innovazione si traduce in un impatto significativo e positivo sulla complessiva capacità competitiva dell’azienda.

Oltre a ciò, per garantire il mantenimento e lo sviluppo del vantaggio competitivo nel tempo, è indispensabile tenere sotto controllo la continuità e la struttura del processo che genera l’innovazione. Per far sì che l’innovazione non sia un fenomeno sporadico, bisogna gestirla come un processo quasi continuo, composto da elementi innovativi di diversa importanza. Infatti all’interno delle aziende si possono rilevare sia innovazioni di tipo “incrementale” che “radicale”. La continuità del fenomeno sta nella possibilità di sfruttare la base di un’innovazione radicale per generare continuamente innovazioni di minor portata. Per garantire tale processo è necessario che i manager aziendali adottino una nuova logica aziendale che comprende non solo la progettazione e l’attuazione della prima innovazione “radicale”, ma che preveda un’adeguata gestione delle successive modifiche, che permettono di sfruttare il pieno potenziale dell’innovazione.

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Oltre alla tradizionale concezione del termine “innovazione” intesa come quella di prodotto (o di processo) si va configurando un “nuovo” concetto di innovazione, come capacità di marketing e quindi la capacità di soddisfare le richieste dei clienti. Nell’economia industriale tale innovazione assume sempre più rilevanza e le aziende competono tra loro sulla base delle proprie capacità di cercare e trovare soluzioni ai problemi dei clienti. Questo porta anche ad una diversa interpretazione della differenziazione del prodotto, non più concentrata sugli aspetti specifici di un bene, ma che trova fondamento nell’immagine aziendale e nell’offerta di servizi al cliente (servizi che sono resi possibili proprio dall’innovazione tecnologica).

Le attività innovative coinvolgono l’intera “catena del valore” e sono soggette a rischi, dato che non è così scontato che un’innovazione si traduca necessariamente in successo sul mercato. Nonostante le nuove tecnologie abbiano un effetto diretto sull’area produttiva, in realtà, esse incidono su tutte le funzioni gestionali, data la loro natura multidimensionale ed interfunzionale. Appunto per questo, un problema frequente per coloro che gestiscono l’azienda è quello di creare le condizioni per un’efficace diffusione dell’innovazione lungo tutte le funzioni aziendali. Solo diffondendo e trattenendo le conoscenze e le innovazioni all’interno dell’azienda si generano “competenze distintive”. È in questo contesto che la complessità del “processo innovativo” si misura con le caratteristiche organizzative delle strutture e con le fasi di implementazione dell’innovazione.

Le modalità con cui l’innovazione influisce sulla competitività dell’impresa sono collegate alla capacità del top management di coinvolgere le risorse umane nel processo innovativo e di diffondere le nuove conoscenze nelle varie aree gestionali (Silvestrelli, 2004). La strategicità delle risorse umane consiste nel fatto che molto spesso è proprio grazie ai tecnici, agli ingegneri, agli informatici, agli esperti della comunicazione e grazie alla loro creativa originalità che i progetti innovativi vengono sviluppati e, soprattutto, sfruttati appieno sul piano industriale e commerciale. Si crea così un circuito in cui le risorse “intangibili” creano nuove risorse “tangibili” (prodotti, schemi organizzativi, ecc.) e viceversa, le persone qualificate combinate con nuovi strumenti tecnologici favoriscono la nascita di altre risorse intangibili.

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CAPITOLO III - IL DISTRETTO DEL CUOIO E DELLA PELLE DI