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1.5 Dal dopoguerra alla guerra coloniale (1945-1961)

1.5.1 La longa manus del regime: la PIDE

Terminato il secondo conflitto mondiale la PVDE venne rinnovata, sia nel nome che nelle funzioni, disponendo dei mezzi precedenti e acquisendo più copertura nel territorio. Nell’ottobre 1945 venne creata la Polícia Internacional e de Defesa do Estado (PIDE)263 che «centralizzava il controllo di tutti gli organismi con funzioni di prevenzione e repressione politica dei crimini contro la criminalità interna ed esterna», assorbiva i processi in atto e la documentazione della struttura precedente determinando, in quasi totale indipendenza, la detenzione preventiva264. Con la riorganizzazione della polizia politica e la nascita della PIDE, l’Estado Novo acquisì una valenza definita dagli storici come «tirannica»265, totalitaria o «isolante»266. Se nella fase della PVDE (1928-

263 Decreto-Lei n. 35:046, 22 de outubro de 1945, in «Diário do govêrno», I serie, n. 234, 22 de outubro de 1945. 264 I.F.Pimentel, A história da PIDE, cit., p. 31.

265 Per I.F. Pimentel la distinzione era data dalla volontà dell’EN nell’isolare la popolazione nella sfera politica ma non in quella delle relazioni umane, sociali e private. Per Pimentel «i portoghesi mantennero un grado di appartenenza ad altri organismi, vuoi la famiglia, vuoi la Chiesa, istituzioni intermedie tra l’individuo e lo Stato, che continuarono a funzionare con grande autonomia e capacità d’iniziativa». Concludeva infine che «sui portoghesi [cadde] la tirannia, ma non si abbatté indiscriminata e arbitrariamente su di loro il “terrore totalitario” che secondo Hannah Arendt, costituiva il carattere proprio del totalitarismo», in I.F. Pimentel, A história da PIDE, cit., p. 20 e I.F. Pimentel, História das organizaçõs

femininas do Estado Novo, Círculo de leitores, Lisboa 2000.

266 Il politologo Manuel de Lucena definiva l’EN così «piuttosto dispotico» ma non totalitario e ciò assume un particolare interesse, perché scritto da un esule portoghese rientrato con il 25 aprile, che riportò queste parole in un testo pubblicato nel 1976, capace di influenzare degli studiosi coevi e di aprire la strada all’attenzione critica nei confronti del regime appena deposto. Lucena, pur non minimizzando le peculiarità aberranti della polizia politica portoghese, la definiva

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1945) la polizia politica era un’arma preventiva, «persuasiva» ed «educatrice» atta a installare «la paura e invitando al silenzio e alla rassegnazione»267, nel 1945 controllava l’emigrazione, le frontiere terrestri e marittime e la presenza e il transito di stranieri in Portogallo268.

Come riporta Irene Flunser Pimentel, la quale ha svolto uno straordinario lavoro storico sull’archivio della PIDE, nel 1935 la PVDE era composta di appena 30 agenti, mentre nel 1947, a seguito di una nuova riorganizzazione, era composta da 541 funzionari e 150 di segreteria. L’anno seguente il quadro dirigente sarebbe stato composto da 746 funzionari269 che, coadiuvati dalla costante censura, unita a pratiche d’indottrinamento eseguite dalla Chiesa cattolica, dalle sezioni locali della PIDE, dai «professori ordinari e liceali irreggimentati» che furono «strumenti di oppressione e di intimidazione che precedevano e frequentemente esoneravano l’ufficio della polizia politica e della repressione politica strinctu sensu»270, formavano il terreno di prevenzione e mantenimento dell’ordine pubblico nella nazione. Tra il 1945 e il 1974, tra continente e colonie, il numero dei funzionari al servizio della PIDE avrebbe raggiunto le 3600 unità271.

La PIDE, tra il 1945 e il 1969, attraversò tre fasi di evoluzione. Nella prima, tra il 1945 e il 1953 fu caratterizzata dall’acquisizione della propria legittimità e di dura repressone contro l’opposizione, in continuità con la PVDE, guidata, non a caso, dal Capitano Agostinho Conceição Pereira Lourenço272. Nel 1949, con la creazione del Conselho de Segurança Pública (CPS)273, i poteri della PIDE furono rinforzati maggiormente: le misure di sicurezza divennero misure di reclusione, che potevano variare da uno a tre anni, a discrezione della PIDE stessa che ne decideva l’applicazione e la proroga; la PIDE poteva chiudere le tipografie passibili di perturbare l’ordine pubblico con la

«misurata e razionale, nel senso che era ben proporzionata alle necessità a ai fini», che la discostava sia alla Germania che alla Spagna franchista, in M. de Lucena, A evolução do sistema corporativo português, vol. I: O Salazarismo, Perspectivas e realidades, Lisboa 1976, p. 121.

267 M. da Conceição Ribeiro, A polícia política no Estado Novo 1926-1945, Editorial estampa, ICS, Lisboa 1995, pp. 197 e 273.

268 Fernando Rosas sottolineava invece la centralità della PIDE nel sistema repressivo portoghese, capace di attuare un «sistema di giustizia politica» - in M. Braga da Cruz, in O partido e o estado no Salazarismo, cit, p. 85 - che s’intersecava con prigioni e tribunali speciali, misure di sicurezza e di “bonifica politica”, tali da premettere agli storici di definire l’Estado Novo come un regime di «natura chiaramente di polizia», in Fernando Rosas, O Estado Novo, in J. Mattoso,

História de Portugal, Vo. VII, cit., pp. 275-278.

269 I.F.Pimentel, A história da PIDE, cit., p. 31.

270 F. Rosas, Salazar e o salazarismo: um caso de longevidade política, in A.E. Duarte Silva, Salazar e o salazarismo, Dom quixote, Lisboa 1989, p. 31.

271 I.F.Pimentel, A história da PIDE, cit., p. 54. 272 I.F.Pimentel, A história da PIDE, cit., p. 33.

273 Il CSP racchiudeva la PIDE e le altre forze di repressione e controllo: la Polícia Judiciária, la Polícia da Segurança Pública, la Guardia Nacional da República e la Legião Portuguesa. Secondo alcuni studiosi la PIDE ebbe un ascendente operazionale sugli altri organismi di sicurezza, in J. Freire Antunes, Nixon e Caetano, promessas e abandono, Difusão Cultural, Lisboa 1992, pp. 181-183.

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stampa di materiale definito sovversivo, proibire comizi e incontri, chiudere locali e sorvegliare lavoratori indicati dagli informatori274.

Il terrore275 era l’arma intangibile più efficace in grado di permeare ogni aspetto della vita di singole persone e di gruppi più e meno organizzati. Così riporta la sensazione di terrore lo scrittore Mário de Carvalho:

O medo impregnava todo o relacionamento social. Medo de ser preso, medo de perder o emprego, medo do ostracismo social, medo da perseguição e do isolamento, medo da tortura, medo da calunia, medo do desfavorecimento ou da preterição. Medo do superior, medo da policia, medo da burocracia, medo do vizinho. O medo engendrava mais medo. Era um sufoco irrespirável. Para a maioria. Havia quem prosperasse quem se sentisse confortável no meio da desgraça dos outros. Continua a haver. Os mesmos também276.

La storiografia portoghese è ampia, ampissima sul tema, affrontato guardando alla storia della polizia politica dalla sua creazione alla sua evoluzione, alla catalogazione dell’immenso archivio d’informazioni acquisite sul suolo portoghese e ultramarino277, al ruolo internazionale svolto dal Portogallo durante il salazarismo – speso anche in ottica anticomunista e inquadrato sotto l’egida del cappello «Stay behind»278 – alla testimonianza dei prigionieri politici rinchiusi nei carceri di Caxias, Peniche e nel campo di concentramento capoverdiano di Tarrafal, volte al mantenimento della memoria storica di chi è stato umiliato, torturato e annichilito della propria dignità umana.

274 Ivi, p. 37.

275 Herminio Martins riportava di «economia del terrore» e di «coefficiente ottimo di terrore», accostando le pratiche adottate del regime portoghese a quello nazista, senza tuttavia ricorrere a uno sterminio su larga scala, in H. Martins,

Classe, status e poder, cit., p. 45. Sarebbe probabilmente opportuno distinguere ancora tra uso della violenza interna e

nei territori coloniali, dove raggiunse il suo apice di repressione militare e l’inizio dell’opposizione in seno alle Forze Armate.

276 A. Aranha, C. Ademar, No limite da dor. A tortura nas prisões da PIDE, Parisfal , Lisboa 2014, p. 281.

277 L’archivio della PIDE/DGS racchiude circa 20.000 faldoni e 500 libri dal 1919 al 1976, in Arquivo Nacional de Torre do Tombo. L’archivio, oltre a documentazione relativa ad essociazioni statali, private ed ecclesiastiche, conserva anche il fondo di António Salazar e Marcello Caetano.

278 La PIDE collaborava con i servizi informativi consimili e inquadrati nella NATO: CIA, FBI, SIFAR (in particolare con l’allora colonnello Giovanni Allavena), SDECE. Allo stesso tempo tesseva rapporti con l’OAS algerino, l’Aginter- Press e con elementi dell’estrema destra europea. La questione verrà affrontata nel II capitolo.

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