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Four, per quartetto d’archi (1989): armonia e molteplicità virtuale

Thirty Pieces for String Quartet (1982), contenuto delle parentesi di tempo

3.4 L’“armonia anarchica” cagiana (1976-1992): “n – 1” alTernatives

3.4.2 L’armonia in alcuni dei Number pieces (1987-1992) per piccolo ensemble

3.4.2.3 Four, per quartetto d’archi (1989): armonia e molteplicità virtuale

Fra gli elementi che contribuiscono alla fusione timbrica, e dunque alla messa in evidenza della qualità armonica degli intervalli di Four per quartetto d’archi (1989), vanno segnalati lo spazio

di registro in cui i quattro strumenti suonano, che consiste nelle due ottave che vanno da sol2 a sol4

ed è diviso unicamente in note temperate, l’escursione dinamica limitata, che va dal ppp al mp, e il solo modo di esecuzione utilizzato nel brano, non vibrato e con i crini anziché col legno (contrariamente all’utilizzo degli strumenti ad arco più caratteristico dell’ultimo Cage). Come per sottolineare la parità dei quattro strumenti, Cage ha previsto che a metà dell’esecuzione, i quattro strumentisti scambiassero le loro parti. Infine, ha previsto tre diverse possibilità di esecuzione di

Four, ognuna delle quali contiene una ripetizione delle sezioni precedentemente eseguite, dopo lo

scambio delle parti fra i musicisti: le tre sezioni A, B e C saranno così ripetute BB, ACAC, o ABCABC, per dare tempi di esecuzione di dieci, venti e trenta minuti ciascuna. Tuttavia, per via delle parentesi di tempo, l’indeterminazione quanto alla porzione della parentesi in cui i musicisti scelgono di suonare i loro frammenti fa sì che gli intervalli verticali che si produrranno non saranno mai identiche con la ripetizione delle sezioni. Nella tabella seguente, che riporta le altezze di Four128, le colonne verticali non rappresentano stacchi temporali: per via della zona di

sovrapposizione fra una parentesi e la successiva, le note collocate in colonne contigue possono sovrapporsi, o, al contrario, zone di silenzio possono prodursi all’interno di una parentesi singola.

128 Leggendo le quattro parti orizzontalmente si può osservare che, all’interno di una sola parentesi o da una parentesi alla prossima, nella sezione A sette note vengono ripetute nello stesso registro o a distanza di un’ottava, mentre nella sezione B vi sono soltanto tre note ripetute e nella sezione C una sola (gli unisoni o le ottave potenziali in senso verticale invece non sembrano essere stati ‘controllati’ da Cage, dal momento che sono 7, 11 e 8 nelle sezioni A, B e C). Si può dunque pensare che uno dei criteri compositivi di Cage riguardasse la mobilità dei suoni, se cioè da un suono all’altro l’altezza dovesse cambiare o meno. Il risultato è una leggera variazione nella densità armonica del brano, per via della quale la sezione C risulta più complessa armonicamente delle altre due sezioni.

Sezione A

intervallo iniziale

intervallo finale 0’00’’↔0’22,5’’0’15’’ 0’37,5’’↔ 0’30’’↔0’52,5’’0’45’’ 1’07,5’’↔ 1’07,5’’1’22,5’’ 1’37,5’’ 2’00’’1’22,5’’ 1↔↔ ’45’’ 1’52,5’’ 22’07,5’’ 2’30’’↔ ’15’’↔ 2’37,5’’ 3’00’’2’22,5’’ 2↔ ’45’’↔ 3’07,5’’ 3’30’’2’52,5’’ 3↔ ’15’’↔ 3’37,5’’ 4’00’’3’22,5’’ 3↔↔ ’45’’ 3’52,5’’ 44’07,5’’ 4’30’’↔ ’15’’↔ 4’22,5’’ 44’37,5’’ 5’00’’↔ ’45’’↔

parte 1 la3 si3 sib2 do3 mib3 reb3 do♯3 re3 mi4 mi3 mib3 si3 fa♯3 la2

parte 2 lab2 sol3 re3 fa3 si3 reb4 lab2 fad3 la3 mib3 fa3 mi4 mib4 mib3 solb3

parte 3 sib2 la3 si3 si2 sol3 do♯4 reb3 mib3 do4 si3 do4 lab3 fa4 fa♯3 si3 do4 do3 re3 si3 do♯3 fa3

parte 4 re3 lab3 sib3 re4 la2 sib2 sol3 fa4 solb4 (re4 re4) sol4 mi3 sol♯3 re4

Sezione B

intervallo iniziale

intervallo finale 0’00’’↔0’22,5’’0’15’’ 0’37,5’’↔ 0’30’’↔0’52,5’’0’45’’ 1’07,5’’↔ 1’15’’ 1’37,5’’1’00’’ 1↔ ’22,5’’↔ 1’30’’ 11’45’’ 2’07,5’’↔ ’52,5’’↔ 2’07,5’’2’22,5’’ 2’37,5’’ 3’00’’2’22,5’’ 2↔ ’45’’↔ 3’07,5’’ 3’30’’2’52,5’’ 3↔ ’15’’↔ 3’37,5’’ 4’00’’3’22,5’’ 3↔↔ ’45’’ 3’52,5’’ 44’07,5’’ 4’30’’↔ ’15’’↔ 4’22,5’’ 44’37,5’’ 5’00’’↔ ’45’’↔

parte 1 sib2 sol2 lab2 reb4 la2 sib2 la3 do♯4 si2 reb4 mib4 sol2 la2 fa3

parte 2 la2 si3 mib4 mib3 fa♯3 re3 reb3 lab3 do4 sib2 re3 fa♯4 re3 fa♯3 la3 lab3 mib4

parte 3 la3 do3 sol4 fa3 sol3 mi4 si3 si2 fa3 si2 mib4 mi3 fa3 re3 sib3 mi4

parte 4 re3 mib3 lab3 reb4 la3 fa4 solb4 reb3 do4 do4 mi4 fa4 solb4 sol♯2 la♯3 si2 mib3 solb3 sib3

do4 si

3 re4 do4 re4 fa4

Sezione C

intervallo iniziale

intervallo finale 0’00’’↔0’22,5’’0’15’’ 0’37,5’’↔ 0’30’’↔0’52,5’’0’45’’ 1’07,5’’↔ 1’00’’ 11’15’’ 1’37,5’’↔↔ ’22,5’’ 1’30’’ 11’45’’ 2’07,5’’↔ ’52,5’’↔ 2’15’’ 2’37,5’’2’00’’ 2↔↔ ’22,5’’ 2’30’’ 22’45’’ 3’07,5’’↔ ’52,5’’↔ 3’07,5’’3’22,5’’ 3’37,5’’ 4’00’’3’22,5’’ 3↔ ’45’’↔ 3’52,5’’ 44’07,5’’ 4’30’’↔ ’15’’↔ 4’22,5’’ 44’37,5’’ 5’00’’↔ ’45’’↔

parte 1 fa♯3 sol♯2 do♯3 fa♯4 la♯2 sol3 do♯3 sib2 sol2 si2 sol2 fa♯3 sol♯3 mib4 lab3

parte 2 la♯3 si3 re3 do♯3 la3 mi3 re3 la3 re3 reb3 si3 re4 do4 sol♯2 la2

parte 3 fa♯4 sol♯2 la2 sib2 fa♯3 re3 sib3 re4 la3 mib3 si3 mi3 mi4 mib3 sol3 si2 reb3 fa♯3

parte 4 si2 re3 sib3 sol3 si3 sol4 fa3 mib4 do4 fa4 si2 mi3 sol3 sib3

Uno degli aspetti di Four che è stato commentato è la presenza potenziale di una quantità notevole di consonanze. Così, mentre de Vischer osserva che “gli accordi e le progressioni – e

quindi l’armonia in senso tradizionale – sono inclusi in questo lavoro soltanto come possibilità”129,

Weisser analizza il brano per trovare che in venticinque delle trenta parentesi vi è possibilità che si

presenti una triade o un accordo di settima130. Weisser presenta tali accordi in quattro categorie:

con “certain triads / seventh chords” egli intende che in tre parentesi si ha una quasi certezza che un accordo di tipo tonale sorgerà; con “possible triads / seventh chords” indica invece che in sei parentesi vi sono buone probabilità statistiche che una triade o un accordo di settima si presenterà; con “thwarted triads / seventh chords” si riferisce alle quindici parentesi in cui una voce impedisce all’accordo in questione presentato senza ambiguità come un accordo di settima; infine Weisser indica tre “triadic segments”, vale a dire triadi che risultano da due note successive in una voce ed una nota in un’altra voce. Ci si può comunque chiedere se sia il caso di privilegiare le consonanze di Four, e di isolare soltanto alcuni degli accordi potenzialmente presenti, trascurando il fatto che una grande quantità di intervalli verticali presenti nel brano non forma alcuna triade o quadriade consonante, di modo che né le seconde e le settime, né le terze e le quinte hanno un peso più rilevante. Se le consonanze sono evidenti all’ascolto di Four, non è per una presenza quantitativamente maggiore, ma per la loro maggiore trasparenza uditiva.

Da un altro punto di vista, si può ritenere che tutte le altezze contenute in una parentesi siano presenti virtualmente, vale a dire che tutti i rapporti armonici di una parentesi si formino nella memoria dell’ascoltatore, anche qualora non passano nella percezione immediata, perché separati da silenzi, o allontanati fra di loro in una esecuzione data. Nei termini della filosofia deleuziana, lo statuto da dare all’armonia di Four sarebbe quindi quello di una molteplicità virtuale, inseparabile da un processo di attualizzazione. Si tratta del tipo di molteplicità che Charles definiva rispetto alla musica di Cage come una “molteplicità se faisant”, e che Joseph descrive nei termini bergsoniani ripresi da Deleuze non come la realizzazione di un possibile ma

come l’attualizzazione del virtuale131. In questo senso, la formula “n – 1” indica la mancanza di

relazioni armoniche prestabilite, o di rapporti temporali definitivi fra gli eventi sonori, e nel contempo il modo in cui la molteplicità virtuale accompagna ogni esecuzione del brano, o resta presenta in ogni sua attualizzazione.

129 De Vischer 1992, p. 54 130 Cf. Weisser 2003, pp. 201-205 131 Cf. Charles 20022 e Joseph 2009.

3.4.3 “Un unisono di differenze”

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