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Genesi di due racconti agiografici: la Passio Hermachorae et Fortunati (BHL 3838) e la

5. Venetia et Histria.L‟agiografia come materiale sussidiario alla risoluzione della lite per il patriarcato tra Aquileia e Grado

5.4. Genesi di due racconti agiografici: la Passio Hermachorae et Fortunati (BHL 3838) e la

Passio Helari et Tatiani (BHL 3881)439

I due racconti agiografici dedicati ai primi episcopi aquileiesi sono stati entrambi, e da sempre, riallacciati alla città di Aquileia, dunque allo scriptorium patriarcale di quella che diverrà al principio del VII secolo la branca cividalese del patriarcato.

Una considerazione preliminare è, tuttavia, necessaria. Il trasferimento della sede episcopale a Grado provocato dall‘invasione longobarda doveva aver interessato anche la tradizione liturgica ed agiografica di Aquileia. Se Paolino aveva portato con sé il tesoro della Chiesa, come dichiarano Paolo Diacono, gli atti del concilio di Mantova e le cronache redatte a partire dell‘XI secolo,440 esso doveva verosimilmente comprendere, oltre alle reliquie dei santi, anche i testi dedicati alla loro commemorazione e celebrazione. Pur ammettendo che Paolino, in fuga davanti ai Longobardi, abbia trascurato di prendere con sé le sacrae litterae della sua Chiesa, la tradizione aquileiese fu certamente restaurata a Grado, soprattutto dal carismatico patriarca Elia, e ciò significò procurarsi,

436J.-CH.PICARD, Le souvenir des évêques cit., pp. 586-587.

437PAULINUS AQUILEIENSIS, Carmen VIII, ed. D.NORBERG, L'oeuvre poétique de Paulin d'Aquilée cit., p. 158 (cfr.

MGH Poetae Latini Aevi Carolini, I, p. 140): Marcus beatus doctor evangelicus (...) a beato Petro missus adiit aquileiensem dudum famosissimam urbem.

438 Vd. R.GRÉGOIRE, Riflessioni sull'agiografia marciana, in S. Marco: aspetti storici e agiografici, A.NIERO (a cura di), Venezia, 1996, pp. 411-427.

439 La redazione di questo paragrafo è debitrice della pubblicazione del primo volume di studi filologici sui testi agiografici di area aquileiese e istriana riuniti in Le Passioni dei martiri aquileiesi e istriani, E.COLOMBI (a cura di), I, Roma, 2008.

440 Le Cronache altomedievali di Aquileia e Grado sono riunite in un unico volume ed edite a cura di G..MONTICOLO,

Cronache veneziane antichissime, I, Roma, 1890 [Istituto Storico Italiano. Fonti per la Storia d‘Italia, 9]; per il Chronicon Altinate vd. invece G.FEDALTO –L.A.BERTO, Cronache, Città Nuova, 2003, pp. 189-269; per l‘opera di Andrea Dandolo vd. Chronica per extensum descripta, ed. E.PASTORELLO, RIS XII/1, Bologna, 1938.

arricchire o allestire nuovamente, i codici necessari al corretto svolgimento della liturgia. La convocazione della sinodo di Grado nel 579, alla quale parteciparono i vescovi della Venetia et

Histria, testimonia la conservazione dell'importante ruolo politico-ecclesiastico del patriarcato nella Regio X, così com'era stato per i secoli precedenti. Dobbiamo dunque immaginare che, quando nel

610 il patriarcato si sdoppiò in due sedi, Grado doveva essere ben fornita di tutti gli strumenti liturgici necessari alle attività ecclesiastiche della diocesi e al contrario fu forse proprio Giovanni, primo patriarca concorrente su suolo longobardo, a vedersi momentaneamente sprovvisto di testi liturgici e raccolte agiografiche. Cividale e Grado erano, dal VII secolo in avanti, ugualmente depositarie della tradizione agiografica aquileiese tardo-antica ed entrambi gli scriptoria patriarcali erano in possesso degli strumenti necessari – cultura letteraria, memoria e documenti – per essere le officine nelle quali videro la luce le Passiones altomedievali dedicate ai santi aquileiesi delle origini. I documenti, redatti nei due scriptoria patriarcali, e presentati da Massenzio di Aquileia e dal rappresentante della Chiesa di Grado alla sinodo mantovana dell'827, sono una prova tangibile dell'esistenza di due centri di produzione e conservazione documentale funzionanti nei secoli VII- IX. Pur volendo accettare l'ipotesi di un allestimento ad hoc della documentazione in vista della riunione conciliare di Mantova, non può tuttavia essere negata, per i secoli in questione, un'attività burocratica, forse meno intensa che in altri periodi, ma avente come inevitabile risultato una certa produzione di documenti. Solo l'individuazione di dettagli riconducibili a precisi avvenimenti o ambizioni politiche, espressione di una delle due sedi patriarcali in un preciso momento storico, può autorizzare lo studioso ad attribuire la paternità di un testo agiografico ad uno dei due scriptoria patriarcali, mentre molto più fragili si rivelano gli indizi legati all'esistenza di modelli letterari tardo-antichi, con ogni verosimiglianza fruibili in entrambe le sedi episcopali.

Ogni discorso storico sui testi agiografici e l‘uso di questi come fonte per la storia politico- ecclesiastica della prima età carolingia richiede un‘analisi preliminare volta a verificare e stabilire una datazione affidabile di questi racconti, la cui collocazione nell‘arco cronologico è spesso complicata ed assai fluida. Le Passiones aquileiesi non sono esenti dalle difficoltà comuni a tutto l‘intricato panorama della produzione agiografica altomedievale, non di meno alcune piste interpretative per la datazione dei testi sono state proposte e possono essere ulteriormente perfezionate.

Nel martirologio di Usuardo, verosimilmente redatto tra 850 e 865, troviamo al 12 luglio la seguente entrata:

In Aquileia, natalis sancti Hermagorae episcopi, discipuli beati Marci evangelistae, qui inter miracula sanitatum et praedicationis instantiam ac populorum conversionem, plurima poenarum genera expertus, ad ultimum cum Fortunato archidiacono suo capitali supplicio perpetuum meruit triumphum.441

Allo stesso modo al 16 marzo leggiamo:

Apud Aquileiam, natalis beati Hilari episcopi et Tatiani diaconi, qui sub Beronio praeside post equuleum atque alia tormenta, una cum Felice, Largo et Dyonisio martyrium terminarunt.442

Malgrado la laconicità delle notitiae, i pochi dettagli offerti dal monaco di Saint-Germain-des- Prés provano non solo la conoscenza delle due coppie di martiri aquileiesi, ma anche dei testi che raccontavano la loro passione. La Passio sancti Hermachorae presenta il primo episcopus aquileiese intento nell‘opera di evangelizzazione della regione di Aquileia, compito che l‘evangelista Marco aveva intrapreso prima di lui e che costerà ad Ermagora il martirio insieme al suo arcidiacono Fortunato.443 Allo stesso modo la Passio Helari (BHL 3881) narra il martirio, ad opera del governatore Beronio, del vescovo Ilario e del suo arcidiacono Taziano, torturati ed uccisi insieme ad altri tre cristiani dei quali il racconto tramanda il nome.444

La redazione del Martyrologium di Usuardo può essere, così, acquisita come un valido termine

ante quem per la scrittura delle due Passiones. La datazione è inoltre confermata dai più antichi

testimoni manoscritti: il passionario di Sankt Lambrecht (Graz, Universitätsbibliothek, 412) e il passionario di Reichenau (Karlsruhe, Badische Landesbibliothek, Augiensis XXXII) costituiscono le prime collezioni di testi agiografici ad includere le due Passiones e sono entrambi databili al IX secolo. Il codice di Sankt Lambrecht, monastero benedettino fondato nel 1066 in Stiria, si presenta come una composita raccolta agiografica nella quale è possibile individuare una sezione ‗aquileiese‘ (ff. 87r-145r) dedicata ad una serie di santi particolarmente venerati nella regione di Aquileia. Il passionario di Sankt Lambrecht, se non fu direttamente esemplato in Friuli, sarebbe così derivato – almeno per la sezione ‗aquileiese‘ – da un codice di provenienza friulana.445 Il codice Augiensis XXXII, proveniente dall‘illustre fondazione monastica carolingia di Reichenau riunisce al suo interno un piccolo gruppo di testi in successione (ff. 36r-43v) relativi ai martiri di Aquileia. Ciò

441USUARDUS,Martyrologium, in J.DUBOIS, Le Martyrologe d‟Usuard: texte et commentaire, Bruxelles, 1965, p. 266. 442Ibidem, p. 194.

443 Passio Hermachorae et Fortunati, ed. P.CHIESA, in Le Passioni dei martiri aquileiesi e istriani cit., pp. 171-188. 444 Passio Helari et Tatiani, ed. M.CERNO, ibidem, pp. 304-320.

potrebbe essere il risultato della trascrizione di un libellus dedicato alle passioni di santi aquileiesi oppure il frutto dello ‗spoglio selettivo‘ – come lo definisce Paolo Chiesa – di una raccolta agiografica aquileiese.446 Il passaggio di testi dalla regione di Aquileia a Reichenau potrebbe essere avvenuto per tramite di Verona, centro di raccordo tra la penisola e le aree centrali dell‘Impero. Le relazioni tra Verona e Reichenau sono infatti particolarmente attestate fin dagli anni dell‘episcopato di Egino, che proprio nel prestigioso monastero carolingio decise di ritirarsi nell‘ultimo decennio dell‘VIII secolo.

La strada dei testimoni manoscritti prova che i testi dedicati ad Ermagora e ad Ilario dovevano non solo già circolare in area italica, ma essere ormai parte stabile ed integrante del corpus di testi agiografici propri della Chiesa aquileiese.

La datazione della Passio Hermachorae nella forma a noi pervenuta (BHL 3838) può essere ulteriormente precisata da un altro antico codice particolarmente importante per la ricostruzione della tradizione manoscritta della Passio: il passionario torinese B.N. F III 16 datato al X secolo, che Paolo Chiesa considera uno dei manoscritti chiave per la ricostruzione dello stemma codicum della Passio. Il codice, che contiene unicamente il testo dedicato ad Ermagora e non la Passio

Helari, è un testimone di tipo fortemente conservativo e costituirebbe, sempre secondo Paolo

Chiesa, ―un deposito di materiale agiografico circolante almeno un secolo prima, precedente alle sistemazioni linguistiche e redazionali che produrranno la forma più diffusa di questa Passio‖.447 Il passionario conservato a Torino avrebbe così un grado di parentela più prossimo all‘archetipo dei codici di Sankt Lambrecht e Reichenau, che pure risalgono al secolo precedente e potrebbe essere un testimone assai fedele dell‘officina agiografica nella quale venne allestita la Passio

Hermachorae. È significativo che in questa raccolta agiografica non sia stata inserita la Passio Helari, come d'altronde nessun altro testo dedicato a santi di area aquileiese. Il codice, appartenente

al monastero di Bobbio, non fu infatti copiato nella prestigiosa fondazione monastica, come testimoniano le sue caratteristiche paleografiche e il contenuto, che non corrisponde al santorale bobbiese.448 Paolo Chiesa è persuaso che esso debba essere considerato ―un apografo nel quale è confluito materiale agiografico proveniente da diversi esemplari‖ e l‘ipotesi più accreditata riconduce l‘origine del codice alla pianura veneto-emiliana, area che spiegherebbe l‘elevato numero di testi tradotti dal greco presenti nella raccolta agiografica in questione.

Per la definizione di un termine a quo per la redazione della Passio, il più possibile affidabile, è necessario rivolgersi al testo. La Passio Hermachorae et Fortunati, conservata da una sessantina di

446 Cfr. P.CHIESA, I manoscritti delle Passiones cit., p. 110. 447 P.CHIESA, Introduzione, p. 113.

testimoni manoscritti, presenta due forme principali del testo, la prima suddivisa a sua volta in tre recensioni (identificate univocamente come BHL 3838, BHL 3839 e BHL 3840) e la seconda pervenutaci in un‘unica redazione (BHL 3841). L‘analisi filologica permette di identificare BHL 3838 come la recensione più antica. Essa rappresenta inoltre la versione più diffusa nei codici manoscritti e da essa deriverebbero le altre recensioni.449

Il racconto agiografico si presenta articolato intorno a due nuclei principali: il primo si interessa all‘affermazione della missione ad Aquileia dell‘evangelista Marco, per poi concentrarsi sulla successione di Ermagora nell‘opera di istituzione di una nuova comunità cristiana nella Regio X dell‘impero romano; il secondo nucleo del racconto segue le vicende di Ermagora soffermandosi sul processo, le torture, i miracoli, le conversioni, e infine il martirio. Questa seconda parte del testo, più lunga della precedente, è anche la più stabile nella tradizione manoscritta ed essa si conserva pressoché inalterata nelle diverse redazioni della Passio. I cambiamenti più significativi al testo, nella forma e nel contenuto, riguardano il nucleo ‗marciano‘ della narrazione, che varia sensibilmente nelle quattro versioni del racconto.

Il testo della Passio identificato come BHL 3838 si apre con il ricordo della missione di evangelizzazione degli apostoli che portò il princeps apostolorum Pietro, insieme a Paolo, a Roma. Con loro giunse a Roma Marco qui et ipse beati Petri primus fuit discipulus.450 Spronato da Pietro, Marco fu investito della predicazione del verbum Domini nella città quae vocatur Aquileia Austriae

provinciae. Queste prime linee di testo sembrerebbero essere una rievocazione puntuale

dell'analoga investitura di Apollinare per la missione di evangelizzazione della città di Ravenna. Nella Passio sancti Apollinaris è infatti possibile leggere:

Post multum vero temporis ait beatus Petrus apostolus Apollinari discipulo suo: “quid sedes nobiscum? Ecce eruditus es de omnibus quae fecit Jesus, surge et accipe Spiritum sanctum, simulque pontificatum et perge ad urbem, quae vocatur Ravennantium.451

Ricevuto il bastone pontificale Marco intraprese il viaggio. Il primo miracolo, come d‘altronde per la Passio Apollinaris, si manifestò nell‘area suburbana: la guarigione miracolosa del giovane lebbroso Ataulfo, figlio di uno dei primi cittadini di Aquileia, divenne l‘occasione per la

449P.CHIESA, I manoscritti delle Passiones cit., p. 140. 450 Passio Hermachorae et Fortunati, ed. P.CHIESA, p. 172.

451 Passio sancti Apollinaris (BHL 623), AASS Iul. V, p. 345. Cfr. Passio Hermachorae et Fortunati, ed.P.CHIESA, p. 172: Tunc dicit ad eum beatus Petrus: “Quid hic nobiscum moraris? Ecce, eruditus es de omnibus quae fecit Iesus

Nazarenus; surge et perge ad urbem quae vocatur Aquileia Austriae provinciae ad praedicandum verbum Domini”. Tunc accipiens beatus Marcus primam sortem et baculum pontificatus, arripuit iter et veniens pervenit ad urbem Civitatis Aquileiae.

conversione dell‘intera famiglia del miracolato e di una non meglio precisata multitudo populi. Desideroso di rivedere Pietro, Marco fallì nel tentativo di lasciare occultamente la città e, incalzato dal popolo, organizzò l‘elezione popolare del primo episcopus aquileiese. Il prescelto Ermagora seguì a Roma l‘evangelista e qui fu investito del baculum pontificatus et velamen sacramenti che lo istituirono proton episcopus provinciae Italiae.452 Rientrato ad Aquileia, Ermagora si dedicò all‘organizzazione e all‘affermazione dell‘ecclesia aquileiese sul territorio, ordinando levitas et

seniores ed occupandosi dell‘evangelizzazione di Trieste e di altre città.

Nella recensione BHL 3840 la fondazione della cattedra aquileiese è legata unicamente a Marco: l‘evangelista avrebbe raggiunto Aquileia solo dopo il martirio di Pietro e sarebbe stato lui in prima persona ad ordinare episcopus Ermagora. I testimoni di BHL 3840 sono più tardi e relativi ad un'area geografica piuttosto ristretta: i codici più antichi sono datati al XII secolo e rimandano ad un'area austriaco-bavarese. L'intervento sulla prima sezione della Passio potrebbe essere stato dettato da ragioni di politica ecclesiastica nel tentativo di sminuire la nobiltà di origine dell'ordinazione di Ermagora o di ricondurla alla sola iniziativa marciana. Un alternativo movente alla modifica del racconto potrebbe essere stato la volontà di adeguamento del testo della Passio ad una diversa tradizione agiografica, attestata negli apocrifi neotestamentari, che rendeva difficoltosa la collocazione di un viaggio a Roma dell'evangelista prima del martirio di Pietro.453

L‘analisi filologica delle due redazioni e della tradizione manoscritta confermerebbe l'ipotesi di una riscrittura di BHL 3838 che avrebbe escluso l‘origine petrina della Chiesa aquieleiese. Una versione la cui paternità potrebbe essere estranea al patriarcato, soprattutto se la redazione è da imputare ad un momento successivo alla sinodo di Mantova dell‘827.454

La versione BHL 3838, verosimilmente più antica e con ogni probabilità legata al momento carolingio di ridefinizione della giurisdizione patriarcale di Aquileia, non è un testo omogeneo. L‘analisi stilistica delle due parti, ‗marciana‘ ed ‗ermagoriana‘, rivela l‘esistenza di due mani diverse per la redazione delle due parti del testo. Paolo Chiesa osserva una maggiore qualità letteraria della seconda parte del testo, concludendo che ―la sezione ‗ermagoriana‘ della Passio è stata scritta in ambiente letterario più evoluto rispetto alla sezione ‗marciana‘, assai meno curata sul piano retorico‖.455 Il grossolano collegamento tra le due parti confermerebbe l'esistenza di due separate partizioni del testo, redatte in maniera indipendente l‘una dall‘altra e unite solo in un

452 Passio Hermachorae et Fortunati, ed. P.CHIESA, p. 175. 453P.CHIESA, Passio Hermachorae et Fortunati cit., pp. 139-144.

454 Per una dettagliata analisi dei rapporti possibili tra le due redazioni rimando all‘introduzione di Paolo Chiesa all‘edizione critica (cfr. Ibidem, pp. 139-144).

secondo momento. L‘ipotesi più probabile vedrebbe l‘aggiunta dell‘introduzione ‗marciana‘ al nucleo ‗ermagoriano‘.

Fluida è, infatti, la collocazione, nelle quattro redazioni della Passio, della cerniera relazionale tra i due nuclei della narrazione. Nella versione BHL 3838 il raccordo è operato tramite quattro brevi paragrafi: se il terzo e il quarto paragrafo costituiscono la necessaria transizione per legare le due sezioni di testo ed introdurre la storia del martirio di Ermagora, il primo e il secondo appaiono assai meno pertinenti al contesto. La difficoltà di spiegazione di una tale incongruità è stata definitivamente chiarita e risolta ancora una volta da Paolo Chiesa: i due paragrafi in questione sono in realtà un reimpiego nella Passio Hermachorae et Fortunati del prologo della Passio Polyeucti,

Candidiani et Filoromi (BHL 6888 e BHL 6887b)456. La cerniera redazionale tra i due testi fu verosimilmente introdotta nel momento della formazione del testo complessivo nella forma conosciuta. Il codice bobbiese B.N. F III 16 è l‘unico esemplare a tramandare nella stessa collezione di testi le due Passiones: la Passio Polyeucti, nella versione identificata come BHL 6887b, presenta il prologo nella forma esatta in cui esso fu inserito nella BHL 3838, recensione più antica e diffusa della Passio Hermachorae. Nella raccolta agiografica bobbiese, tuttavia, il testo relativo al martirio del proto-episcopus aquileiese è ancora privo del reimpiego: il codice potrebbe così conservare materiale proveniente proprio dall‘ambiente in cui fu fatto l‘inserimento, dunque con ogni probabilità la sede episcopale di Aquileia-Cividale, e sarebbe il testimone di un momento storico assai prossimo alla compilazione definitiva del testo di BHL 3838.

Alla luce dei recenti studi filologici, la sezione ‗ermagoriana‘ costituirebbe la parte primitiva della Passio Hermachorae, il nucleo più antico, alla quale furono successivamente aggiunti l‘introduzione ‗marciana‘ e i paragrafi necessari alla transizione tra le due eterogenee partizioni del testo. Questa ricostruzione, proposta autorevolmente da Paolo Chiesa, presuppone che il racconto agiografico dedicato a Ermagora abbia potuto esistere, per un certo periodo, indipendentemente dalla leggenda marciana alla quale fu, solo in un secondo momento, riallacciato.

I recenti e importanti elementi offerti dalla filologia presentano allo storico nuovi interrogativi e l'uso della Passio come fonte per l‘analisi storica deve essere necessariamente ridiscusso. Provata l‘esistenza di un racconto agiografico dedicato al martirio del vescovo Ermagora, indipendente dal nucleo ‗marciano‘ e ad esso anteriore, si perde ogni elemento di collegamento tra il primo vescovo aquileiese e la fondazione apostolica della sua cattedra. La sezione ‗ermagoriana‘ si presenta nella forma degli Acta martyrum centrata sul processo, la tortura e il martirio dei milites Christi. Se la

456 Per la presentazione sinottica del prologo della Passio Polyeucti, Candidiani et Filoromi e della Passio

Passio originale fu ampliata nella forma divenuta celebre senza interventi sostanziali sul testo

primigenio, il primo agiografo di Ermagora non si soffermò sull‘origine dell‘investitura episcopale del santo aquileiese. D'altronde la figura di Ermagora non fu immediatamente identificata con quella di un episcopus: nel Martirologium Hieronymianum al 12 luglio (IV Id. Iul.) leggiamo:

In Aquileia sanctorum Fortunati et Armageri.457

Il Martirologio, composto nel Nord Italia, tra Milano ed Aquileia nel V secolo non chiarisce a quale tipologia di santità apparteneva la coppia di santi, e l'omissione lascerebbe pensare che si tratti di semplici martiri. Il compilatore del Martyrologium non rinunciava, infatti, ad indicare la carica episcopale del miles Christi in questione, quando questa gli fosse conosciuta. Quest'indizio è ancora più provante se si considera che il calendario martiriale geronimiano fu compilato nel Nord Italia, ipotesi ormai più accreditata presso gli studiosi, dunque in un'area prossima alla X Regio di nostro interesse. Inoltre Armigerus (Armagri e Armigeri ne sono le varianti) appare in seconda posizione rispetto a Fortunato e ciò rivela la mancanza di un qualsivoglia rilievo accordato alla figura di Ermagora. Ancora nel V secolo la carica episcopale non era così stata associata al nome di

Hermachora. L'agiografo della sezione 'ermagoriana', nella forma in cui questa si presenta

all'interno della Passio Hermachorae, tace ogni accenno all'attività propriamente episcopale di Ermagora e non fornisce nessun elemento che indichi nel martire aquileiese la figura del primo

episcopus di Aquileia. D'altronde la ecclesia aquileiese appare già ben organizzata al momento del

processo di Ermagora, come si potrebbe arguire dalla supplica rivolta al santo presule dalla sua comunità cristiana, composta da universi presbyteri vel diaconi omnesque clerici seu ordines

ecclesiae, affinché indicasse un successore nel caso in cui il suo gregge fosse stato privato del suo

pastore.458 Tra gli sporadici elementi che sembrano discostarsi dal pedissequo impiego del modello letterario degli acta martyrum appare l'accenno alla sollevazione popolare provocata a Roma dalla predicazione dell'apostolo Pietro. I sacerdoti pagani minacciano infatti il praeses Sevasto paventando disordini peggiori di quelli occorsi a Roma se non saranno presi provvedimenti punitivi