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Focus sulla dimensione organica durante le visite ambulatorial

Percorso di ricerca

Riquadro 3.2 Caratteristiche del mondo clinico associate al modello biomedico

C. Griglia delle interviste di gruppo con donne provenienti da Cina, Marocco e Sri Lanka

6. MODALITÀ COMUNICATIVE DEI MEDICI Modalità ostacolant

7.3 Focus sulla dimensione organica durante le visite ambulatorial

A prescindere dalla partecipazione della MLC, le visite a cui ho assistito13 sono state condotte seguendo la struttura e i contenuti illustrati in precedenza. Durante le visite prevale l’azione del medico, che tratta il caso dal proprio punto di vista, focalizzandosi sugli aspetti organici della gravidanza.

In generale, nella conduzione dei colloqui lo spazio lasciato all’espressione del pun- to di vista della donna è limitato e, in alcuni casi, l’accuratezza nella prescrizione degli esami e nell’inserimento dei dati prevale sull’attenzione rivolta alla persona.

L’esempio seguente vede come protagonista Arianna, una specializzanda al quarto anno, che conduce le visite da sola (se si esclude la sottoscritta, seduta al suo fianco) mentre attende l’arrivo del responsabile14

. La prima visita della mattinata riguarda una donna sposata di 25 anni proveniente dal Marocco: Fatima, arrivata in Italia a 14 anni, ha studiato nelle scuole italiane, per cui parla e capisce molto bene la lingua; ha un fi- glio di 3 anni (nato in Italia) ed è nell’ottavo mese della seconda gravidanza. La donna, seduta di fronte ad Arianna e alla sottoscritta, consegna i risultati degli ultimi esami del sangue alla specializzanda, la quale riscontra una positività alla tocsoplasmosi15. Mentre comunica la notizia a Fatima, Arianna controlla sulla cartella gli esami precedenti e si accorge che nei primi mesi della gravidanza non le è stato prescritto l’esame in questio- ne (come si sarebbe dovuto fare). Fatima, spaventata dalla notizia ricevuta,

chiede se è grave. Arianna, impegnata a scrivere, risponde che la tocso in gravidanza è grave per il bambino ma non spiega cosa può succedere. La donna si preoccupa (linguaggio non verbale). A- rianna scrive. La donna chiede se si deve preoccupare. Arianna le dice di stare tranquilla ma non fornisce spiegazioni e continua a scrivere. La donna esce preoccupata.

(Visita D21, Diario di ricerca, 17 febbraio 2009).

Nonostante la preoccupazione della donna, lo sguardo di Arianna rimane rivolto alla cartella e ai referti degli esami e la specializzanda non mostra di cogliere i segnali non

13 Come specificato a pp. 93-94, si tratta di 102 visite in totale, 29 con donne italiane, 73 con donne di o-

rigine straniera.

14 Tutti i nomi utilizzati negli esempi seguenti sono fittizzi, a eccezione di quello del prof. Zanconato, del-

la dott.ssa Turinetto e delle mediatrici linguistico-culturali.

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Si tratta di un’infezione che, contratta in gravidanza, può essere dannosa per la salute del feto e del ne- onato.

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verbali di inquietudine della paziente. L’ansia con cui Fatima lascia l’ambulatorio viene da lei stessa confermata durante l’intervista di gruppo con le donne provenienti dal Ma- rocco:

Fatima: Io l’unico problema che ho avuto qui, in questa seconda gravidanza, è quello del tocsopla-

sma; la sua: la dottoressa che c’era ..h non mi ha spiegato, io so già delle cose su questo problema..

avevo una paura.. cioè non riuscivo a mangiare perché la dottoressa non ha spiegato niente.. ho

chiesto l’ecografia in anticipo e mi han detto «no, no quello che è successo è successo: aspettia- mo..fino al giorno dell’ecografia» allora io:, per conto mio, ho chiesto dal mio medico un’ecografia per tranquillizzarmi ..h ho fatto l’ecografia, mi hanno detto «sì, va bene» ma loro.. Mi ha spiegato perché è un medico bravo e tutto, aveva la pazienza di guardare benissimo, mi ha spie- gato tutto ma: ha visto che il bambino sta bene ma: Ma qui non mi hanno dato una risposta che

può tranquillizzarmi h e adesso ho paura proprio d’avere un bambino: così... Zanconato: mm:

MLC: nel futuro diciamo?

Fatima: no, no in futuro ma proprio che ha preso: .. Altra donna: ah, che ha dei problemi..

Fatima: che ha un problema, proprio.. e sto cercando di fare una ricerca mia, così almeno: ..

(Intervista di gruppo - Marocco, 13 marzo 2009)

L’episodio, dapprima osservato in ambulatorio e poi confermato dal racconto di Fa- tima, presenta almeno due elementi critici:

1) Arianna non si rende conto (o non vuole rendersi conto) della preoccupazione del- la donna. Per la maggior parte del colloquio il suo sguardo è rivolto alla cartella (è im- pegnata a riportare i risultati degli esami e a compilare le prescrizioni) e non si accorge dell’espressione interrogativa di Fatima. Quando la donna esprime a parole la propria preoccupazione (“Mi devo preoccupare?”) l’attenzione della specializzanda è ancora ri- volta alla cartella, per cui Arianna si limita a rispondere meccanicamente alla donna che “é grave per il bambino” e di “stare tranquilla”, come se Fatima non dovesse preoccu- parsi della situazione, a cui penserà il medico. Ma Fatima è tutt’altro che tranquilla, co- me testimonia il suo racconto durante l’intervista.

2) Il secondo elemento critico è una conseguenza del primo: non essendosi resa conto della preoccupazione della donna, Arianna non agisce in modo da accoglierla e argi- narla; il suo atteggiamento rimane distaccato e non dimostra comprensione per lo stato d’animo della paziente. Perdipiù, la specializzanda commette l’errore di non fornire le spiegazioni che Fatima richiede, generando così un sentimento d’ansia nella futura ma-

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dre, amplificato dalla non conoscenza delle possibili conseguenze della positività al to- xoplasma.

Cosa porta Arianna a concentrarsi sui dati clinici e a rimuoverere dal proprio campo visivo le altre dimensioni della persona? Sicuramente il tipo di formazione ricevuta in- fluisce sulla sua modalità di interazione con le pazienti e sulla sua capacità di cogliere o non cogliere determinati comportamenti non verbali e di considerali o meno importanti. La scarsa attenzione al vissuto emotivo della paziente e la mancata rassicurazione da parte della specializzanda mettono quindi in evidenza una carenza a livello di formazio- ne medica relativamente all’aspetto relazionale. A tal proposito si può parlare di unidi- mensionalità della formazione, poiché essa non comprende un’adeguata preparazione rispetto alla relazione con la persona nè riguardo alla comunicazione interculturale. Tale mancanza ha trovato riscontro nei colloqui con alcune specializzande, le quali hanno af- fermato che nel loro percorso di studi non è stata affrontata (se non con interventi mi- nimi e poco incisivi) la questione della relazione con la paziente né tantomeno degli a- spetti comunicativi e culturali dell’interazione con donne provenienti da altri paesi.

Tale aspetto dovrà essere senz’altro potenziato in vista di una facilitazione del la- voro per i medici e di un miglioramento, non solo sul piano relazionale ma anche a li- vello clinico e/o di assistenza alla gravidanza.

Nonostante i limiti evidenziati, non è solo la focalizzazione sulla cartella e sui risul- tati degli esami a incidere negativamente sull’attenzione alla persona. Come verrà mes- so in luce nel paragrafo seguente, anche il fattore tempo e le dinamiche organizzative influiscono sulla qualità della relazione: se la lista di pazienti da visitare in mattinata è molto lunga, il medico procede più speditamente poiché «in situazioni di emergenza ci si limita all’essenziale. [...] Si cerca di raggiungere un equilibrio fra efficienza e dispo- nibilità»16. Tuttavia, nonostante le buone intenzioni del medico, quando c’è poco tempo a disposizione (e accade frequentemente) la bilancia pende dalla parte dell’efficienza, a discapito della disponibilità. Alla luce di queste considerazioni, emerge un altro fattore che influisce negativamente sulla relazione con le pazienti: il principio dell’efficienza, proprio del mondo produttivo-aziendale, che pervade il contesto ospedaliero e condi- ziona pesantemente il lavoro dei medici.

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