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2.2 Chi fece il 25 aprile

2.3.1 Golpe e rivoluzione

La dicotomia tra golpe e rivoluzione e tra rivoluzione e transizione, nella storiografia portoghese, è ben presente e ha dato modo agli storici, agli studiosi di altre aree e ai protagonisti di confrontarsi con il tema in più occasioni e pubblicazioni, talvolta creando più confusione che chiarezza. Se il “golpe” viene indicato quasi uniformemente come l’esatto momento della rottura con il regime, la categoria di “rivoluzione” non è univoca. Non è solo il termine in sé che non è chiaro ma anche il lasso di tempo ad esso riferito. Il 25 aprile spesso viene indicato come rivoluzionario, in quanto intenso come processo che da esso è scaturito ma senza distinguo, come invece è necessario fare, tra il giorno 25 aprile 1974 e il processo seguente, composto da proprie congiunture che assume, deve assumere, connotazioni differenti nella periodizzazione presa in esame307. Il 25 aprile e il processo conseguente viene indicato dalla storiografia accademica per designare lo stesso periodo con termini come «transizione», «processo di democratizzazione» o «normalizzazione democratica» o, negli ultimi anni, con «transição por rutura» in antitesi alla «transição pactada» che definisce la realtà spagnola e cilena308. Anche il periodo di «controrivoluzione» non è indicato univocamente per indicare lo stesso lasso temporale, visto talvolta per indicare sia le contromisure di Spínola del 28 settembre 1974 che la deriva rivoluzionaria militare del 25 novembre 1975 in contrasto con lo spirito rivoluzionario che aveva mosso l’FMA fino a quel momento309. Dal trentennale della Rivoluzione politologi, sociologi e soprattutto storici hanno cercato di fare chiarezza in questo districato groviglio terminologico310. Come riporta correttamente Raquel Varela, «difficilmente si può affermare che in tutti i casi i termini sono usati avendo per base una discussione teorica previa e un’impostazione

307 J.M. Ferreira, 25 de Abril, uma Revolução?, in J. Mattoso (coord.), História de Portugal. Portugal em transe, Círculo de Leitores, Lisboa 1993

308 R.Varela (coord.), Revolução ou transição? História e Memória da Revolução dos Cravos, Betrand Editora, Lisboa 2012, p. 190.

309 B. De Sousa Santos, A crise e a reconstruição o Estado em Potugal, 1974-1984, in «Revista crítica de ciências sociais», n. 14, novembro de 1984; J.M. Ferreira, 25 de Abril, uma Revolução?, in op. cit.; J. S. Cervelló, El proceso democrático

português (1974-’75), in H. De la Torre (coord.), Portugal y Espanã en el cambio político (1958-1978), UNED, Mérida

1989, pp. 149-166; T. Moreira de Sá, Carlucci vs. Kissinger, Dom Quixote, Lisboa 2008.

310 Fernando Rosas, João Medina e Inácia Rezola, distinsero il periodo rivoluzionario del 1974-1975 dalla «transição para a democrácia» iniziata nel 1976, in F. Rosas, Portugal, Século XX (1890-1976). Pensamento e acção política, Editorial Noticías, Lisboa 2003, J. Medina, Portugal democrático, in J. Medina, História de Portugal, Clube Internacional do livro, Lisboa 1998; M.I. Rezola, 25 de abril. Mitos de uma revolução, cit; R. Varela, História do Povo, cti., pp. 482-500; V. Arcary, A Revolução solitária, in R.Varela (coord.), Revolução ou transição?, cit., pp. 15-26.

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scientifica teorico-metodologica, innanzitutto perché il dibattito teorico tra la storiografia portoghese è spesso trascurata»311. Utilizzando ancora una deduzione di Varela, «la vaghezza terminologica ha conseguenze epistemologiche»312. Utilizzando una metodologia propria della filosofia politica e del della filosofia del linguaggio, è necessario eliminare imprecisioni che comportano solamente ambiguità e genericità nel discorso313.

Il Piano Operazionale elaborato da Otelo, la ferrea volontà di non coinvolgere i civili nella preparazione del golpe armato nei mesi precedenti al 25 aprile e nelle fasi successive all’avvio dei movimenti tattici militari, infine i proclami radiofonici che intimavano di rimanere nelle proprie case durante l’attuazione delle stesse, rappresentano la dimostrazione documentaria e la pratica di differenziazione tra le due definizioni314. In base alla definizione stessa di «colpo di Stato» riferito all’epoca contemporanea e descritto da Norberto Bobbio, il golpe dei militari portoghesi rientra nella fattispecie, in quanto attuata da una delle forze dello Stato, i militari, operanti per rovesciare l’autorità politica occupando i «centri del potere tecnologico dello Stato, come le reti di comunicazione, la radio, la TV, le centrali elettriche, i nodi ferroviari e stradali»315.

Diversamente dai colpi di Stato degli anni Settanta del Novecento, l’assenza di violenza, di una lotta di guerriglia o di guerra rivoluzionaria nella presa del potere rese il 25 aprile 1974 un’esperienza a sé stante, maggiorata dal fatto che il colpo di Stato viene utilizzato per indicare «tradizionalmente un metodo della destra per impadronirsi del potere politico»316. Privando della componente politica di destra/sinistra il ragionamento, si può indicare il momento principale, ossia il golpe dell’MFA e non le connotazioni politiche conseguenti, come frutto di un rovesciamento del potere e delle sue leggi vigenti fino a quel momento. Le caratteristiche di unicità del golpe del 25 aprile 1974 vengono invece acuite osservando esattamente le posizioni prese dai militari dal momento che acquisiscono il potere. Utilizzando ancora lo schema di «indicatori empirici del fenomeno secondo la manifestazione storica»317 redatta da Bobbio, Matteucci e Pasquino, è possibile dedurre ancora connotazioni determinanti. Diversamente dalla tradizione storica fino a quel momento palesata, l’MFA mutò la

311 R. Varela, Conflito ou coesão social? Apontamentos sobre história e memória da Revolução dos Cravos (1974-1975), in R.Varela (coord.), Revolução ou transição?, cit., p. 191.

312 Ibidem.

313 La categoria di “rivoluzione” riscontrata nella storiografia portoghese assume una valenza ambigua in quanto polisemica per gli studiosi (anche a causa delle mancanze analizzate precedentemente). Di contro cade anche nella genericità, intesa come eccessiva capacità denotativa, in V. Mura, Categorie della politica. Elementi per una teoria

generale, Giappichelli, Torino 2004, p. 34.

314 Nel comunicato delle 19.50 si legge «O Movimento das Forças Armadas agradece a toda a população o civismo e a colaboração demonstrados de maneira inequívoca desde o início dos acontecimentos, prova evidente de que ele era o intérprete do pensamento e dos anseios nacionais», in Ibidem.

315 N. Bobbio, N. Matteucci G. Pasquino, Dizionario di politica, UTET, Torino 1983, pp. 175-176. 316 Ivi, p. 177.

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leadership del Portogallo – caratteristica collimante con le peculiarità dei golpe – ma senza potenziare l’apparato poliziesco dello Stato né aggregando la proposta politica nelle proprie mani eliminando i partiti o i movimenti politici318. Nelle ore successive fece esattamente il contrario.

Il passaggio da colpo di Stato militare a Rivoluzione si palesò in due momenti ben distinti e il nome con il quale sarebbe stata ricordata la Rivoluzione dei Garofani dava significato e valore a quest’evoluzione fattuale. Per provare a fare ancora più chiarezza all’interno della terminologia politologica, è necessario distinguere tra le varie congiunture che si susseguirono: il 25 aprile 1974; il periodo intercorso dal 25 aprile e al 28 settembre 1974; dal 28 settembre 1974 all’11 marzo 1975; dall’11 marzo 1975 al 25 novembre 1975; dal novembre 1975 alle elezioni del 1976.

Oltre al già descritto appoggio popolare in Largo do Carmo, un secondo momento di esaltazione di massa che causò gli unici morti e feriti319 durante le attività militari del 25 aprile fu l’assalto alla sede della DGS. Prima di parlare dei fatti che si svolsero in Rua Cardoso il 25 aprile è corretto chiedersi: si trattò effettivamente di rivoluzione? In che maniera rientrava nella categoria rivoluzionaria? Se sì, si trattò di una rivoluzione «bianca» – senza vittime – o il mito della rivoluzione senza sangue è da ritenersi valido? Per rispondere a queste domande è lecito riprendere qualche concetto della categoria politica in questione. Leggendo la definizione tratta dal Dizionario di politica si denota subito un punto chiave: «La Rivoluzione è il tentativo accompagnato dall’uso della violenza di rovesciare le autorità politiche esistenti e di sostituirle al fine di effettuare profondi mutamenti nei rapporti politici, nell’ordinamento giuridico-costituzionale e nella sfera socio-economica»320. Il legame rivoluzione-violenza appare portante ai fini del discorso e, senza dilungarsi in ricorsi storici rivoluzionari, si può provare a trarre alcune conclusioni specifiche al caso portoghese.

La partecipazione popolare con il fine di rovesciare un potere coercitivo in modo violento è prerogativa della categoria rivoluzionaria321 che, in casi estremi di uno stallo tra cittadini e forze militari, potrebbe portare fino alla guerra civile. Nella fattispecie portoghese tutto venne controllato dai militari per evitare tale deriva, accentrando responsabilità di riuscita o sconfitta dell’atto golpista nelle proprie mani ma “devolvendo” il risultato ottenuto a una Giunta di Salvezza Nazionale, mantenendo infine il solo ruolo di garante nel processo di democratizzazione. L’abrilada del 25 aprile

318 Ibidem.

319 In particolare, furono quattro morti e quarantacinque feriti dovuti agli spari sulla folla da parte di uomini della DGS e di un funzionario della DGS.

320 N. Bobbio, N. Matteucci G. Pasquino, Dizionario di politica, cit. p. 1001.

321 Ivi, p. 1002. Anche in questo caso non viene indicato nessun tipo di ideologia di matrice marxista o fascista, data la non prerogativa essenzialmente marxista del termine «rivoluzione». A questo fine si vedano Z. Sternhell, La destra

rivoluzionaria, Corbaccio, Milano 1997; G. Parlato, La sinistra fascista: storia di un progetto mancato, Bologna, Il

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1974 acquisiva pertanto la fattispecie rivoluzionaria grazie all’incontenibile ingresso nel teatro lusitano dell’apporto popolare che, sebbene si fosse mosso autonomamente verso Rua Cardoso per ottenere giustizia, non fece il passo necessario che avrebbe portato a una deriva violenta322. La fiducia e la gratitudine verso il Movimento delle Forze Armate, l’ebbra gioia che invadeva le strade, espressa nei canti, nel pianto, tra le urla di «Liberdade!» e «Vitória!», assumevano un valore superiore rispetto a qualsiasi tipo di vendetta subita negli anni che si voleva o poteva riscuotere.

L’MFA, da parte sua, tentò ancora una volta di dissuadere una deriva violenta facendo emettere un altro comunicato alle ore 21.00:

Segundo comunicação telefónica aqui recebida cerca das 20.30, ter-se-iam verificado incidentes na Rua António Maria Cardoso, onde se situa a sede da D. G. S.. No decorrer desses incidentes, foram feridas algumas pessoas. […] Aguarda-se a todo o momento a intervenção das Forças Armadas. Estes incidentes vêm mais uma vez confirmar a necessidade de a população civil cumprir o pedido formulado pelo M. F. A., recolhendo às suas residências e mantendo a calma323.

La dinamica rivoluzionaria di cui sopra sarebbe stata definita anche da Melo Antunes, quando avrebbe descritto efficacemente il passaggio da una realtà all’altra della categoria politica:

A maioria dos oficiais participou num golpe militar, num pronunciamento militar, sem saber que estava a desencadear uma revolução. Era um golpe de estado contra o governo. No dia seguinte, para surpresa de muitos, tinha sido um acto revolucionário que derrubava o regime. É a participação entusiástica das massas populares que converte o golpe em revolução. E a revolução implica uma dinâmica inexorável de transformação política que faz transbordar dos seus limites as previsões mais cuidadas, os cálculos mais frios, os esquemas mais rigorosamente definidos324.

322 Se intendiamo la massa popolare come una moltitudine di persone e non di singoli, diventa più complessa o più articolata la comprensione per lo storico sulla spontaneità delle azioni dei singoli che agiscono nel gruppo. Tale approccio metodologico è da tenere in grande considerazione soprattutto quando ci si riferisce ai movimenti popolari, specificamente rivoluzionari, che si palesarono dal 25 aprile in poi. La stessa applicazione metodologica è stata utilizzata da Raquel Varela in História do Povo da Revolução Portuguesa 1974-75, Bertrand Editora, Lisboa 2014, pp. 491-493.

323 http://www1.ci.uc.pt/cd25a/wikka.php?wakka=mfa1. La DGS aveva sparato sui cittadini alcuni colpi di pistola anche alle 15.30. L’ultima, quella fatale per quattro di loro – Francisco Carvalho Gesteiro (18 anni), José James Hartley Barneto (37), José Guilherme Carvalho Arruda (20), Fernando Luís Barreiros dos Reis (24) – alle 20, in L. T. de Oliveira, O fim

da PIDE/DGS, cit., p. 86. In una delle azioni di apertura del varco operato dai fucilieri, sarebbe morto anche il funzionario

della DGS António Lage (32), in D. de Almeida, Origem e evolução do Movimento dos Capitães, cit., p. 383. 324 M.M. Cruzeiro, Melo Antunes: o sonhador pragmático, cit., p. 184.

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In senso lato il significato della rivoluzione portoghese fu esattamente questo: un sovvertimento delle regole generali con la scrittura di nuove regole secondo paradigmi inediti da parte dei militari, creati ad hoc e liberi dall’utilizzo di modelli preesistenti. La stagione del rinnovamento lusitano avrebbe avuto nella componente popolare la sua fattispecie rivoluzionaria, nel senso di lotta sociale scevra da limitazioni statali rispetto al passato ma anche, e soprattutto, nell’organizzazione autonoma della popolazione di organismi autonomi di lavoratori, salariati agricoli, uniti negli scioperi, nella richiesta di aumenti salariali, occupazioni di terre, fabbriche e case. La componente che anche in altri Paesi europei dall’economia sviluppata appariva come rivoluzionaria, in Portogallo assumeva un doppio significato dai labili confini e caratterizzato dall’alta compenetrabilità. La lotta sociale e di classe che attraversava il Portogallo, e che nella stessa maniera imperversava in Italia e Francia, scaturita dalla rivoluzione e mossa contro la borghesia con metodi propri del movimento operaio, acquisiva i contorni democratici e fondativi del nuovo Portogallo. La differenza, sostanziale tra i due casi, era data dalla presenza e dalla definitezza dello Stato, in Italia e Francia, rispetto all’indefinizione e alla ricostituzione delle strutture dello Stato e delle Forze Armate che si stava attuando in Portogallo325. Per questa caratteristica possiamo definire il processo portoghese, avviato il 25 aprile e conclusosi con le elezioni della Costituente del 1976, come una rivoluzione democratica, che nata dai militari e soffiata dal basso dalle lotte sociali, è stata incanalata e costretta dagli attori politici e dalle correnti militari sviluppatesi tra le regole del del gioco democratico. Per tale motivo Arcary scriveva di «rivoluzione sociale che nacque nel ventre della rivoluzione politica fu sconfitta»326. Più che sconfitta, la lotta sociale venne re-indirizzata, lentamente privata della componente che potremmo definire spontaneista, dal potenziale incontrollabile e dalle conseguenze difficilmente arginabili. Può essere questo il significato della Revolução à portuguesa dei Garofani.

Come anticipato nelle pagine precedenti, per spiegare e dare un significato corretto alle fasi della rivoluzione, è necessario distinguere fra le varie congiunture, ad iniziare dal perché viene ricordata come Rivoluzione dei Garofani. L’origine deriva da Celeste Martins Caeiro, un’operaia di Lisbona che lavorava al ristorante Sifire, che aveva aperto il 25 aprile del 1973. Per festeggiare il primo anniversario del primo self-service della capitale, la direzione aveva disposto omaggi alla clientela: agli uomini un bicchiere di Porto e alle signore garofani. Come racconta nelle numerose

325 Il riposizionamento della componente popolare e delle sue lotte sociali al centro del paradigma costitutivo del Portogallo è una tematica di grande attualità per la storiografia portoghese, che usufruisce della multidisciplinarità per ricostruirne fasi, dimensioni e strutture. Si vedano a tal proposito i testi di Raquel Varela, Revolução ou transição, cit., pp. 204-206 e História do Povo na Revolução Portuguesa, cit.

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interviste, nella mattina del golpe «abbiamo visto la porta chiusa e il titolare ci disse che non avrebbe aperto perché stava accadendo una rivoluzione». All’invito di tornare a casa, il direttore propose di portare con loro i fiori affinché non venissero sprecati. Celeste, abitando nel quartiere Chiado, prese la metropolitana fino alla fermata Baixa-Chiado, a pochi passi dal quartier do Carmo, dove rimase ad osservare incuriosita quello che stava accadendo nelle vie vicine. Si rivolse al primo soldato chiedendo:

“Cosa state facendo qua?”. “Andiamo al Carmo! La signora, per caso, non ha una sigaretta?”. Non avevo sigarette ma i garofani nel braccio, ne presi uno e [porgendoglielo], gli dissi: “Non ho una sigaretta ma prendi questo cravinho”. Lui prese il garofano e lo mise nella canna del fucile. Ne diedi a un altro, e a un altro, a un altro [militare]. Loro accettavano, li diedi tutti, i garofani. Era una cosa che era dentro di me, era un’allegria molto grande, le persone erano molto contente, cominciarono ad esserci molti garofani. Le persone cominciarono a comprarli, tutti con i garofani. Fu una cosa… non ha spiegazione, non ha spiegazione327.

Il racconto di aprile si fregia di un altro piccolo tassello che, nato dal basso, offre un altro piccolo esempio dell’appoggio popolare, spontaneo, festoso, esuberante. Come avrebbe ammesso ancora nell’intervista concessa alla giornalista Ana Sousa Dias, concludeva che «Afinal, em vez de dar tiros, as espingardas tinham flores»328. A ben pensarci non poteva essere scelto un fiore più adatto. Fiore povero e popolare, il garofano venne così posto nelle canne dei fucili come curiosamente cantava un brano di Sanremo ‘67329, divenendo simbolo del nuovo germoglio del Portogallo. Con i garofani che invadevano le strade, era segnato il battesimo rivoluzionario del 25 aprile.

Ritornando alla descrizione dei fatti, nella giornata del 25 aprile l’ultimo momento che diede un impulso di stampo rivoluzionario era legato alle sorti della Polizia politica DGS. Se il Forte di Peniche era sotto il controllo dell’MFA già dalle 13 del 25 aprile330, il Forte di Caxias non venne accerchiato dai militari, nonostante la prevista liberazione «di tutti i prigionieri politici» descritta nel

327 Programma 5 para a meita Noite, 25 de Abril – A origem dos cravos, 25 aprile 2014 e «Jornal de Notícias», A mulher

que fez do cravo o símbulo da revolução, 25 aprile 2014, in https://www.jn.pt/live/atualidade/interior/a-mulher-que-fez-

do-cravo-o-simbolo-da-revolucao--3182322.html?id=3182322.

328 RTP, Os cravos vermelhos, símbolos de Abril, 17 aprile 2014, in https://www.rtp.pt/noticias/estorias/os-cravos- vermelhos-simbolos-de-abril_n731000.

329 Promessa o meglio conosciuta come Mettete dei fiori dei vostri cannoni, de I giganti, etichetta Ri-Fi, 1967, arrivò terza al festival di Sanremo.

330 Si rimanda al comunicato delle 13 emesso da RCP in cui venivano elencate le posizioni conquistate e controllate dall’MFA fino a quel momento, in Ibidem.

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Piano Operazionale331. Subito dopo la presa del Quartel do Carmo, una folla festante di persone si diresse verso la vicina Rua António Maria Cardoso – sede della DGS – al grido «Liberdade, liberdade!», dove gli uomini della polizia politica erano trincerati all’interno, intenzionati a non lasciare le posizioni e a non arrendersi. Dopo Largo do Carmo la pressione popolare esplose nella volontà di conquistare il palazzo della DGS, una Presa della Bastiglia à portuguesa, la definisce curiosamente Luias Tiago de Oliveira332. La polizia politica, e la sua sede, rappresentava l’ultimo retaggio – almeno nella Metropoli333 – della violenza, dell’intimidazione e dell’ingiustizia del fascismo portoghese, definito non a caso Antico regime dall’opposizione334. La folla che decisa muoveva contro il palazzo della DGS rappresentava la differenza formale tra il golpe diretto dai militari e la rivoluzione fattuale, autonoma e dalla complessa gestione di natura prettamente popolare per un motivo essenziale: la conquista della DGS non era difatti inclusa nel Piano operazionale. Le immagini, straordinarie, dell’espressione popolare che scendeva verso la DGS e le concitate fasi successive si possono trovare in uno dei documentari proposti nel 41 anniversario del 25 aprile dalla rete RTP: Os últimos dias da PIDE335. Quei momenti rappresentano senza dubbio il passaggio simbolo dal golpe alla Rivoluzione. Il giornalista Adelino Gomes, del programma «Limite», trovandosi poco distante da Rua António Maria Cardoso, descriveva la discesa dei giovani universitari manifestanti con queste parole: «Nós, aqui junto do Teatro da Trindade, olhamos para baixo, vimos centenas de pessoas e lá, no fundo, a entrada da Rua António Maria Cardoso [...] há uma bandeira nacional que não é, de certeza, de apoio à PIDE/DGS»336. Poco dopo gli agenti della DGS avrebbero sparato sulla folla di trecentotrenta studenti, uccidendone quattro e ferendone quarantacinque.

La questione della «presa della PIDE», dal punto di vista militare, poteva rientrare in un errore337, sia per la potenziale offensiva reazionaria in difesa del regime che per la quantità di

331 La differenza era dovuta sia all’impulso rivoluzionario popolare che giurisdizionale. Da un lato Caxias era sotto il controllo della DGS/PIDE mentre Peniche del Ministério da Justiça, dall’altro vi era una giustificazione di carattere giuridico e di applicazione reale della giustizia. Non poteva essere disposta una liberazione dei prigionieri in maniera indiscriminata in quanto i delitti di opinione, gli arresti per delitto comune e i prigionieri politici si trovavano in entrambi gli istituti carcerari e rientravano nella generica categoria di delitto comune, in L. T. de Oliveira, O fim da PIDE/DGS e

a libertação dos presos políticos, in L. Tiago de Oliveira (org.), Militares e política. O 25 e Abril, cit., p. 79.

332 Ivi, p. 80.

333 Nelle colonie la PIDE e la DGS coadiuvavano le Forze Armate e, ancora per un anno, rimasero funzionanti in Angola.