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Vissuti delle migranti in gravidanza

Percorso di ricerca

Riquadro 3.2 Caratteristiche del mondo clinico associate al modello biomedico

C. Griglia delle interviste di gruppo con donne provenienti da Cina, Marocco e Sri Lanka

6. MODALITÀ COMUNICATIVE DEI MEDICI Modalità ostacolant

7.5 Vissuti delle migranti in gravidanza

Mentre la maggior parte delle donne italiane ha fatto propria l’idea di gravidanza della medicina occidentale e conosce l’iter di assistenza che accompagna la gestazione, tante donne immigrate portano con sé modalità diverse di vivere tale periodo e non conosco- no le procedure per accedere e usufruire dei servizi di assistenza. Nel seguente episodio Meriam, una donna di origine marocchina, non riesce a svolgere l’iter senza intoppi pur mettendoci impegno e ciò provoca in lei un vissuto di smarrimento e frustrazione:

Zanconato: quindi alla prima gravidanza ti sei trovata male perché..? Meriam: sì.. parlavo francese, inglese e italiano

MLC: tutte e tre le lingue..

Meriam: tutte e tre, così anche i medici mi potevano a capire. ... Allora, piano piano.. un giorno

sono venuta per prendere le analisi alla cassa .. ho detto “ho fatto aborto spontaneo mi hanno dato gli esami del BETA HCC, mi hanno detto di rifarli tre volte, uno alla settimana..”. ...

Tre volte. Avevo tre impegnative..

MLC: mm

Meriam: allora sono andata alla cassa per spiegare che devono darmi il risultato della prima così

vedo se fare la seconda o no... Non mi hanno capita ..

MLC: sì, nessuno ha capito cosa voleva dire

Meriam: mi hanno detto “no, non possiamo darti gli esami devi fare il secondo e il terzo e dopo ti

diamo gli esami, tutti e tre in una volta”.

MLC: mm

Meriam: allora sono venuta all’ambulatorio e mi hanno detto “no, devi andare per prendere gli e-

sami, dobbiamo vedere se è 0 o di più, se è solo 0 allora non serve fare le altre..” [...] Sono andata via, senza prendere gli esami né niente.. sono rimasta lì nel giardino a piangere eheh, h.. Ho detto a mio marito “vai a prendere esami sennò non ci vado più!”

(Intervista di gruppo – Marocco, 13 marzo 2009)

Dal racconto di Meriam si comprende la difficoltà linguistica che incontra nel rivol- gersi agli operatori di cassa. Nonostante la donna conosca più lingue e abbia un ottimo livello di istruzione (è laureata) non riesce a farsi comprendere. Durante l’intervista, Meriam afferma che avrebbe voluto frequentare un corso di italiano ma non ne ha mai avuto la possibilità a causa degli impegni lavorativi e familiari (lavora a tempo pieno nel negozio del marito e ha già un figlio). Tuttavia, sebbene non conosca bene l’italiano,

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va sottolineato che sono gli operatori di cassa, più che Meriam, ad avere una scarsa preparazione linguistica: mentre la donna conosce l’arabo, il francese, l’inglese e un po’ di italiano, l’operatore con cui si relaziona, probabilmente, conosce solo l’italiano.

Dal racconto di Meriam si comprende come le difficoltà che incontra non siano solo di tipo linguistico ma siano legate anche alla complessità del sistema di gestione degli esami e dei pagamenti: per riuscire a sottoporsi agli esami durante la gravidanza, occor- re sviluppare delle competenze che riguardano la conoscenza del contesto, rappresentato sia dall’insieme delle procedure e delle norme che regolano il sistema sanitario, sia dalla numerosità e varietà dei luoghi fisici in cui espletare le varie fasi del processo, dall’ambulatorio al laboratorio di analisi, alla cassa, all’ambulatorio, ecc. 19

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Come è emerso dalle interviste di gruppo, non conoscere la lingua e le procedure del sistema sanitario, i luoghi in cui recarsi e le persone a cui fare riferimento è fonte di an- sia per le donne, che pensano con preoccupazione sia al momento del parto, sia all’accudimento e al benessere del neonato. Tale preoccupazione si aggrava nel caso in cui la donna non abbia parenti o conoscenti a cui rivolgersi nel bisogno. Le donne dello Sri Lanka hanno messo in evidenza il timore di non riuscire a farsi comprendere dai medici nel caso in cui il bimbo stia male: si sentono incapaci di spiegarne le manifesta- zioni di malessere e di procurargli le cure. Inoltre, il fatto di non comprendere bene la lingua e di non sapersi esprimere limita il loro accesso alle informazioni.

Secondo alcune donne intervistate il comportamento dei medici talvolta è troppo fret- toloso:

Episodio 1.

Karima: ci sono dei medici che non ti danno la possibilità di esprimere quello che vuoi dire h non

ti: e anche loro non ti dicono..

MLC: non ti spiegano le cose..

19 Nell’esplicitare i vari passaggi da compiere, occorre partire dalla visita nell’ambulatorio della gravi-

danza: il medico compila un modulo prestampato (l’impegnativa) inserendo il nome dell’esame, il codice ad esso associato (che varia in base all’epoca della gravidanza in cui la donna si trova) e i dati della pa- ziente (nome, cognome e codice fiscale), lo consegna alla donna e le spiega quando fare l’esame. Nel pe- riodo stabilito, la donna si presenta in un laboratorio di analisi portando con sè l’impegnativa. Il personale del laboratorio ritira l’impegnativa, effettua il prelievo e raccomanda alla donna di passare dalla cassa a ritirare i risultati dopo qualche giorno. La donna si presenta alla cassa, chiede che le consegnino gli esami e paga il ticket. Alla visita successiva deve portare con sé la busta con i risultati delle analisi. Come emer- ge dal racconto di Meriam, una donna che conosce poco la lingua, che non padroneggia le procedure bu- rocratiche e non conosce i luoghi in cui recarsi, difficilmente riesce a svolgere tale compito senza l’aiuto di qualche “esperto”.

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Karima: non ti spiegano le cose. Come nel mio caso, è la prima gravidanza e non mi spiegano cosa

devo fare, cosa: h ti dicono “va bene va bene” e ti danno la ricetta.

Episodio 2.

MLC: ha detto che: si è trovata con dei medici che: uno, due, non so.. [...] non sono tutti, però.. che

non hanno pazienza neanche di fare la visita. Per esempio, una volta, uno che le stava facendo l’ecografia, l’ultima ecografia, ma non perché non ha visto niente, ma proprio perché non aveva tempo, forse voleva mandarci via h e faceva “Anf, uff..”

Tutte: ahahah

Maria: così: e poi le ha detto “va bene signora vada e poi torni la settimana prossima”.

(Intervista di gruppo – Marocco, 13 marzo 2009)

Karima vorrebbe avere la possibilità di capire di più relativamente alla sua gravidanza, vorrebbe poter esplicitare ai medici le proprie richieste, ricevere informazioni ed essere tranquillizzata. Tutto ciò non è possibile poiché le visite sono sempre molto veloci, le vengono date poche spiegazioni e non ha la possibilità di esprimere le proprie preoccu- pazioni.

Le donne intervistate esprimono il desiderio di ricevere maggiori informazioni sulla gravidanza, sullo sviluppo del bambino e sui comportamenti da seguire o da evitare. Ciò che mette in apprensione le donne provenienti dallo Sri Lanka, ad esempio, è l’esistenza in Italia di ortaggi e frutti inestistenti nel loro paese d’origine, di cui non conoscono le proprietà e di cui non possono prevedere gli aspetti avversi. Ciò è motivato dal fatto che le regole alimentari derivanti dalla medicina ayurvedica (osservate in Sri Lanka) racco- mandano di evitare alcuni cibi, perché considerati abortivi.

Nel complesso, le criticità messe in luce dalle donne nelle interviste di gruppo pos- sono essere raggruppate in quattro aree:

Area istituzionale-procedurale. La diversità del sistema italiano rispetto a quello del paese d’origine; la sua maggiore complessità burocratica; in alcuni casi, le maggiori ri- chieste di esami e trattamenti.

Area comunicativa. L’incapacità di capire e farsi capire; l’impossibilità di studiare la lingua (a causa dell’impegno lavorativo); la mancata consapevolezza della necessità di adattamento/cambiamento.

Vissuti di isolamento. La solitudine e la mancanza del contesto familiare e sociale di riferimento; la mancanza di occasioni di socializzazione.

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Area informativo-conoscitiva. L’esigenza di informazioni e la sensazione di non sa- pere molto sulla propria gravidanza, sui comportamenti da tenere e da evitare e sul be- nessere del proprio bambino.

Oltre agli elementi critici alcune donne individuano anche degli accorgimenti e/o strategie che potrebbero aiutarle nella preparazione al parto e nel vivere con serenità la gravidanza:

a) essere visitate solo quando è necessario (come in effetti avviene al policlinico G. Rossi);

b) partecipare a un corso di preparazione al parto;

c) recarsi in visita all’ospedale in cui si svolgerà il parto, per conoscere i luoghi di riferimento prima dell’emergenza.