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1.7 La primavera marcelista (1968-1974)

1.7.1 Transizione impossibile o compiuta?

Nel clima di apatia in cui versava il Portogallo e in controtendenza con la profonda crisi politico-economica, l’opposizione democratica era tenuta sotto controllo. Diversamente, quella militare era in agitazione. Nel dicembre del 1973 il generale Kaúlza de Arriaga organizzò un tentativo di colpo di Stato. Strenuo difensore della guerra coloniale, de Arriaga considerava Caetano un traditore e, nonostante fosse stato denunciato dall’allora maggiore Carlos Fabião e non fosse stato

601 La Lei Orgâica do Ultramar venne pubblicata il 23 giugno 1972 (Ministério do Ultramar, Lei n. 5/72) ed entrò in vigore nel gennaio 1973. Su quella che Riccardo Marchi chiama la semi-opposizione della destra, si veda R. Marchi, A

oposição da direita à política ultamarina de Marcello Caetano, in «História», n. 7/2010, pp. 519-542.

602 Il terreno di scontro maggiore era ancora una volta l’enclave di Cabinda dove la produzione del greggio era controllata dalla multinazionale statunitense Gulf Oil Company che accentrava i ricavi a scapito della regione, costretta a importare il petrolio a un prezzo rialzato per i limiti posti da Lisbona sulla capacità di raffinazione.

603 M.A. Bernando, Marcello e Spínola:a ruptura. As Forças Armadas e a Imprensa na queda do Estado Novo 1973-

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appoggiato da altre fazioni militari, il fallito tentativo rendeva l’idea del clima di profonda difficoltà in cui versava il regime604.

Uno degli aspetti che avrebbe avuto un peso molto importante nella definitiva azione golpista dell’aprile del 1974 è riconducibile al decreto-legge n. 353 del luglio 1973605, che sanciva che gli ufficiali «milicianos» provenienti dalla leva potessero passare nei quadri permamenti dopo appena un anno di formazione nell’Accademia Militare, rispetto ai quattro richiesti dalla legislazione precedente. La classe più toccata dall’imposizione ministeriale era proprio quella dei primi ufficiali, rappresentanti dell’ennesima difficile condizione di una classe militare che subiva le direttive dall’alto e al tempo stesso guidava una compagnia di uomini sotto la propria responsabilità che iniziava ad essere palesemente deficitaria. L’ulteriore accorpamento imposto dal Ministero dell’Esercito tra i militi con minore esperienza e i più esperti con tre anni di guerra, creava un abbassamento di prestigio della stessa Accademia Militare. La bozza del decreto-legge seguente, infine, che apportava un’ulteriore modifica, era insostenibile, in quanto sanciva che solamente i capitani potevano essere scavalcati gerarchicamente, non i maggiori. La lotta intestina all’Esercito continuava, ottenendo una vittoria temporanea con il ritiro, a dicembre, del decreto governativo. Tuttavia, il tempo dell’inattività era terminato. Per motivazioni differenti da Kaúlza de arriaga, altri ufficiali iniziavano a muovere i primi passi dall’agosto dello stesso anno, in un processo che avrebbe ottenuto molto più di uno sconvolgimento corporativo. Formalmente, il 9 settembre 1973, il Movimento dos Oficiais das Forças Armadas (MOFA) si incontrava per la prima volta a Évora, in quella che venne definita dal capitano Carlos Camilo «la puntura in un elefante addormentato»606.

Caetano temeva che il ritorno di fiamma della corrente destrorsa militare di Arriaga potesse attirare a sé António de Spínola, che godeva del rispetto di buona parte della truppa. Con l’offerta del ruolo di vicecapo dell’«Estado-Maior General das Forças Armadas» (EMGFA), Spínola prendeva il posto accanto al maresciallo Costa Gomes, nominato dal settembre del 1972607.

604 Fabião era un fedelissimo del generale António Spínola, per avere denunciato il tentativo di colpo di Stato venne trasferito nel Centro Recrutamento Militar (DRM) di Braga, all’intenro del quale entrò in contatto con i capitães, in Centro de Documentação 25 de abril, Universidade de Coimbra.

605 Ministério do Exército, Repartição do Gabinete do Ministro, 13 luglio 1973, in «Diário da República» online, in dre.pt.

606 «A picadela no elefante adormecido», in Primeira reunião do movimento dos capitães de abril decorreu há 40 anos , in rtp.pt, 9 settembre 1973.

607 Il ruolo era portante, in quanto rappresentava il massimo grado militare dell’Esercito, il generale di corpo d’armata, in L.N. Rodrigues, Spínola, Esfera dos livros, Lisboa 2010.

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La successiva pubblicazione del libro di Spínola «Portugal e o futuro» del febbraio 1974, diede nuova linfa al movimento dei capitani e nuove speranze nell’opposizione. Per la prima volta un uomo del regime, governatore della Guinea-Bissau nel 1968 e nel 1972, esprimeva l’indicibile:

Uno Stato che non promuova effettivamente la prosperità degli individui che lo compongono perde il substrato aggregatore di massa che le conferisce esistenza e rischia di scomparire per via dell’annessione di un altro Stato o per la distruzione del corpo sociale in cui si identifica. […] In qualunque dei casi, poi, sarebbe una vittoria politica e non militare. […] Possiamo così arrivare alla conclusione in cui, in qualsiasi guerra di questo tipo, la vittoria esclusivamente militare è impraticabile. Alle Forze Armate compete, poi, creare e conservare per il periodo necessario – naturalmente non molto lungo – le condizioni di sicurezza che permetteranno soluzioni politico-sociali, uniche suscettibili di porre fine al conflitto608.

La frase «a vitória exclusivamente militar é inviável» divenne l’emblema per quello che per l’epoca era un best-seller, in grado di vendere cinquantamila copie, creando un tam-tam mediatico609 e una frattura interna allo Stato Nuovo, capace di giungere fino in Africa. Le contraddizioni del regime aprivano a un inevitabile confronto e una resa finale. Il giorno della pubblicazione Caetano chiamò Spínola e Costa Gomes, ai quali chiese di rivendicare il potere al presidente della Repubblica. I generali rifiutarono l’invito politico e il Thomaz chiese la sospensione dei due generali. Caetano, che possedeva comunque un elevato senso dello Stato, propose lae proprie dimissioni, rigettate da Thomaz con le parole «já é tarde para qualquer de nós abandonar o seu cargo – temos de ir até ao fim»610. Il 14 marzo Caetano, anziché dimettere i suoi generali più illustri, convocò tutti i generali delle Forze Armate invitandoli a mostrare la fedeltà al governo, episodio che rimase noto come «Brigada do Reumático». I due generalissimi si rifiutarono di comparire e, davanti alla forte pressione esercitata dall’ambiente, Caetano fece dimettere Costa Gomes e Spínola dagli incarichi di Capo e Vicecapo di Stato Maggiore delle Forze Armate. Le dimissioni di Spínola e Costa Gomes spinsero il primo nucleo dei capitani al primo colpo di Stato della notte del 15-16 marzo 1974611. Quindici veicoli e 200 uomini si avviarono dal Reggimento di Fanteria n. 5 di Caldas

608 A. de Spínola, Portugal e o futuro, Editora Arcádia, Lisboa 1974, p. 45. 609 «República» riportava le due parti di cui sopra, il 22 febbraio 1974. 610 A. Thomas, Últimas décadas de Portugal, cit., pp. 352-353.

611 Il golpe del 16 marzo venne creato dal nucleo decisore composto da Casanova Ferreira, Manuel Monge e Otelo Saraiva de Carvalho all’interno del Centro de Instrução de Operações Especiais (CIOE) e guidati dal colonnello Virgílio Varela, in M.A. Bernardo, Marcello e Spínola: a ruptura, cit.,p. 184. Sul CIOE si veda H. Da Silva Serrão, CIOE/CTOE,

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da Reinha in direzione Lisbona. Senza gli appoggi che si aspettavano e dinanzi alla barriera militare eretta dal governo, indietreggiarono e si arresero a metà giornata612. Il primo tentativo di colpo di Stato, che prendeva il nome di «golpe das Caldas», falliva, in un clima politico e militare ancora incerto. Un mese dopo sarebbe stata tutta un’altra storia.

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II Capitolo

La Rivoluzione à portuguesa

La Rivoluzione dei Garofani, per le caratteristiche che l’hanno resa unica nel panorama golpista fino ad allora palesato nella Storia, crea una storia a sé stante, non paragonabile nella sua interezza a modelli golpisti e rivoluzionari fino a quel momento noti. Proprio per queste peculiarità ha formato una vicenda nuova, dai confini quasi incerti per chi la osservava da fuori, dalla grande idealizzazione e guida a vista per chi la stava scrivendo e vivendo, con la fragile consapevolezza di poter essere non compresa, temuta, fraintesa e giudicata. Il Portogallo del biennio 1974-1975 è stato, suo malgrado e in maniera assolutamente non volontaria, bussola per una certa sinistra internazionale, modello positivo da imitare ed esportare per i movimentisti, monito da evitare e «vaccino» per il resto del mondo che includeva con forza, nella sfida bipolare, il continente africano formato nell’una o nell’altra sfera d’interesse.

È questa storia, fatta di uomini comuni inseriti in una macchina dello Stato dalla conduzione complessa, che tratta questo lavoro. Chi ha preso parte come attore, scenografia e spettatore a questa rappresentazione teatrale ha contribuito in prima persona ad ampliare la letteratura memorialistica con la propria esperienza diretta, si è ritrovato oggetto d’interesse di figure istituzionali, partiti e nazioni diverse, oggetto di documenti ufficiali e soggetto ideale della lente di storici e politologi. Ha infine offerto la propria versione dei fatti tramite intervista in passato e condividendo anche con chi scrive i propri ricordi per provare a formare un quadro più ampio e omogeneo di quel che è stata la Rivoluzione dei Garofani e la sua influenza nel panorama movimentistico degli anni Settanta.

Per poter giungere a una simile conclusione è stato necessario intervistare non solo figure che hanno ricoperto ruoli importanti nella reciproca commistione intellettuale e politica che aveva nel 25 aprile 1974 l’apice della vicinanza, ma anche figure che a una prima osservazione possono sembrare non elitarie nelle gerarchie dei movimenti ma che hanno saputo costruirsi uno spazio proprio nell’organismo movimentistico divenendo parte del tutto. Da questo punto di vista la ricerca rimarca l’importanza della people’s history come contesto ideale per ricostruire flussi personali tra gli attori individuali, associazioni, gruppi organizzati in movimenti e partiti che provengono da entrambe le realtà nazionali di Italia e Portogallo.

Tale approccio è risultato essenziale per poter capire in che modo il Portogallo sia stato oggetto di una così grande movimentazione europea a cavallo degli anni Settanta, per capire se l’interesse

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verso le vicende portoghesi fosse presente già prima del 25 aprile ’74 o se fosse stata un’approssimazione data dalla peculiare rottura militare democratica in antitesi con modelli precedenti e per questo calamita per le correnti marxiste-leniniste. Il colpo di stato attuato dalle forze intermedie delle Forze Armate si fece promotore del sentimento di libertà che nel lungo periodo cercava di fuoriuscire da frange convergenti della società portoghese. Privando della mitologia della rivoluzione armata senz’armi, si può affermare che indipendentemente dalle passioni scaturite nel cammino verso la democrazia – come è stata definita – un bilanciamento delle forze politiche e della stabilità del nuovo Portogallo, il golpe fu certamente militare perché attuato da uomini in divisa in quanto categoria ma le modalità, l’ideologia dominante democratica e le spinte personali dei capitâes erano popolari in quanto tendenti ad essere espressione della volontà del popolo portoghese. La portata civile – in quanto civilis, cittadino – della Rivoluzione dei Garofani permeava gli uomini in divisa, che utilizzarono mezzi, pratiche e modalità militari per porsi al servizio del popolo e per coglierne, nel biennio di assestamento, gli umori di cambiamento reale e attuare le modifiche che sarebbero divenute – almeno nelle intenzioni – base costituzionale per gli anni a venire. Capire in che modo si sia creato un tale isomorfismo tra le varie società del Portogallo continentale e coloniale e le sue categorie che fecero il 25 aprile è stato oggetto di ricerca per gli studiosi lusitani.

L’attenzione degli storici portoghesi nel fare luce sugli aspetti più controversi della propria storia contemporanea non è mancata nemmeno quando si è trovata davanti la sacralità della Rivoluzione dei Garofani o il valore delle azioni militari esercitate dalle Forze Armate per rovesciare quarantotto anni di dittatura fascista. Tuttavia, furono inizialmente studiosi di discipline differenti a prendere per mano una tematica così importante per scomporla sotto la lente dell’approccio scientifico, a partire dalla fine degli anni Ottanta. Con l’utilizzo della metodologia propria delle scienze sociali, furono antropologi, politologi, filosofi, giornalisti, economisti ad avvicinarsi per primi e con il necessario distacco empirico agli avvenimenti intercorsi prima e nei due anni seguenti il 25 aprile 1974. Gli antesignani della rivoluzione portoghese si districarono fra statistiche sociali di un Portogallo in evoluzione, memoria diretta dei partecipanti attivi alle azioni militari1, della memoria personale e collettiva del Portogallo, fino ad analizzare con la più oculata oggettività2 le tematiche

1 La memorialistica dei militari delle Forze Armate, in un connubio tra narratori e attori delle vicende vissute e descritte 2 All’avalutatività della scienza Max Weber dedicò ampio spazio, postulandone l’impossibilità nel rappresentare la verità oggettiva in quanto la «valutatività», espressione di preferenze soggettive dello studioso, contrastava con l’obbiettività della ricerca scientifica non viziata da scelte di valore. Si vedano i saggi di Weber L’«oggettività» conoscitiva della

scienza sociale e della politica sociale e Il significato dell’«avalutatività» delle scienze sociologiche ed economiche, in

M. Weber, Il metodo delle scienze storico-sociali, Einaudi, Torino 1958, pp. 57-72 e 311-372, V. Mura, Categoria della

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che sono tutt’oggi oggetto di studio: golpe militare, rivoluzione popolare, transizione alla democrazia e democratizzazione, socialismo reale, assenza di violenza politica.

Anche a causa della limitazione data dalla visione, dalla catalogazione e dalla classificazione documentaria necessaria agli storici, un utile supporto alla stesura dei motivi fondanti del golpe militare del 25 aprile fu rappresentata dalle pubblicazioni redatte dai principali responsabili del colpo di stato stesso. Fra questi è doveroso ricordare il principale comandante operazionale del golpe, l’allora maggiore Otelo Saraiva de Carvalho e i ribelli del Centro di Comando di Pontinha3: Garcia dos Santos4, Luís Machedo5, Nuno Lopes Pires6, Sanches Osório7, Vítor Crespo8.

A queste figure si sommano quelle di altri capitani che negli anni hanno aiutato a far conoscere dall’interno dettagli dell’operazione «Viragem histórica» e che hanno contributo a tenere vivo il valore simbolico e storico del 25 aprile. Fra questi si ricordano i capitani Salgueiro Maia, Eduardo Dinis de Almeida9, Vasco Lourenço10, Melo Antunes, Vítor Alves, Carlos de Armada Contreiras11, o ispirate a tali figure12 che si sarebbero sommate negli anni a venire, a ogni decennale, fino al quarantennale dal 25 aprile 1974.

Per compiere la stessa opera di scomposizione attuata dagli studiosi precedenti è prima necessario delineare quella che restò nota alla Storia portoghese come Revolução dos cravos, gli attori che presero parte direttamente al rovesciamento della dittatura, il percorso tortuoso che portò alle elezioni libere e alla Costituzione democratica in un biennio. Ciò che è importante sottolineare fin dall’inizio è l’assoluta anomalia rappresentata dal 25 aprile portoghese nel XX secolo. Caratterizzata dall’intersecarsi di figure minori provenienti “dal basso” e scaturite spontaneamente in un movimento tendente a sostituirsi a uno Stato in fase di ricostruzione politica interna e impegnato a mostrarsi solido e credibile politicamente e finanziariamente all’esterno. Una classe non dirigente e certamente

3 Posto di Comando dell’MFA del 24-25 aprile all’interno del Regimento de Engenharia n.1, situato a nord di Lisbona, riconosciuto come patrimonio e oggi nucleo museologico che ricrea la stanza di comando della notte del golpe.

4 Tenente colonnello, responsabile per le trasmissioni.

5 Capitano, co-autore del Piano operazionale con Otelo Saraiva de Carvalho. 6 Tenente colonnello.

7 Maggiore.

8 Ammiraglio della Marina.

9 O. Saraiva de Carvalho, Alvorada em Abril, Notícias editorial, Lisboa 1998, Cinco meses mudaram Portugal, Portugália, Lisboa 1975, Otelo: o povo é quem mais ordena, Assírio e Alvim, Lisboa 1977; D. De Almeida, Origem e Evolução do

Movimento dos Capitães, Edições Sociais, Lisboa 1977, Origem e Evolução do Movimento dos Capitães, subsídios para uma melhor compreensão, Edições Sociais, Lisboa 1977, Ascensão, Apogeu e Queda do MFA, 2 vv., Edições Sociais,

Lisboa; Mendes Pessoa, Como eu vi o 1 de Maio: o sentir e a alma de um povo, Momento, Lisboa 1975. 10 Direttore dell’Associazione 25 e Abril di Lisbona.

11 C. De Armada Contreiras (coord.), Operação Viragem histórica 25 de Abril 1974, Edições Colibrì, Lisboa 2017. 12 A. Rodrigues, C. Borga, M. Cardoso, O movimento dos capitães e o 25 de Abril: 229 dias para derrubar o fascismo, Moraes, Lisboa 1974; J.P. Faye, O Portugal de Otelo: a revolução no labirinto, Socicultur, Lisboa 1977, A. Tavares Teles, Otelo, 1976.

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non elitaria, quale fu quella degli ufficiali medi dell’Esercito, riuscì a modificare le sorti di una nazione, favorendo l’autodeterminazione dei popoli dei suoi territori coloniali, rendendosi creatrice di uno scompenso nei rapporti di distensione fra le nazioni egemoni del periodo e capace di alimentare un’elevata rivalsa ideologica socialista rappresentata dall’ondata antifascista che stringeva, a specchio con la Grecia libera dai Colonnelli, il vecchio continente e le nuove destre.

In linea con la propria storia militare e con la strenua volontà di rompere la bolla che aveva imprigionato il Portogallo fino a quel momento, i Capitani di aprile scardinarono l’ordine preesistente guidando un moto rivoluzionario cavalleresco, divenendo modello positivo e per questo dall’impronosticabile seguito. Come delinea il filosofo Eduardo Lourenço, la rivoluzione che vi fu in Portogallo non fu «per sostituire con un altro in cui i rivoluzionari fossero i nuovi usufruttuari, ma per instaurare un tempo nuovo, realmente democratico, in cui la volontà popolare, democraticamente espressa, fosse l’unico sovrano»13. Potrebbe sembrare un’inutile retorica dettata dall’esaltazione del momento e giunta intatta fino a oggi ma si tratta di un’analisi lucida che unisce lealtà, ideologia e fatti.

Proprio per queste caratteristiche, rispetto alle fugaci apparizioni nel panorama mediatico precedente, il Portogallo guadagnò l’attenzione di analisti politici, intellettuali, militanti, che, ricoprendo i più svariati ruoli all’interno di governi, ambasciate, partiti, gruppi rivoluzionari, università, o semplicemente come cittadini, rimasero incuriositi da un braccio armato che rifiutava l’uso delle armi contro i propri simili e che non attuasse azioni emotive verso il regime che ne aveva limitato la crescita per cinque decadi.

In quelle prime ore di ebbrezza libertaria, i militari attuarono il colpo di stato ma fu il popolo a dare l’impulso rivoluzionario in due momenti ben distinguibili. Questo è il primo elemento da rimarcare e che trova la storiografia, gli interpreti e gli intervistati d’accordo. Ad ogni modo, prima di arrivare al 25 aprile 1974, è necessario delineare quali furono le ragioni che portarono alla presa di posizione delle classi subalterne delle Forze Armate e alla seconda maggiore virata storica portoghese dopo l’indipendenza dalla Spagna.

13 Introduzione di Eduardo Lourenço in O. Saraiva de Carvalho, O dia inicial. 25 de abril hora a hora, Editora Objectiva, Carnaxide 2011, p. 18.

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