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1.5 Dal dopoguerra alla guerra coloniale (1945-1961)

1.5.2 L’opposizione al salazarismo

1.5.2.1 Humberto Delgado, il «generale senza paura»

Dalla casta combattente arrivò ancora una volta un candidato fortemente intenzionato, se eletto, a non sottostare allo strapotere di Salazar: il generale della Forza aerea Humberto Delgado. Appoggiato dal presidente della Repubblica uscente, da correnti militari di destra e da altre correnti civili disposte ad una progressiva liberalizzazione della dittatura, Delgado era il rappresentante del settore filostatunitense tra le maglie del regime in quanto delegato NATO a Washington dal 1952 al

310 Ivi, pp. 746-747.

311 Paese firmatario della Carta Atlantica, in https://www.nato.int/cps/ie/natohq/natocountries.htm. 312 Ufficializzato il 14.12.1955 in http://www.un.org/en/member-states/index.html.

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1957313. Uomo caratterizzato da grande carisma e da linguaggio diretto, era un uomo del regime, avendo partecipato attivamente al golpe del 28 di maggio del 1926. Alla fine degli anni Cinquanta, tuttavia, rappresentò una speranza per il cambiamento democratico del Portogallo canalizzando l’interesse di più fazioni dell’opposizione, inclusa quella comunista314, nonostante avesse inizialmente trovato pochi consensi proprio per il proprio passato. L’importanza di Delgado risiedeva nell’appoggio che era stato in grado di guadagnare da parte dell’Opposizione Democratica, pronunciatasi favorevolmente nel Diretório del Partito Repúblicano, del Diretório Democrato-Social, a Resistência Republicana e Socialista, di monarchici e repubblicani di prestigio e soprattutto della gioventù portoghese315.

Il 10 maggio 1958 Delgado si candidava ufficialmente e in modo indipendente alla corsa per la presidenza316. Durante la campagna elettorale a Lisbona317, supportato dal potere sancito dalla Costituzione del 1933 che rimetteva il Primo Ministro al volere del Presidente della Repubblica, palesava in maniera chiara l’atteggiamento che avrebbe tenuto nei confronti di Salazar una volta eletto: «Obviamente demito-o!»318. La frase più famosa della storia contemporanea portoghese attribuita a Delgado viene rivista in funzione della trascrizione dei giornalisti presenti al momento del comizio e acquisisce una sfumatura differente a seconda di come viene proposta. Nel 1998, in un’intervista al giornale «Público»319, la figlia di Delgado, Iva, riportava che la risposta del padre alla domanda «Se for eleito Presidente da República, o que fará do Sr. Presidente do Conselho?» sarebbe stata «Demite-o, è óbvio»320. Al di là del valore della trascrizione e della forza più e meno marcata della frase in questione, non vi è dubbio della portata innovatrice che un simile affronto possa aver avuto nei confronti del ruolo e della figura di Salazar. Ma non solo. La sfida legale di Humberto Delgado in un sistema elettorale dalle basse possibilità di vittoria, caratterizzato dalla stampa fedele al regime, dall’assenza di un aiuto statale nella campagna elettorale, dal pericolo reale di una

313 A. Barreto, M.F. Mónica (coord.), Dicionário de história de Portugal, vol. VII, suplemento A/E, Figueirinhas, Lisboa 1999, p. 497.

314 Il candidato del PCP era inizialmente Arlindo Vicente. Nonostante avesse ufficializzato la propria corsa elettorale il 17 maggio – «República», pp. 6-7 – il 30 maggio ritirò la propria candidatura per appoggiare Delgado contro il candidato del governo («patto di Cacilhas»), in Um único candidato de oposição: o genral Humberto Delgado, «República», Pp. Il volantino che sanciva l’unità d’azione congiunta, «um só candidato da oposição. Vamos ganhar as eleições» è disponibile in FMS, f. Alberto Pedroso, pasta 09768.076, 30 de maio de 1958, in casacomum.org.

315 F. Rosas, J.M. Brandão de Brito, Dicionário de História de estado Novo, v. I, cit., p. 292.

316 Candidatura Nacional Independente do General Humberto Delgado, in «República», 10 maggio 1958, p. 5.

317 Intervista al giornalista della Associated France Presse Lindorfe Pinto Basto, al cafè Chave d’Ouro, al n. 38 di Rossio, Lisbona, «Público», 3 ottobre 1998.

318 F. Delgado Rosa, Humberto Delgado: biografia do general sem medo, A Esfera dos Livros, Lisboa 2008. 319 Intervista di Lindorfe Pinto Basto a Iva Delgado in O homem da pergunta no “Chave de Ouro”, «Público», 3 ottobre 1998.

320 M.A. Cruz, Eleições e sistemas eleitorais: perspectivas históricas e políticas, Univerisade de Porto editorial, Porto 2009, p. 160. Il punto viene chiarito anche da F. Delgado Rosa, Humberto Delgado, biografia do genefal sem medo, cit., p. 597. Le altre varianti sarebbero state «Demito-o obviamente» e «Mas obviamente demito-o».

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ritorsione ai danni dei propri seguaci, rappresentò una tangibile carta di cambiamento che più si avvicinava alle manifestazioni del dopoguerra, osservata, in modo interessato, dagli organi di stampa internazionali in un periodo chiave degli equilibri bipolari321.

In viaggio elettorale per il Paese, il 14 maggio 1958, arrivava a Porto il treno ribattezzato «della libertà», con Delgado «vibrantemente applaudito»322 e accolto da 200.000 persone in due ali di folla: «Sem dispor dos apoios do Estado, pelo contrário evitando-se que obtenha os dos meus adeptos, o enstusiasmo nacional pelos resultados das eleições, se estas fossem livres, está à vista, sem distinção de classes e até a emoção das lágrimas»323 esordiva. Il giornalista José Tengarrinha di «República», che seguiva la campagna elettorale del ’58, parlò di «spontaneo sollevamento popolare»324 per Delgado a Porto, paragonato a un Messia politico capace di liberarli dalle sofferenze quotidiane325. Il generale Delgado acquisiva l’appellativo «sem medo», senza paura, e uno straordinario appoggio popolare in ogni stazione, per la capacità di risvegliare il sentimento antifascista e per l’uso osteggiato dal regime di parole come «che finisca la tirannia», «che non ci sia più paura! Che finisca la paura! Viva la libertà!»326.

Con un clima altissimo di tensione, Delgado ritornava a Lisbona il 16 maggio, dove dalla stazione di Santa Apolónia la GNR gli impediva di proseguire in direzione della Baixa, il centro della capitale, dove lo attendeva una grande manifestazione di appoggio. Lo stesso Delgado, a pochi giorni dalle votazioni, invocava una soluzione pacifica al presidente in carica Craveiro Lopes, al quale chiedeva uno sforzo per non arrivare fino alla guerra civile327. Si arrivava a tre giorni dalle votazioni presidenziali. Una carta, riportante una proclamazione finale di Humberto Delgado, circolava tra i portoghesi:

321 Per una disamina dell’avvicendamento della stampa internazionale si vedano i saggi di J.C. Jimenez Redondo,

Repercussão das eleições na imprensa franquista, pp. 322-335, M. Duarte, P. Aires de Oliveira, As eleições portuguesas: um olhar inglês; L.N.Rodrigues, «Um primeiro passo em direção à liberdade»: o New York Times e o general Humberto Delgado; D.L. Wheleer, «Estado presente de tranquillidade» posto em causa: Portugal observado e analisado no contesto internacional de 1958-59, pp. 389-471, in I. Delgado, C. Pacheco, T. Faria (coord.), Humberto Delgado, as eleiçoes de 1958, Vega, Lisboa 1998.

322 F. Delgado Rosa, Humberto Delgado, cit., p. 615. 323 «O Século», 15 maggio 1958.

324 J. Tengarrinha, Memória de ’58, in «Nova renascença», 1958, in F. Delgado Rosa, Humberto Delgado, cit., p. 624. 325 Alcune fotografie dell’arrivo di Humberto Delgado a Porto sono disponibili nell’Archivio di José Pacheco Pereira in ephemera, eleições presidenciais de 1958 – candidatura de Humberto Delgado, in https://ephemerajpp.com/2014/12/20/eleicoes-presidenciais-de-1958-candidatura-de-humberto-delgado/.

326 Frederico Delgado Rosa ripercorrere in maniera esemplare la vita di Delgado, ricostruendo minuziosamente i passaggi biografici del generale e in particolare del periodo in questione e una mappa del viaggio elettorale (p.676). La stampa riproponeva le parole di Delgado in «O comércio de Porto» e «O primeiro de Janeiro», 15 maggio 1958.

327 Nella lettera, datata 1º giugno 1958, Delgado chiedeva al presidente a prendere una posizione per liberare il Paese dallo spettro di una Guerra civile: «Excelência: pela minha boa aceite esta súplica da nação: livre Vossa Excelência o país do que pode desencadear-se sem que ninguém responsável o deseje e prepare – a Guerra Civil», in D.L. Raby, O

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Apesar dos assaltos e das prisões, apesar da violência e das agressões; apesar de violarem e encerrarem as nossas sedes; apesar das intimidações, dos insultos e prepotências [...]; apesar da censura e das injustiças; apesar de se preparar uma burla eleitoral de que somos vitímas, eu – por tudo e por isto mesmo – vos convido a seguir comigo o nosso destino comum. Às urnas, amigos! Luteremos de forma de desmascarar os traidores e os cobardes, aqueles que cometeram e vão cometer ilegalidades constitucionais, aqueles que são inimigos do Povo e dos príncipios cristiãos. Às urnas, cidadãos!328

Nonostante le premesse, i risultati delle elezioni dell’8 giugno 1958 portarono al trionfo del candidato di Salazar Américo Tomás, con il 75,1% dei voti a fronte del 23,4% di voti conseguiti da Humberto Delgado – che lamentarono apertamente accuse di brogli329 – comportanti una caduta rovinosa per le speranze dell’opposizione al regime e un riflusso ideologico. Per evitare altri sconvolgimenti simili, i costituzionalisti dell’Estado Novo iniziarono a cercare una soluzione che evitasse nuove velleità e la fine dell’elezione popolare diretta. Con la revisione costituzionale del 1959 il sistema elettorale portoghese subiva alcune modifiche essenziali alla sopravvivenza dell’Estado Novo, sebbene con due conseguenze di non poco conto che avrebbero assunto un peso sempre maggiore nel decennio seguente. Il presidente della Repubblica sarebbe così passato non più da un voto popolare ma da una elezione per mano di un collegio elettorale costituito da uomini fedeli al regime (deputati dell’Assembleia Nacional, della Câmara corporativa, e da un numero di rappresentanti dei municipi e delle assemblee delle province ultramarine)330. Il ruolo del presidente della Repubblica usciva da un lato fortemente limitato, dall’altro ampiamente facilitato nella corsa elettorale di un improbabile cambio di guardia per assenza di opposizioni. Fu così che sarebbe accaduto nelle elezioni del 1965 e del 1972, che avrebbero portato all’indiscussa rielezione dell’ammiraglio Tomás331. L’altra parte della medaglia, tuttavia, era rappresentata dalla perdita di credibilità del regime e dall’effettivo timore di una sconfitta nel campo politico-istituzionale e dal ricompattamento dell’opposizione dopo lo sbandamento elettorale, in quella che Moreira indica come

328 FMS, Fundo Alfredo Ribeiro dos Santos, p. 02587.011.019, Proclamação do General Humberto Delgado apelando

ao voto, Lisboa, 2 junho de 1958.

329 Carta del 25 giugno 1958 diretta da Delgado al presidente della Repubblica Craveiro Lopes dall’oggetto «impugnação das eleições» e Documento della Commissão de Candidatura sobre as fraudes eletorais, in I. Delgado, A. de Figuereido,

Memórias de Humberto Delgado, Dom Quixote, Lisboa 1991, pp. 546-551.

330 V. Moreira, Do «obviamente demito-o» à revisão Constitucional de 1959, in I. Delgado, C. Pacheco, T. Faria (coord.),

Humberto Delgado, cit., p. 485.

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«crisi terminale dell’Estado Novo»332. Humberto Delgado aveva sì perso la corsa al cambiamento ma aveva battuto almeno moralmente il regime sul proprio campo.

I meriti di Humberto Delgado risiedevano nella conduzione di una campagna elettorale avvincente. Nei mesi precedenti alla disfatta riuscì ad attirare – pro e contro – segmenti che prima di allora non erano stati inclusi nel panorama elettorale della società portoghese: i militari e i giovani universitari333. Gli anni della presidenza di Craveiro Lopes rappresentarono il periodo più mutabile del regime salazarista e di minore influenza militare nella vita politica del Portogallo334. Come riporta Medeiros Ferreira, quando divenne chiaro che la ricandidatura di Craveiro Lopes era fortemente osteggiata da Salazar, fazioni delle Forze Armate e civili proposero a Delgado di tornare in Portogallo per «organizzare un movimento»335. Come si sarebbe mostrato quasi un ventennio dopo, l’appoggio dei militari era essenziale per il governo per il «mantenimento dell’ordine e della pace pubblica»336. Al di là di qualche ufficiale vicino al generale indipendente, le gerarchie militari serrarono i ranghi intorno al caso Delgado, difendendo il regime dall’interno e appoggiando pubblicamente la campagna di Américo Tomáz337.

All’indomani della sconfitta elettorale, il generale Delgado divenne un problema all’interno del regime: dissidente, non appoggiato formalmente dall’opposizione partitica tradizionale ma capace di smuovere le masse contro la dittatura338. Il destino del generale divideva anche lo stesso Salazar, che non vedeva Delgado come gli altri gerarchi dell’EN, e Marcello Caetano, fermamente convinto che il generale non dovesse riprendere il proprio posto di direttore generale dell’Aeronautica Civile. Nelle memorie di Caetano si ritrova lo scambio tra i due in merito alla questione sin dalla candidatura indipendente di Delgado alla presidenza e sulla ferma volontà di Salazar di far ritornare al proprio

332 Ibidem.

333 Il tema dell’opposizione degli studenti universitari verrà affrontato nel IV capitolo. Ad ogni modo si rimanda ai saggi di M. Postma, A influência do general Humberto Delgado na juventude portuguesa e na população estudantil, in I. Delgado, C. Pacheco, T. Faria (coord.), Humberto Delgado, cit., pp. 174-186; Á. Garrido, Movimento estudantil e crise

do Estado Novo: Coimbra 1962, Minerva, Coimbra 1996.

334 J. Medeiros Ferreira, As Forças Armadas no contexto das eleições de 1958, in I. Delgado, C. Pacheco, T. Faria (coord.),

Humberto Delgado, cit., p. 230.

335 Già nel maggio del 1956 Delgado venne contattato per lasciare Washington e ritornare in Portogallo: «era-me pedito e regressasse a Lisboa, a fim de organizar um movimento», in I. Delgado, A. de Figuereido, Memórias de Humberto

Delgado, cit, p. 83. Sui movimenti dell’Oposição Democrática, il controllo della PIDE sugli stessi e la scelta di Delgado,

si veda M. Matos e Lemos, L. Reis Torgal (coord.), Oposição e eleições no Estado Novo, Assembleia da República, Lisboa 2012, pp. 189-199.

336 Sancito anche dalla Costituzione del 1933, titulo XII, De defesa nacional, art. 53.

337 Tra le figure di maggiore importanza vicine a Delgado, e che dal generale furono raggiunti da una nota lettera che li invitava a confrontarsi, nel luglio del ’58, con un periodo importante per le sorti del Paese e dell’Esercito, si ricordano Júlio Botelho Moniz (capo di Stato Maggiore Generale), Frederico Lopes da Silva (presidente del Supremo Tribunale Militare), Carlos da Costa Macedo (Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica), José Beleza Ferraz (Capo di Stato Maggiore dell’Esercito). Carta con oggetto O Exército perante o monento presente da nacionalidade, in I. Delgado, A. de Figuereido, Memórias de Humberto Delgado,cit., pp. 125-134.

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ruolo Delgado una volta finita la campagna elettorale339. Nonostante ciò gli ambienti militari e politici spingevano per l’allontanamento del generale che continuava a denunciare gli arresti dei propri sostenitori, offriva interviste e dichiarazioni sul regime alla stampa straniera, faceva dichiarazioni contro i ministri e scriveva carte agli alti comandi militari340. Fino a quel momento il ruolo di Delgado nelle Forze Armate permetteva una certa libertà di movimento e di immunità. Ma a seguito dell’intervista rilasciata al quotidiano brasiliano «O semanário» del 4 dicembre 1958 – nella quale Delgado accusava il regime di demagogia e aizzava ancora il popolo a una risposta341 – il governo, l’8 gennaio 1959, ritirò ufficialmente l’indennità a Delgado che poteva essere così arrestato da un momento all’altro. Per evitare un destino già scritto il generale fu costretto a chiedere asilo politico al Brasile342, comportando un ulteriore caso politico nelle relazioni bilaterali con il Paese sudamericano e nelle sedi dell’ONU343. Senza più un grado militare, rimase esiliato in Brasile pur continuando la propria attività di opposizione al governo fascista portoghese.

Humberto Delgado continuò nell’esilio brasiliano la propria lotta contro il fascismo portoghese, creando il Movimento Nacional Independente (MNI), con il quale aprì una fase di rovesciamento golpista al fascismo salazarista344. Dal Brasile concedeva interviste alle emittenti nazionali345 e straniere e visitò, nel tentativo di tessere rapporti, Inghilterra e Olanda, sotto la continua pressione del governo di Lisbona e del controllo della PIDE. L’ex generale protrasse il legame con la resistenza militare costituendo, il 15 febbraio 1960, il Diretório Revolucionário Ibérico de Libertação,

339 M. Caetano, Minhas memórias de Salazar, Verbo, Mem Martins 1977, pp. 558-559. 340 I. Delgado, C. Pacheco, Humberto Delgado, cit., p. 24.

341 «Recuso-me a aceitar o estigma de pertencer a uma raça de pigmeus mentais e incapazs de viver num regime político que não seja este, da ditadura e da demagogia. Confio em Portugal e no seu povo!», in «O semanário», 4 dicembre 1958. 342 Il giornalista della «Pravda» Olev Ignatiev, che visse in Portogallo dopo il 1974, raccontò che l’allontanamento “volontario” di Delgado era stato orchestrato dalla PIDE e dalla CIA e che aveva nello spagnolo Rodrigo de Abreu, informatore della PIDE, il tramite tra Delgado e l’ambasciata brasiliana a Lisbona. Si vedano O. Ignative, Conspiração

contra Delgado: história de uma operação da CIA e da PIDE: uma crónica documentada, Edições progresso, Moscovo

1987, pp. 26 e 53; J. Freire Antunes, Kennedy e Salazar, o leão e a raposa, Difusão cultural, Lisboa 1994, pp. 111-112; J.C. Jiménez Redondo, El otro caso Humberto Delgado.Archivos policiales y de información, Editora Regional De Extremadura, Mérida 2003, pp. 144-145.

343 L’ambasciatore portoghese Álvaro Lins delinea la questione in Á. Lins, Missão em Portugal, Centro do livro brasileiro, Lisboa 1974. Il diritto all’asilo politico faceva parte del patrimonio giuridico del Brasile dall’inizio del secolo scorso ma non del Portogallo. Il Portogallo non era firmatario delle convenzioni per il diritto all’asilo ma facendo parte dell’ONU doveva sottostare alle leggi internazionali, sebbene non ne avesse tenuto conto in alcuni casi durante la Guerra civile spagnola. In I. Delgado, C. Pacheco, Humberto Delgado, cit., p. 32.

344 Il MNI contava dell’appoggio di figure delle Forze Armate vicine al generaleche miravano a un rivoluzionarismo militare; a esso si aggiunse anche una componente civile – cattolica prosgressista, monarchica e comunista – che diedero vita al Movimento Militar Indipendente (MMI), in un periodo in cui il regime subiva uno smacco di grande rilievo, quale fu la fuga di Álvaro Cunhal dalla prigione di Peniche il 3 gennaio 1960; si registrano anche il «golpe da Sé» dell’11 marzo 1959, l’assalto alla nave «Santa Maria», il «golpe di Beja» nel 1961, in J.C. Jiménez Redondo, El caso Humberto

Delgado: sumario del proceso penal español, Mérida, Editora regional da Extremadura 2001, p. 42; I.F.Pimentel, A história da PIDE, cit., pp. 220-235.

345 Delgado scriveva articoli nella stampa degli esuli portoghesi «Portugal livre», quotidiano di breve durata edito a San Paolo (1958-1961) che pure s’innestava nel panorama editoriale carioca insieme al più noto e duraturo «Portugal Democrático», che avrebbe vantato 17 anni di stampa e oltre duecento edizioni, in D.M. da Silva, A oposição ao Estado

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divenendone il capo militare346. In Venezuela entrò in contatto con l’antifascista Capitão Enrique Galvão e, sebbene non vi avesse partecipato direttamente, patrocinò l’assalto alla nave «Santa Maria»347, una delle peggiori sconfitte internazionali nella fine nell’annus horribilis dell’EN, il 1961. Alla fine del 1961 partecipò con la rivolta di Beja348 e, ritornato in Brasile, accettò di collaborare all’organizzazione del Frente Patriótica de Libertação Nacional (FPLN), creato nel dicembre del 1962 ad Algeri. Il FPLN, supportato dal presidente Ben Bella, divenne lo snodo mediterraneo dell’opposizione esule portoghese e collegamento con figure socialiste e comuniste in stretto legame con il Partito Comunista Italiano a Roma.

In più viaggi il destino di Delgado s’intrecciò con l’Italia. La PIDE aveva tessuto rapporti ben saldi con i servizi d’intelligence stranieri e gli scambi di informazioni erano costanti e precisi. L’Italia non faceva eccezione in questo senso. Un esempio di ciò ci viene dato dalle carte della PIDE, conservate nell’Archivio di Torre do Tombo, a Lisbona e che rendono l’idea della vastità di informazioni che giungevano alla sede centrale della polizia Politica di Lisbona, a rua António Maria Cardoso. Il 7 aprile 1961 la PIDE ricevette una carta scritta a mano da un dipendente della Radio Santa Maria in cui informava che il Presidente della Repubblica italiano avesse stazionato nell’Aeroporto di Fiumicino dalle 2.20 alle 3.15, «em transito de Roma para Lima no avião 03/1800 da Alitalia»349. L’informativa avrebbe generato uno scambio di vedute tra l’ambasciata portoghese e quella italiana di Rio de Janeiro sulla presenza di Delgado. In una carta del 2 giugno 1961 si informava difatti che «l’Ambasciata italiana a Rio de Janeiro [aveva] ricevuto istruzioni nel senso di informare che l’ex generale Humberto Delgado non sarebbe stato ben accetto a visitare l’Italia»350. Allo stesso tempo l’ambasciata italiana a Rio si sarebbe giustificata qualche mese più tardi nel momento della concessione del visto di transito in Italia ad Henrique Galvão, a patto che fosse «sob a condição de não exercer actividades políticas enquanto permanecer em território italiano»; alle stesse specifiche doveva sottostare anche Humberto Delgado351.

346 Venne costituito sul modello del Frente Democrático Español, creato a Cuba nel 1957, che aveva contatti con gruppi simili messicani, colombiani, argentini e francesi. Il Diretório univa così la volontà di rovesciare con azioni violente i fascismi della Penisola Iberica, su finanziamento del governo rivoluzionario cubano, in Ivi, 44.

347 Galvão sequestrò la nave portoghese Santa Maria con l’intento di muovere una rivolta a Lisbona a partire da Luanda.