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1.5 Dal dopoguerra alla guerra coloniale (1945-1961)

1.5.3 L’Impero coloniale portoghese

Quando si parla di colonialismo è necessario fare un distinguo in merito ai termini utilizzati e da utilizzare per affrontare il tema e per poterlo inserire meglio nel lavoro e inquadrarlo più agevolmente. Il punto di osservazione da cui si parte per definire la «questione coloniale» deriva dalla storiografia eurocentrica che, richiamandosi direttamente all’età antica, indica dei territori esterni ai propri confini che, passivamente, vengono indicati come colonizzati. Il termine colonia deriva infatti dal latino colónia, a sua volta derivante da colónus, coltivatore381. Coltivare, pertanto, indica l’occupazione, lo sfruttamento o la fondazione di colonie in un territorio terzo – solitamente oltremare – e contiene una base di ambiguità in merito alla presenza o all’assenza di un gruppo etnico autoctono preesistente. La storiografia europea e anglofona ha utilizzato e utilizza, pur talvolta senza dolo, questo focus per rapportarsi al continente africano. Oggi la letteratura africanista internazionale, tramite studi di settore, dibattiti multidisciplinari e tavole di raffronto, si interroga sul corretto utilizzo di terminologie e categorie traslate dal mondo europeo per descrivere realtà diverse dell’Africa, nel tentativo di trovare un vocabolario scevro da eurocentrismi e per raffrontarsi in modo neutro all’oggetto di studio «Africa».

Senza ripercorrere le azioni diplomatiche delle cancellerie contemporanee che racchiusero politicamente lo spazio geografico africano in stati-nazione in seguito alla Conferenza di Berlino del 1884-1885382, si proverà, in queste pagine, a delineare in maniera più chiara possibile la «questione

379 M. Sertório, Humberto Delgado. 70 cartas inéditas, Alfa, Lisboa 1990, pp. 12-14. Sul mito di Delgado si vedano ancora M. Beça Múrias, Obviamente demito-o.retrato de Delgado nas palavras dos companheiros de luta, Regimprensa, Amadora 1975; F. Rosas, M.I.Rezola (coord.), Humberto Delgado. O general sem medo, Lisboa 2002.

380 Aeroporot de Portela muda de nome a 15 de maio, in «Diário de Notícias», 11 febbraio 2016, in dn.pt. 381 Etimo.it.

382 Meglio nota come Conferenza dell’Africa occidentale, vide la cosiddetta «corsa all’Africa» da parte delle potenze europee del periodo. Sebbene con uno spirito umanistico e con una conferma del divieto di praticare tratte di schiavi, comportò una nazionalizzazione dei territori africani e un raggruppamento, o divisione, di etnie, clan, tribù e pratiche religiose senza precedenti nella storia del continente. H. Wesseling, La spartizione dell’Africa 1880-1914, Corbaccio, Milano 2001; M. Bandeira Jerónimo, A diplomacia do imperialismo: política e religião na partilha de África (1820-

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coloniale» cercando di rifuggire dalla sudditanza culturale sul tema. I termini di riferimento, in ogni caso, vengono osservati dal punto di vista del Portogallo e delle politiche dei territori che l’Atto coloniale aveva ribattezzato «ultramarini». È un’osservazione probabilmente scontata ed estraibile dal contesto ma necessaria383.

Il 1961 venne considerato dalla storiografia, e a ragione, come l’annus horribilis del regime di Salazar. Se si prende in considerazione il triennio 1959-1961 si nota un aumento della forza dell’opposizione democratica e golpista ai danni del regime di Salazar che non veniva più discussa a «boca pequena»384. Al «golpe da Sé» mosso da «un movimento di chiara ispirazione cattolica»385 si univa il fallito tentativo del Santa Maria (gennaio 1961) e un dirottamento di un aereo della TAP (novembre 1961)386 e il «golpe di Beja» (1961-1962). Nello stesso periodo il Partito Comunista Portoghese, forte della risoluzione del V Congresso del 1957387, che apriva a un primo riconoscimento del diritto dei popoli coloniali all’immediata indipendenza e la democratizzazione delle Forze Armate388, metteva da parte la «possibile soluzione pacifica del problema politico portoghese»389 auspicata nel V Congresso, subito dopo le elezioni presidenziali del 1958. In realtà si potrebbe retrodatare ancora la presa di posizione comunista in merito al riconoscimento dell’indipendenza dei popoli coloniali al 1935, nelle parole dell’allora segretario del PCP Bento Gonçalves390, quando affermava che «é necessario che consacriamo un'attenzione speciale al lavoro antimperialista e allo stesso tempo che superiamo le difficoltà della nostra attività di organizzazione riguardante la lotta per

383 Per affrontare il tema con un approccio multidisciplinare, si vedano P. Borges Graça, A construção da nação em

África (ambivalência cultural em Moçambique), Almedina, Lisboa 2005 e i tredici documentari, realizzati dalla prima

rete nazionale RTP e guidati dallo storico Fernando Rosa, aventi come obiettivo quello di osservare la storia dell’Africa dall’occhio africanista, História a história África, 2015, in rtp.pt. Fra i temi, la Casa dos estudantes do império, il massacro de Batepá, Angola 61 – o início do Fim, i retornados, as guerras de ocupação.

384 L’espressione venne coniata da Mário Soares per indicare il clamore suscitato dalla cospirazione di Henrique Galvão di due anni prima, fortemente censurata dal regime ma che circolava con cauta forza nell’opinione pubblica e clandestina, in M. Soares, Portugal amordaçado: depoimento sobre os anos do fascismo, Alêtheia, Lisboa 2017.

, p. 203. 385 Ibidem.

386 Su iniziativa di Henrique Galvão, Herminio de Palma Ignácio e Camilo Mortágua (che saranno i fautori dell’assalto al Banco de Portugal di Figueira da Foz nel 1967) dirottarono un aereo della TAP che collegava Casablanca a Lisbona nell’«Operação Vâgo». Sui protagonisti si vedano L. Vaz, Palma Inácio e o desvio do avião (1961), Âncora editora, Lisboa 2012; L. Vaz, Palma Inácio e o assalto ao Banco de Portugal da Figueira da Foz (1967), Âncora editora, Lisboa 2017. Nel maggio del 2000, il presidente della Repubblica Jorge Sampaio decorò Palma Inácio della Gran Croce dell’Ordine della Libertà, che premia, dal 1976, figure distintesi per la difesa di valori della dignità dell’uomo e della libertà, in ordens.presidencia.pt.

387 Il secondo del dopoguerra dopo quello del 1946, che ribadiva l’unità nella lotta antifascista al regime. Il V Congresso sancì anche l’appoggio dei fraterni partiti comunisti internazionali, in 80 anos do PCP. Breve história dos Congressos, testo apresentado na Festa do «Avante!» 2000, in pcp.pt.

388 Programa do PCP aprovado no V Congresso, in FMS, Fundo Souto Teixeira, pasta 04435.793, p. 12, in casacomum.org.

389 Ivi, p. 15-16.

390 Segretario del PCP dal 1929 al 1942, venne arrestato dalla PVDE e ucciso nel campo di concentramento di Tarrafal nello stesso anno, in pcp.pt.

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la difesa degli interessi dei popoli coloniali oppressi dall'imperialismo portoghese, e di aiutarli a condurre la loro lotta fino alla loro liberazione completa»391.

Accanto alle figure comuniste iniziava a distinguersi in quegli anni un altro avvocato che avrebbe fatto la storia politica post-rivoluzionaria, Mário Soares. Inserito in un nucleo delle Juntas de Acção Patriótica create sotto il PCP e il FPLN nel ’59, Soares aderì al MUD e al MUDJ, consentendogli di ampliare le conoscenze sia in ambito accademico che di antifascismo392, legami con il Consiglio Mondiale della Pace nel ’57, membro del Directório Democrático-Social, fondò nel 1964 l’ASP a Ginevra393.

Oltre alla pressione dell’opposizione interna, che iniziava a guadagnare l’interesse di partiti e organi internazionali, nel 1961 il cambiamento dello schieramento mondiale obbligava il Portogallo ad approcciare forzatamente la questione della decolonizzazione. Cominciava un lungo braccio di ferro intrapreso con la nuova amministrazione nordamericana e con i delegati delle Nazioni Unite, da un lato, e con la guerra ai movimenti di liberazione nazionale nati nei territori di Angola, Mozambico, Guinea-Bissau, Capo Verde, São Tomé e Príncipe, dall’altro.

Prima di arrivare ai motivi che portarono alla guerra con territori coloniali, è necessario però fare un passo indietro per definire brevemente l’idea di impero nell’immaginario portoghese e salazarista.

L’Impero, nei regimi fascisti europei, acquisiva un valore trainante che richiamava all’orgoglio d’appartenenza, al nazionalismo, all’espansione, fino alla necessità di uno «spazio vitale» hitleriano. Il Portogallo, da questo punto di vista, non faceva eccezione, sebbene, anche in questo ambito, riuscì a ricrearsi un’identità propria, discostandosi dai modelli coloniali europei precedenti e contigui. La visione del grande Impero portoghese, esaltata nell’Esposizione Coloniale di Porto del 1934 e tradotta nella mappa «Portugal não è um País pequeno»394, era uno dei punti chiave della propaganda

391 FIG/APC, fondo PCI 1973, doc C, b222, fasc. 296, camicia 24-25 marzo 1973, “Portogallo. La lotta contro il colonialismo e la guerra coloniale. Fatti e documenti”, dossier presentato dalla delegazione del PCP alla Conferenza Nazionale di solidarietà contro il colonialismo e l'imperialismo per la libertà e l'indipendenza dell'Angola, Guinea Bissau e Mozambico, Reggio Emilia, 24-25 marzo 1973, p.1.

392 J. Vieira, Mário Soares, uma vida, A esfera dos livros, Lisboa 2013, p. 57.

393 S. Martins, Socialistas na oposição ao Estado Novo, Casa das Letras, Cruz Quebrada 2005, pp. 227-231.

394 L’esposizione, organizzata nel Palácio de Cristal di Porto, durò tre mesi e mezzo, dal 16 giugno al 30 settembre 1934, e fu capace di registrare 1.300.000 visitatori da tutto il mondo, in A. Medeiros, Primeira Exposição Colonial Portuguesa

(1934). Representação etnográfica e cultura popular moderna, in S. El-Shawan, J. Freitas Branco, Vozes do Povo. A Folclorização em Portugal, Cap. VI, Celta editora, Oeiras 2003, p. 158; L. Marroni, “Portugal não é um país pequeno”. A lição de colonialismo na Exposição Colonial do Porto de 1934, in «História», revista da FLUP, IV série, vol. 3, Porto

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salazarista e mostrava sia l’estensione territoriale non circoscrivibile al solo Portogallo continentale, sia il peso geopolitico che il Portogallo era in grado di palesare in politica estera395.

Dal punto di vista legislativo i territori coloniali erano inquadrati nell’Acto Colonial, voluto da Salazar nel 1930, con il quale il governo sintetizzava la subordinazione politica e amministrativa delle colonie a Lisbona, condensando l’indissolubile legame tra i territori d’oltremare, definiti «essenza organica della Nazione»396, e il territorio fisico portoghese in Europa che formavano le peculiarità dell’Impero Coloniale Portoghese397. Soppresso l’Atto e incluso nella formulazione costituzionale estadonovista nel 1951, le colonie smisero di essere tali per divenire «Provincias»398 dell’Ultramar Português, «parte integrante dello Stato»399. La nuova misura legislativa salazarista veniva attuata in un periodo in cui nel panorama mondiale iniziavano i primi sganciamenti delle potenze coloniali dai territori asiatici e africani. Per Salazar, tuttavia, una decisione simile era fuori discussione e, in

395 Ancora nel 1963, il sottosegretario di Stato dell’amministrazione ultramarina J.M. da Silva Cunha avrebbe parlato in questi termini della grandezza territoriale portoghese: «La superficie totale del continente è 30.290.000 km2, che corrisponde a circa il 22% delle terre emerse», in J.M. da Silva Cunha, Problemas actuais da África negra, presenza alla conferenza della Sociedade histórica da independência de Portugal, 2 novembre 1963, Agência-geral do ultramar, Lisboa 1963, p. 11.

396 Ministério das Colónias, Decreto n. 18:570 dell’8 giugno 1930, in «Diário do governo», I serie, n. 156, Titulo I, art.2. 397 «Os dominios ultramarinos de Portugal denominam-se colónias e costituem o Império Colonial Português», in Ivi, Titulo I, art. 3.

398 Presidência da República, decreto 2:048, titulo VII Do Ultramar Português, in «Diário do Govêrno», I serie, n. 117, 11 giugno 1951, art. 134.

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controtendenza, dalla seconda metà degli anni Cinquanta soffocò nel sangue le contestazioni delle popolazioni angolane e mozambicane400, regioni più redditizie economicamente per il regime401.

Con una risposta armata ancora lontana dal mostrarsi, Lisbona passò pertanto a controllare e indirizzare le pratiche di popolamento nelle colonie sottoponendole al controllo statale. In precedenza, i movimenti migratori portoghesi verso le colonie erano, fino alla fine dell’Ottocento, fuori dal controllo dello Stato, anche per l’«inesistenza di un vero apparecchio dello Stato coloniale»402, con il governo «che si vedeva obbligato a confidare nelle strutture del potere locale, ereditate dall’Antico Regime»403. La studiosa Claudia Castelo ha delineato un quadro preciso della presenza dei nuclei di popolamento portoghesi nei territori coloniali africani lungo un cinquantennio. Fu a partire dagli anni Venti nel Novecento che il governo iniziò a pensare a un piano di popolamento, sebbene si fosse giunti fino agli anni Quaranta senza applicazioni effettive ma solamente a un elogio della propaganda404 volta alla creazione di una «mistica imperial capaz de enraizar em todos os portugueses o espírito do império e de contribuir para a afirmação do Estado Novo»405 da parte del ministro delle Colonie Armindo Monteiro (1931-1935). Anche a causa della nascita di un movimento anticolonialista che minacciava di estendersi alle colonie portoghesi, nel dopoguerra il governo pensò pertanto a rinforzare finanziariamente il Ministero delle Colonie per fornirlo di 30.000 contos annui – registrati sotto la voce «despesas de colonização»406 – e politicamente con un richiamo all’«unità della nazione»407. Nel 1953, con la promulgazione della Legge Orgânica do Ultramar, lo sviluppo economico e sociale delle province ultramarine prendeva forma con i seguenti obiettivi: «Exploração metódica dos recursos e potencialidade naturais dos territórios; povoamento do território, sobretudo pelo fomento da colonização por famílias nacionaismediante a regularização da emigração de

400 Si ricordano il «massacro e Batepá», nelle isole di São Tomé e Príncipe, nel 1953, l’uccisione dei civili nel 1958 in Guinea “detta portoghese” e nel giugno 1960 a Cabo Delgado, nel Nord del Mozambico. Si vedano T. Hodges, M. Newitt, São Tomé e Príncipe. From plantation colony to microstate, Westview Press, Boulder 1988; G. Seibert, Le

massacre de Février à São Tomé. Raison d’être do nationalísme santoméem, in «Lusotopie», 1997.

401 L’enclave di Cabinda (Angola) era, e lo è ancora oggi, ricca di petrolio, diamanti, legno, caffè, minerali; nel sud dell’Angola il ferro era controllato dalla società tedesca «Krupp»; la ferrovia di Benguela, controllta dal capitale britannico, trasportava rame dalla regione del Katanga congolese al sud dell’Angola.

402 V. Alexander, O Império Áfricano. Séculos XIX e XX, Colibri, Lisboa 2008, p. 55.

403 V. Alexander, A questão colonial no Portugal oitocentrista, in V. Alexander, J. Dias (coord.), O Império Africano:

1825-1890, Editorial estampa, Lisboa 1998, p. 160.

404 Si indicano a seguire alcune riviste di propaganda che circolavano in Portogallo tra gli anni Venti e Quaranta. «Gazeta das colónias», semanário de propaganda e defesa das colónias, 1924-1926; «Ilustração colonial», revista quinzenal de propaganda e actualidades de Angola, 1932; «Vida colonial», jornal de propaganda e informação colonial, 1935-1936; «O império colonial português», Secretariado da Propaganda Nacional, 1942; «A obra colonial do Estado Novo», Secretariado da Propaganda Nacional, 1942.

405 C. Castelo, Passagens para África. O povoamento de Angola e Moçãmbique com Naturais da Metrópole (1920-1974), Edições afrontamento, Lisboa 2007, p. 86.

406 Ministério das Colónias, Decreto-lei n. 34:464, de 2.3.1945, in «Diário do Governo», I Série, n. 65, 27.3.1945. 407 Il ministro dell’Ultramar spiegava con queste parole la scelta governativa: «Contudo, depois do fim da guerra, o movimento anticolonialista fortaleceu-se. Os territórios ultramarinos encotravam-se numaforte fase de desenvolvimento. Considerou-se oportno fortalecer a unidade politica», in C. Castelo, Passagens para África, cit., p. 111.

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rabalhadores, assim como através da orientação e proteção da emigração e da imigração»408, seguito dalla riformulazione del Ministero stesso in Ministério do Ultramar nel 1957409. Lo sviluppo delle infrastrutture nei territori controllati, di specifiche indagini di utilizzo della terra a fini agricoli, la costruzione di nuove linee ferroviarie, e di misure di popolamento vennero inglobate nel «Piano de Fomento do Ultramar», ossia il piano di incentivazione ultramarino del quinquennio 1953-1958410.

Il Piano di popolamento prevedeva l’invio di figure qualificate e di manovalanza dalla metropoli alle colonie come funzionari, ingegneri, pescatori, agricoltori, seguiti dalle proprie famiglie, ma al tempo stesso di formazione mediocre e dal basso livello di istruzione411. Il Piano includeva ancora la creazione di Juntas Provinciais de Povoamento de Angola e Moçãmbique, formalizzato nel 1961, che aveva come fine quello di incrementare la popolazione bianca femminile per equilibrare in modo paritario la presenza tra i sessi e la formazione di nuove comunità bianche, con una presenza maggiore in Mozambico412 rispetto agli altri territori lusofoni, per un fenomeno che Ana Paula Ferreira ha definito «femminizzazione dell’impero»413. A partire dal 1962 iniziò l’insediamento dei cittadini portoghesi in Africa, intesa ancora una volta come estensione del territorio nazionale.

Nonostante le istanze internazionali al mantenimento dei territori coloniali espresse nella sede delle Nazioni Unite e l’inizio della guerra coloniale nel 1961, il popolamento – inteso in chiave volontaria e magistralmente valorizzato dalla macchina propagandistica salazarista – si rivelava di straordinaria importanza per il regime. Al mantenimento delle colonie immolava la propria «sopravvivenza nazionale», ritenuta essenziale e sottolineata una volta in più dall’assemblea plenaria del Conselho Ultramarino, dell’ottobre del 1965:

408 Lei n. 2066, 27 de junho de 1953.

409 Ministério do Ultramar, Decreto-lei n. 41:169, de 29 de junho de 1957, in «Dário do Governo» n. 148, série I, 29 lunho de 1957.

410 C. Castelo, Passagens para África, cit., p. 131.

411 Nel 1950 la popolazione bianca in Angola con più di sei anni, il 12% era analfabeta, il 32% sapeva leggere e scrivere e il 39% aveva frequentato la scuola primaria, in C. Castelo, Passagens para África, cit., p. 118. In ogni caso l’EN controllava meticolosamente che le persone inviate, via aereo o nave, nelle colonie, avessero predisposizoni lavorative e non andassero a sommarsi ai disoccupati africani.

412 C. Magnante ha analizzato in particolare il caso portoghese in Mozambico, giustificando la presenza massiccia femminile per la distanza maggiore dalla metropoli e per il numero maggiore di funzionari bianchi nella colonia, in

«L’impero portatile» de portoghesi: articolazione e figure narrative nell’immaginario coloniale portoghese, tesi di

dottorato di ricerca di Iberistica, Università di Bologna, ciclo XXIV, 2013, pp. 44-55.

413 Il termine indicava l’addomesticazione dei nuovi spazi, al fine di sviluppare società più organizzate e rispetto alle precedenti formazioni societarie principalmente e a presenza maschile. «Miscegenation becomes in this context one of the most ostensible indicators of the Portugues colonial deficit, something that remains unchanged despite the circulation of what are known as ‘Lusotropicalis t’ arguments by Salazar’s fascist-colonialist regime in the post-World War II context», in A.P. Ferreira, Contesting miscegenation and “Lusotropicalism”: women and the Portuguese Colonial Order, in E. Brugioni (a cura di), Itinerâncias: percursos e representações da pós-colonialidade. Jorneys: postcolonialism

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a) A extraordinária importância política que o povoamento ultramarino oferece na presente conjuntura interna e internacional que o faz erigir em um verdadeiro problema de sobrevivência nacional cujas incidências não se confinam em simples implicações de ordem económica, já em si mesmo importantes;

b) A urgência de medidas de âmbito nacional tomadas concretamente ao mais alto nível, que visem, em um ritmo multo rápido, ao povoamento ultramarino como factor essencial de defesa; c) A promoção acelerada, mas equilibrada e coordenada, do rescimento das estruturas económico- sociais ultramarinas, nas quais o povoamento tem de apoiar-se para se poder radicar;

d) A necessidade de expansão e radicação da cultura e civilização portuguesas nas terras do ultramar, de que o povoador ou colono tem que ser portador e lídimo representante;

e) Os imperativos de uma sociedade multirracial própria da Nação que é Portugal, que exigem o acesso de todos os cidadãos aos benefícios da civilização, da cultura e do bem-estar nacional414

Il rapporto inscindibile tra impero e madrepatria filtrava dagli atti ufficiali per tradursi nel richiamo sentimentale al mondo portoghese nuovo, per amore della Patria e per il mantenimento in vita della stessa. Distanziandoci dalla propaganda salazarista, è importante sottolineare come, al di là degli interessi diretti nazionali in chiave finanziaria, l’EN era improntato a controllare il flusso migratorio in uscita dal Portogallo, soprattutto quello clandestino. Negli anni Sessanta, complici le repressioni del regime, la guerra coloniale e una speranza di vita migliore sotto un tetto democratico, i flussi miratori clandestini si dirigevano principalmente verso Francia, Germania, Belgio, e oltreoceano. In Francia, per esempio, nel periodo che va dal 1960 al 1973, si registrò l’arrivo di 1.409.222 portoghesi, un terzo dei quali scappati clandestinamente (511.899)415.

414 Parecer da sessão plenária do Conselho Ultramarino de Outubro de 1965, in AHD/Ministério do Ultramar /GM/GNP/RNP/0049/06368, 3 dicembre 1965.

415 F. Rosas, O Estado Novo, in F. Rosas, História de Portugal, v. V, p. 423. I dati sono però discordanti. Secondo le stime dell’Instituto Nacional de Estatística (INE), dal 1960 al 1970, oltre 603.000 persone emigrarono legalmente in Francia, cui si aggiungevano circa 250.000 emigranti non ufficiali, in E. Sousa Ferreira, Origens e formas da emigração.

O impacto da emigralção sobre o desenvolvimento, Iniciativas editoriais, Lisboa 1976, p. 55; Boletim da Junta de

emigração 1969, M.L. Marinho Antunes, Vinte anos de emigração portuguesa: alguns dados e comentários, in «Análise social», XVIII (30-31), pp. 299-385.

84 Tabella 1. Emigrazione legale portoghese 1947-1975416

In seguito alle politiche di popolamento e in congiunto con la funzionale propaganda governativa, l’emigrazione individuale e collettiva per le colonie aumentava sensibilmente, principalmente verso Angola e Mozambico. Osservando le statistiche demografiche del periodo è possibile tracciare un quadro del fenomeno.

85 Grafico 1. Movimento de passeigeiros entre Portugal e as suas ónias, 1938-1974417