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Genealogia del governo: il potere pastorale

Nel documento Biopolitica e libertà in Michel Foucault (pagine 179-187)

B IOPOLITICA , GOVERNAMENTALITÀ , LIBERTÀ

5.4. Genealogia del governo: il potere pastorale

Come abbiamo visto nel paragrafo precedente Foucault, durante il corso del 1979, spinge l’analisi della biopolitica fino alle soglie del mondo contemporaneo. Questa incursione nell’attualità rimarrà anche l’unica. A partire dalle lezioni dell’anno successivo, intitolate Le gouvernement des vivants, egli modificherà la propria traiettoria, esaminando le pratiche penitenziali nel periodo del primo cristianesimo. Si tratta di un cantiere che egli aveva aperto fin dal 1978, quando ha ritenuto di poter individuare nel potere pastorale, istituito con la nascente chiesa cristiana, il nucleo genealogico della governamentalità. L’idea di governo non è infatti appartenuta né alla cultura greca, né a quella ebraica, ma sembra essere una specificità del mondo cristiano. Tutte le forme di governo, dice Foucault, comprese quelle attuali, non rappresenterebbero quindi altro che le peripezie di una

456 NB, p. 65.

medesima forma di razionalità politica, che si è sviluppata grazie all’istituzionalizzazione del cristianesimo avvenuta nei primi secoli della nostra era. I primi pastori di anime, infatti, manifestavano un’attenzione e una cura equamente distribuita omnes et singulatim, nei confronti di tutti e di ciascuno. Nessuno deve sentirsi escluso dalle cure del potere pastorale, che si presenta in questo modo come un’attività di direzione aperta all’universalità degli uomini, compresi quelli di religione differente. La genealogia del governo rivela dunque il suo nucleo pastorale: la politica moderna è in realtà una teologia politica. Il potere pastorale è la matrice genealogica di tutti i regimi di governamentalità (ragion di stato; liberalismo classico; neo-liberalismi). La sua specificità risiede nella logica del “doppio vincolo”: individualizzazione (potere disciplinare) e totalizzazione (strategie di sicurezza). Esso ricerca la perfetta coordinazione dell’asse individualizzante e di quello totalizzante458.

Analizzeremo adesso il funzionamento del potere pastorale, così da mettere in risalto le forme di resistenza e di contro-potere che si oppongono ad esso, per poi occuparci, nel capitolo successivo, delle sole pratiche di libertà. Tenteremo, attraverso questo percorso, di definire una soluzione possibile alle aporie della biopolitica.

Innanzitutto, nel corso del 1978 Foucault chiarisce il legame tra biopolitica e governamentalità; egli avanza la seguente ipotesi: «Si può parlare di qualcosa come una “governamentalità”, che starebbe allo stato come le tecniche di segregazione stavano alla psichiatria, le tecniche disciplinari al sistema penale, la biopolitica alle istituzioni mediche?»459. In

questo passaggio Foucault stabilisce l’esatto rapporto che lega governamentalità e biopolitica. Il governo infatti è un modo di gestire delle tecnologie di potere, e, in quanto tale, si configura come una strategia d’insieme, una maniera di far funzionare nella loro coordinazione una serie di meccanismi e di dispositivi per il controllo degli individui. Il governo, in quanto tale, così come abbiamo visto in precedenza, mira ad imporre una condotta strutturando il campo di potere, in modo tale che i soggetti che si trovano ad agire al suo interno possano decidere soltanto tra una gamma limitata di condotte possibili. In questo modo, da un punto di vista formale, il governo rispetta la libertà dei singoli individui e si appoggia su di essa; ma, da un altro punto di vista, esso consente soltanto scelte precostituite all’interno della razionalità stessa del sistema, impedendo ad essi di accedere alla vera libertà. La biopolitica, così come il governo, dev’essere intesa come la razionalità strategica che presiede al funzionamento di dispositivi di controllo incentrati sul corpo-macchina e sul corpo-specie. Essa organizza il corpo sociale ad un altro livello, quello biologico. Governo e biopolitica sono due strategie di controllo dell’oggetto-popolazione che possono essere sì pensate separatamente, ma, nella pratica, non possono essere disgiunte dal punto di vista concreto, in quanto

458 Abbiamo trattato questo aspetto alla fine del terzo capitolo. 459 STP, p. 124.

si appoggiano l’una sull’altro per massimizzare i propri effetti assoggettanti. La matrice di entrambe deve quindi essere ricercata nel potere pastorale, che ne costituisce la forma archetipica: «il potere pastorale – dice Foucault – nella sua tipologia, nella sua organizzazione, nel suo modo di funzionare è qualcosa da cui non ci siamo ancora liberati»460. Nonostante il cambiamento storico delle forme di

governo, la modalità di assoggettamento è in effetti rimasta la stessa: «il pastorato non coincide né con una politica, né con una pedagogia, né con una retorica. È qualcosa di completamente diverso. È un’arte di “governare gli uomini”, ed è sotto questo profilo che occorre ricercarne l’origine, il punto di formazione, di cristallizzazione: il germe embrionale della governamentalità»461. Lo stato

moderno e le sue peripezie attuali sono considerate da Foucault “una nuova forma di potere pastorale”, sviluppata tecnologicamente. Vi sono state, come è ovvio, numerose modificazioni importanti che sono intervenute nel corso dei secoli, ma esse non hanno contribuito a modificare in modo sostanziale la logica sottesa all’operazione di assoggettamento. A proposito delle nuove forme di potere pastorale Foucault afferma: «È possibile osservare un cambiamento nei suoi obiettivi. Il problema non è più stato quello di guidare gli uomini alla salvezza nell’altro mondo, ma piuttosto di assicurarla in questo. In tale contesto la parola salvezza acquista significati diversi: salute, benessere (vale a dire, ricchezze sufficienti, standard di vita), sicurezza, protezione contro gli incidenti. Una serie di obiettivi mondani veniva a prendere il posto dei fini religiosi della pastorale tradizionale, tanto più facilmente in quanto, per diverse ragioni, quest’ultima aveva assunto in modo accessorio un certo numero di quegli scopi; è sufficiente pensare al ruolo della medicina e alla sua funzione di assistenza, che a lungo la chiesa cattolica e protestante hanno assicurato»462

2. La specificità del governo risiede nell’istituzione di regimi di verità, all’interno dei quali avvengono le differenti soggettivazioni assoggettate. Il modello del governo mette in gioco il rapporto tra soggettività e verità. Proprio per questo motivo, in uno scritto del 1982 in cui Foucault dà un giudizio retrospettivo sulla propria impresa filosofica, egli può sostenere le affermazioni seguenti: «In primo luogo vorrei dire qual è stato lo scopo del mio lavoro nel corso di questi ultimi vent’anni. Non si è trattato di analizzare i fenomeni di potere, e neppure di elaborare i fondamenti di una tale analisi. Il mio obiettivo, piuttosto, è stato di fare una storia dei differenti modi di soggettivazione degli esseri umani nella nostra cultura... Perciò non è il potere a costituire il tema generale delle mie ricerche, ma il soggetto»463. Questa intervista appare in qualche modo

destabilizzante se si considera l’insieme della ricerca condotta da Foucault. Le sue posizioni infatti rimuovono una serie di impasses e di vicoli ciechi con i quali si è scontrata la sua ricerca alla metà

460 STP, p. 152. 461 STP, p. 169.

462 M. Foucault, Le sujet et le pouvoir, DE, II, p. 1049. 463 Ivi, p. 1042.

degli anni ’70, dando per acquisite soluzioni che si sono imposte soltanto a partire dal 1978. Il tema della “storia del soggetto” nei suoi rapporti con la verità guadagna il centro dell’analisi di Foucault proprio durante il corso Securité, territoire, population. Qui Foucault, a proposito del legame di obbedienza che lega la pecora al pastore afferma l’importanza della verità considerata da un punto di vista tattico: «se è vero che il pastore cristiano insegna la verità e obbliga gli uomini, le pecore, ad accettare una certa verità, è altrettanto vero che questo stesso pastorato è decisamente innovativo perché organizza una struttura e una tecnica di potere, di investigazione, di esame di sé e degli altri mediante le quali ciò che permetterà al potere del pastore di esercitarsi e all’obbedienza di compiersi sarà una certa verità»464. Il pastorato cristiano è dunque all’origine di un potere che

assume la forma di un gouverment par la vérité (governo attraverso la verità). Mediante questa strategia il potere estrae la verità dai soggetti, affermandosi come potere individualizzante, capace di conoscere ciascun individuo in maniera dettagliata. Attraverso questa operazione il potere pastorale produce il soggetto occidentale: «Identificazione analitica, assoggettamento, soggettivazione: ecco ciò che caratterizza le procedure di individualizzazione che saranno effettivamente messe in opera dal pastorato cristiano e dalle sue istituzioni. È tutta la storia delle procedure di individualizzazione umana in Occidente a essere mobilitata dalla storia del pastorato. Diciamo pure che è la storia del soggetto»465. Il pastorato è all’origine sia della governamentalità

occidentale che delle posizioni di soggettività, accuratamente prodotte all’interno dei suoi ingranaggi: «Mi sembra che il pastorato tracci l’abbozzo e costituisca il preludio di ciò che ho chiamato governamentalità, per come essa si dispiega a partire dal XVI secolo. Preannuncia la governamentalità in due modi. Per le procedure tipiche del pastorato, per il fatto che non si limita a far interagire, puramente e semplicemente, il principio della salvezza, della legge e della verità, ma attraverso un intreccio di diagonali instaura altri tipi di rapporti, sotto la legge, la salvezza e la verità: tutto ciò costituisce un primo preludio della governamentalità. Ma ce n’è un secondo, che riguarda la costituzione di un soggetto specifico, i cui meriti sono identificati in maniera analitica: un soggetto assoggettato attraverso reti ininterrotte di obbedienza e soggettivato estraendo da lui stesso la verità che gli viene imposta. Mi sembra quindi che siamo di fronte alla costituzione del soggetto occidentale moderno, che rende senza dubbio il pastorato uno dei momenti decisivi nella storia del potere nelle società occidentali»466. Il potere pastorale è dunque un potere

individualizzante, in quanto determina gli elementi minimi della condotta, permettendo di classificare uno ad uno gli individui assoggettati; ma lo è anche in un secondo senso, perché crea l’identità sulla quale si applica. Il governo produce infatti le condizioni stesse della soggettivazione,

464 STP, p. 186. 465 STP, p. 187. 466 STP, pp. 187-188.

ipotecandone gli sviluppi: «Questa forma di potere viene esercitata sulla vita quotidiana immediata che classifica gli individui in categorie, li marca attraverso la loro propria individualità, li fissa alla loro identità, impone loro una legge di verità che essi devono riconoscere e che gli altri devono riconoscere in loro. È un tipo di potere che trasforma gli individui in soggetti. Ci sono due significati della parola soggetto: soggetto a qualcun altro, attraverso il controllo e la dipendenza, e soggetto vincolato alla sua propria identità dalla coscienza o dalla conoscenza di sé. In entrambi i casi viene suggerita una forma di potere che soggioga e assoggetta»467.

Nello stesso scritto Foucault afferma che vi sono state, nella modernità, lotte politiche per un altro modo di condursi e di essere condotti, e ancora oggi, nelle nostre società biopolitiche, è possibile individuare queste lotte contro la soggettività imposta dal potere dominante. A questo quadro concettuale egli fa riferimento quando afferma che

Forse oggi l’obiettivo principale non è di scoprire che cosa siamo, ma piuttosto di rifiutare quello siamo. Dobbiamo immaginare e costruire ciò che potremmo diventare per sbarazzarci poi di quella sorta di “doppio legame” politico, costituito dalla individualizzazione e dalla totalizzazione simultanee delle strutture del potere moderno. La conclusione potrebbe essere che il problema politico, etico, sociale e filosofico oggi, non è tanto di liberare l’individuo dallo Stato, e dalle sue istituzioni, quanto di liberare noi stessi sia dallo Stato che dal tipo di individualizzazione che è legato allo Stato. Occorre promuovere nuove forme di soggettività attraverso il rifiuto di quel tipo di individualità che ci è stato imposto per così tanti secoli468.

La ricerca di nuove posizioni di soggettività si concluderà, come sappiamo, nello studio della soggettivazione antica, compresa come una maniera differente di legare tra loro soggettività e verità. È infatti al soggetto e ai diversi modi di soggettivazione possibili che dev’essere rapportata la questione della libertà.

3. Se il potere si esercita prevalentemente nella forma del governo, cioè attraverso una razionalità politica che mira a dirigere le condotte altrui, allora le resistenze andranno ricercate sul suo stesso piano. Alla forma pastorale del potere si oppongono le contro-condotte. Foucault, durante le lezioni dell’1 e dell’8 marzo 1978, delinea i caratteri generali di questa maniera differente di condursi, esaminando le tecniche con cui gli individui hanno cercato di liberarsi dagli effetti del potere- governo:

Se è vero che il pastorato è uno specifico tipo di potere che ha per oggetto la condotta degli uomini (come strumento si avvale di metodi che permettono

467 M. Foucault, Le sujet et le pouvoir, DE, II, p. 1046. 468 Ivi, p. 1051.

di condurli e come obiettivo interviene sulla maniera in cui si conducono e si comportano), credo che in concomitanza a ciò siano apparsi movimenti altrettanto specifici, costituiti da resistenze, insubordinazioni, che potremmo forse chiamare specifiche rivolte di condotta, lasciando di nuovo al termine “condotta” tutta la sua ambiguità. Sono movimenti che si danno come obiettivo un’altra condotta, nel senso che vogliono essere condotti in altro modo, da altri conduttori, da altri pastori, per raggiungere altri obiettivi e altre forme di salvezza, con altre procedure e altri metodi. Ma sono anche movimenti che cercano di sfuggire alla condotta altrui, che cercano di definire per ciascuno la maniera di condursi. In altri termini, vorrei sapere se alla singolarità storica del pastorato non sia corrisposta la specificità del rifiuto, delle rivolte, delle resistenze di condotta469

L’opposizione al potere-governo va dunque ricercata sul terreno dell’etica. Il potere-governo, nel suo funzionamento, permette lo sviluppo dei processi di soggettivazione “altri”, che collegano in modo diverso la soggettività alla verità, impedendo così all’individualizzazione oggettivante di compiersi. Le resistenze di condotta, o contro-condotte, insorgono contestualmente all’innesto della nuova razionalità pastorale come rifiuto di essere governati in un certo modo e come volontà di governare se stessi secondo altri fini e con altri mezzi. Dopo una iniziale esitazione terminologica (Foucault è indeciso se definire queste pratiche di resistenza nei termini della “insubordinazione” , della “disobbedienza” o della “dissidenza”) Foucault decide di denominare questi processi di liberazione “contro-condotte”, termine che ha il pregio di contenere la parola condotta che gli sembra la più adatta a rappresentare l’azione specifica compiuta dal potere-governo.

Tra le varie forme di contro-condotta rilevate da Foucault nella sua analisi storica della nascita del pastorato (l’escatologia, la Scrittura, la mistica, la comunità e l’ascesi), ci occuperemo in questa sede soltanto di quella che egli definisce “ascetismo”, in quanto ci sembra, attraverso di essa, di ritrovare il filo conduttore della problematizzazione successiva. L’ascetismo viene definito da Foucault come un «esercizio di sé su se stessi, una sorta di corpo a corpo che l’individuo gioca con se stesso e nel quale l’autorità di un altro, la presenza di un altro o lo sguardo di un altro sono, se non impossibili, quanto meno non necessari».470 L’ascetismo consente quindi all’individuo di

rifugiarsi nella propria “cittadella interiore”, rendendolo inattaccabile da parte dei fattori esterni e sicuro del proprio potere. L’ascetismo, e questo è il suo primo carattere, è una forma di autocontrollo difensivo, che permette di respingere la presa del potere: «l’ascetismo... è una sorta di elemento tattico, un meccanismo di rovesciamento mediante il quale un certo numero di temi della teologia cristiana o dell’esperienza religiosa saranno utilizzati contro queste strutture di potere. L’ascetismo è una sorta di obbedienza esasperata e rovesciata, che si è trasformata in egoista

469 STP, p. 198. 470 STP, p. 209.

padronanza di sé. L’ascetismo è segnato da un eccesso, da un troppo che lo rende inaccessibile a un potere esterno»471.

Grazie a queste caratteristiche l’ascesi appare ora come una maniera di condursi finalizzata al perfetto controllo di sé (maîtrise de soi), alla perfetta padronanza dei moti del corpo e dello spirito. Il filo conduttore costituito dai rapporti tra soggettività e verità innesca un movimento verticale che conduce Foucault, attraverso l’analisi del pastorato, alle soglie del periodo tardo antico, e da lì fino alla Grecia classica472. Questo movimento fa da sfondo alla storia delle

tecnologie del sé, che costituiranno l’oggetto del prossimo capitolo.

471 STP, p. 211.

472 Chignola legge il passaggio dal potere pastorale allo studio della cura di sé ellenistica e romana nei seguenti termini:

«il governo: condotta delle condotte, adeguamento della libertà individuale alla libertà collettiva, riproposizione di un’esteriorità, di un potere in fondo “disciplinare”, al cuore del rapporto che ogni individuo intrattiene con sé. Se i greci non ne hanno l’idea, è perché essi hanno un’altra idea del processo che costituisce la soggettività. Non dovrebbe sorprendere che gli ultimi corsi di Michel Foucault si rivolgano alla tarda antichità per comprendere, di quel processo di soggettivazione, l’inusitata verità» (S. Chignola, L’impossibile del sovrano, cit., p. 65).

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APITOLO

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Nel documento Biopolitica e libertà in Michel Foucault (pagine 179-187)