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1.6 La «Guerra de Libertação» africana

1.6.2 Fronte mozambicano

Le prime componenti indipendentiste mozambicane si svilupparono nei Paesi limitrofi alla fine degli anni Cinquanta. Una delle prime sigle a comparire fu l’União democrática Nacional de Moçambique (UDENAMO), fondata in Rhodesia nel 1960 e traferita in Tanzania l’anno seguente. L’UDENAMO fu scelta come rappresentante mozambicano al CONPC, che all’epoca aveva come

486 F. Tavares Pimenta, Storia del Portogallo contemporaneo, cit.., p. 161.

487 Con l’allontanamento dei due riformisti e con l’ennesima lezione imparata dal regime, la successiva Legge organica dell’Ultramar n. 2119, approvata il 24 giugno 1963, negava qualsiasi autonomia politica alle colonie, in «Diário da República» de 24 de junho de 1963, in dre.pt.

488 Etnia bantù dell’Angola, a oggi composta dal 37% della popolazione, a fronte del 23% degli Kimbundu, del 13% dei Bakongo, e un 22% di etnie miste, in «The World Factbook» in cia.gov

489 L’enclave di Cabinda è una provincia angolana che si trova tra Zaire/Repubblica Democratica del Congo e Repubblica del Congo, chiamata «Kuwait d’Africa», essenziale per il Portogallo per la presenza delle materie prime quali caffè, legno e risorse minerarie e petrolifere.

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segretario generale Marcelino dos Santos. Dall’unione tra l’UDENAMO, l’União Nacional Africana e Moçambicana (MANU) – di matrice etnica creata in Tanganica – e l’União Nacional Africana de Moçambique (UNAMI), fu fondato a Dar el Salaam nel giugno del 1962 il FRELIMO sotto la guida di Eduardo Mondlane. La figura di Mondlane è molto importante se intesa in vista dei rapporti tra gli Stati Uniti, la politica africanista della presidenza Kennedy e l’interesse a una decolonizzazione dell’Angola e del Mozambico. Mondlane e Holden Roberto, a partire dal 1962, rientarono in un piano organizzato dalla CIA noto come «Piano Sakwa», dal nome del suo ideatore, Paul Sakwa. Come correttamente analizza Costa Pinto, il piano in questione partiva dal presupposto che il Portogallo sarebbe rimasto intrappolato in una guerra che non avrebbe vinto, con il conseguente indebolimento della NATO e l’allontanamento dei giovani Paesi africani dagli alleati portoghesi. Gli USA avrebbero quindi dovuto forzare una decolonizzazione portoghese – azione intrapresa anche nella sede delle Nazioni Unite – senza favorire una presa di potere comunista e, tutto ciò, nel minor tempo possibile490. Con l’appoggio di un programma di educazione di élite sarebbe stato possibile portare avanti il progetto. La Cia individuò a tal proposito Mondlane per il governo mozambicano e Holden per quello angolano. Secondo il Piano, i partiti politici avrebbero dovuto essere fondati nel 1965, le elezioni si sarebbero dovute svolgere nel 1967 e l’indipendenza portata a termine nel 1970491. Infine, il piano sarebbe stato proposto a Salazar in persona, con l’aggiunta di una contropparte economica. Tuttavia, come riconobbe lo stesso Sakwa, «senza il beneficio di una lobotomia frontale»492, Salazar non avrebbe accettato la proposta. In tal caso gli USA, attraverso i suoi servizi di intelligence, si sarebbero mossi per rovesciare Salazar con un gruppo di ufficiali sotto le dipendenze statunitensi. Il «Piano Sakwa» venne così votato nel marzo del 1962 dal Consiglio Nazionale di Sicurezza USA, sebbene privo dell’ipotesi antisalazarista. Per oliare la macchina, Kennedy avanzò una proposta concreta, stabilita dall’assistenza al Portogallo pari a 70 milioni di dollari493. Una cifra, ancora una volta, legata allo snodo per gli Stati Uniti fondamentale, quale era la base di Lajes, nelle Azzorre, in quegli anni al centro di un serrato rinnovo. Come la Difesa statunitense ben sapeva, circa il 75% del traffico aereo militare tra USA, Europa e Medio Oriente passava per le Azzorre e l’importanza di una base strategica simile poteva valere quel prezzo494.

490 A. Costa Pinto, O fim do Império Português, cit., p. 18. 491 Ibidem.

492 T.J. Noer, Cold war and black liberation. The United States and white Rule in Africa, 1948- 1968, Columbia, University of Missouri Press 1985, p. 87.

493 W.W. Schneidman, Engaging Africa, Washington and the fall of Portugal's colonial Empire, University Press of America, 2004, p. 85.

494 Ibidem. Salazar, nel gennaio del 1962 proibiva l’atterraggio di aerei di nazioni appartenenti alle Nazioni Unite. Solo da finale del ’62 le negoziazioni sarebbero riprese co un approccio fortemente modificato da parte nordamericana, che lasciava le posizioni antiportoghesi nella sede dell’ONU a discapito delle speranze dei nazionalisti africani.

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Mondlane venne quindi identificato come una delle figure capaci di modificare le sorti in Mozambico e supportato clandestinamente dalla CIA per scalare la leadership mozambicana495. Con l’assassinio del presidente Kennedy, tuttavia, il settore africanista in seno all’amministrazione statunitense iniziava a dissolversi. A conferma di ciò, l’ambasciatore USA a Lisbona Tapley Bennet, non riporta di nessun dialogo con il Presidente Johnson avente in oggetto la questione africana496. Sul piano della guerra indipendentista il Mozambico fu l’ultima delle realtà che iniziò l’attività di guerriglia, nel 1964. Nella costa orientale africana l’esercito portoghese era meglio organizzato rispetto agli altri fronti di lotta. Il FRELIMO, per quanto appoggiato dal Nord dalla Tanzania, riuscì ad organizzarsi con ordine solamente nel Nord del Paese, sebbene non riuscisse a mettere in grosse difficoltà le forze armate lusitane. Nel 1965, da un’ala scissionista, nacque il Comité Revolucionário de Moçambique (COREMO) a Lusaca. Sotto la protezione dello Zambia poté portare a termine alcuni attacchi militari per quanto di piccola entità497. Nel luglio del 1968 Eduardo Mondlane venne eletto a capo del FRELIMO, anche se la sua carriera sarebbe terminata poco tempo dopo. Nel febbraio del 1969 Mondlane venne assassinato dall’esplosione di un pacco bomba imbucato in Germania Occidentale498, in dinamiche ancora non chiare. Nella lotta per la sua successione, nel 1970, fu nominato presidente del FRELIMO Samora Machel. Le autorità portoghesi, seguendo da vicino lo sbandamento del movimento, decisero per una controffensiva chiamata «Operação Nó Górdio» – poi fallita – per mano del generale di estrema destra Kaúlza de Arriaga, figura che sarebbe ritornata in auge anche in piena Rivoluzione dei Garofani. Il fallimento dell’operazione e la costruzione della diga di Cabora bassa – finanziata da capitale portoghese e internazionale ma destinata a favorire lo sviluppo del Sudafrica – fu denunciata al mondo dal FRELIMO, che non mancava di apportare ritardi con sabotaggi mirati499. Forte dei due successi acquisiti, tra il 1972 e 1973, il FRELIMO penetrò nell’area di minoranza bianca del Paese, provocando il panico nei coloni – fino ad allora lontani dalla realtà che li circondava – determinando la nascita di manifestazioni contro i militari portoghesi a Beira. In quella che sarebbe rimasta nota come «rivolta di Beira» nel gennaio del 1974, la morte della moglie di un «fazendeiro» bianco a causa di un attacco del FRELIMO fece scoppiare una rivolta contro le Forze Armate, ree di non saper difendere i coloni bianchi dai rivoltosi, comportando l’avvicinamento decisivo tra i militari portoghesi e i coloni mozambicani500.

495 W. Wright Schneidman, Engaging Africa, cit., pp. 111-113. 496 Ivi, p. 230.

497 A. Costa Pinto, O fim do Império Português, cit., p. 19.

498 H. Jaffe, Africa. Movimenti e lotte di liberazione, Arnoldo Mondadori Editore, Milano 1978, p. 300.

499 T.H. Heriksen, Revolution and counterrevolution. Mozambique’s war of indepedendence, 1964-1974, Praeger Publications, Westport 1983, p. 35.

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