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Va subito notato che esiste una differenza tra i film sull’immigrazione e quelli sull’omosessualità. Nei primi la povertà è un elemento fondamentale per descrivere la condizione dei protagonisti e i beni sono dei veicoli basilari per trasmettere le differenze culturali, dunque il consumo è volutamente esposto e fornisce molti spunti di riflessione, come si è potuto vedere.

La tematica dell’omosessualità invece ha meno a che fare con l’ambito strettamente economico e i registi ci tengono a descrivere un aspetto più legato alla società e alla discriminazione. Come è stato specificato nella parte teorica dell’elaborato (capitolo 1 e capitolo 2), però, la discriminazione stessa è una delle cause di esclusione dal consumo. Verranno pertanto mostrati prima gli elementi dei film che riguardano la discriminazione e la percezione sociale e infine si cercherà di individuare le conseguenze che ricadono sul consumo e cosa questo può dirci che ancora non sia stato espresso in altro modo.

La discriminazione

Questa tematica è presente in tutti e quattro i film, anche se in certi casi è velata o proviene da chi non ci si aspetterebbe.

In La patata bollente è la società intera a discriminare gli omosessuali. Fascisti, comunisti, persone meno politicamente impegnate, portinaie, tutti. Solo Claudio e coloro che lavorano con lui alla Libreria Alternativa non fanno discriminazioni. In pratica solo gli omosessuali sono a favore degli omosessuali. Non esiste nel film qualcuno che sia eterosessuale ma comunque accetti la cosa, se non il Gandi ma soltanto alla fine di un lungo percorso conoscitivo con Claudio.

Ci sono moltissime scene dove questa discriminazione compare in modo molto esplicito, ma una delle più significative è quella seguente.

Qui il Gandi si sta occupando di Claudio che ha appena salvato da un pestaggio da parte dei fascisti. Mentre lo spettatore ha capito che Claudio è omosessuale, il Gandi ancora no.

Gandi: Ti ho portato un grappino perché ho pensato che la camomilla… è una roba un po’ da culi.

(Il ragazzo lo guarda)

Gandi: Su bevi. È una Bocchino, fa resuscitare i morti questa! Claudio: Grazie.

Gandi: Avanti, copriti.

(Prende la coperta da sotto le gambe di Claudio e gliela porta sopra, coprendolo tutto)

Claudio: Grazie. Grazie di tutto. Sai, non credo che in molti l’avrebbero fatto. Addirittura qui nel tuo letto mi sento… imbarazzato.

Gandi: Eh ma se è per questo non ti devi preoccupare. Uè ma che cosa hai capito? Io non sono mica un culattone eh (Ride) ci mancherebbe altro. Allora si che sarebbe una bella disgrazia. Non ti pare? (Claudio nel frattempo guarda altrove) Pensa: marxista, caporeparto, potenza fisica non indifferente e

culattone (Ride). Sarebbe proprio il massimo. (Si mette a letto

con Claudio) Io un culattone (Ride di nuovo). Sai che mi sei

simpatico.

Claudio: Pure tu a me. Moltissimo. Gandi: Buonanotte eh.

Claudio: Buonanotte.

(La patata bollente, Steno, Italia 1979)

Qui il Gandi usa molte volte la parola “culattone”. Appena scoprirà però la verità su Claudio smetterà di dirlo e inizierà ad usare la parola “omosessuale”.

I tentativi di non offendere l’amico saranno pochi e impacciati e solo nel momento immediatamente seguente alla scoperta della sua omosessualità, per il resto del film poi tornerà a discriminarlo in modo molto esplicito.

La cosa curiosa è che la maggior parte degli atteggiamenti discriminatori saranno non tanto diretti a Claudio quanto al Gandi, che per un equivoco viene ritenuto omosessuale dalla portinaia, dalla sua ragazza e dai suoi colleghi.

Elvira: Gli uomini facciano gli uomini e le donne facciano le donne. A me questa promiscuità moderna mi fa schifo.

(La patata bollente, Steno, Italia 1979)

Nel film Immacolata e Concetta ci sono gli stessi elementi di discriminazione totale, anche se questa volta non addolciti da un tono di comicità come avveniva ne La patata bollente.

Anche qui è la società intera a discriminare la relazione di Immacolata e Concetta e soltanto la Zia Carmela (zia di Immacolata) non la giudicherà.

Quello che soffre di più questa relazione è Pasquale, il marito di Immacolata. Vorrebbe uccidere la moglie purché non continui a disonorare la famiglia in quel modo, ma Pasquale è un uomo debole e Immacolata non gli consente di darle ordini.

Un altro elemento di discriminazione, più velato, risiede nella storia stessa.

Se si ricorda quanto detto nel paragrafo 4.1.-Omosessualità, nel periodo 1950 |! 1975 le persone omosessuali erano descritte o come uomini effemminati di cui si percepiva una tendenza omosessuale o come elemento che denunciava la degenerazione della società. Si era detto che questa concezione cessa però nei decenni più vicini al nuovo millennio. In questo film tuttavia si può ritrovare un collegamento con quelle idee. Immacolata e Concetta sono, dopotutto, due donne che sono state in carcere. Dunque due persone che rappresentano i reietti della società, in un certo senso, e non è così semplice capire se la descrizione che il regista ha fatto della loro relazione fosse un tentativo di elevare la concezione delle donne omosessuali oppure invece una denuncia di esse. Il fatto che questa sia l’unica tra le pellicole a non avere un lieto fine non aiuta a sciogliere questo dubbio.

Nel nuovo millennio tutto cambia. La discriminazione non deriva più da tutta la società ma più che altro da certe persone o certi gruppi specifici.

In Io e lei, sorprendentemente, è proprio Federica ad essere quella che ha più dubbi di moralità sulla propria relazione.

La tiene nascosta a molte persone, ad esempio al suo collega con cui lavora fianco a fianco ed anche al suo amante (gli racconta di avere una relazione con un uomo). Ha sempre paura che essa acquisisca visibilità.

La scena seguente è molto esplicativa. Marina ha problemi alla schiena e così le due stanno comprando un nuovo materasso.

Marina: Senti vuoi provare Federica? Questo è molto più comodo del nostro. Vieni stenditi.

Federica: (Va a sdraiarsi sul materasso Fisiology con Marina) Beh…

suggerimento signora? Si metta nella posizione esatta in cui dorme di solito.

Federica: No ma non c’è bisogno. Ho capito eh il sostegno, il peso. Ho capito eh.

Marina: No invece è importante, scusa. Girati su un fianco dai! Mettiti come dormi di solito, a cucchiaino.

(Fa con le mani per girarla ma Federica la respinge)

Commesso: Tutte le coppie che l’hanno comprato mi hanno ringraziato. Non scherzo. Ho le email, ve le inoltro.

Federica: Ehm no, grazie, veramente. (Si alza dal letto, Marina è

visibilmente seccata) Senti, decidi tu eh (Rivolta a Marina). Io

proprio non so, non ho un’opinione.

Marina: Strano, eh. Di solito ce n’hai pure troppe. Allora aggiudicato questo (Al commesso). E non se ne parla più.

(In macchina)

Federica: No capito ti sbagli. Un vero professionista non si comporta così.

Marina: Mo, un professionista. È uno che vende i materassi, non è un tecnico aerospaziale eh!

Federica: No appunto uno che vende letti deve avere tatto, deve essere discreto. Se non ti dispiace, tratta un aspetto molto personale, molto intimo.

Marina: Capirai! Ci voleva Sherlock Holmes per capire che dormiamo nello stesso letto.

Federica: Ma scusa ma che vuol dire? Potevamo pure essere due amiche no? Due sorelle.

Marina: Ma che t’importa? Dico, è stato gentile, ci ha fatto pagare di meno, abbiamo comprato Fisiology…

Federica: Vabbè guarda, non è… è una questione di principio. Di etica. E se non ti dispiace, di privacy.

Marina: Dimenticavo, la privacy. Federica: Eh.

(Io e lei, M.S. Tognazzi, Italia 2015)

Federica vorrebbe che il commesso non si accorgesse del fatto che lei e Marina stanno insieme e così appena lui dice ad alta voce la parola “coppia” lei si irrigidisce, si agita. È proprio questa sua insicurezza che la porterà poi ad avere un’amante (uomo) e a lasciare Marina. Anche quando alla fine Federica tornerà sui suoi passi, Marina le dirà che si è sempre vergognata della loro relazione e che lei invece ha sempre fatto di tutto per tranquillizzarla e per mantenere le cose in armonia.

Federica si trova in una società molto diversa da quella in cui vivevano Immacolata e Concetta ed anche Claudio. È una società che non ha alcun pregiudizio sulla sua relazione omosessuale, ma questa cosa a Federica non torna. Ad esempio insinua che il figlio abbia problemi con la sua situazione e che se ne vergogni, ma lui gli dice nel modo più sincero che è tranquillo a riguardo.

Ci sono solo due soggetti in cui si ritrova un comportamento discriminatorio. Il primo è Sergio l’ex marito di Federica. Quando lei si lascerà con Marina lui si dirà contento e poi le dirà che è geloso di Marco, il suo nuovo compagno. Quando Federica gli chiede perché non fosse geloso anche di Marina lui dice che è perché è una donna, non c’è competizione, anzi è anche un po’ eccitante.

L’altro personaggio è una ragazza che si trova seduta al tavolo con il compagno (probabilmente il marito) quando Marina scopre Federica a pranzo con il suo amante. Questa ragazza ride, ma Marina le dirà che c’è poco da ridere. Sono cose che capitano a tutte le coppie e anzi, per gli uomini è peggio perché quando cala il desiderio per loro è una tragedia.

Nella società in generale, quindi, forse un po’ di riserbo esiste verso una relazione lesbica, ma sicuramente quella che ha più dubbi sulla moralità della cosa è Federica. Marina le dice che ha sempre vissuto la loro relazione come fosse qualcosa di sbagliato.

La discriminazione, infine, è ben presente nel film Mine vaganti. Qui la situazione è un po’ diversa da quella di Marina e Federica.

Siamo nel 2009, in un mondo che ormai accetta abbastanza l’omosessualità, ma non al Sud e in particolare non nella città di Lecce in cui il film è ambientato.

Sembrerebbe non esserci una differenza tra questo film e Immacolata e Concetta ma invece c’è. Sebbene entrambi siano ambientati nel Sud Italia e sebbene in entrambi si veda il rigetto da parte della società di una o più relazioni omosessuali, in Immacolata e Concetta le persone che le discriminano non vengono considerate palesemente in torto. È un’opinione che può avere lo spettatore ma il regista non dà alcuna indicazione al riguardo.

In Mine vaganti, invece, la nonna critica ripetutamente Vincenzo e Stefania che non vogliono accettare l’omosessualità del figlio. Quella che sembra una situazione inizialmente mal vista da tutti, piano piano acquisisce relatività, una nuova prospettiva. Si scopre che la nonna lo sapeva, che Elena sa di Tommaso e non lo giudica affatto, che Alba quando lo viene a sapere non è per niente stranita. Infine anche una frase a mezza bocca di Zia Luciana fa capire un suo possibile scostamento dal pensiero di Vincenzo e Stefania. In sostanza sono solo questi due in famiglia a manifestare un forte senso di disprezzo.

Va detto che la comunità leccese è più simile a questi due componenti della famiglia che non agli altri. In città corrono subito voci e calunnie. Tuttavia come Vincenzo e Stefania sono un punto isolato in una numerosa famiglia, anche Lecce non rappresenta l’intera società italiana.

In particolare Lecce viene contrapposta a Roma, città dove Tommaso studia e dove vive con il suo ragazzo. Inoltre Patrizia (l’amante) dice a Vincenzo che forse Tommaso accetta di più la situazione del fratello omosessuale perché a Roma è una cosa più comune. Il riferimento ad un’altra città dove l’omosessualità sia più accettata è un elemento che si ritrova anche ne La patata bollente.

Claudio da Milano si trasferirà ad Amsterdam dove potrà lavorare come cuoco insieme al suo nuovo compagno.

Il fatto che esistano delle città in cui l’omosessualità viene accettata fa cambiare prospettiva. Fa allargare il focus in modo da capire che non è detto che gli omosessuali debbano per forza essere discriminati.

Ci sono alcuni particolari elementi della discriminazione che ricorrono nei film.

Anzitutto l’utilizzo della parola “omosessuale”. Questo elemento si ritrova solo nei film dove si parla di omosessualità maschile, ma la forte congruenza tra i due casi non può essere ignorata.

In La patata bollente la parola “omosessuale” viene usata forse una volta o due, “culattone” è l’espressione che va per la maggiore, assieme ad altre. Si è detto come il Gandi smetta per un attimo di usare espressioni offensive quando scopre l’omosessualità di Claudio, ma questi glielo fa notare. Gli dice che può dirlo liberamente cosa pensa che sia lui, usando l’espressione che vuole. Ma Gandi continuerà a girarci intorno e solo qualche giorno dopo userà la parola “culattone”. Claudio dirà che finalmente l’ha detto lui.

In Mine vaganti è Vincenzo che non vuole che venga usata la parola omosessuale. Una volta Tommaso la userà per riferirsi ad Antonio e lui lo rimprovererà: “Omo che? È ricchione! Non lo giustificare!” (Mine vaganti, F. Ozpetek, Italia 2009).

Per coloro che discriminano gli omosessuali e che ritengono di essere nel giusto a farlo, è più corretto usare parole offensive perché dire “omosessuale” è un po’ come legittimare quello status.

Un altro elemento comune ai due film sugli uomini omosessuali è il concetto della cura.

Stefania: Senti, ti volevo chiedere una cosa. Una cosa riservata. Però Tommaso mi ha detto che siete molto amici. Ti ha detto di Antonio, di quello che è successo.

Marco: Si mi ha detto.

Stefania: Appunto. Ti volevo chiedere, ehm… secondo te, come dottore, è una cosa da cui si guarisce?

Marco: Da cosa?

Stefania: Questa cosa di Antonio. Marco: Dall’omosessualità?

Stefania: Eh, quello. Cioè non può essere che magari, col passare del tempo…

Marco: No. Stefania: No?

Marco: Non è come una malattia, è una caratteristica. Stefania: Una caratteristica?

Stefania: Sì sì. Certo, si sa. (Breve pausa) Ma non succede mai che uno torna indietro? Che si normalizza?

Marco: Si normalizza? Stefania: Eh!

Marco: Non si normalizza, anzi peggiora.

(Mine vaganti, F. Ozpetek, Italia 2009)

Gandi: Anche io voglio dirti una cosa. Sai, insomma… per come sei fatto ecco.

Claudio: Come?

Gandi: Non hai mai provato a farti curare?

Claudio: E tu? Essere ciechi e sordi davanti a qualsiasi cosa di diverso non è forse una malattia?

(La patata bollente, Steno, Italia 1979)

In entrambe le scene l’omosessualità viene considerata come una malattia da curare. Altro atteggiamento di chi la discrimina e pensa di essere nel giusto.

Anche i colleghi del Gandi cercheranno di “curarlo dalla malattia dell’omosessualità” mandandolo a fare un viaggio premio in Unione Sovietica. “Allontanato il contagio, il male guarisce” dice Walter, l’amico di Gandi (La patata bollente, Steno, Italia 1979). Un ultimo elemento che fa capire la presenza di una forte discriminazione sono le violenze fisiche verso le persone omosessuali. Il tema non è presente in Mine vaganti o in Io e lei, ma in Immacolata e Concetta e in La patata bollente si può ritrovarlo in diverse scene.

Nel primo anzitutto Concetta viene minacciata con un coltello da un uomo perché lei va a letto con sua moglie. Pasquale metterà poi le mani addosso sia a Immacolata (le dà uno schiaffo) sia a Concetta (con una cintura). Entrambe le donne però sono d’animo forte, al contrario di Pasquale, e basterà una loro parola a farlo smettere.

Ne La patata bollente è Claudio la vittima di violenze. Prima di tutto subisce un pestaggio da parte dei fascisti e poi rischierà di nuovo la vita quando gli stessi danno fuoco alla libreria in cui lui lavora.

Il fatto che nei film più recenti non sia presente questo elemento della violenza fisica fa pensare che forse la società italiana ha fatto dei passi avanti nel riconoscimento dell’omosessualità come qualcosa di legittimo. Non che le discriminazioni siano sparite, ma almeno non sono più considerate giustificazione di atti di violenza, almeno dalla maggior parte delle persone.

La società

Come è stato detto in precedenza, la tematica dell’omosessualità sembra avere dei caratteri più sociali che economici e dunque per capire poi i risvolti consumistici è necessario cogliere gli aspetti sociali di questo fenomeno.

Anzitutto un elemento che spicca e si può ritrovare in ogni film è quello della classe sociale.

Primo tra tutti nel film La patata bollente. Esso rappresenta una società rigidamente divisa in classi: ci sono i fascisti e i comunisti, gli operai e i borghesi. All’interno di queste gli omosessuali non sembrano avere una collocazione, come se fossero una classe a sé stante.

Per quanto riguarda il tema politico più volte tornerà il concetto che se i fascisti sono contro i gay, i comunisti dovrebbero invece essere a loro favore, ma i comunisti presenti nel film sono restii a fondere la propria categoria con quella degli omosessuali. Solo il Gandi alla fine capirà che vale la pena di proteggere anche loro sotto l’ala del comunismo. Dal punto di vista lavorativo, quando Claudio racconta al Gandi di essere stato un operaio lui si meraviglia: “sembra impossibile che uno che sia nato là possa diventare un…” (La patata bollente, Steno, Italia 1979).

In Immacolata e Concetta è già stato fatto presente come si inserisca l’omosessualità nell’ambito di una posizione sociale piuttosto emarginata: le donne sono due ex-detenute. In Mine vaganti il fatto che Antonio venga da una buona famiglia (nel solo e riduttivo senso di ricca), rende la sua rivelazione ancora più scandalosa. Vincenzo e Stefania sono preoccupatissimi del fatto che la gente in paese lo sappia perché questo cambierebbe sicuramente la loro posizione nella società, o meglio nella comunità leccese.

“Io non ho mai amato una donna prima di te, non ci ho mai neanche pensato. Ma tu questo non lo vuoi accettare. Si, è vero, lo sai benissimo. Hai sempre pensato che io negassi l’evidenza.

Che sono una lesbica dalla testa ai piedi e che non volevo ammetterlo perché sono una borghese. Non è così.”

(Federica, Io e lei, M.S. Tognazzi, Italia 2015)

In modo più sottile, ritorna il concetto. Una borghese non può essere una lesbica, si vergognerebbe.

D’altra parte Marina non ha problemi con il rivelare la sua omosessualità. Lei è una imprenditrice ma prima faceva l’attrice. Per lungo tempo la figura della donna attrice è stata legata al concetto di promiscuità e forse c’è un collegamento, seppur sottile tra il fatto che Marina era un’attrice e il fatto che è dichiaratamente lesbica.

Anche se molto più nascosti, anche in questo film permangono gli stereotipi di classe. Essere omosessuali non è per fascisti, non è per comunisti, non è per operai, non è per borghesi. È però invece per detenuti e per attrici. Queste le somme che si possono trarre dai messaggi impliciti nei film. Come si può vedere, seppur con tutti gli sforzi di dipingere l’omosessualità come qualcosa di perfettamente accettabile (come ad esempio in Io e lei), ci sono sempre degli schemi sociali che sono difficili da cancellare.

E i cattolici? I cattolici possono o non possono essere omosessuali?

I precetti della religione cattolica condannano l’omosessualità, eppure gli omosessuali dei quattro film non condannano se stessi dal punto di vista religioso. Questo si ritrova soprattutto in Immacolata e Concetta. Le due vivono in una comunità che sente fortemente la presenza della religione, eppure il discorso religioso non viene mai tirato in ballo. Anzi Immacolata andrà a Monte Vergine a chiedere la grazia alla Madonna per sua figlia e Concetta ce la accompagnerà.

Tommaso e Antonio in Mine vaganti non si faranno alcun problema nell’assistere al funerale della nonna, così come Federica in Io e lei non si farà problemi nel partecipare al battesimo della figlia del suo ex marito, benché Federica dichiari di non essere religiosa.

Per quanto formalmente la chiesa possa essere in disaccordo con l’omosessualità, il confine è più sfumato, soprattutto per il fatto che gli omosessuali non sentono di fare un torto al proprio dio.

Una cosa interessante che risulta dalle pellicole è che in realtà omosessualità maschile e femminile hanno caratteristiche diverse.

Anzitutto in entrambi i film sul lesbismo si parla di una coppia, mentre in quelli sulle persone gay si parla del singolo.

Immacolata e Concetta da un lato e Federica e Marina dall’altro sono coprotagoniste dei rispettivi film. Tra l’altro Immacolata e Federica non sono propriamente lesbiche, ma bisessuali. Questo significa che il lesbismo viene ad esistere solo nel momento in cui le