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Presupposti epistemologici del metodo etnografico

Percorso di ricerca

Riquadro 3.2 Caratteristiche del mondo clinico associate al modello biomedico

V. Livello ideologico Tale livello comprende le differenti concezioni filosofiche e religiose, la propria visione della vita, del mondo, ecc Il Ramadan, per esempio, è cari-

5.3 Presupposti epistemologici del metodo etnografico

Atkinson e Pugsley individuano alcuni princìpi guida dell’approccio etnografico9. Tali assunti costituiscono la premessa del presente lavoro:

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P. Atkinson, L. Pugsley, “Making sense of ethnography and medical education”, Medical Education, 2005, n. 39, pp. 228–234.

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 la vita sociale è densa di significato e gli attori sociali interagiscono fra loro e con il mondo alla luce delle loro interpretazioni e della loro comprensione delle azioni, degli oggetti e delle comunicazioni;

 la vita sociale non è un insieme di entità e strutture fisse, ma è un processo. An- che le identità sono mutevoli e i significati sono sempre soggetti a rinegoziazioni e ride- finizioni;

 le azioni e le identità sociali acquisiscono senso all’interno di un contesto. I fe- nomeni non possono essere analizzati separatamente dai loro contesti sociali e culturali;  gli attori sociali sono bene informati (knowledgeable), essendo del tutto socia- lizzati alla propria cultura, e utilizzano un ampio repertorio di competenze e abilità so- ciali. Spesso si tratta di conoscenze tacite, che non vengono insegnate esplicitamente, per cui gli attori non sono pienamente consapevoli delle regole, delle convenzioni e del- le altre conoscenze che utilizzano e alle quali attingono nella quotidianità;

 gli attori sociali si comportano razionalmente (rational actors). Tuttavia non esi- stono criteri universali ed extra-contestuali di razionalità, per cui il ricercatore non fa ri- ferimento a un parametro generale di razionalità nè confronta le azioni degli altri alle proprie.

Come principio analitico, l’etnografo adotta una postura improntata al relativismo culturale, nel tentativo di comprendere un’organizzazione sociale o un sistema culturale secondo i suoi propri termini, dal suo interno. Si tratta di un principio metodologico che consente al ricercatore di dare senso ai fenomeni studiati e che non dev’essere identifi- cato con il relativismo etico o con l’indifferenza.

Alla luce di tali presupposti appare evidente che il lavoro di ricerca etnografico è sempre condotto in un setting “naturale”, cioè sul campo: «l’etnografia è prima di tutto esperienza»10 afferma Piasere, è «una pratica, un vivere-con, un coinvolgimento emoti- vo, percettivo, affettivo oltre che cognitivo»11. Entrando in relazione con le persone nel- la loro vita quotidiana, l’etnografo può comprendere, meglio che utilizzando qualsiasi altro approccio, le credenze, le motivazioni e i comportamenti dei soggetti12. Ciò av- viene divenendo parte di questa quotidianità, principalmente osservando le interazioni e

10 L. Piasere, L’etnografia come esperienza, in F. Cappelletto (a cura di), Vivere l’etnografia, Seid, Firen-

ze 2009, p. 74.

11

Idem.

12

M. Hammersley, What’s wrong with ethnography? Methodological explorations, Routledge, London 1992.

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il comportamento, ma anche parlando con i membri della realtà sociale che si sta stu- diando e prestando attenzione ai documenti o agli artefatti che essi producono13.

5.3.1 Come coniugare etnografia e pedagogia?

Prima di procedere nell’esposizione degli strumenti di ricerca utilizzati nel presente la- voro, occorre sciogliere un dubbio metodologico: come coniugare etnografia e pedago- gia? L’etnografia, scrive Morse14

, ha la prerogativa di rispondere a domande di tipo os- servativo e descrittivo, sui valori, sulle credenze e sulle pratiche di un gruppo cultura- le15. Al contrario, il proprium della ricerca pedagogica non consiste solo nel descrivere e comprendere i processi, ma soprattutto nel fornire una conoscenza capace di orientare la prassi educativa e formativa16. Scegliere un approccio etnografico per condurre una ricerca pedagogica significa quindi trovare un nesso fra queste due opzioni.

Gli studi sulla comunicazione presentati nel capitolo secondo hanno messo in luce come le dimensioni culturale, sociale e situazionale del contesto influiscano sull’interazione comunicativa, e come nella sua combinazione di aspetti verbali e non verbali, la comunicazione interpersonale sia un’attività difficilmente interpretabile a prescindere dalla sua relazione con l’ambiente circostante17

. Inoltre, considerato l’obiettivo finale della ricerca, cioè fornire degli strumenti utili ai professionisti che la- vorano con le madri migranti, appare indispensabile partire dall’esplorazione approfon- dita del campo di ricerca per implementare, in seguito, interventi ad hoc. Come sostiene Ziglio18, sarebbe riduttivo pensare di fornire una grammatica della comunicazione che possa valere per tutti coloro che operano nei vari ambiti, perché le capacità comunicati- ve di un agente impegnato all’ufficio passaporti, non sono le stesse di chi opera al 113 o non sono le stesse di chi dialoga con una ragazza scappata di casa. Ogni categoria pro-

13

C. Pope, “Conducting ethnography in medical settings”, Medical Education, 2005, 39, p. 1180.

14 J.J. Morse, L. Richards, Readme first for a User’s Guide to Qualitative Methods, op. cit., p. 30.

15 Il termine cultura è qui inteso in senso lato e rende conto delle diverse percezioni e dei vari modi in cui

le persone guardano il mondo o una parte di mondo. In questo senso, anche gli appartenenti ad una cate- goria professionale (ad esempio i medici, oppure le infermiere) possono essere considerati un gruppo cul- turale. All’interno di ciascun gruppo i comportamenti sono caratterizzati da precisi modelli di riferimento che traggono origine da valori e significati condivisi. Tali elementi variano da gruppo a gruppo e spesso non sono evidenti a chi ne fa parte: si tratta di conoscenze e competenze che si acquisiscono in modo in- consapevole e che, una volta acquisite, vengono considerate “naturali” e date per scontate. (A. Henderson, “The value of integrating interpretive research approaches in the exposition of healthcare context”, Jour-

nal of Advanced Nursing, 2005, 52(5), pp. 554–560).

16 M. Laeng, Pedagogia sperimentale, La Nuova Italia, Firenze 1992. 17

C. Giaccardi, La comunicazione interculturale, op. cit..

18

C. Ziglio, Una scuola di pensiero: l’approccio etnografico ai contesti professionali, Seminario di pe- dagogia sperimentale, 8ᵃ lezione online, Marzo 2009.

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fessionale ha il proprio codice linguistico, spiega Spradley19, fatto non solo di termini più o meno particolari, ma anche di modi di articolare il discorso che influenzano la ge- rarchia degli argomenti presentati, il resoconto di eventi ritenuti significativi, i giudizi espressi, le classificazioni e le categorizzazioni. Occorre inoltre considerare che

le persone non usano la lingua (o le lingue) che conoscono (parlata, scritta, i gesti, le posture, ecc.) in modo uniforme: le pratiche di comunicazione sono al contrario quanto di più variabile ci sia, e ciò è evidente non solo passando da una cultura all’altra e da una società all’altra, magari molto diverse e lontane nello spazio e nel tempo, ma risulta anche muovendosi attraverso diverse situa- zioni comunicative pur nell’ambito di una stessa macrounità sociale e culturale.20

Di conseguenza, poiché ogni professione ha le proprie grammatiche comunicative e all’interno delle singole professioni ci sono delle grammatiche specifiche a seconda dei diversi ruoli, fare formazione sulla comunicazione senza nessuna attenzione per il con- testo di riferimento, né per le persone che operano in esso, difficilmente potrà avere ri- cadute positive sulla pratica lavorativa. Per cui, affinchè il processo di ricerca potesse dar luogo a riflessioni e indicazioni pertinenti alla pratica lavorativa concreta, ho tentato (tramite la metodologia etnografica) di giungere ad una conoscenza approfondita del contesto ospedaliero/ambulatoriale in cui avviene l’incontro medico-donna in gravidan- za, così da poter comprendere al meglio la relazione stessa, tenendo conto delle dinami- che che la circondano e in cui è integrata.