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2.2 Chi fece il 25 aprile

2.2.2. Portugal e o futuro

Il 14 gennaio 1974, il generale António de Spínola, chiamato a ricoprire da Costa Gomes il ruolo di vice Capo di Stato Maggiore delle Forze Armate142, mostrava il proprio carattere alla stampa presente rimarcando l’autorevolezza del nuovo compito e la personalità nel portarlo avanti. Le Forze

138 K. De Arriaga, Guerra e política. Em nom da verdade. Os anos decisivos, Edições referendo, Lisboa 1987, p. 62. Corsivi originali nel testo.

139 Votati dallo stanziamento Generale dello Stato per il 1974.

140 Rispetto al 1969, i tenenti vedevano aumentarsi lo stipendio da 4900$ a 6700$, i capitani da 7000$ a 9900$ e i maggiori da 7800$ a 10900$. L’aumento per i capitani era di 4700$ annui e per i maggiori di 5100$, in O. Saraiva de Carvalho,

Alvorada em Abril, cit., 162.

141 Ibidem.

142 La nomina venne fortemente osteggiata dal Presidente della Repubblica Américo Tomás e da settori più integralisti de regime

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Armate, rimarcava, non rappresentavano la «guardia pretoriana del potere» e la disciplina non implicava «la cieca obbedienza» a esso ma presupponeva capi e subordinati con il senso della Nazione «suffragata dalla massa anonima del suo popolo»143. Tuttavia, come riportano i giornalisti Rodrigues, Borga e Cardoso impegnati in quegli anni nella stampa e nella televisione nazionale, a poche ore dall’insediamento, il governo venne a conoscenza del discorso distribuito alla stampa e pressò Spínola affinché ritirasse il testo e lo sostituisse privandolo della propria portata eretica144. Nonostante i tagli della censura del regime, una parte, volutamente equivoca di Spínola, passò inosservata e pertanto pubblicata, ma che mostrava il senso da statista del generale Spínola: «continuarei a pautar a minha conduta na rigida obediência aos sagrados princípios da Ética Militar que […] a todos impõe o dever de não permitir que a Pátria seja confundida com idealizações equívocas, e de a defender onde quer que a sua assência (entenda-se, os valores morais da Nação) seja posta em perigo»145.

Dotato di un carisma eccezionale, unita alla presenza imponente e autoritaria – l’uso del monocolo, guanti bianchi e il frustino146 – Spínola incuteva un certo timore reverenziale tipicamente cavalleresco, esaltato dal proprio portamento «militare». La forte personalità, diretta, talvolta brusca ma franca, era apprezzata dai suoi uomini quanto dai suoi detrattori, alimentando in una certa maniera il mito stesso del generale, noto con l’appellativo «o Velho», il vecchio. Nel suo libro di maggior successo, scritto con il fervore della vittoria alle spalle, il comandante operazionale del 25 aprile Otelo Saraiva de Carvalho, lo descriveva in questi termini: «Embora inegavelmente possuidor de excelsas qualidades de chefe militar, Spínola as aplicava, embora invocando permanentemente «a Pátria», em exclusivo proveito próprio, para seu engradecimento e satisfação narcística da sua validade e da sua ambição pessoal. Os seus defeitos sobrepujavam as qualidades»147. Non sorprende la descrizione apportata da de Carvalho, soprattutto se si pensa che la prima edizione di Alvorada em Abril risale al 1977, che comprende la genesi del Movimento das Forças Armadas e i rapporti personali, militari e politici consumati agli albori del periodo rivoluzionario tra i rappresentanti del nuovo Portogallo, incluse le prove di forza di Spínola del settembre 1974 e i tentativi reazionari del marzo 1975148.

143 A. Rodrigues, C. Borga, M. Cardoso, O movimento dos capitães, cit., p. 171. 144 Ivi, pp. 171-172.

145 «A semana», Novo cargo para o General Spínola, e Ivi, p. 172.

146 La descrizione di Spínola è concorde, a parte la curiosa differenza nel colore dei guanti, bianchi in L.N. Rodrigues,

Spínola, cit., p. 187, e neri in M. Barbosa, Spínola, Portugal e o mundo: pensamento e acção política nos anos da Guiné: 1968-1973, in «Revista da história das ideias», v. 28 (2007), Faculdade de Letras da Universidade de Coimbra, p. 392.

147 O. Saraiva de Carvalho, Alvorada em Abril, cit., p.66.

148 In particolare, il testo ripercorre la formazione dell’MFA ma la posizione di Otelo verso Spínola era formata anche dagli avvenimenti successivi alla cronologia del testo stesso, che definisce magistralmente il prequel della rivoluzone, senza spingersi oltre.

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Come anticipato nel precedente capitolo, il libro Portugal e o futuro fu un vero e proprio best- seller sia per numero di copie vendute, 50.000149, che per la portata riformatrice del proprio contenuto: «la vittoria esclusivamente militare è impraticabile. Alle Forze Armate compete, poi, creare e conservare per il periodo necessario – naturalmente non molto lungo – le condizioni di sicurezza che permetteranno soluzioni politico-sociali, uniche suscettibili di porre fine al conflitto»150. La proposta del generale risultava essere una novità, almeno pubblicamente, ma era in realtà un processo di evoluzione del pensiero di Spínola che proveniva dalla propria esperienza in Guinea-Bissau e costituita sullo scambio di missive con Marcelo Caetano aventi come tema la visione di un Portogallo federalista. Ancora una volta il legame che stringeva il Portogallo alle proprie estensioni territoriali in Africa era ritenuto indissolubile da Lisbona, sia nel mantenimento del potere che nel suo rovesciamento.

L’idea, che aveva avuto modo di discutere anche con Salazar, venne esposta a Caetano già nel 1970, con il quale condivideva posizioni somiglianti in ambito di politica estera e militare, direttamente riferite ai territori ultramarini. Pur senza mettere in dubbio la sovranità dello Stato, ritenuto «uno e indivisibile», Caetano, alla presentazione della proposta di revisione costituzionale, enunciava nel dicembre del 1970 la necessità di dotare le province ultramarine di «leggi votate da ognuno dei propri organi legislativi; un governo proprio che assicurasse il corso dell’attuale amministrazione pubblica»151. La posizione, che incontrava la ferma opposizione del Presidente della Repubblica Américo Thomaz152, era invece condivisa da Spínola, il quale si approssimava a trovare «un’unica linea di soluzioni possibili per i problemi nazionali»153, avendo toccato con mano, in Angola e Guinea-Bissau154, le difficoltà militari portoghesi e l’impossibilità di una vittoria militare155.

149 Diversamente da Pezarat Correia, per Sánchez Cervellò Portugal e o futuro arrivò a pubblicare 350.000 copie, in J. Sánchez Cervelló, A revolução portuguesa, cit., p. 168.

150 A. de Spínola, Portugal e o futuro, Editora Arcádia, Lisboa 1974, p. 45.

151 Discorso pronunciato davanti all’Assemblea Nazionale del 2 dicembre 1970 sula revisione costituzionale, in M.Caetano, Renovação na continuidade, Verbo, Lisboa 1971, p. 69.

152 A. Neves de Souto, Caetano e o ocaso do «Império». Administração e Guerra colonial em Mozambique durante o

Marcelismo (1968-1974), Afrontamento, Porto 2007, p. 61 e A. Thomaz, Últimas décadas de Portugal, Edições Fernando

Pereira editor, Lisboa 1983, v. IV, p. 145, dove Thomaz rimarcava la malalede di Marcelo nel proporre una simile modifica alla legge soprattutto in tempo di guerra. Scriveva Thomaz «Se fosse, ainda, o doutor Salazar a fazer idêntica reforma, ninguém desconfiaria que dudesse haver qualquer intenção oculta. E aqui reside a grande diferença», rinnovando la propria devozione in «difesa politica, militare e diplomatica dell’integrità della Nazione» in Ibidem.

153 Carta di Spínola a Caetano dell’11 giugno 1971, in L.N. Rodrigues, Spínola, Biografia, A esfera dos livros, Lisboa 2010, pp. 153-154.

154 Comandante del Grupo de Cavalaria 345 in Angola dal 1961 al 1964, tornò a Lisbona fino al 1968, quando venne nominato Governador e Comandante Chefe das Forzas Armadas della Guinea-Bissau fino al 1973. Elaborò le prime teorie politiche applicate alle Province ultramarine nei libri Por uma Guiné melhor (1970), linha de acção (1971) e no caminho

do futuro (1972), in J. Andrade, Dicionário do 25 de Abril. Verde fauna, Rurba flora, Nova arrancada, Lisboa 2002, p.

392.

155 Nell’intervista rilasciata da Spínola a Manuel A. Bernando nel luglio del 1992, Spínola ricordava che «fu, in Angola, che capii l’impossibilità della vittoria militare. Rimasi due anni, nel Nord, e uno e tal, nel Sud. Rimasi con la conoscenza globale dell’Angola e dell’impossibilità che potessimo vincere una guerra di quel tipo», in M. A. Bernardo, Marcello e

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Tuttavia, l’anno seguente, iniziarono le prime frizioni tra Caetano e Spínola in merito sia alla condizione di Governatore della Guine-Bissau156, sia per gli incontri che, proprio nel 1972, iniziò ad avere con il presidente del Senegal Leopold Senghor per richiedere una mediazione senegalese tra Portogallo e PAIGC157. Nelle missive con il presidente Senghir, Spínola rimarcava, a titolo personale, come «l’indipendenza totale» della Guinea-Bissau avesse scarse possibilità e, diversamente, una «formula regionalista di ispirazione federalista» sarebbe stata una via praticabile sia a favore del Portogallo che della stessa Guinea158. In un primo momento Caetano non solo era a conoscenza e autorizzava direttamente in quanto premier i contatti, ma acconsentì al dialogo tra Spínola e Senghor159. Ma nel maggio del 1972, a una richiesta esplicita di Spínola di presenziare agli incontri, non solo Caetano rifiutò apertamente ma fece interrompere i contatti diretti del Governo con Senghor. Il timore che una simile apertura potesse coinvolgere indirettamente anche Angola e Mozambico era inaccettabile, ricordava il generale, chiudendo con una certezza e amara considerazione: «a partire da lì smisi di essere marcelista»160. Ad ogni modo Spínola non desistì e alla fine del ’72 fu proprio il PAIGC, nella figura di Amílcar Cabral, a voler intavolare un negoziato con il Portogallo161. Nuovamente Spínola rese partecipe Caetano della possibilità di una «soluzione politica» – due anni prima la pubblicazione del suo best-seller – spendibile nell’incontro con Cabral e nuovamente Caetano si oppose strenuamente, amplificando il prestigio politico già elevato del medico guineiano, ritenendo «fuori causa qualsiasi ipotesi di accordo politico negoziato e che si trovava pronto ad accettare, se necessario, la sconfitta militare»162. Marcelo Caetano avrebbe cambiato posizione in merito alla situazione guineense e alla possibilità di trovare un accordo con i guerriglieri163, come venivano intesi nella metropoli, all’inizio del 1974, autorizzando un’indagine

Spínola: a ruptura. As Forças Armadas e a Imprensa na queda do Estado Novo 1973-1974, Editorial estampa, Lisboa

1996, pp. 239-240.

156 I motivi del cambiamento dei rapporti professionali e personali tra i due era legato alla volontà di Spínola di dimettersi dalla carica di Governatore della Guinea, che sarebbe terminata nel maggio del 1972, per poter correre alle elezioni presidenziali del 1972, le quali non trovavano il supporto di Caetano, che preferiva appoggiare ancora Thomaz, e delle gerarchie militari, in Ivi, pp. 155-156.

157 Come giustamente annota Rodrigues, Senghor era interessato per motivi a lui prossimi e di natura geopolitica. L’interesse al mantenimento dello status quo era giustificato non tanto dall’instabilità che la Guinea-Bissau avrebbe comportato a vantaggio della rivale Repubblica di Guinea ma dalla minaccia di indipendenza ricercata dai separatisti della regione senegalese della Casamance (Casamança in portoghese), fondamentale dal punto di vista militare, in Ivi, p. 162. 158 Ivi, p. 165.

159 Ivi, p. 172.

160 M. A. Bernardo, Marcello e Spínola: a ruptura, cit., p. 239.

161 A. de Spínola, País sem rumo, Contributo para a história de uma revolução, Editorial Scire, 1978, pp. 41-42. 162 Ibidem.

163 Appena un anno prima, in un discorso pubblico emesso dalla televisione di Stato, Caetano affermava la necessità di difendere l’Ultramare e considerava «absurdo [avviare] negociações com os terroristas», giustificandone l’«impossibilidade constitucional e moral de qualquer governo entrar em contacto com grupos que não têm por si outros títulos senão o de semearem a violência», in M. Caetano, só temos um caminho: defender o Ultramar!, Discurso proferido pelo presidente do Conslho de Ministros, através da rádio e televisão, em 15 de janeiro de 1973, Secretária de Estado e turismo, Lisboa 1973, p. 9.

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esplorativa con il PAIGC con la possibilità di negoziare l’indipendenza della Guinea-Bissau164. Quando, essenzialmente, era troppo tardi per fermare processi oramai avviati.

Dalla metà di dicembre 1973, grazie al legame instaurato da alcuni militari in Guinea, iniziarono i contatti tra il generale Spínola e il MOFA. Il «primo contatto», ricorda Spínola, avvenne grazie al capitano António Ramos, in un momento in cui era nell’aria la promozione a vice Capo di Stato Maggiore dell’Esercito165. Il capitano Ramos rappresentava una delle fazioni interne al Movimento che discutevano i decreti-legge sulle carriere e approcciò Spínola per chiedergli di sostenere la causa degli ufficiali oriundi miliziani166. Nonostante Spínola riconoscesse la ragione nelle rimostranze dei capitani e spingesse per l’unificazione delle due correnti in una soltanto, la priorità del generale era portare a termine la pubblicazione di Portugal e o futuro167. Il motivo di tale premura nei confronti delle obiezioni dei capitani poteva creare, per Spínola, un pericolo di «divisionismo» e di «un’onda generalizzata di proteste» che avrebbero portato a pregiudicare «il prestigio delle Forze Armate alla diminuzione della durata di un anno dei corsi dell’Accademia Militare»168. Inoltre, come analizza Maria Inâcia Rezola, l’abilità di Spínola era data dal trattenere contatti con entrambe le reti dei capitani al fine di far convergere le due fazioni in un’unica contestazione per poterle controllare più agevolmente ed esercitare un’influenza maggiore169.

Un’abilità che non passò inosservata nemmeno a Otelo e Vasco Gonçalves quando, nelle settimane seguenti al loro primo incontro170, Spínola li chiamò nel proprio ufficio per invitarli a «maggior cautela» in futuro, in quanto Caetano e il Segretario di Stato gli avevano chiesto delucidazioni sulla conoscenza e sull’attività dei capitani171. Indipendentemente dall’ammissione della propria estraneità al Movimento, ciò che ancora una volta mostrava Spínola era l’«affabilità, quasi familiarità con cui Spínola ora [li] riceveva», accentuando la convinzione che, scrive Otelo, stesse traendo «un vantaggio per il futuro prossimo [e] cogliere i frutti dell’investimento»172.

164 J.M. Villas-Boas, Caderno de memórias, Temas e debates, Lisboa 2003, p. 100 e ss. 165 In portoghese vice-CEMGFA.

166 L.N. Rodrigues, Spínola, cit., pp. 243-244. 167 Ivi, p. 89.

168 A. de Spínola País sem rumo, contributo para a história de uma revolução, SCIRE, Porto 1978, p. 90. 169 M.I. Rezola, 25 de abril. Mitos de uma revolução, cit., p. 40.

170 Oltre ai precedenti incontri, la convocazione di Spínola era dovuta a una carta, conosciuta come «papel azul» o Cirolcare n. 1/74, inviata dalla Comissão Coordenadora di Lisbona in Mozambico, con la quale, in risposta ai fatti di Beira e Nampula, così riportava: «Dada a gravidade da situação, impõe-se que cada um, em consciência e dentro das mais estritas regras da disciplina militar, se empenhe junto dos seus comandantes ou chefes directos, no sentido de se obter, no mais curto prazo, o necessário desagravo de uma instituição que há doze anos vem cmprindo, silenciosa e lealmente, o seu EVER, e que por tal sente não ser merecedora dos reflexos de uma deficiente INFORMAÇÃO», in O. Saraiva de Carvalho, Alvorada em Abril, cit., p. 172.

171 Ivi, p. 174. 172 Ibidem.

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Ad ogni modo, Spínola era ben conscio che la pubblicazione del proprio testo avrebbe smosso le alte sfere dello Stato, civile e militare, e mostrava la propria convinzione in un incontro con i capitani nel gennaio del 1974, a ridosso degli eventi di Beira. In quell’occasione Spínola proponeva a Otelo, «Mi lasci pubblicare il mio prossimo libro, che è quasi pronto, e dopo andremo a vedere come reagiscono quando vengono colpiti alla mascella»173. Già da allora Spínola era al corrente che «il Movimento era con lui e che lo appoggiava»174 e che il processo era ineluttabile. Lo stesso Caetano nel suo Depoimento del 1976, avrebbe ammesso la difficoltà nel far pubblicare il testo del generale, pari alla decisione di non renderlo pubblico. Nelle sue parole,

Molta gente mi ha censurato per aver consentito alla sua pubblicazione nelle condizioni in cui ebbe luogo. E ho meditato tanto in merito al mio atto. Non si può mai sapere come avrebbe avuto seguito la Storia se fosse successo questo invece di quello… mas sono convinto che lo scandalo dl “libro proibito” sarebbe stato dentro e fuori dal Paese. […] Il Governo sarebbe [stato] accusato di occultare al Paese l’opinione autorizzata e patriottica di un comandante militare prestigioso. La crisi [sarebbe] deflagrata nello stesso e forse nelle condizioni moralmente peggiori per il Governo175.

Per Spínola l’opzione migliore era rappresentata dal non rovesciare il governo in maniera rivoluzionaria ma integrare il Movimento in una «strategia globale che consentisse un’uscita degna in merito al problema ultramarino e aprisse il cammino all’istituzionalizzazione di uno Stato Democratico allineato ai Paesi dell’Europa Libera»176. Il 22 febbraio 1974, alla pubblicazione di Portugal e o futuro, Marcello Caetano, che già in precedenza era a conoscenza del Movimento dei Capitani convocò i due capi di Stato Maggiore dell’Esercito. Come avrebbe ammesso più tardi Caetano nelle proprie memorie, alla lettura del «manifesto» di Spínola, comprese che il colpo di stato militare «era ora inevitabile»177 e governare un Paese con la consapevolezza che un gruppo di ufficiali e uno dei suoi uomini più rappresentativi discordava completamente con la linea governativa. Il primo

173 Il corsivo è di chi scrive, l’espressione rimanda alla reazione di chi viene colpito da un pugno in viso, nell’originale, «vamos ver como è que eles reagem quando o apanharem pelos queixos», in O. Saraiva de Carvalho, Alvorada em Abril,

cit., p. 187.

174 Ibidem.

175 Intervista al quotidiano «Mundo Português» nel settembre del 1976, in M. Caetano, Depoimento, 2ª edição, Record editora, Rio de Janeiro 1976, p. 250.

176 A. de Spínola País sem rumo, cit., p. 93.

177 Ricevuto il testo il 18 febbraio, «só no dia 20, consegui, passadas as onze da noite, encetar a leitura [...] Já não larguei a obra antes de chegar à última página, por alta madrugada. E ao fechar o livro tinha compreendido que o golpe de Estado militar, cuja marcha eu pressentia há meses, era agora inevitável», in M. Caetano, Depoimento, cit., p. 192.

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ministro, convinto che non avesse logica mostrare le proprie dimissioni al Presidente della Repubblica, propose pertanto ai generali Costa Gomes e Spínola di palesare «le proprie idee e i sentimenti delle Forze Armate e rivendicassero in nome loro il Potere»178. Spínola respinse con fermezza la propria partecipazione a piani cospirativi e, riaffermando l’attenzione alla disciplina militare, appoggiò il generale Costa Gomes che intimava alla calma179. Nonostante ciò, Marcello Caetano era consapevole che «non c’erano più condizioni per proseguire con autorità nella politica fino a lì mantenuta»180.

Ad ogni modo, e al di là delle rassicurazioni al primo ministro, Spìnola non allentò i contatti con i capitani. Nella riunione del 4 marzo 1974 Spínola incontrò Otelo e Vasco Lourenço nella propria residenza, dove il Movimento garantiva il suo appoggio al generale in caso di un suo esonero da parte del governo. Vasco Lourenço, mettendo in guardia Spínola in merito all’attacco che avrebbe certamente subito da Caetano a causa del contenuto di Portugal e o futuro, proponeva, in caso di bisogno, il trasferimento del generale in una delle unità militari sotto protezione controllate dal Movimento181.

La portata rinnovatrice del manifesto spinolista era comprensibile già allora e, a posteriori, avrebbe comportato un interessante dibattito sull’infiltrazione che l’idea ebbe o avrebbe potuto avere sulla decisione dei capitani di passare all’azione. In particolare, ci si è domandati se la cosiddetta spallata al regime sia scaturita come conseguenza della pubblicazione di Portugal e o futuro o, meglio, se sia stato il testo di Spínola a spingere i capitani a compiere un passo che anche uno degli uomini più fedeli del governo avrebbe appoggiato.

In relazione all’ispirazione che Portugal e o futuro avrebbe dato ai capitani di aprile la letteratura storiografica, giornalistica e la stessa memorialistica non è unanime nel giudizio. La maggior parte di essa concorda nel riconoscere un valore di assoluta rottura politica al testo di Spínola ma al tempo stesso discorda nel farle rappresentare un modello utilizzato dal gruppo dei capitani nella decisione finale del golpe. Uno dei sostenitori dell’ultima analisi e dell’ipotesi federalista portata avanti da Spínola è il generale Pedro de Pezarat Correia182. Per il generale de Pezarat Correia Portugal

178 Ivi p. 193. 179 Ibidem. 180 Ibidem.

181 Spínola si mostrò sorpreso dalla determinazione della proposta, invitò pertanto alla calma per non cadere in questioni più gravi che potessero «provocare sangue», in M.M. Cruzeiro, Vasco Lourenço, cit., p. 161.

182 Comandante nei territori d’oltremare, partecipò, fin dalle origini alla movimentazione militare che portò al 25 di aprile, fece parte del Conselho da Revolução dal marzo 1975 fino alla sua estinzione nel 1982, terminando la carriera militare nel 1986. Dottore di ricerca a 85 anni, è oggi autore di diversi testi sulla geopolitica e geostrategia, sul colonialismo e il 25 aprile, pubblicando diversi testi fra i quali Manual de geopolítica e geoestratégia, vol. I-II, Almedina, Lisboa 2010;

159 e o futuro, capace di aprire una finestra sulla politica interna e internazionale prossima al Portogallo, portava in sé il paradosso del rinnovamento pur non volendo esserlo o ricercarlo183. Allo stesso modo