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1.6 La «Guerra de Libertação» africana

1.6.4 L’ONU e la questione portoghese

Nell’aprile del 1955 il desiderio dei movimenti di liberazione nazionale, che si erano riuniti in organismi civici e politici di matrice nazionalista già dall’inizio del XX secolo, subì nuovo impulso a vantaggio della decolonizzazione con la Conferenza di Bandung519. Il Terzo Mondo afroasiatico entrava con forza nello scacchiere bipolare in cui esprimeva le rivendicazioni da comprimaria per non rimanere schiacciata tra le due superpotenze e le potenze europee e per richiedere la fine immediata del «colonialismo in tutte le sue manifestazioni»520. Ma fu con l’inizio degli anni Sessanta che gli appoggi esterni alla lotta di liberazione dei popoli lusofoni acquisì un valore preponderante per numero e valore simbolico che arrivò fino 1974, in un braccio di ferro che opponeva il regime di Salazar alle rappresentanze delle Nazioni Unite, dell’OUA, ai Paesi e ai partiti e movimenti marxisti, alla Chiesa cattolica521.

Uno dei palcoscenici di dialogo più importante venne svolto senza dubbio dall’Organizzazione delle Nazioni Unite, sia per la stesura della Carta delle Nazioni Unite che per l’ideational role svolto dall’organizzazione dalla sua fondazione. La peculiarità delle Nazioni Unite di rappresentare il centro della circolazione delle idee, è riconoscibile nel processo di stabilimento di leggi, norme, regolamenti che definiscono, costituiscono e mediano le relazioni tra cittadini, società, mercati e Stati nell’arena internazionale522. Gli studiosi Emmerij, Jolly e Weiss ne hanno tracciato le qualità di creatori di idee, in quanto fautori di dibattiti di idee, creazione di idee, legittimazione internazionale di idee,

518 Ad ogni modo erano presenti cellule cladestine nel territorio, come l’União das Populações das Ilhas de Cabo Verde (UPICV), la Frente Ampla de Resistência Nacional (FARN) e l’União de Cabo Verde (UDCV), con la peculiarità di essere l’unico partito anti-indipendenza. Preferito da António de Spínola, sarebbe sparito con l’allontamamento dalla presidenza della Reubblica il 30 settembre 1974, per confluire nel PAIGC, in dossier di casacomum.org. Si veda un’interessante raccolta di documenti nell’archivio online di J. Pacheco Pereira in ephemerajpp.com.

519 Prima di allora furono rimarchevoli nella cronologia storica anticolonialista, il Congresso dei popoli oppressi di Bruxelles nel 1927, il V Congresso Pan-Africano di Manchester del 1945, la Dichiarazione dei diritti fondamentali dell’uomo sanciti dalla Carta delle Nazioni Unite e la Conferenza di Colombo, organizzata nell’aprile 1954 per discutere la Pace di Indocina e dove venne convcata la Conferenza di Bandung stessa.

520 Dal punto di vista economico la Conferenza di Yaoundé garantiva del 1963 garantiva un accordo commerciale tra le ex-colonie africane e la CEE, con valenza dal 1964, rinegoziazione nel 1969 e con la sostituzione, nel 1975, dalla Convenzioe di Lomé, in N.A. Leitão, Estado Novo democracia e Europa, 1947-1986, ICS, Lisboa 2007, p. 217. 521 L’invito, da parte di Papa Paolo VI dei rappresentanti dei movimenti indipendentisti di MPLA, FRELIMO e APIGC alla Conferenza Internazionale di solidarietà con i popoli delle colonie portoghesi del 27-29 giugno 1970 rappresentò il primo riconoscimento internazionale alla lotta nazionalista al di fuori delle Nazioni Unite. Si rimanda al IV capitolo del lavoro.

522 Weiss T., Thakur R., Global Governance and the UN: an unfinished journey, Indiana University Press, Bloomington (IN), 2010, pp. 5-6.

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promozione di idee politiche, implementazione o sperimentazione di idee a livello nazionale, produttrice di risorse per il prosieguo di nuove politiche, monitoraggio del progresso, cancellazione di idee considerate inconvenienti o eccessivamente controverse523. La prospettiva è molto interessante e che tende a inserire l’ONU all’interno di un filone interpretativo che mira a ricercare in che maniera l’ONU abbia avuto il proprio impatto nel pensiero e nell’azione internazionale524, quali fattori abbiano influenzato lo sviluppo di specifiche idee o quale impatto politico ed economico esse abbiano avuto525. Utilizzando questo filone interpretativo, è rimarchevole il lavoro svolto dalla ricercatrice Aurora Almada e Santos nell’applicare teorie e metodi della storia internazionale per comprendere se e in che modo l’ONU abbia constribuito alla consolidazione e all’ascesa dell’idea di autodeterminazione nei movimenti delle colonie lusitane526. In particolare, tende a valorizzare i contributi della global history per inserire i dibattiti in merito al colonialismo portoghese all’interno di un fenomeno transnazionale. Questo metodo, che abbracciaa il criterio della Storia delle Idee527, sarà utile anche per il lavoro in questione, che tenderà a utilizzare una visione transnazionale e posta su multilivelli per comprendere le percezioni di differenti intervenienti nella Rivoluzione dei Garofani.

Dall’intangibile idea, considerato il più importante patrimonio dell’organizzazione528, si passò pertanto alla «trasformazione di un’idea in un diritto»529. L’autodeterminazione dei popoli divenne così uno dei pilastri delle Nazioni Unite, «responsabile di iniziative destinate alla sua implementazione in quanto affermazione autorizzata dell’impegno [e dell’obbligo] delle potenze coloniali a portare le colonie all’indipendenza il più rapidamente possibile»530.

523 Emmerij L., Jolly R. e Weiss T., UN ideas that changed the world, Indiana University Press, Bloomington (IN) 2009, p. 35.

524 Uno dei progetti più validi per la valorizzazione delle idee e il recupero della memoria storica è lo United Nations

Intelectual History Project. Creato nel 1999 e completato nel 2010, si occupa degli apporti dell’ONU nelle aree

dell’economia, dello sviluppo sociale, abbracciando tematiche legate ai diritti umani, che acclude i diritt all’autodeterminazione, la sostenibilità, le questioni di genere. Si veda http://unhistory.org/.

525 La questione è stata analizzata da Emmerij L., Jolly R. e Weiss T. in Ahead of the curve? UN ideas and glbal

challenges, Indiana University Press, Bloomington (IN) 2001, pp. 10-13.

526 Almada e Santos Aurora, A organização das Nações Unidas e a questão colonial portuguesa: 1960-1974, Instituto da Defesa Nacional, Lisboa 2017, pp. 17-18.

527 Ivi, p. 19.

528 Emmerij L., Jolly R. e Weiss T., UN ideas that changed the world, cit., p. 39.

529 J. A. Lopes Azeredo, Entre solidão e intervencionismo: direito de autodeterminação dos povos e reacções de estados

terceiros, Publicações Universidade Católica, Porto 2003, p. 48

530 Luard E., A history of the United Nations. The years of the Western Domination, Vo. I, MacMillan, London 1989, p. 187.

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Paese firmatario della NATO nel 1949, il Portogallo entrò nell’Organizzazione delle Nazioni Unite nel 1955531, dopo avere rettificato la Carta delle Nazioni Unite nel 1956532 che include, in particolare, anche l’articolo 73, che delinea la posizione dei «territori non autonomi»: «Members of the United Nations which have or assume responsibilities for the administration of territories whose peoples have not yet attained a full measure of self-government recognize the principle that the interests of the inhabitants of these territories are paramount»533. Ai fini della comprensione è utile elencare i punti a), b) e c) dell’articolo:

a. to ensure, with due respect for the culture of the peoples concerned, their political, economic,

social, and educational advancement, their just treatment, and their protection against abuses;

b. to develop self-government, to take due account of the political aspirations of the peoples, and to

assist them in the progressive development of their free political institutions, according to the particular circumstances of each territory and its peoples and their varying stages of advancement;

c. to further international peace and security534.

L’importanza dell’articolo 73 della Carta è data dal continuo riferimento delle risoluzioni successive degli anni Sessanta. Tuttavia, anche per segnare un continuum tra l’approccio internazionalista dei partiti marxisti-leninisti del dopoguerra e la vicinanza all’evoluzione del Portogallo coloniale, occorre ricordare che le prime attestazioni a favore dell’enunciazione del principio di autodeterminazione dei popoli fu Lenin, invocandoli come base per gli accordi di pace che seguirono la Prima Guerra Mondiale535. Preceduto sul tema da Stalin, che nel 1913 dedicava un pamphlet al tema della nazione e dell’autodeterminazione536, Lenin formulò la sua propria idea di autodeterminazione tra il 1915 e il luglio 1916, nella quale, secondo l’economista Meyer, veniva affrontato «the political extension of Lenin’s primarily economic analysis of imperialism»537. Con

531 L’ingresso del Portogallo nell’ONU è datato 14 dicembre 1955, in, ammesso come membro nella Sessione speciale dell’Assemblea un.org/en/members Generale, risoluzione 995 (X) dell’Assemblea Generale.

532 Depositata dal Segretario-Generale portoghese il 21 febbraio 1956 e pubblicata in United Nations Treaty Series, vol. 229, p. 3, nel 1958, in ministeriopublico.pt.

533 Carta delle Nazioni Unite, capitol XI, Dichiarazione concernente i territori non autonomi, in http://www.un.org/en/sections/un-charter/chapter-xi/index.html.

534 Ibidem.

535 Manela E., The wilsonian moment: self-domination and the international origin on anticolonial nationalism, Oxford University Press, New York 2007, p. 37.

536 J. Stalin, Marxism and the National question, in J. Stalin, Marxism and the national and colonial question. A collection

of articles and speeches, London 1941, pp. 3-67. Stalin definiva così l’autodeterminazione: «The right to self-

determination means that only the nation itself has the right to determine its destiny, that no one has the right forcibly to interfere in the life of the nation, to destroy its schools and other institutions, to violate its habits and customs, to repress its language, or curtail its right», in Ivi, p. 18.

537 A.J. Meyer, Wilson vs Lenin. Political origin of the New Diplomacy, 1917-1918, Cleveland, New York 1964, p. 298. Sul tema si veda anche H. Carrère d’Enacausse, Unité prolétarienne et diversité nationale. Lénine et la théorie de

110 Thesis on the Socialist Revolution and the right of Nations to Self-determination, pubblicato nel marzo del 1916, Lenin riportò la prima enunciazione del principio538. A fare da contraltare all’autodeterminazione scaturita dalla rivoluzione socialista, nello stesso periodo, il presidente statunitense Woodrow Wilson metteva le basi per la formulazione della stessa teoria di provenienza occidentale. Nella prospettiva del presidente nordamericano l’autodeterminazione rappresentava il corollario della sovranità popolare attraverso il consenso dei governati, con l’ulteriore accezione, rispetto al leader russo, della libera scelta della guida politica. Dalle parole di Antonio Cassese, «Self- determination meant self-government»539.

Nel 1960, ricordato come «l’anno dell’Africa», quattordici ex possedimenti europei ottennero pertanto l’indipendenza ed entrarono nell’Assemblea Generale, acuendo le speranze degli indipendenstisti lusofoni di una condanna internazionale al Portogallo. Il cambiamento tanto sperato giunse il 14 dicembre 1960, quando la XV Assemblea Generale dell’ONU, supportata dalla nuova maggioranza africana, approvò la Risoluzione 1514, Dichiarazione sulla Concessione dell’Indipendenza ai Paesi e Popoli Coloniali, dando un impulso senza pari all’autodeterminazione dei popoli africani540, suffragata, nel piano internazionale, dalla posizione anticolonialista del presidente del Brasile Jânio Quadros e degli USA John Kennedy.

L’Estado Novo del 1961 appariva fragile e in balia degli eventi interni, come il golpe interno di Henrique Galvão, la fuga di Peniche della nuova dirigenza del PCP, le crescenti manifestazioni studentesche e, da quelli esterni, come la critica serrata al Portogallo nella sede della NATO e dell’ONU, all’inizio del conflitto coloniale, alla perdita di Goa, Daman e Diu541. La questione angolana acquisiva maggiore importanza in quanto, insieme al richiamo dell’autodeterminazione, la Liberia, supportata dalla Repubblica Araba Unita, Ceylon, Ghana e Congo Brazzaville, evocava una maggiore attenzione per il rispetto dei diritti umani nella maggiore colonia lusitana, che era posta sotto lente negli incontri del Consiglio di Sicurezza542.

538 Lenin V.I., Thesis on the Socialist Revolution and the right of Nations to Self-determination, (January-February 1916), in Selected works, London 1969, pp. 159-167.

539 Cassese A., Self-determination of peoples: a legal reappraisal, Cambridge University, Cambridge 1995, pp. 19-23. 540 UN, A/RES/1514 Declaration of the granting of independence to colonial countries and peoples, 14 dicembre 1960, in un.org.

541 Sulla questione Portogallo-India, si vedano C.A. de Morais, A queda da Índia portuguesa. Crónica da invasão e do

cativeiro, Estampa, Lisboa 1995; A. Lobo, Memórias de um soldado da Índia, Imprensa Nacional-Casa da Moeda, Lisboa

1987.

542 Supplement n.2 (A/4867), Report of the Security Council to the General Assembly of the UN, 16 July 1960- 15 July 1961, chapter 6, Letter dated 20 February 1961 from the Representative of Liberia addressed to the President of the

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Dal proprio punto di vista, il Portogallo rispose alle critiche alla guerra coloniale assurgendo vizi di forma nelle rimostranze dei Paesi favorevoli alla decolonizzazione543 e facendo intendere che non si trattava di una controversia tra il Portogallo e uno stato terzo bensì una situazione di mantenimento di ordine pubblico intestino al Portogallo. Lisbona si appellò al paragrafo 7 dell’Articolo 2 della Carta, che recitava «Nothing contained in the present Charter shall authorize the United Nations to intervene in matters which are essentially within the domestic jurisdiction of any state or shall require the Members to submit such matters to settlement under the present Charter»544. Ancora una volta il Portogallo intendeva avvalersi di un’interpretazione propria del territorio angolano, unilateralmente indicato come «provincia d’oltremare». Perciò i disturbi in Angola venivano qualificati come opera di un gruppo che non rappresentava la popolazione, armato con armi di fabbricazione straniera e che aveva al suo interno elementi non angolani. Inoltre, e probabilmente con il supporto dell’antica alleata commerciale, tentò di giustificare gli scontri angolani facendoli intendere come il frutto della trasposizione della Guerra Fredda nel proprio territorio, dove l’aggressione comunista internazionale disturbava l’ordine e la pace dei popoli e delle nazioni545.

Ad ogni modo, nonostante le difficoltà incontrate nel terreno internazionale – e della perdita degli Stati Uniti dall’inizio della guerra alle colonie – il Paese non si trovava tuttavia isolato. Nonostante gli accordi bilaterali instaurati tra il Portogallo e altri Paesi appartenenti alla NATO, alcuni di essi compresero che appoggiare la politica coloniale portoghese avrebbe portato meno vantaggi per i propri interessi. Pur non andando contro la politica lusitana in sede di Consiglio di Sicurezza, adottarono una posizione cautelativa, negando però che la situazione angolana potesse rappresentare una minaccia alla pace e alla sicurezza internazionale546.

In seguito all’approvazione della Risoluzione 1514 l’Angola divenne il fulcro della battaglia dell’ONU in materia di diritto all’autodeterminazione e all’indipendenza. Con la Risoluzione 1603 (XV) l’ONU invitava pertanto il governo portoghese a sottostare alla risoluzione 1514 (XV) dell’Assemblea Generale, «tenendo debitamente conto dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali e in conformità con la Carta delle Nazioni Unite»547. Oltre a sottolineare la mancanza umanitaria portoghese, la risoluzione poneva un altro punto importante sulla questione, marcatamente

543 Almada e Santos Aurora, A organização das Nações Unidas, cit., pp. 39-41. 544 Charter of the UN, chapter I, Purposes and principles, art.2, in un.org. 545 P. Oliveira, Os despojos da aliança, op.cit., p. 228.

546 L.N. Rodrigues, A “solidão” na política externa portuguesa no iniício da decáda de 60: o caso do Estados Unidos, in F. Martins, Diplomácia e guerra: política externa e política de defesa em Portugal do final da Monarquia ao Marcelismo, Edições colibri, Universidade de Évora, Évora, pp. 189-224; A. Silva, O litígio entre Portugal e a ONU (1960-1974), in «Análise social» vol. XXX, pp. 5-50, 1995; L.N. Rodrigues, Salazar e Kennedy. A crise de uma aliança, Editorial Notícias, Lisboa 2002.

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politico, cui il Portogallo cercava di sfuggire. Rifacendosi ancora una volta alla Risoluzione cardine 1514 (XV) del 14 dicembre 1960, la sudditanza lusitana era da considerarsi come uno «sfruttamento straniero [che] compromette la causa della pace e della cooperazione mondiale»548, oltre che dell’intera stabilità dell’area africana. Significava che l’Angola rappresentava un chiaro esempio di colonialismo. Nel tentativo di strumentalizzare gli eventi sul tavolo internazionale a vantaggio dello scontro bipolare, l’Unione Sovietica, insistendo nello spirito della Risoluzione 1514 (XV), indicò il Portogallo, in quanto membro della NATO, responsabile del conflitto militare e dello sfruttamento economico dell’Angola549.

Nel tentativo di strumentalizzare gli eventi sul tavolo internazionale a vantaggio dello scontro bipolare, l’Unione Sovietica, insistendo nello spirito della Risoluzione 1514 (XV), indicò il Portogallo, in quanto membro della NATO, responsabile del conflitto militare e dello sfruttamento economico dell’Angola. Secondo Mark Bradley550, la dichiarazione sovietica andrebbe ricercata alla luce della crescente inclinazione delle due superpotenze per una politica di maggiore intervento nel Sud globale. Il Sud del mondo rientrava nella nuova sfida delle due nazioni di imporre, o almeno influenzare, i Paesi decolonizzati con modelli economici da seguire. Nel tentativo di approntare modifiche sostanziali all’economia subsahariana, USA e URSS aumentarono l’assistenza economica e finanziaria ai nuovi Stati551.

Le Risoluzioni 1514, 1541 e 1542, direttamente correlate all’Articolo XI della Carta delle Nazioni Unite, si collocarono in una posizione gerarchica preponderante, divenendo modello di riferimento per i popoli e le nazioni richiedenti diritto all’autodeterminazione e all’indipendenza era destinato a produrre un senso di legittimità552. La Risoluzione 1541 del 15 dicembre 1960, in particolare, chiariva, al paragrafo VII, la libera associazione dei popoli espressa volontariamente e democraticamente «nel pieno rispetto dell’individualità e delle caratteristiche culturali de territorio e delle sue genti»553. Nella stessa sessione giornaliera venne deliberata anche la Risoluzione 1542, che indicava espressamente al Portogallo di sottostare agli obblighi previsti dalle disposizioni del Capitolo XI della Carta per i territori sotto la sua amministrazione dai punti a) a i): Arcipelago di

548 Ibidem.

549 Vista la disposizione del Portogallo a considerare i propri territori parte integrante dell’Impero, popolazione inclusa, sarebbe il caso di domandarsi se la guerra coloniale stessa non sia da intendersi come una guerra militare e civile insieme. 550 M. Bradley, Decolonization, the Global South, and the Cold War 1919-1962, p. 477, in M. Leffler, O. Westad, The

Cambridge history of the Cold War, vol. I, origins, Cambridge University Press, Cambridge 2011.

551 Ivi, p. 475-476.

552 P. Escarameia, Formation of the concepts in international law: subsumption under self-determination in the Case of

East Timor, Fundação Oriente, Lisboa 1993, p. 97.

553 UN, A/RES/1541 (XV), A/PV. 948, Principes qui doivent guider les États Membres pour déterminer si l'obligation

de communiquer des renseignements, prévue à l'alinéa e de l'Article 73 de la Charte, leur est applicable ou non, 15

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Cabo Verde; Guinea, chiamata Guinea portoghese; São Tomé e Príncipe; São João Batista de Ajudá; Angola, inclusa l’enclave di Cabinda; Mozambico; Goa e dipendenze, chiamata Stato d’India; Macao; Timor554.

Il Portogallo, lungo tutto l’arco degli anni Sessanta e fino al golpe dei militari del 25 aprile 1974, divenne oggetto di critiche feroci e di interesse dei singoli Stati che si affrontavano, con sotterfugi e veti, nelle sedi della General Assembly e del Security Council dell’ONU555. Sia sotto António Salazar che sotto Marcello Caetano, le risoluzioni che avevano come oggetto il Portogallo si moltiplicarono, fino a giungere, nel 1974, a trenta risoluzioni nell’Assemblea Generale e cinque nel Consiglio di Sicurezza. Sono racchiudibili nella tabella 5, a seguire.

GenAss/a Portugal Security Council

1961 A/RES/1699 1962 A/RES/1807 A/RES/1808 A/RES/1809 1963 A/RES/1913 A/RES/1973 S/RES/180 S/RES/183 1965 A/RES/2107 A/RES/2108 S/RES/218 1966 A/RES/2184 A/RES/2235 A/RES/2237 1967 A/RES/2270 A/RES/2288 A/RES/2349 1968 A/RES/2395 A/RES/2425 1969 A/RES/2507 A/RES/2554 1970 A/RES/2703 A/RES/2707 1971 A/RES/2795 A/RES/2873

554 UN, A/RES/1542 (XV), A/PV. 948, Communication de renseignements au titre de l'alinéa e de l'Article 73 de la

Charte, 15 décembre 1960.

555 Il tanto ricercato isolamento internazionale salazarista divenne relativo dopo la morte del presidente Kennedy e compensato dall’appoggio e dal rafforzamento dei legami con il Sudafrica dell’apartheid e con la Rhodesia, interessati al mantenimento degli uomini forti bianchi, ma anche dall’appoggio della Francia gaullista e della Germania federale, in F. Tavares Pimenta, Storia del Portogallo contemporaneo, cit., p. 163.

114 1972 A/RES/2918 A/RES/2979 S/RES/312 S/RES/322 1973 A/RES/3061 A/RES/3113 A/RES/3117 1974 A/RES/3294 A/RES/3299 A/RES/3340

Tabella 5. Risoluzioni Geral Assembly e Security Council 1961-1974556

La situazione coloniale necessitava di un doveroso cambio di rotta per trovare una soluzione alla dispendiosa guerra che costava alle casse del regime una media del 33% del finanziamento statale nella prima metà degli anni Sessanta, fino ad essere superato nella seconda metà del decennio e giungere, nel 1968, al 42,4%557, per un totale di 180 milioni di contos dell’epoca558. Detto in altri numeri, l’85% delle spese dello Stato venivano assorbiti dalle Forze Armate in guerra, che corrispondeva all’8% del PIL portoghese559, un prezzo decisamente troppo alto, indipendentemente dalle entrate che le colonie potevano apportare alle finanze metropolitane560. Con Salazar ancora al potere, tuttavia, un cambiamento in tal senso era fuori questione. Ma il sabato 3 agosto 1968 – o il giorno seguente561 – l’immobilità geovernativa venne scossa da un episodio inatteso, che sarebbe divenuta una data di frattura per la storia del Portogallo contemporaneo. Salazar cadeva da una vecchia sedia nel Forte di Santo António da Barra562, a pochi chilometri da Lisbona. In seguito alla caduta avrebbe battuto la testa nel pavimento, con un ematoma che avrebbe finito per renderlo