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Filosofia biologica

Nel documento Biopolitica e libertà in Michel Foucault (pagine 108-119)

P ENSARE UNA BIOPOLITICA AFFERMATIVA

4.3. Filosofia biologica

1. Quanto precede deve essere compreso all’interno del quadro concettuale costituito dalla “filosofia biologica” sorta in Francia a cavallo della seconda guerra mondiale. Canguilhem può essere infatti considerato come uno dei principali esponenti di questo movimento, che non ha generato alcun tipo di scuola, ma si è diffuso “a macchia di leopardo” in vari ambiti del panorama filosofico francese del dopoguerra. La filosofia biologica rinasce grazie al lavoro di vari studiosi, i quali, da punti di vista differenti e sotto l’influenza delle scoperte nel campo della biologia, hanno ricominciato ad indagare la specificità dei fenomeni della vita nella loro originalità, rifiutando ogni modello presupposto. È proprio da uno spazio trans-disciplinare, a metà strada tra biologia, filosofia e medicina, che scaturisce un renouveau del vitalismo.

Il termine “filosofia biologica” viene utilizzato per la prima volta nella quarantesima lezione del Cours de philosophie positive di A. Comte245. Comte viene definito da Canguilhem, in un

articolo del 1958, come il padre della filosofia biologica e l’iniziatore della «originalità dello stile francese nella storia delle scienze»246. Comte fu tra i primi ad usare sistematicamente il termine

“biologia” (coniato nel 1802 da Lamarck e da Treviranus) «per designare contemporaneamente la scienza astratta di un oggetto generale, le leggi vitali, e la scienza sintetica di un’attività fondamentale, la vita»247. Egli preserva, all’interno delle proprie analisi scientifiche, un senso

filosofico dell’originalità della biologia nei confronti delle altre discipline, in quanto quest’ultima si occupa della vita come oggetto e come soggetto dell’indagine, poiché che colui che la compie è egli

244 Ivi, pp. 230-231.

245 Cfr. Il terzo tomo dell’Opera si intitola proprio La philosophie chimique et la philosophie biologique. Nella

quarantesima lezione del Cours egli afferma che «Non vi è scienza fondamentale rispetto alla quale l’operazione filosofica che costituisce il principale oggetto di questo trattato possa avere tanta importanza quanto verso la biologia, per fissare definitivamente il suo vero carattere generale, fino ad ora essenzialmente indeciso, e che non è mai stato, un una maniera diretta e completa, razionalmente discusso» (A. Comte, Cours de Philosophie Positive, tome III, Paris, Éditions Anthropos, 1968, p. 213).

246 G. Canguilhem, La philosophie biologique d’Auguste Comte et son influence en France au XIXème siècle, in Id.,

Études d’histoire et de philosophie des sciences, cit., p. 63.

stesso un “vivente”. La “conoscenza della vita” resa possibile dai saperi biologici è portatrice di un significato che oltrepassa il dominio scientifico in cui si compie, per parlare dell’uomo stesso, nella sua costituzione vivente.

Ma l’elemento scaturente, l’evento che dà inizio ad una connotazione definita del termine “filosofia biologica” è costituito dalla pubblicazione, da parte di Kurt Goldstein nel 1934, di Der

Aufbau des Organismus (La struttura dell’organismo), testo di grande ambizione teorica, che può

essere considerato come l’iniziatore della filosofia biologica francese, grazie alla diffusione e al dibattito che suscitò sia in Germania che in Francia. Le teorie di Goldstein vengono infatti recepite al di qua del Reno, attraverso i lavori di Raymond Ruyer248, il quale le sottomette ad analisi critica

in due articoli pubblicati nel 1940 sulla Revue de métaphysique et de morale, sistematizzando successivamente le proprie posizioni negli Élements de Psycho-biologie, pubblicato nel 1946 nella collana di logica e filosofia della scienza della Presses Universitaires de France diretta da Gaston Bachelard.

In un articolo scritto nel 1947 sulla stessa rivista, intitolato Notes sur la situation faite en

France à la philosophie biologique, Canguilhem prende decisamente partito per la filosofia

biologica, affermando che i recenti lavori di Ruyer rappresentano un vero e proprio “evento” nella storia del pensiero: «La pubblicazione di M. Ruyer degli Élements de Psycho-biologie costituisce, nella storia della filosofia francese contemporanea, un evento il cui significato sfugge forse in parte ad alcuni tra quelli a cui la lettura di quest’opera ha più vivamente interessato»249. Canguilhem in

questo testo lamenta la scarsa attenzione prestata in Francia alla rinascita del pensiero biologico: «I due articoli di M. Ruyer sull’Individualità, nel 1940, costituiscono un’eccezione memorabile a questa lunga abitudine di indifferenza rispetto alla filosofia biologica»250. Nonostante l’indifferenza

generale, egli si dice sicuro che «il renouveau, in Francia, dell’interesse metafisico, e non più soltanto scientifico, per i problemi biologici potrebbe avere conseguenze di grande portata pratica per la nostra civiltà»251. Canguilhem, insieme allo stesso Ruyer, può dunque essere considerato, a

ragione, come il capostipite di questa corrente di pensiero, che ha effettivamente avuto, in ambito francese, un’influenza notevole e di lunga durata.

2. Ma che cosa caratterizza questo nuovo tipo di riflessione? Da quali problemi prende le mosse? Nell’articolo che abbiamo citato, e che può essere letto come un vero e proprio manifesto

248 Raymond Ruyer (1902-1987) è stato un epistemologo della biologia alquanto singolare. Ha insegnato per tutta la vita

Filosofia all’Università di Nancy. Iniziatore della filosofia biologica francese, il suo nome è legato all’esplorazione della teologia neo-gnostica inscritta nella fisica contemporanea (cfr. Id., La gnose de Princeton, Paris, Fayard, 1974).

249 G. Canguilhem, Notes sur la situation faite en France à la philosophie biologique, in “Revue de Métaphysique et de

Morale”, n. 52, juillet-octobre, 1947, p. 322.

250 Ibidem. 251 Ivi, p. 332.

programmatico, Canguilhem individua nel razionalismo, o meglio, in un certo tipo di razionalismo, il problema fondamentale attorno a cui ruota la filosofia biologica. Il bersaglio polemico sembra essere la modellizzazione cartesiana della vita, ridotta ad un insieme di funzioni pertinenti all’animale-macchina. Essa ha il torto di ostacolare, con la sua concezione meccanica, il dinamismo della vita, sacrificandolo in categorie inadatte alla sua specificità: «A causa di Descartes, più esattamente che dopo Descartes, la filosofia biologica è da noi un genere di speculazione assai sospetto. La vita, nel sistema cartesiano, non si vede accordare alcuna originalità ontologica»252 -

afferma Canguilhem. Ma il razionalismo, secondo Canguilhem, non può essere ridotto ad una caricatura di se stesso, come fanno i seguaci materialisti di Descartes. Agendo in questo modo si penalizza una forma di riflessione che ha alle spalle una tradizione onorevole, e che necessita di essere conservata. Quello contro cui si tratta ora di muovere non è quindi il razionalismo in senso generale, sarebbe una posizione assurda e manichea, ma piuttosto contro una forma particolare di esso, colpevole di irrigidire il concetto di “vita” comprendendola come un insieme di funzioni fisico-chimiche. Canguilhem si dimostra molto critico nei confronti di questa posizione filosofica: «Il razionalismo è una filosofia della reazione (après coup). Preso alla lettera ed in tutto il suo rigore, il razionalismo, filosofia dello scienziato, finirebbe per far perdere di vista all’uomo che è un vivente. Svalutando tutto quello che precede il suo particolare esercizio e fornendogli occasione o alimento (pature), poiché questo esercizio non trova il suo valore che nella sostituzione del ricostruito al dato, la ragione tende a far disprezzare ogni attività spontanea di produzione e di dono, ogni vita»253, rischiando così di dimenticare «Quello che la vita contiene in invenzione e quello che

il vitalismo può contenere di oggettivo a proposito di alcuni aspetti della vita»254. La filosofia

biologica costituisce quindi, in primo luogo, una forma di resistenza nei confronti della meccanizzazione della vita, e della sottomissione dell’elemento vitale alle esigenze della tecnica e della produzione massificata: essa si oppone, in una parola, alla normalizzazione.

Ma sarebbe sbagliato, come dicevamo, pensare che in questo saggio Canguilhem, pur criticando il razionalismo, intenda rivendicare i diritti dell’immediatezza, o peggio, dell’irrazionale

tout court. Egli si pone esplicitamente in continuità con la ricerca aperta da Gaston Bachelard sui

differenti sistemi di razionalità: «Se si intende per ragione meno un potere di percezione di rapporti essenziali inclusi nella realtà delle cose o dello spirito che un potere di istituzione di rapporti normativi nell’esperienza della vita, allora in questo senso anche noi vogliamo dirci razionalisti o, più esattamente, noi possiamo sottoscrivere la bella formula di M. Bachelard, nel suo libro L’acqua

252 Ivi, p. 324. 253 Ivi, p. 327. 254 Ivi, p. 328.

e i sogni: “Razionalista? noi ci sforziamo di diventarlo...»255. Canguilhem porta avanti la necessità

di quello che potremmo definire un razionalismo critico256, capace di dire i limiti della ragione

nell’atto stesso in cui rivendica apertamente la specificità della vita, la sua irriducibilità a qualsiasi sistema presupposto.

Nelle Notes del 1947 Canguilhem afferma che la filosofia biologica in Francia, da Descartes fino a Sartre, è rimasta nell’ombra. L’unica eccezione è rappresentata, oltre che da Comte, dalla filosofia di Bergson: «il valore della filosofia di Bergson, sempre tuttavia che la si legga senza pregiudizio – è che, noi possiamo confessarlo, non è stato sempre il nostro caso – è di aver compreso il rapporto esatto dell’organismo e del meccanismo, di essere stata una filosofia biologica del macchinismo... la filosofia dell’Evoluzione creatrice ci sembra il saggio più chiaroveggente, se non totalmente riuscito, per completare la spiegazione dei meccanismi (ivi compresi i meccanismi della vita)»257. Lasciamo per il momento da parte l’idea di una “filosofia biologica del

macchinismo”258, che attraversa, insieme a questo, altri scritti di Canguilhem degli stessi anni, per

sottolineare il giudizio su Bergson, il quale, grazie a quanto afferma nella sua Evoluzione creatrice, viene ascritto di diritto tra i precursori della filosofia biologica e tra gli iniziatori dello stile filosofico francese. Egli è il solo, nel panorama filosofico-culturale francese di quegli anni, ad essersi opposto alla concezione cartesiana della biologia, allora egemone. Il monito di Bergson, la sua fiducia in una nuova concezione della vita, rimarrà, dopo la sua scomparsa, lettera morta.

Il luogo bergsoniano che Canguilhem considerava centrale per la rinascita del pensiero biologico è il terzo capitolo dell’Evoluzione creatrice, intitolato “Il significato della vita”259. Questo

testo ha cominciato ad avere, a partire dagli anni ’40, una notevole influenza sul pensiero francese, in quanto figurava nel programma dell’agrégation (l’esame di abilitazione all’insegnamento nei licei) di filosofia per gli anni 1942 e 1943. Canguilhem, che era a quel tempo stato nominato commissario ministeriale per questo tipo di prove, pubblicò proprio nel 1943 sul “Bullettin de la Faculté des Lettres de Strasbourg” il proprio Commento al terzo capitolo dell’Evoluzione creatrice, destinato agli aspiranti docenti. In questo testo Canguilhem lamenta «il disconoscimento del taglio tra l’inorganico e l’organico»260 operato dalle filosofie contemporanee, ed attribuisce a Bergson il

255 Ivi, p. 332. Nella Prefazione scritta da Canguilhem alla raccolta bachelardiana intitolata L’impegno razionalista, egli

afferma: «Per Bachelard si tratta di un impegno per la ragione contro quella forma di razionalismo, quella sorta di superstizione scientifica che è l’espressione ingenua di un primo risultato della razionalizzazione. Che il razionalismo di Gaston Bachelard sia la confutazione di un razionalismo euforico è talmente vero da spingere lo stesso Bachelard a inventare un termine per distinguerlo – “surrazionalismo” – e ad appellarsi all’aggressività della ragione, sistematicamente opposta a se stessa» (G. Canguilhem, Prefazione a G. Bachelard, L’impegno razionalista, Milano, Jaka Book, 2003, p. 20).

256 Cfr. A. Cutro, Michel Foucault: tecnica e vita. Bio-politica e filosofia del Bíos, Napoli, Bibliopolis, 2004, p. 51. 257 G. Canguilhem, Notes sur la situation faite en France a la philosophie biologique, cit., p. 332.

258 Riprenderemo questo argomento nell’ultimo paragrafo del presente capitolo. 259 H. Bergson, L’evoluzione creatrice, Milano, Raffaello Cortina, 2002, pp. 155-222. 260 G. Canguilhem - G. Deleuze, Il significato della vita, Milano, Mimesis, 2006, p. 68.

merito di aver percepito per primo il fatto che «La filosofia deve crearsi uno sguardo nuovo davanti al fatto vitale»261. Bergson è elogiato per aver chiarito in maniera lineare i rapporti tra scienza e

filosofia, risolvendo per la filosofia biologica a venire il problema della demarcazione. Canguilhem, commentando Bergson, afferma che «La filosofia non deve iniziare dove la scienza finisce, poiché la scienza è già, a suo modo, filosofia. In materia di speculazione le questioni di diritto non cominciano dopo le questioni di fatto, ma il diritto è anteriore al fatto. Infatti quando la scienza tratta il vivente come l’inerte, estende fino alle forme e alle forze viventi la giurisdizione delle leggi psico-chimiche, si arroga un diritto, ha già risolto nel senso dell’unità il problema dell’unità e della pluralità dell’essere»262. Il peccato mortale compiuto dalla scienza è di avere sottomesso il fatto

vitale globale ad una serie di categorie che lo riducono ad oggetto, inerte materia di riflessione: «Fissare, è uccidere»263. Se nel razionalismo la ragione pretende di giudicare la vita, nella filosofia

biologica è la vita ad ergersi a giudice della ragione, non per negarla, quanto per integrarla al suo interno, come in un ordine superiore e più comprensivo264.

3. I temi della filosofia biologica e dell’analisi critica del razionalismo cartesiano sono certamente familiari al Foucault degli anni ’50 e ’60, tanto da costituire il punto di riferimento teorico fondamentale della sua analisi dell’esperienza clinica. Lo stile filosofico di Foucault, come sappiamo, è caratterizzato da una precisa concezione del “discorso” e del “sapere” (definita in Les

mots et les choses e L’archéologie du savoir) che gli impedisce di utilizzare la nozione di autore265.

Da questo punto di vista, come alcuni commentatori hanno notato, vi è in Foucault la tendenza a

261 Ivi, p. 60. 262 Ivi, p. 73.

263 Ivi, p. 74. Non è questa la sede per affrontare un’analisi esaustiva sul rapporto tra Canguilhem e Bergson. A questo

titolo, rinviamo alla bella introduzione di G. Bianco al testo da noi commentato (G. Bianco, La vita nel secolo. Da

Canguilhem a Deleuze passando per Bergson, in G. Canguilhem - G. Deleuze, Il significato della vita, cit., pp. 7-51).

264 L’aspetto razionalista della filosofia biologica, la sua ricerca cioè di una razionalità “altra” compatibile con i processi

della vita fino ad essere capace di sostenerli, è rivendicato anche da F. Dagognet, il quale, in un saggio pubblicato nel 1955 ed intitolato proprio Philosophie biologique (Paris, P.U.F., 1955), mette ordine, per così dire, alla materia, enucleandone i caratteri essenziali. Egli rivendica infatti la necessità attuale di un pensiero biologico, in grado di cogliere il dinamismo della vita attraverso una diversa attenzione verso l’uomo concreto. In questo senso, l’esperienza della malattia, come hanno insegnato sia Goldstein che Canguilhem stesso, deve assumere un posto centrale come esperienza fondamentale del soggetto vivente, esposto alla sofferenza che la vita inevitabilmente comporta e che fa integralmente parte della sua essenza. Nella vita infatti, è compresa in modo fondamentale anche la possibilità della malattia e della morte. Come affermava Bichat, la morte è la possibilità più presente alla vita, ciò che non cessa di corroderla nei suoi bordi. Dagognet rivendica quindi i diritti di un “razionalismo concreto” (ivi, p. 42) che si radichi nell’esperienza clinica, l’esperienza dell’uomo malato (ivi, p. 87), contro il “razionalismo astratto” (ivi, p. 36) della fisiologia e il razionalismo utopistico della bio-chimica. L’uomo, l’individualità vivente, non è infatti in alcun modo irriducibile ad una somma di processi fisico-chimici, poiché è detentore di una qualità, la vita appunto, che sfugge necessariamente ad essi come ad ogni indagine puramente materialistica. Dagognet attribuisce a Goldstein il merito di avere aperto la riflessione sugli aspetti “organici” dell’individualità: «di che cosa si tratta? – si chiede enfaticamente Dagognet – Di un’analisi che non si collegherà ad altro che al “senso biologico” del comportamento per svelarne l’essenza. Questo metodo riconosce in Goldstein un iniziatore: all’ombra di Parmenide e di Goethe, egli difende in effetti l’unità dell’organismo in dialogo con il suo ambiente» (ivi, p. 94). Per Dagognet è essenziale elaborare un pensiero all’altezza dell’intelligenza del biologico, della sua comprensione essenziale. Questa filosofia dovrà essere necessariamente un “empirismo” (ivi, p. 103) che prenda le mosse dalla situazione del vivente umano concreto, ed allo stesso tempo una “filosofia della totalità” (ivi, p. 98) che comprenda l’individuo in relazione all’ambiente in cui vive.

celare le proprie fonti filosofiche, per concentrare l’attenzione su un lavoro di ricerca storica caratterizzato dalla lettura diretta dei testi antichi e moderni, privilegiando soprattutto i saperi “dimenticati” e ricoperti dall’oblio o dal disprezzo da parte del sapere ufficiale. Non bisogna dimenticare che il periodo della formazione filosofica di Foucault è per molti aspetti rimasto nell’ombra, oscurato da ben altri exploit letterari ai quali ha abituato i lettori dei suoi libri, soprattutto quelli degli anni ’60. Indagare più da vicino quale background abbia accompagnato la formazione del nostro autore, ci aiuta indubbiamente a collocare meglio alcuni episodi apparentemente marginali e poco noti, ma che invece influiscono sulla comprensione generale del suo percorso filosofico. Il nostro discorso, lo ripetiamo, intende rivalutare la portata dell’influsso di Canguilhem e della filosofia biologica su alcuni concetti centrali di Foucault – e prima di tutto sulla questione del bíos che sembra attraversare interamente la sua riflessione.

Se analizziamo gli scritti di Foucault risalenti agli anni ’50, possiamo isolare due indicazioni che ci permettono di definire, in parte, quale doveva essere in quel periodo la posizione di Foucault rispetto alle problematiche poste dalla filosofia biologica. In Maladie mentale et psychologie, saggio pubblicato nel 1954266, Foucault si confronta con le teorie di Goldstein sulla malattia

mentale267. Qui Foucault mostra di considerare in modo critico i postulati della filosofia biologica di

Goldstein, nei confronti della quale si mostra molto prudente rispetto a quella che definisce una “euforia concettuale”. Il giudizio è tagliente: «In virtù dell’unità che assicura e dei problemi che sopprime, questa nozione di totalità è in grado di suscitare in patologia un clima di euforia concettuale. Clima del quale hanno voluto approfittare coloro che, più o meno da vicino, si sono ispirati a Goldstein. Ma purtroppo il caso ha voluto che l’euforia non stia dalla stessa parte del rigore»268. In questo scritto, di carattere specialistico e di argomento psichiatrico, Foucault intende

dimostrare «che la patologia mentale esige metodi di analisi differenti dalla patologia organica, e che solo per artificio di linguaggio è possibile attribuire lo stesso senso alle “malattie del corpo” e alle “malattie della mente”. Una patologia unitaria che utilizzasse gli stessi metodi e gli stessi concetti sia in ambito psicologico che in ambito fisiologico si porrebbe attualmente sul piano del mito, sebbene l’unità di corpo e mente appartenga al piano della realtà»269.

266 Il titolo Maladie mentale et psychologie è quello attribuito alla seconda edizione di questo testo, apparsa nel 1962, in

versione riveduta e corretta. Il titolo originale, col quale era apparsa nel 1954, era Maladie mentale e personnalité. Il libro fu commissionato a Foucault da Luis Althusser, che lo aiutò a pubblicarlo nella collana “Initiation philosophique” diretta da Jean Lacroix presso la Presses Universitaires de France. Foucault non ha mai amato particolarmente questo volume, tanto che nelle interviste degli anni ’70 egli considererà sempre soltanto la Histoire de la folie come il suo primo libro, dimenticando sistematicamente l’opera pubblicata nel 1954. Per un’analisi comparativa delle due edizioni di questo testo cfr. P. Macherey, Aux sources de “l’Histoire de la folie”: une rectification et ses limites, in “Critique”, n. 471-472, aôut-septembre 1986, pp. 753-774.

267 Foucault qui non si occupa dell’opera principale di Goldstein (La struttura dell’organismo), ma di un articolo sulla

malattia mentale apparso sul “Journal de psychologie” nel 1933 ed intitolato L’analise de l’aphasie et l’essence du

langage.

268 M. Foucault, Maladie mentale et psychologie, Paris, P.U.F., 1954, p. 10. 269 Ivi, p. 11.

Nel 1958 viene pubblicata, presso la casa editrice Desclée de Brouwer, l’opera del fisiologo tedesco Viktor von Weizsäcker270, tradotta da Michel Foucault. Il titolo è Le cycle de la structure.

Questo scritto si colloca all’interno delle problematiche sollevate dalla filosofia biologica, rimettendo all’ordine del giorno la questione della soggettività. Weizsäcker rivendica la necessità dell’ «introduzione del soggetto in biologia»271, mediante la sperimentazione di un nuovo schema

concettuale, la Gestaltkreis (struttura ciclomorfa) che situa la problematica della soggettività biologica al livello della relazione tra movimento e forma: «Gestaltkreis significa: il fenomeno biologico non si esplica mai attraverso una serie causale di funzioni dalle quali viene il fenomeno stesso; bensì esso è una parte integrante di un atto in sé chiuso. La sua unità risulta dall’analisi della crisi. Il suo proprio attributo è il patico che si oppone all’ontico. La sua struttura emerge dall’analisi

Nel documento Biopolitica e libertà in Michel Foucault (pagine 108-119)