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2.2 Chi fece il 25 aprile

2.2.1 La nascita del Movimento dei Capitani

La motivazione principale del golpe militare del 25 aprile è da ricercare – e in questo la storiografia è unanimemente conforme – nella guerra coloniale. Iniziata nel 1961, creò uno shock generazionale per migliaia di giovani portoghesi imbarcati verso il territorio bellico. Come ebbe modo di scrivere Otelo, quell’esperienza aveva «scosso strutture individuali e collettive in tutto il Paese per tredici anni»104. Al tempo stesso, tuttavia, portò alla creazione di una presa di coscienza personale e uno spirito critico nei confronti della guerra105, del regime e una convergenza con il popolo portoghese, inteso come rivendicazione di appartenenza sia continentale che d’oltremare. I falliti tentativi insurrezionali del 1959 contro il governo e il doppio tentativo del 1961 – l’assalto al Santa Maria e l’abrilada contro Salazar per un’evoluzione del Paese106 – e del 1962 si possono inserire in questo quadro di tensione nel quale si trovava il Portogallo di inizio decennio. I giovani militari vissero da vicino le storture della lotta armata africana, tanto decantata dal regime in termini sensazionisti, e i tentativi governativi di mascherare l’uccisione del general sem medo Humberto Delgado, acquisendo una coscienza politica indipendente e alla luce dei «libri proibiti»107.

103 Ivi, p. 120.

104 O. Saraiva de Carvalho, Alvorada em Abril, Notícias editorial, Lisboa 1998, p. 27.

105 Lo slogan salazarista «Para Angola, rapidamente e em força» veniva accolto con esaltazione dal Portogallo, intrecciata, anche posteriormente, tra la voglia di libertà e il non voler rinunciare al proprio Impero intercontinentale. Si veda T. Alves, J.L. Garcia, Para Angola, rapidamente e em força": a mobilização para a guerra na imprensa portuguesa e o seu

debate internacional, in T. Alves, J.L. Garcia, Y. Léonard, Salazar, o Estado Novo e os media, Edições 70, Lisboa 2017,

pp. 283-326. Nonostante ciò, riporta Saraiva de Carvalho inviato alla fine del 1961 in Angola, «alla fine del 1961 vivemos momentos de euforia e exaltação, logo seguidos de desânimo e, depois, derevolta», in O. Saraiva de Carvalho, Alvorada

em Abril, cit., p. 44.

106 Dal 1927 al 1974 si registrano sedici tentativi di colpo di Stato per mano di gruppi delle Forze Armate ostili al regime fascista che videro la partecipazione di militi dell’Esercito e della Marina supportati talvolta da civili, in J. Freire, A

Marinha e o poder político em Portugal no século XX, Edições Colibrí, Lisboa 2010, pp. 79-93.

107 Saraiva de Carvalho riporta come il nonno gli avesse portato una brochure edita a Macau dai maoisti cinesi sulla scia della Rivoluzione culturale del 1966. Il testo, intitolato Luta contra as atrocidades sanguinárias do Imperialismo

português em Macau, veniva edito dal Diàrio de Macau nel 1967, in O. Saraiva de Carvalho, Alvorada em Abril, cit., p.

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Si potrebbe dire, in modo piuttosto evidente, che fu il senso di umanità scaturito dalla guerra coloniale e il sentimento di rifiuto di una guerra ingiusta, per i militari impegnati, per le popolazioni autoctone delle colonie, per lo stato di indigenza economica e culturale e di estraniazione di quello portoghese, che i capitani agirono per un valore più elevato. Se si dovesse cercare una serie di motivazioni scatenanti si dovrebbe pertanto partire da quelli appena elencati. Il contesto che portò alle motivazioni viene descritto di seguito.

Nell’estate del 1973 la situazione intorno alle Forze Armate era particolarmente complessa e destinata a non migliorare. A dare fondamento al malumore della classe intermedia militare si mostrava, dal 1° al 3 giugno del 1973, il Congresso dei Combattenti dell’Ultramar. Riunito a Porto alla presenza di 4300 compagni d’armi che ricordavano il valore e gli ideali per i quali avevano lottato in Africa, di trattava della maggior concentrazione patriottica del regime dalla morte di Salazar108. L’estrema destra del regime, davanti al Presidente della Repubblica Tomás rimarcava che «todo o combatente deve continuar vigilante, activo e dinâmico na Metrópole e no Ultramar ou em qualquer parte do Mundo, combatendo todo e qualquer inimigo de Portugal pluricontinental e multirracional, uno e indivisível» e, in modo ferreo, la difesa del Portogallo «con tutti i mezzi e per il tempo necessario» in Africa109. Il tentativo governativo di mostrare un’apparente unità all’esterno crollò sotto le rimostranze di un ampio gruppo di ufficiali del Quadro Permanente dell’Esercito che rimarcava la marcata antidemocraticità dell’organizzazione del congresso e la componente altamente reazionaria. La contestazione pubblica al regime, manifestata dagli ufficiali medi attraverso la presa di distanze dal congresso, non venne colta dall’opinione pubblica portoghese ma creò, diversamente, il terreno per quella che Maria Inâcia Rezola definisce «anticamera della cospirazione» e alla creazione del Movimento dei capitani110. Nonostante non sia possibile stabilire un nesso diretto tra la presa di posizione seguente al Congresso con il Movimento ancora non creato – come analizza correttamente Rezola – si può ragionevolmente far quadrare la prova di forza del regime per ribaltare la complicata posizione portoghese in Guinea-Bissau che, dall’inizio del 1973 non verteva a proprio vantaggio. La visione di una soluzione politica del conflitto coloniale si faceva sempre più strada prepotentemente tra i ranghi medi e anche nelle convinzioni del generale António de Spínola. Una seconda motivazione che iniziava a dare impulso corporativo, era rappresentato dalla volontà di non commettere lo stesso errore mostrato in India.

Dal punto di vista prettamente militare, per contrastare la crisi di iscrizioni all’Accademia Militare iniziata con il conflitto coloniale, il governo di Marcelo Caetano cercò uno modo per

108 Sons de abril: Congresso dos combatentes do Ultramar, Antena 1, 2014, in rtp.pt.

109 Conclusioni del I Congresso, in A. Tómas, Últimas décadas de Portugal, v. IV, Fernando Pereira, Lisoba 1983, p. 291. 110 M.I. Rezola, 25 de abril. Mitos de uma revolução, cit., p.31.

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recuperare numericamente militi da inviare al fronte. Nel luglio del 1973 il governo decise pertanto di aprire le porte del Quadro Permanente dell’Esercito a vecchi ufficiali miliziani che avevano avuto ruoli di responsabilità in precedenza che, dopo un corso intensivo di appena due semestri111 con il grado di tenente, avrebbero avuto la possibilità di essere investiti del grado di capitani oltremare e di guidare compagnie.

La possibilità di avvantaggiare una scalata militare ai miliziani senza passare dall’eguale gavetta nella naia fece scattare la controffensiva dei capitani. Il Ministro Rebelo, compreso il malumore che il decreto comportava, appena una settimana dopo modificò gli articoli 3 e 6 del precedente provvedimento con il DL 409/73112. Nonostante la rettifica non vi furono grossi cambiamenti strutturali. Il decreto creava una diatriba profonda tra cadetti della scuola militare ed ex miliziani che riportava il livello di scontro a un piano superiore. Il prestigio stesso delle Forze Armate era ancora una volta messo in crisi dalle posizioni adottate dall’alta gerarchia militare e politica. Alla fine del mese di agosto una rappresentanza delle classi subalterne dell’Esercito, palesando un malumore crescente, inviò a diverse figure istituzionali un esposto in cui lamentavano il senso di ferimento del prestigio professionale113. L’esempio, seguito dall’invio di documenti ufficiali di altre rappresentanze di Angola e Mozambico, sanciva una presa di posizione e un tentativo di dialogo alla luce del sole con le gerarchie nazionali che sarebbe durata fino al settembre del 1973.

«Mosso per ragioni di carattere meramente corporativista, irrompe, impetuoso, il «Movimento dei Capitani», a partire da un primo e violento sottoscritto da mezzo centinaio di capitani e altri subalterni del Quadro Permanente dell’Esercito in servizio nella Guinea-Bissau»114 ricorda Otelo Saraiva de Carvalho. La prima riunione di cui riferisce Otelo è datata 9 settembre 1973115, la quale comportava la creazione effettiva del «Movimento dei Capitani dell’Esercito», alla presenza di 136 uomini tra tenenti e guardia marina dell’Esercito e della Forza Aerea. L’incontro di Monte Sobral, ad Alcaçovas (Évora), era la risposta diretta al doppio decreto-legge voluto dal Ministro della Difesa Sá Viana Rebelo.

Se nel caso della contestazione al Congresso dei combattenti non vi era di fondo la creazione di una struttura agli albori di un’organizzazione, è interessante rimarcare come gli umori in polemica

111 DL n. 353/73, in «Diário do governo» n. 163/1973, série I, del 13-07.1973.

112 M.I. Rezola, 25 de abril. Mitos de uma revolução, cit., pp. 27-29. D-L in «Diário do governo» n. 194/1973, série I, del 20-07.1973.

113 Esposto inviato al Presidente della Repubblica, al Presidente del consiglio e firmata da 51 ufficiali del Quadro Permanente in servizioin Guinea-Bissau contro il DL 353/73, in F. Mário Soares, 28 agosto 1973.

114 O. Saraiva de Carvalho, O dia inicial, cit., p. 26.

115 Istituita dai capitani Dinis de Almeida, Vasco Lourenço, Simões, Camilo e Bicho Beatriz. Il luogo scelto apparteneva a un familiare di Dinis de Almeida, in A. Rodrigues, C. Borga, M. Cardoso, O Movimento dos Capitães e o 25 de Abril, p. 77.

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con l’ala ultradestra del regime siano invece stati assorbiti dal Movimento dei Capitani. La creazione del Movimento dei capitani, sancita dalla riunione che assumeva un valore storico, era rimarchevole perché serviva a consolidare la convinzione che era possibile organizzare un movimento di contestazione di ufficiali all’interno dell’Esercito116. Da quel momento l’azione movimentista divenne irreversibile.

Dall’ufficializzazione dei decreti-legge a ottobre 1973 il clima, al Ministero dell’Esercito, era rovente. Il 26 settembre una nuova serie di relazioni, firmata da 97 ufficiali di stanza in Angola, venne fatta arrivare alla segreteria di Marcelo Caetano, creando un allarme per la dinamizzazione mostrata. Nello stesso momento, un primo appoggio esterno al Movimento giungeva anche dal generale Costa Gomes, Capo di Stato Maggiore Generale delle Forze Armate, il quale era a conoscenza della nuova formazione militare e proponeva al Ministero la revisione dei decreti. Costa Gomes divenne il ponte tra il gruppo di ufficiali intransigenti e gli umori delle Forze Armate117.

Nonostante la stretta governativa sui firmatari delle relazioni contrarie al Congresso dei combattenti, il Movimento registrò una prima storica vittoria, realizzata con la sospensione, il 12 ottobre 1973, del Ministro Rebelo e con il congelamento dei decreti-legge che118, diversamente, avrebbero potuto creare una dannosa impasse nel cuore del regime. Nonostante il positivo dietrofront di Caetano, i capitani proseguirono nella loro azione oramai avviata alla rottura con il passato119.

Nell’ottobre del 1973 il Movimento si allargava con l’ingresso di altri commilitoni provenienti dagli altri rami della Marina e della Forza Aerea. Sebbene nel novembre del 1973 fosse ancora un movimento piuttosto acerbo e in «forme embrionale di organizzazione»120, la rete di conoscenze personali dei capitani iniziava a guadagnare forza121. Il dato senza dubbio interessante è che, trattandosi di un movimento, acquisiva forme simili a quelle spontaneiste studentesche della fine degli anni Sessanta. La creazione di strutture clandestine nella Metropoli e nelle colonie, in stretto dialogo tra loro, uniformava il legame corporativo, decisionale e organizzativo del Movimento stesso.

116 Ivi p. 78.

117 Ivi, pp. 80-81.

118 In particolare, i decreti vennero congelati il 12 ottobre e il ministro dell’Esercito Sá Viana Rebelo e il segretario di Stato dell’Esercito Alberty Correia vennero esonerati dalle funzioni all’inizio di novembre, in O. Saraiva de Carvalho,

Alvorada em Abril, cit., p. 134.

119 O. Saraiva de Carvalho, Alvorada em Abril, cit., p. 134. 120 Ivi, p. 136.

121 Scrive Otelo nella biografia politica del 25 aprile, «Mi misi dentro al Movimento. Vedendo visi familiar, facendo contatti, nuove conoscenze». Nelle prime riunioni avrebbe incontrato nuovamente Ramalho Eanes, Carlos Fabião, Vítor Alves. Vasco Lourenço, Diniz de Almeida, Almeida Bruno, in O. Saraiva de Carvalho, Alvorada em Abril, cit., 135.

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Oltre alla Commissão Coordinadora Provisória e dell Subsomissão de Ligação con la Metropoli e l’Ultramare, considerammo anche l’esistenza di un’importante Commissão Consultiva, che integrava delegati e rappresentanti delle unità considerate più forti in termini di quantità di capitani e maggiori del QP [Quadro Permanente] in essa collocati, e che accadeva normalmente nelle scuole pratiche o centri d’istruzione d’armi e servizi, oltre all’Accademia Militare e della Scuola Centrale dei Sergenti122.

Fra le diverse riunioni della Commissione coordinatrice del MOFA, due in particolare sono da segnalare per la portata scaturita dall’incontro. Il primo, del 1° novembre 1973, affermava che il Movimento era «esente da qualsiasi timbro politico»123, specificando che la parola “politica” era da intendersi in una «accezione molto limitata» e circoscrivibile alle conseguenze che la loro azione avrebbe comportato. Ancora, un decisivo tassello veniva tracciato nella stessa notte: «è indispensabile che ci sia una ferma mozione da parte degli ufficiali nel senso che non si lascino trascinare o manovrare da qualsiasi aggruppamento politico»124. La seconda riunione, del 24 novembre a Estoril125, sanciva la creazione di una Commissione Coordinatrice definitiva realmente rappresentativa del Movimento. A guidare la sessione venne invitato il tenente-colonnello Luís Atáide Banazol126 il quale, «con entusiastiche parole proferite dalla voce roca»127 definiva il punto di non ritorno e tracciava in poche parole l’essenza delle lotte passate e dei mesi a venire:

Estrangulados por um regime que nos conduz directamente para o abismo, para a derrocada, aliás como o têm feito todos os regimes fascistas, nomeadamente os de Hitler e de Mussolini. Todo o mundo olha para nós, oficiais do quadro permanente, como verdadeiros agentes do nazismo. Agentes das S.S. E não podemos de forma alguma evitar essa execranda imagem, se não tomarmos a iniciativa de uma reabilitação, uma redenção aos olhos do nosso povo e dos outros povos do mundo, utilizando a nossa força para derrubar o governo. […]

122 Ivi, p. 144.

123 Ivi, p. 143. 124 Ibidem.

125 Otelo spiega al primo piano di un casale alle spalle della Colónia Balnear Infantil del giornale «O Século», a São Pedro di Estoril, in Ivi, p. 144. Il giorno seguente il Governo, informato dalla DGS, chiese spiegazioni all’amministrazione del giornale, che non ne era al corrente, sull’incontro della casa coloniale, in A. Rodrigues, C. Borga, M. Cardoso, O

movimento dos capitães, cit., p. 87.

126 Nella stessa occasione Otelo e il co-autore del piano golpista del 25 aprile, il capitano di Ingegneria Luís Machedo, si conobbero, in O. Saraiva de Carvalho, Alvorada em Abril, cit., 145.

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É preciso que acordemos do pesadelo; é preciso acabarmos de vez com a maldita guerra colonial, que nos consome tudo, incluindo a própria dignidade de militares profissionais de um país civilizado. [...]

E nós, que representamos a força das armas, por que esperamos?

E nós, que vemos todos os dias esses exemplos de coragem dos moços universitários?

Desarmados, enfrentam a polícia de choque, e não deixam amortecer um só dia a luta pela Liberdade.

E nós, homens de armas?

É uma vergonha. Devemo-nos sentir envergonhados. É bem feito que nos humilhem e nos olhem com rancor. Somos a armadura da bestialidade e o bastião da brutalidade.Não tenhamos ilusões: o governo só sai a tiro e os únicos capazes de o fazer sair somos nós; mais ninguém. Se não o fizermos, a História nos julgará, como julgou os abencerragens de Hitler e com inteira razão. Não devemos consentir que isso aconteça e que os vossos filhos e os meus netos se tenham de envergonhar de nós. Impõe-se a Revolução Armada desde já, seja qual for o seu preço e as suas consequências128.

In queste parole si ritrova il richiamo a un giudizio non più tollerabile, alle lotte degli studenti universitari, all’immobilismo delle Forze Armate davanti alla guerra coloniale, ma anche un nesso non solo politico ma prima di tutto umano contro l’inumanità di un regime fascista ancora in forze, seppur traballante. La coscientizzazione che il Movimento dovesse rendersi promotore di una condotta estrema si faceva largo e veniva salutata dagli applausi e dalla commozione dei 45 presenti. La domanda, che rappresentava la differenza tra idea e azione che tanto sarebbe stata oggetto di critiche postume agli spontaneisti italiani del periodo, si mostrava in tutta la sua semplicità: «apenas uma só pergunta: e se nos cair o poder nas maõs o que faremos dele?»129. Il che fare con il potere? Davanti al discorso del tenente colonnello si aprirono tre ipotesi:

a) conquista del potere, creare una Giunta Militare che crei le condizioni che portino a una «vera espressione nazionale (democratizzazione);

128 L. Banazol, A origem do movimento das forças armadas, Prelo, Lisboa 1974, p. 21. 129 Ivi, p. 24.

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b) Legittimazione del Governo dinanzi alla Nazione attraverso elezioni libere sorvegliate dall’Esercito, dando la possibilità al Governo di farlo senza l’interferenza delle Forze Armate cui segua un referendum sul problema dell’Ultramar;

c) Utilizzo di rivendicazioni esclusivamente militari come forma per recuperare il prestigio delle Forze Armate e di pressione al Governo con l’intento di ottenere la seconda ipotesi130.

La linea Banazol, prima bisbigliata in piccoli gruppi di ufficiali, iniziò a prendere forma. Con l’intento di strutturare un’azione più articolata possibile, nella riunione di Estoril il Movimento passò a chiamarsi «Movimento de Oficiais das Forças Armadas» (MOFA), venne indicato come possibile capo del vittorioso colpo di stato il generale Costa Gomes131 e venne stabilita una Comissão Coordenadora Exectiva che prevedeva la nomina di tre ufficiali per ogni Arma delle Forze Armate (nell’ordine un ufficiale superiore, un capitano e un subalterno). Alla Commissione sarebbe spettata ogni decisione e definizione degli obbiettivi. Con le riunioni avvenute a Óbidos e nella Costa di Caparica dei primi di dicembre 1973132 l’ipotesi della rivendicazione esclusivamente militare con un’attenzione particolare alla decolonizzazione era la strada decisa dalla Commissione.

Le difficoltà in cui versava il regime, nel dicembre del 1973, erano palesate da quello che viene indicato, in maniera discordante tra i protagonisti e gli antagonisti, il tentativo di colpo di stato, da destra, del generale Kaúlza de Arriaga. Il 17 dicembre133 il maggiore Carlos Fabião134, frequentando un tirocinio di ufficiali superiori135 del 1973-1974, denunciava l’esistenza di un tentativo di golpe in preparazione, organizzato dai generali Kaúlza de Arriaga, Silvino Silvério Marques, Joaquim Luz Cunha ed Henrique Troni136. Gli obiettivi sarebbero dovuti vertere sulla conquista del potere e l’«eliminazione (fisica?) di Costa Gomes e di Spínola» in quanto vigorosamente opposto alla preparazione del piano golpista137 e la difesa intransigente ultramarina. Nonostante la strenua

130 O. Saraiva de Carvalho, Alvorada em Abril, cit., 146.

131 Questo aspetto sarebbe ritornato molto importante più avanti. Nonostante i capitani avessero scelto Costa Gomes e il secondo più votato, ma a larga distanza, fosse stato António Spínola, il 25 aprile sarebbe stato proprio Spínola a guidare la transizione del potere della Junta de Salvação Nacional.

132 Nella riunione plenaria del 1° dicembre a Óbidos, nel nord di Lisbona, a pochi chilometri da Caldas da Rainha, si riunì per la prima volta la Comissão Coordenadora; nell’incontro del 5 dicembre nella Costa di Caparica, appena oltre l’odierno Ponte 25 de Abril – in quel momento ancora Ponte Salazar – avvenne la definizione della terza ipotesi, in O. Saraiva de Carvalho, Alvorada em Abril, cit., 154.

133 Nella stessa data veniva inviato nelle Azzorre il caprale che aveva noleggiato la sala in cui si svolse la riunione di Óbidos, in O pulsar da Revolução. 1973, in cd25a.uc.pt.

134 La denuncia di Fabião era mossa dalle conferme del tentativo golpista dall’incontro, avvenuto la sera prima, nella casa del membro della Comissão Coordinadora, il maggiore Sanche Osório, di Rosado da Luz e di Vasco Lourenço, in O. Saraiva de Carvalho, Alvorada em Abril, cit., 160.

135 ESPOSAS, Estágio de Promoção de Oficiias Superiores das Armas e Serviços. 136 O. Saraiva de Carvalho, Alvorada em Abril, cit., 158-160.

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negazione da parte di Kaúlza de Arriaga, si può ritrovare, in un suo testo pubblicato nel 1987, le contraddizioni nei rapporti con Marcelo Caetano e la decisione di dover assumere posizioni nuove dinanzi al regime.

Lungo i mesi di settembre, ottobre e novembre del 1973 – riporta Arriaga – finii per convincermi, e in assoluto, della gravità della situazione, e della quale, veramente, purtroppo, non era nelle possibilità del Presidente Marcello Caetano e del suo Governo […] la risoluzione dei problemi vitali che si ponevano, essendo, data l’urgenza di quei problemi, del tutto consigliato la

sostituzione rapida di quei governanti con altri capaci di più autorità, di più forza operativa e di una maggiore capacità di regia138.

Il 22 dicembre 1973, «Diário do Governo» pubblicava quattro decreti importanti139 che miravano a scardinare uno dei motivi fondanti della costituzione del MOFA, ossia un aumento considerevole degli stupendi a vantaggio di tenenti, maggiori, e soprattutto dei capitani140. Nonostante il tentativo di smobilizzare la lotta, scrive Otelo, «a semente política germinara em boa terra»141. Con l’escalation di violenza di Beira del gennaio del 1974, il MOFA non ebbe più alcun dubbio sulla