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1.6 La «Guerra de Libertação» africana

1.6.3 Il fronte in Guina-Bissau e Capo Verde

Come nelle due realtà precedenti, anche in Guinea-Bissau e Capo Verde l’unione, sotto uno stesso territorio, di etnie differenti, fu la base della crisi e dell’assimilazione dei nazionalisti dell’Africa Occidentale portoghese, guidati da Amílcar Cabral. Agronomo capoverdiano nato nella Guinea portoghese, ebbe destino simile agli altri leader dell’opposizione salazarista. Detenuto nel carcere di Caxias entrò in stetto contatto con altri detenuti politici ostili al regime, di provenienza comunista e socialista perlopiù, come Álvaro Cunhal, Agostinho Neto e Mário Soares501. La Guinea- Bissau, sotto il dominio coloniale sviluppò la coltura di arachidi e di riso. Prima dell'invasione portoghese queste attività erano svolte rispettivamente dai Fula, etnia di religione islamica dotata di Stati, e dai Balante, basata su un tipo di società senza Stato, che fornivano il 61% della produzione agricola. Il gruppo Balante assicurava l'eguaglianza tra gli uomini, i clan e i villaggi, e là dove si presentava il surplus, esso veniva ritualizzato e consumato durante le feste. Come spiega il sociologo Ziegler in un testo datato ma eccezionale, tale approccio ragionato garantiva la non «tesaurizzazione a vantaggio d'un uomo, un clan o un villaggio»502. In un sistema economico chiuso, rappresentato da gruppi sociali caratterizzati da costumi, società e religioni differenti, Cabral tentò di far interagire queste realtà e di modificare le abitudini alimentari dei gruppi di guerriglia, cercando di dar vita a nuovi circuiti economici man mano che il PAIGC liberava le zone occupate. L'Armazem do Povo – il «magazzino del popolo» – era l'istituzione chiave di questa unificazione economica territoriale, contenente tutte le merci per la sopravvivenza della popolazione e dei combattenti. Con l’utilizo di questo sistema il PAIGC riuscì a integrare e a integrarsi nella regione più degli altri fronti di liberazione nazionale di lingua lusofona503.

In un sistema così complesso come quello della Guinea, dove ancora vigeva il baratto, Amílcar Cabral incanalò in un solo movimento le differenti culture del proprio Paese. Il 19 settembre 1956 Cabral, insieme a Arestles Pereira, il fratellastro Luís de Almeida Cabral, Júlio Almeida, Fernando Fortes, Eliseu Turpin e Rafael Barbosa, diede vita al Partido Africano para Independência da Guiné e Cabo Verde (PAIGC)504. Amílcar Cabral rappresentò, forse in maniera più chiara, sapiente e con una visione realmente nazionale, la riacquisizione della dignità perduta con la colonizzazione portoghese, dal punto di vista della riappropriazione sociale, della scrittura di una

501 J. Ziegler, Le mani sull'Africa, cit., p. 211. 502 Ivi, p. 208.

503 Sulla formazione del pensiero politico di Cabral si veda M. de Andrade, Amílcar Cabral, Essai de biographie politique, Maspero, Paris 1980.

504 P. Chabal, Amilcar Cabral. Revolutionary leadership and people’s war, Cambridge University Press, Cambridge 1983. Prima di allora esisteva anche il Movimento da Independência Nacional da Guiné Portuguesa (MING), sebbene di scarsa azione.

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storia nazionale, infine, di un’identità propria. In modo particolare, si può racchiudere il pensiero di Cabral nel discorso che tenne all’UNESCO il 3 luglio 1972:

Disalienare l'uomo dominato, distruggere il sistema di significati instaurato nella coscienza del popolo dalla razionalità capitalista. Deve ristabilire i sistemi simbolici precapitalisti, precoloniali, spezzare la falsa universalità dei discorsi dominatori occidental-centrici e rendere alla massa la voce, i canti, le immagini che il colonizzatore le ha rubato. In secondo luogo, il movimento deve distruggere i rapporti di forza che stanno a fondamento del dominio dei simboli del colonizzatore, liquidare il potere militare dell'occupante, distruggere i circuiti ineguali di scambio internazionale e di distribuzione interna, realizzare la riforma agraria, mutare, secondo i principi della reciprocità dell'immanenza, i rapporti di classe vigenti al momento della partenza dell'invasore. La terza dimensione della liberazione nazionale è quella dell'instaurazione dell'autoamministrazione delle zone liberate e della democrazia solidale505.

La scolarizzazione nazionale era uno degli obiettivi preposti per creare la nuova élite nazionale guineiana, fino a quel momento formate nel sistema scolastico e culturale dominante, quello portoghese. Al termine della liberazione nazionale la problematica della scolarizzazione avrebbe interessato la Guinea-Bissau per privarla una volta in più dell’etnocentrismo pregresso.

Nonostane il PAIGC si fosse formato nel 1956, solamente tre anni dopo avrebbe intrapreso le prime azioni dimostrative contro i portoghesi. Il 3 agosto 1959 lo sciopero degli operai portuari di Bissau venne brutalmente represso dall’esercito portoghese, che uccise circa cinquanta lavoratori e ferendone un centinaio, e che comportò l’arresto e la tortura di numerosi manifestanti ad opera della sezione mozambicana della PIDE, in quella che sarebbe rimasto noto come «massacro di Pidjiguiti». Da quel momento il 3 agosto divenne il simbolo della lotta di liberazione della Guinea-Bissau. In seguito al massacro si delineò una struttura di guerriglia che ebbe nei gruppi rurali la vitalità di lotta; l’economia dei popoli cominciò a cambiare e iniziarono a instaurarsi rapporti e circuiti di scambio che in precedenza non esistevano. Nelle campagne fecero la loro comparsa le scuole, che Ziegler – riferendosi alla modifica dell’insegnamento “non bianco” – definisce «nuove»506. Con la guida del

505 A. Cabral, Sul ruolo della cultura nella lotta dell'indipendenza, Conferenza tenuta all'UNESCO, Parigi, 3 luglio 1972, pubblicata in Italia dall'Amministrazione provinciale di Reggio Emilia, nel 1973; l’originale, dal titolo O papel da

Cultura na luta pela Independência, inviato alla Riunione di Specialisti sulle nozioni di razza, identità e dignità,

organizzata dall’UNESCO, a Parigi, dal 3 al 7 luglio 1972, è fruibile in AMS, Arquivo de Mário Pinto de Andrade, 04. Lutas de Libertação, 04. Investigação e textos, Amilcar Cabral, textos de Amílcar Cabral, pasta 04344.005.001, PAIGC -

"Sur le rôle de la Culture dans la lutte pour l'Indépendance", Amílcar Cabral, luglio 1932, pp.32.

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movimento spostatati a Conacry, capitale dell’ex Guinea francese, indipendente da un anno, la difficoltà maggiore dei membri del PAIGC era gestire la rivolta dall’esilio forzato. Rispetto alle modalità di lotta sui generis, da questo punto di vista il PAIGC affrontava le medesime problematiche degli altri movimenti indipendentisti ma con in aggiunta il marcato confronto con altre conformazioni dei Paesi ospitanti. A Conakry, ad esempio, si trovava il Movimento de libertação da Guiné (MLG) appoggiato da Ahmed Sékou Touré, mentre nel Senegal di Léopold Senghor si trovava il Frente de Luta pela Independência da Guiné Bissau (FLING) con a capo Henry Labéry, rivale di Cabral507. Un altro elemento di divergenza rispetto ai maggior Angola e Mozambico risiedeva nello scarso interesse economico che il Paese era in grado di attirare per la Metropoli e per il capitale internazionale, che si traduceva in una motivazione in meno per cui essere combattuti.

Le attività di lotta armata in Guinea-Bissau iniziarono nel 1962, nel Sud del Paese e, l’anno seguente, nel Nord. La trasformazione del PAIGC in un movimento di guerriglia ebbe luogo dalla mobilitazione di alcuni giovani guineensi esiliati o emigrati a Conakry, la cui scarsa formazione contrastava con quella della classe dirigente del partito. A dare pulsione alla lotta si aggiunse difatti l a componente etnica dei Balantas508, il maggior gruppo etnico della Guiné, che fornì una quantità ampia di soldati alla causa nazionalista. Nella metà degli anni Sessanta la situazione militare era stabile e, nel 1968, si arricchì del Governatore della Guinea-Bissau, il generale António Spínola. Spínola rappresentava l’ala rinnovatrice del regime che avrebbe modificato il destino del Portogallo metropolitano e che avrebbe dato impulso al «movimento dei capitani», in seguito alla pubblicazione del libro «Portugal e o futuro»509. Alla fine degli anni Sessanta Spínola iniziò ad apportare un cambiamento nella lotta, fatta di interazione con le componenti avverse al PAIGC – come i Fula – e iniziando a creare strutture politiche, sociali e di salute nel territorio, adottando la massima dalle radici antiche del «dividere per governare», per evitare l’unità multiculturale coloniale contro il regime di Lisbona. Sotto il governo di Marcello Caetano, tra il 1970 e il 1972, Spínola tentò due diversi tentativi per vincere la guerra guineiana510. Prima cercò di roversciare Ahmed Sékou Touré511, per impiantarvi un gruppo di oppositori al PAIGC e la conseguente distruzione delle basi esuli

507 Sui fronti di liberazione concorrenti con il PAIGC si vedano R.A. Lobban jr, Cape Verde, Crioulo colony to

independent nation, Westview Press, Boulder 1995; P. Chabal, Amílcar Cabral, cit.; J. Vicente Lopes, Cabo Verde nos bastidores da independência, Instituto Camões, Praia 1996.

508 Ad oggi i maggiori gruppi etnici sono i Fula per il 28.5%, i Balanta con il 22.5%, i Mandinga per il 14,7%, in «The World Factbook», Guinea-Bissau, in cia.gov.

509 A. de Spínola, Portugal e o futuro. Análise da conjuntura nacional, Arcádia, Lisboa 1974. 510 A. de Spínola, Por uma Guiné melhor, Agência Geral do Ultramar, Lisboa 1970, p. 43.

511 Presidente della confinante Repubblica di Guinea dal 1958 al 1984. Il 22 settembre 1970 un commando sotto la responsabilità di António de Spínola diede vita all’«operazione Mar Verde» entrando nel Paese terzo e indipendente della Guinea per distruggere la roccaforte del PAIGC e le armi sovietiche fornite al PAIGC, liberare prigionieri portoghesi, eliminare Touré e sostituirlo con oppositori guineensi addestrati dai portoghesi. Solamente quest’ultimo obbiettivo fallì. Si vedano A.L. Marinho, Operaòùao Mar-Verde – um documento para a história, Temas e Debates, Lisboa 2006

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del partito. Nonostante il fallimento del piano, il tentativo dimostrò quanto debole fosse la forza dei quadri del PAIGC fuori dal proprio territorio. La seconda manovra, bloccata dalla Metropoli, prevedeva la negoziazione indiretta tra Spínola e Cabral, che costò a vita a tre maggiori dell’esercito portoghese colpiti dal PAIGC in un’imboscata512.

Le diversificazioni etniche in seno al PAIGC si mostrarono nel gennaio del 1973, quando, con un golpe interno e orchestrato dalla PIDE, Amílcar Cabral venne assassinato da Inocêncio Cani, dirigente del PAIGC513. Già dal 1971 la PIDE organizzava un piano per assassinare Cabral che prevedeva l’infiltrazione e la paga di «agenti africani» nel PAIGC per tale obbiettivo514. Dal marzo 1972 Cabral era a conoscenza del piano e diramò un documento interno rivelando tale indiscrezione515. Nonostante la morte dell’ideatore del partito, celebrata internazionalmente516, l’attività guerrigliera non subì una decrescita d’intensità, tutt’altro. Sotto la guida di Arestides Pereira e con la divisione in tre fronti di guerra, il PAIGC ottenne un sostanziale aiuto dall’Unione Sovietica con la vendita di missili terra aria Sam 7, capaci di colpire parte dell’aviazione dell’esercito lusitano e quasi di pareggiarne la superiorità militare517. Di lì a poco la Guinea-Bissau sarebbe stato il primo Stato ex-coloniale portoghese ma, nonostante l’appoggio internazionale, si sarebbe dovuto attendere il 1974 per ottenere il riconoscimento portoghese.

Nelle isole sull’Atlantico meridionale di São Tomé e Príncipe, Timor e Capo Verde, invece, il movimento indipendentista era quasi nullo. Queste ultime, a causa del controllo della polizia portoghese nel territorio, non attecchì. Nonostante buona parte degli isolani fossero tra le fila

512 L. Cabral, Crónica da Libertação, O jornal, Lisboa 1984.

513 Sui mandanti, le complicità, le responsabilità di personaggi vicini a Cabral e della PIDE si vedano J.P. Castanheira,

Quem mandou matar Amílcar Cabral, Relógio d’água, Lisboa 1999; J. Soares Sousa, Amílcar Cabral (1924-1973). Vida e morte de um revoluionário africano, Vega, Lisboa 2011.

514 A. Tomás, O fazedor de utopias. Uma biografia de Amílar Cabral, Spleen edições, Cidade da Praia 2008, pp. 267- 268. La documentazione inerente alla questione è conservata nel fondo della PIDE/DGS nell’Archivio di Torre do Tombo. 515 Messaggio di Amílcar Cabral ai dirigenti responsabili del PAIGC, in FMS, Arquivo Amílcar Cabral, 04.PAI/PAIGC, Trabalhos teóricos, pasta 04602.067, Vamos reforçar a nossa vigilância, para desmascarar e eliminar os agentes do

inimigo, para defendermos o Partido e a luta e para continuarmos a condenar ao fracasso todos os planos dos criminosos colonialistas portugueses, março de 1972, in casacomum.org.

516 François Mitterrand omaggiava Cabral nella colonna «Ma part de veirté» dell’organo del PSF, «L’unité», il 22 gennaio 1973, in cui ricordava anche il generale Delgado e Mondlane. Il giornalista José Pedro Castanheira riporta di manifestazioni antiportoghesi a New York il 22 gennaio, due manifestazioni a Parigi il 26 febbraio, organizzate dal Comité National de Soutien à la Lutte des Peuples des Colonies Portuguaise con l’appoggio del PCF, PS e MRG (Movimento radicali di sinistra), del sindacato CTG comunista e CFDT socialista, in J.P. Castanheira, Quem mandou

matar Amílcar Cabral, pp. 265-267.

517 A. Costa Pinto, O fim do Império Português, cit., p. 64. Nella prima settimana di aprile del 1973, si riporta l’abbattimento di un cacciaborbandiere FIAT G-91, di un aereo Harvard di ricognizione e di due Donier 27, in A. Tomás,

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del PAIGC, quest’ultimo non riuscì a penetrare la coltre lusitana con la creazione di un movimento di lotta armata propriamente capoverdiano518.