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Interazioni (medico-cartella) durante il giro

Percorso di ricerca

Riquadro 3.2 Caratteristiche del mondo clinico associate al modello biomedico

C. Griglia delle interviste di gruppo con donne provenienti da Cina, Marocco e Sri Lanka

6. MODALITÀ COMUNICATIVE DEI MEDICI Modalità ostacolant

6.3 Interazioni (medico-cartella) durante il giro

Il reparto di ostetricia è diviso in due sezioni: il puerperio, dove sono ricoverate le don- ne che hanno già partorito, e la patologia, in cui si trovano donne ancora gravide e/o con problemi di salute legati all’apparato riproduttivo. Vi sono inoltre il nido, dove vengono accuditi i neonati, la sala d’aspetto, riservata ai parenti delle donne ricoverate, le guar- diole delle infermiere e altre stanze di cui non ho appurato le funzioni.

Ogni mattina il medico responsabile del reparto (che varia settimanalmente in base ai turni del personale) effettua il ‘giro’ per verificare le condizioni delle pazienti, prescri- vere eventuali esami e trattamenti e prolungare o porre termine al ricovero:

il medico passa nelle stanze col seguito di specializzandi, ostetriche e laureande. Si ferma ai piedi di ogni letto e, cartella alla mano, controlla gli esami fatti, i medicinali dati e le condizioni della paziente e decide se fare altre cose. Chiede info ulteriori a specializzande e ostetriche e domanda alla paziente se sta bene o se ha male. In alcuni casi la visita (o la fa visitare) toccando loro la pan- cia. Non c’è molta interazione con la paziente. Interazione medico-cartella e medico-altri medici. Si potrebbe discutere dei casi a tavolino.

(Diario di ricerca, 28 gennaio 2009)

Nello specifico, i soggetti che prendono parte al ‘giro’ sono lo specialista responsabi- le del reparto quel giorno, le specializzande, le ostetriche e i tirocinanti. L’immagine vi- siva del gruppo può essere paragonata a quella di un serpentone di camici bianchi (a ca- po del quale si trova il medico specialista e in coda al quale i tirocinanti) che si snoda lungo il percorso da una stanza all’altra fermandosi ai piedi di ogni letto. All’interno del semicerchio che si forma intorno al letto l’interazione si svolge seguendo un copione ben preciso6: il medico chiede alla donna come sta e controlla la cartella; si confronta con le ostetriche e con le specializzande e decide come proseguire nel trattamento; infi- ne scrive sulla cartella le indicazioni da seguire. Mentre la comunicazione con la pazien- te si limita al “come sta?” o alla palpazione della pancia (spesso ad opera dall’ostetrica), il fulcro dell’interazione si svolge fra il medico, le ostetriche e le specializzande. Il ri- sultato della discussione (la decisione medica) viene riportato sulla cartella, che rimane il punto di riferimento principale per quanto riguarda le informazioni sulla paziente.

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Il termine copione è ripreso da Goffman e dalla sua teoria sulle interazioni sociali. Cfr. E. Goffman,

L’ordine dell’interazione (a cura di P. Giglioli), Armando, Roma 1998. [Tit. or. “The interaction order”,

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Sostanzialmente la donna ricoverata non ha una parte da protagonista all’interno dell’interazione: al centro dell’attenzione non c’è la persona-paziente ma il problema medico, cioè il suo stato di salute, rappresentato fisicamente dalla cartella clinica. 6.4 Medici e ostetriche: tensione e separazione

Il personale ostetrico-infermieristico (composto esclusivamente da donne) non partecipa al meeting, a eccezione della responsabile di sala parto. Tale assenza è significativa in quanto mostra come il personale ostetrico-infermieristico si collochi al fuori della pira- mide medica. Fra la professione medica e la professione ostetrica sussiste un rapporto di subordinazione ed è evidente la separazione marcata di ruolo e di sapere fra le due figure professionali. Tale distinzione si coglie anche visivamente, osservando le divise di lavoro (il camice bianco per i medici e una divisa azzurra per le ostetriche) e la divi- sione degli spazi assegnati alle due figure professionali (l’aula del meeting è riservata ai medici ad esempio, mentre in reparto si trova “la guardiola delle ostetriche”). Nella pra- tica però, i due professionisti lavorano a stretto contatto e talvolta il limite fra i due am- biti di intervento (specialmente in sala parto) non è nettamente definibile7. Durante il ‘giro’ ad esempio, il medico chiede alle ostetriche informazioni sui trattamenti sommi- nistrati alle pazienti e sul decorso del loro stato. Ciò è motivato dal fatto che per buona parte del tempo sono le ostetriche a seguire le pazienti e a monitorare la loro situazione. Al termine di ogni caso, il medico scrive sulla cartella eventuali terapie che vengono in seguito eseguite dalle ostetriche.

I due ruoli sono quindi complementari: medico e ostetrica si occupano delle stesse pazienti svolgendo mansioni diverse in momenti (e luoghi) differenti. I confini però so- no sfumati e soggetti alla decisione umana e possono comportare tensioni e conflitti più o meno accesi, come dimostrano alcune discussioni durante il meeting o nei momenti informali.

Es. 1 Durante il meeting si parla di un parto e si dice che in quel caso l’ostetrica avrebbe dovuto chiamare il medico. Qual è il limite oltre cui un’ostetrica non può spingersi?

Es. 2 Sfuriata al termine del meeting fuori dalla sala riunioni: la caposala rimprovera una specia- lizzanda per non aver riposto in ordine la trousse con gli aghi. La specializzanda si infuria e urla che non era compito suo ma delle “sue” allieve ostetriche. Il professore che ha condotto il meeting dice alla specializzanda che, pur avendo ragione, dovrebbe usare toni più pacati.

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Cfr. D. Perrotta, “Il parto conteso. L’ostetrica tra discorso medico e discorso umanizzante” in Etnografia

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Es. 3 Durante il meeting il direttore si arrabbia molto poiché non è stato scritto sulla cartella cos’è stato somministrato dall’ora x all’ora y alla paziente in travaglio. Il direttore se la prende con la specializzanda che era di turno la notte e che ha esposto il caso. La specializzanda, in separata se- de, dice a un altro professore che era compito dell’ostetrica scriverlo e che lei era da sola perché il medico strutturato di turno la notte non era nemmeno venuto a vedere la paziente.

(Diario di ricerca, 23 febbraio 2009).

Come si evince dalle note riportate, l’interazione fra i diversi professionisti talvolta crea degli intoppi e può generare dei conflitti animati o dei malumori sopiti ed espressi in se- parata sede.

In generale, nel setting di ricerca si respira una tensione costante, che può esplode- re facilmente in interazioni conflittuali. Alla luce dell’approccio sistemico adottato nel presente lavoro, non si può evitare di chiedersi che influenza possa avere tale tensione sulla relazione fra il personale medico-infermieristico e le pazienti.